venerdì 8 febbraio 2019

La terra dei morti viventi (2005): the land of the free (and the home of the dead)

Cosa sapete degli zombie? Che sono lenti, costanti e con il loro claudicante incedere prima o poi tornano sempre, come faranno oggi nel nuovo capitolo della rubrica… Lui è leggenda!

Bisogna essere onesti: George A. Romero (la “A” sta per amore, ormai dovreste saperlo, ma ve lo ricordo lo stesso) aveva raggiunto l’apice della sua poetica zombesca nel 1985 con Il giorno degli zombi, quel film incorporava il contenuto politico e sociale del cinema di Romero portando in scena tutto quello che nel corso dei trent’anni successivi sarebbe diventato il manuale del vostro normale film con i morti viventi, non credo sia un caso se dopo la Leggenda abbia deciso di dedicarsi ad altro, capolavori troppo ignorati come Monkey Shines, o adattamenti cinematografici del suo amico Stephen King.

Poi sono arrivati gli anni ’90, il periodo più difficile della carriera di Romero, tra progetti sentiti mai divenuti realtà, come il film ispirato al videogioco fortemente Romeriano nei contenuti, Resident Evil, fino a quei lunghi sette anni di esilio forzato, terminati con un film dal fiato un po’ corto come Bruiser. Per assurdo, mentre la carriera del papà degli zombie come ancora li intendiamo oggi andava a sud, i suoi “Blue Collar Monsters”, vorrei usare l’espressione tornavano in vita, ma visto il soggetto forse non è il caso, diciamo che godevamo di una seconda giovinezza, abbracciando la cultura popolare.

Gli zombie pronti a comparire in tutti i film e le serie tv del pianeta.
Negli esangui primi anni del 2000, in cui l’horror mainstream non è mai stato così povero di ideologie e di sangue (l’apice? Il 2005 con “Bogeyman” dove gli omicidi avvenivano fuori scena, raccontati dai sopravvissuti) gli zombie non sono mai stati più popolari, beffa delle beffe, proprio grazie a "Resident Evil" (2000), film che avrebbe dovuto dirigere proprio Romero, finito nelle mani di Paul W. S. Anderson e nelle gambe di Milla Jovovich, usate più che altro per prendere a calci cani-zombie.

Nel 2002 Danny Boyle prendeva concetti Romeriani come un virus che trasforma tutti i pazzi assetati di sangue, mandando a segno l’ottimo “28 giorni dopo”, contribuendo alla confusione generale per cui persone infette e zombie siano la stessa cosa (sbagliato!), caos cavalcato da Zack Snyder che, anche qui, beffa delle beffe, nel 2004 firma il suo remake di Zombi e in “Dawn of the dead” si gioca degli zombie, quindi dei morti a tutti gli effetti che, però… Corrono! Una variante criticata dai puristi tra cui proprio Romero che sul suo celebre gilet multitasche, caratteristico quasi quanto i suoi celebri occhialoni, sfoggiava spesso una spilla con su scritto "Fast zombie sucks" (storia vera) ed occhio alle spille di Romero, più avanti nel corso del post torneranno di moda.

Quando sei una leggenda, puoi anche dirigere vestito come lo zio pronto al week end di pesca.
Il film di Zack Snyder incassa così bene da riportare attenzione sul genere Zombie ed è proprio per questo che grazie a 19 milioni di ex presidenti zombie stampati su carta verde messi sul tavolo dalla Universal, George “Ammmore” Romero riesce a tornare dietro alla macchina da presa, con un nuovo film sui suoi (e nostri) adorati “Blue Collar Monsters”.

Abbiamo velocemente visto che film erano nelle sale in quel periodo, ma per capire l’importanza di “Land of the dead”, bisogna avere bene in mente il momento storico: il 2005 cadeva nel pieno della presidenza di un altro George, uno per cui ho sempre goduto un filo meno di stima di quella che ho per Romero (giusto due righe), George W. Bush, anche noto come “Dabliù”.

Dennis da hippy a conservatore senza passare dal via.
Se non siete appena tornati da Marte, immagino ricordiate tutti cosa è accaduto l’11 settembre 2001, forse è meno noto il periodo di enorme popolarità di “Dabliù” subito dopo gli attentati terroristici, prima di sputtanarsi completamente con la storia della “Armi di distruzione di massa” di Saddam che oops! Erano sparite, Bush, Dick Cheney e il loro “Patriot act” erano intoccabili. Un moto di patriottismo che ha colpito anche Hollywood sempre pronta a tutti pur di salvare la faccia seguendo la tendenza del momento. Parliamo di sceneggiature e attori finiti nelle liste nere perché considerati scomodi, l’unico che ha avuto le palle di far recitare due attori storicamente schierati contro la politica di Bush, è stato uno da sempre considerato un reazionario, Clint Eastwood in “Mystic River” (2003) si giocava l’ultra democratico Tim Robbins e Sean “Baghdad” Penn, com'era soprannominato allora.

Insomma, l’aria che tirava favoriva chi stava zitto e si allineava, quindi secondo voi, quel giocatore di basket con codino da Hippy e grandi occhiali che da Pittsburgh aveva dato fuoco al mondo, cosa poteva fare? L’unica cosa sensata quando nasci ribelle: ti ribelli e metti mano ai fiammiferi.

"Ops! L'ho fatto di nuovo".
“Land of the dead”, da noi “La terra dei morti viventi”, cambia diversi titoli di lavorazione, tra cui “Dead Reckoning” come il nome del mezzo blindato al centro della trama, ma facendo a testate con la Universal, Romero è riuscito a strappare un titolo che mette in chiaro lo scenario e gli concede di riprendere alcuni concetti che, per motivi di budget, ha dovuto abbandonare ai tempi di Day of the dead, come la città roccaforte circondata da un gigantesco muro di difesa per tenere fuori gli “appestati” (come vengono chiamati in questo film) divisa al suo interno in due grandi caste: i poveri nel bassifondi e i riconi in un lussuoso palazzo noto come Fiddler's green.

La cittadina è quella di Pittsburgh, anche se il film è stato girato tutto in Canada per tenere bassi i costi di produzione, pare che zio George abbia dichiarato che i sigari fumati da Dennis Hopper sono costati come tutto il suo film d’esordio (storia vera), per fortuna Simon Baker si è accontentato di uno stipendio normale, pur di recitare in un film di Romero.

Due o tre punti simpatia extra per Simon Baker.
Alla sua uscita italiana, andai a vedere il film il primo giorno (primo spettacolo, prima fila), da allora ogni volta che lo rivedo lo trovo bello e cazzuto, indubbiamente il migliore della seconda trilogia romeriana sugli zombie, ma per me anche qualcosa di più, una delle più ciniche e arrabbiate prese di posizione di un autore, nei confronti della politica del suo Paese, un piglio del genere merita un posto tra i Classidy!


Il titolo del film è importante perché mette in chiaro che il mondo ormai è perso, gli zombie dopo Day of the dead hanno ereditato la Terra e cosa vi dico sempre dei primi cinque minuti di un film? Ecco, qui Romero li usa per mostrarci i veri protagonisti del film, i suoi mostri operai che si aggirano sulla Terra fingendo di essere noi, anche perché una volta lo erano e se un tempo erano una minoranza affamata (di carne umana), ora sono la maggioranza e dominano un territorio vastissimo e ancora pieno di risorse. La situazione è andata zampe all’aria, ora i vivi sono la minoranza che attraverso violenti raid organizzati escono dalla loro città fortificata per rubare generi di prima necessità.

Qualcuno lo fa in maniera responsabile, come Riley Dembo (Simon Baker) coscienzioso nel mettere a rischio la vita dei suoi uomini, cercando di lasciare in pace gli zombie utilizzando l’enorme mezzo blindato noto come Dead Reckoning solo per ripiegare e tornare al sicuro in città, anche perché il suo vero interesse è cercare di fare tutto il possibile per mettere insieme i mezzi necessari per fuggire lontano a Nord e dimenticarsi di Pittsburgh.

La BLINDOCISTERNA, prima della BLINDOCISTERNA.
Altri, invece, lo fanno in maniera decisamente più espansiva, come Cholo DeMora (John Leguizamo) il cui massimo interesse è ingraziarsi il viscido Paul Kaufman (Dennis Hopper) per conquistarsi un attico di lusso nel palazzo di Fiddler's green.

Gli zombie che popolano il pianeta sono una vera e propria popolazione, con tanto di leader, lo zombie soprannominato Big Daddy (Eugene Clark) un personaggio che da solo incarna diversi concetti importanti, non solo porta avanti la quota di personaggi di colore nei film di Romero, ma rappresenta anche un’ideale continuazione dello zombie intelligente Bub e soprattutto... E' un benzinaio!

“Faccio il pieno signò?”.
Sì, perché non solo indossa la tuta da lavoro, ma si aggira attorno alle pompe di benzina cercando (per altro con successo) di fare il pieno alle macchine ferme, memore di quello che faceva in vita e, bisogna dirlo, il benzinaio negli Stati Uniti è da sempre considerato il più umile dei lavori, perché reputato così facile che chiunque potrebbe farlo (anche uno zombie). Nel suo genio Romero, prende l’eroe della classe operaia, il massimo del proletariato e lo mette a capo di una legione di zombie stanca di subire ed essere uccisi da una minoranza di invasori, un “Quarto stato zombie” la versione Romeriana del celebre quadro di Giuseppe Pellizza da Volpedo, con dei morti viventi in marcia, guidati da un benzinaio zombi piuttosto incazzato.

Fratello, non temere, che corro barcollo al mio dovere, trionfi la giustizia proletaria zombesca! (Quasi-Cit.)
La borghesia, invece, è rappresentata da Fiddler's green, un palazzo con tutte le tecnologie e i comfort che non è altro che una gabbia dorata, come Romero sottolinea con un’ammiccante inquadratura su una gabbia piena di pennuti, piazzata nell’atrio del palazzo. Colui che incarna il peggio degli “Incravattati” dentro il palazzo è il viscido Kaufman, interpretato da un Dennis Hopper in grandissima forma e, per altro, in una delle sue ultime prove di valore. Pare che al provino lui e Romero, abbiano parlato del fallimento del sogno degli anni ’60 che entrambi hanno narrato al cinema, ora che ci penso, usando delle motociclette. Anche se da sempre repubblicano, Hooper trova un altro punto di contatto con il democratico Romero (la delusione per l’amministrazione Bush) da qui la decisione dell’attore di interpretare il suo personaggio, come se fosse una parodia di Dick Cheney (storia vera).

Dennis Hopper intento a portare la democrazia.
Kaufman odia gli zombie, ma più di loro odia solo neri e ispanici come Cholo che fin dal nome (un nomignolo vagamente dispregiativo che si dà ai “latini” negli Stati Uniti, l’equivalente di “mangia spaghetti” per capirci) incarna tutto quello che Kaufman odia e di averlo come vicino di casa, proprio non ne vuole sapere. Per questo Cholo s’incazza, ruba il Dead Reckoning e minaccia di bombardare Fiddler's green se non ottiene i soldi che vuole. Kaufman si barrica dietro ad una strategia che urla “George Dabliù” anzi cita proprio le sue parole: «Non trattiamo con i terroristi!». Da una parte abbiamo un Dennis Hopper in grande spolvero, dall'altra un John Leguizamo libero di fare quello che gli riesce meglio al cinema: il tamarro irriverente! Davvero non si può chiedere di meglio!

“Sai qual è la cosa divertente? Mi pagano anche per fare il tamarro”.
Riley viene incaricato di recuperare il Dead Reckoning, per farlo deve trovare uomini e mezzi tra la parte di popolazione che Kaufman considera sacrificabile: i poveracci che vivono nei bassifondi della città che, al pari dei ricconi di Fiddler's green, non sono certo dei santi, perché il pessimismo di Romero non prende prigionieri. Il popolo vive di espedienti e se ti dimostri troppo debole finisci in gabbia a combattere contro qualche morto vivente, per la gioia degli scommettitori e se guardate bene, i due zombie incatenati al muro con cui le persone si fanno fotografare, altri non sono che Simon Pegg e Edgar Wright, invitati da Romero sul set del film, dopo essere rimasto piacevolmente colpito da quel capolavoro di “Shaun of the dead” (2004). Ora, i contenuti extra del DVD di questo film, contengono la scena del primo incontro tra i tre, Pegg e Wright hanno fatto un film che è una dichiarazione d’amore al lavoro di Romero, se lo trovano davanti e sembrano voi ed io di fronte ad uno che è una Leggenda, una Leggenda vera, è il padre degli zombie al cinema, uno che avrebbe tutto il diritto del mondo per tirarsela come un Dio in terra e nessuno potrebbe dirgli niente e quando i due, emozionatissimi rompono il silenzio indicando ammirati la spilla di “Shaun of the dead” sul multitasche di Romero, la Leggenda cosa fa? Si scusa dicendo: «La indosso sempre giuro! Non l’ho messa perché venivate voi, chiedete pure a tutti!» (Storia vera). Per quanto mi riguarda, il concetto stesso di “Umiltà” sul dizionario, dovrebbe riportare George A. Romero che si giustifica per la sua spilla e poi ditemi che quella “A.” non sta davvero per “Amore”.

Lascio a voi giudicare chi di questi tre bambini è il più felice.
Vogliamo trovare un difetto al film? Allora diciamo che i protagonisti sono tutti volutamente caratterizzati per rappresentare le parti in lotta e i personaggi di contorno spesso sono abbozzati e quasi fumettistici fin dai nomi, come il samoano gigante, il soldato spagnolo che si fa chiamare “Manolete” come il torero o la tipa di Detroit che si fa chiamare “Motown”, nomignolo che Asia Argento sottolinea con un’espressione divertita che la fa quasi sembrare anche un’attrice vera. Ah, perché non ve l’ho detto? In questo film abbiamo anche Asia!

Scrivere qualcosa di spiritoso su Asia Argento su Internet nel 2019… Forse preferisco combattere con gli zombie nella gabbia.
Romero deve avere un Argento nei paraggi quando dirige un film di zombie e dopo aver collaborato con papà Dario per Dawn of the dead, qui regala il ruolo di Slack ad Asia che risponde riuscendo a risultare anche credibile nel ruolo (abbastanza infame) della prostituta soldatessa, una roba che richiede una faccia tosta per funzionare che ad Asia Argento non manca. Su di lei tutti hanno un parere, il più delle volte un brutto parere, come attrice diciamo che non ha proprio mai brillato (sono già stato gentile), ma qui l’ho sempre trovata molto azzeccata e poi si è guadagnata dei notevoli punti presso il sottoscritto (per quello che valgono) con una sua affermazione sempre dai contenuti extra del DVD: «Mi piace l’odore del sangue finto sui set dei film horror, mi ricorda l’infanzia» (storia vera).

“La terra dei morti viventi” è l’attacco frontale di Romero non solo al Colonialismo americano, ma proprio all’amministrazione Bush, se John Leguizamo rappresenta il terrorista ribelle e Dennis Hopper il repubblicano razzista che tira le fila, la Leggenda restituisce ai suoi amati “Blue Collar Monsters” dei contenuti di protesta che nel cinema dei primi anni 2000 gli zombie avevano totalmente perso.

Ve lo avevo detto che sarebbe tornato a trovarci nel corso della rubrica.
Nel 2007 Bruce Springsteen, firma “Magic”, canzone che dà il titolo all’album omonimo, è un pezzo polemico, idealmente dedicato al presidente Bush, che parla di un prestigiatore, uno che con una mano ti distrae con giochetti scemi e con l’altra ti frega, Romero arriva alla stessa conclusione prima, nel suo ribaltare la società non fa altro che criticare i tempi moderni, i pochi umani invasori affamati di risorse sono Bush e la sua amministrazione pronta ad invadere Paesi che non sa trovare sulla mappa geografica, mentre gli zombie hanno ormai completato il percorso iniziato da Romero per farci completamente patteggiare per loro che trovava in Bub il massimo rappresentante.

I got a coin in your palm, I can make it disappear (Cit.)
I mostri operai di Romero si lasciano distrarre e uccidere con facilità perché alzano il naso a fissare inebetiti i “Fiori del paradiso”, i fuochi d’artificio sparati dal Dead Reckoning che lasciano i non morti imbambolati, come a guardare il gioco di prestigio della canzone di Springsteen. Big Daddy l’unico che condivide la scintilla di intelligenza di Bub, cerca in tutti i modi di svegliarli ed urla disperato quando non riuscendoci vede i suoi compagni morire ed è proprio per questo che si mette a capo della rivolta. In quanti film, dal 2005 in poi, avete visto un’orda di mostri uscire lentamente dall’acqua? Cazzarola persino uno degli ultimi capitoli di “Twilight” si giocava una scena così! Un momento cinematografico così iconico da diventare subito un classico, dove Romero strizza l’occhio ad una scena di “Carnival of souls” (1962) incarnando tutta la rabbia proletaria verso l’amministrazione Bush utilizzando i due argomenti che conosce meglio: il cinema e gli zombie.

Io sto con gli ippopotami zombie.
“La terra dei morti viventi” è la più incazzata presa di posizione di un grande Maestro che utilizza il cinema di genere per puntare il dito (medio) contro l’amministrazione in carica del suo Paese, come non si vedeva fare dai tempi di Essi Vivono di John Carpenter. Questa volta i morti non vengono a prendere Barbara, ma il Presidente degli Stati Uniti d’America in persona... Niente male per un ragazzone un po’ timido, ma con dentro il fuoco per ardere il mondo, proveniente da Pittsburgh!

Nel massacro finale, grazie agli ottimi effetti speciali di Greg Nicotero, vediamo rispuntare anche Blades, in versione zombie sì, ma sempre interpretato dall’amico Tom Savini e, soprattutto, assistiamo ad una punizione su larga scala, nessuno portava in scena un massacro in un lussuoso palazzo canadese dai tempi di Il demone sotto la pelle, una singola scena con cui Romero negli esangui primi anni del 2000, organizza un massacro che fa tornare i suoi zombie una vera minaccia, oltre che una metafora che magari barcolla per muoversi, ma arriva bella dritta allo spettatore e perché no? Anche all’inquilino che sta al 1600 di Pennsylvania Avenue laggiù a Washington.

Ragazzi non fate le ditate sul vetro dello schermo dei lettori dai! Fate i bravi!
Il pessimismo di Romero colpisce tutti, ma il film si chiude con una piccolissima speranza e un manipolo di personaggi che a bordo del Dead Reckoning punta verso il Nord, alla ricerca di un posto migliore. Serve farvi notare che lo stesso Romero, nel 2009 ha richiesto e ottenuto la cittadinanza canadese, in aperta critica al governo del suo Paese? (Storia vera) Beh, voi tenetelo a mente quando guardate questo film che termina con i fuochi d’artificio, ma poteva anche concludersi con un ironico: The land of the free, and the home of the brave dead.

Ma gli zombie di Romero hanno ancora qualcosa da dire, ci vediamo qui tra sette giorni, sarò ancora in missione per conto di zio George!

50 commenti:

  1. Anch'io lo vidi al cinema quando uscì e alla prima visione non mi piacque un granché. Anzi... Mi rimase impressa solo Asia (che nella prima metà dei 2000 era in super-rampa di lancio!) ma il resto del film lo trovai una copia aggiornata di lavori precedenti. E non mi vergogno di dire che bollai George Amore come definitivamente rincogli@nito. Solo dopo qualche anno, mi ricapitò di guardarlo nuovamente e capii. Capii l'importanza della pellicola, la critica feroce verso l'amministrazione Bush, il metaforone e finalmente il quadro fu completo!

    Colgo l'occasione per cospargermi il capo di cenere e chiedere davanti a tutti scusa a Geroge Romero. Ovviamente il film lo comprai in dvd...

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    1. Non credo ci siano dubbi sul fatto che la seconda trilogia degli zombie di Romero sia un gradino sotto la prima (ho appena vinto il premio GAC “Grazie al cazzo” del giorno), questo capitolo è il migliore della nuova trilogia ma sta tranquillo accanto a “Night”, “Dawn” e “Day” senza sporcare ma senza nemmeno sfigurare. Temo davvero che la presenza di Asia Argento abbia distratto tutto, il fatto che sia da sempre così controversa, ha fatto sì che in questo film coprisse il ruolo dei “Fiori del cielo”, tutti si concentrano su di lei, quando invece il film è “the real thing” ;-) Non ho mai pensato che zio George fosse rincoglionito, nemmeno dopo “Bruiser” o “Survival”, per me il peggior Romero è comunque meglio di tanta altra roba più strombazzata e senza personalità. Cheers!

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  2. gran film.

    fantastici i dietro le quinte e le interviste.

    rubando a nonciclopedia".......asia argento è l'unica che anche in un film di zombie fa la puttana........"


    buon week end

    rdm

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    1. Anche secondo me ;-) Ci ho dato dentro con i dietro le quinte perché quelli di questo film sono tra i miei preferiti, essendo stato un film con un budget decente, il film ha potuto contare su dei dietro le quinte interessanti, tipo quel tarro di Leguizamo che presenta tutto il cast (anche quello tecnico) o Romero che si fa portare il caffè da uno zombie, uno spasso! ;-) Ehehe micidiale come sempre nonciclopedia. Buon week end anche a te! Cheers

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  3. Quando lo vidi pensai: tema robustissimo, come sempre, regia che mostra gli anni del regista, salvo alcune scene (che hai citato) entrate nell'immaginario collettivo.
    Ma almeno questo film l'ho capito: sull'ultimo, invece(non Diary, l'isola), sono ancora incerto, quindi mi acquatto come gli zombie palombari e aspetto paziente il tuo prossimo pezzo :-)))

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    1. Vero la regia di Romero non è mai stata adrenalinica, ottima a gestire la tensione, ma qui secondo me fa una signora figura, dimostrando di poter gestire anche budget decenti, anzi meglio, di riuscire a tirare fuori un film che sembra più costoso dei suoi 19 milioni di costo. Confesso che i prossimi due, sono stati i più complicati da scrivere, l’ultimo in particolare, anche perché io questa rubrica non la voglio finire! Non lo voglio proprio lasciare andare zio George. Cheers

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  4. Ma...hai visto il film in prima fila? Mai la prima fila, non si vede bene :D
    Credo che la forza di questo film sia proprio la potenza del messaggio politico...in barba a chi considera il cinema horror, un cinema di serie B o Z...
    Mi hai fatto sciogliere il cuore con l'aneddoto sulla spilletta di "shaun of the dead"...
    (ah hai vistooo nuovo film di Pegg&Frost <3 <3)

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    1. In realtà è ormai un modo di dire per inquadrare il mio entusiasmo, al cinema ho dei posti standard dove riesco a stendere le gambe. Gli unici film che ho visto davvero in prima fila sono stati, “Il re leone”, prima fila, primo seggiolino a sinistra, infatti dico sempre che ho visto “Il re leone di profilo”. L’altro è stato il secondo Matrix, e proprio su questa cosa ho una storiella divertentissima che mi tengo nel taschino, se mai deciderò di scrivere di quel film, ma prima dovrei rivederlo, quindi passerà mooooooolto tempo ;-)

      Guarda, bisognerebbe acquistare il DVD del film solo per la scena dell’incontro tra Simon, Edgar e George, se la mia stima per Romero è sempre stata infinita, dopo quel momento lì è quadruplicata.
      Prima o poi vorrei affrontare anche i film della “Trilogia del cornetto”... Così tante cose da fare, e così poco tempo! (Cit.)

      Tutti i film di Romero sono politici, alcuni lo sono in senso lato perché mettono alla berlina i veri mostri (noi umani), questo punta proprio il dito contro un’amministrazione che in quel momento era in carica, Romero sarà per sempre ricordato come un grande regista Horror, è giusto perché è vero, ma dovrebbe essere considerato un grande regista e basta. Cheers!

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    2. Voto SI per la "Trilogia del Cornetto" qui sulla Bara. E per la cronaca il mio voto va, di un soffio, a "La Fine del Mondo".

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    3. Su suggerimento di uno dei miei lettori, ho già pronto anche il titolo della rubrichetta a tema (storia vera). Cheers!

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    4. Grande Zio, ti appoggio!

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    5. Registrato, lasciatemi un po' di tempo è arriverà ;-) Cheers!

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    6. Se io dovessi scegliere il miglior film della trilogia del cornetto sarei molto molto indeciso.
      Di sicuro i due finali de "La fine del mondo" e di "Hot Fuzz" mi galvanizzano dieci gradi su dieci gradi della mia scala boerità :D

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    7. Molto difficile perché li amo tutti e tre, forse è una trilogia che va in crescendo, ma non saprei proprio scegliere, per me sono tre capolavori. Cheers!

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  5. nulla da aggiungere sulla recensione, solo sulla copertina della serie (e lo dici ora, dopo 13 episodi? ehhh...): perché hai scritto "é leggenda" con l'accento acuto?

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    1. Ti ringrazio e ti faccio i complimenti per l’occhio clinico, è un tarlo che sta rosicchiando la mia mente di ossessivo, si tratta di un problema del carattere selezionato per la scritta, che la “è” la fa solo e soltanto “é”. Gli altri caratteri non mi piacevano e il logo ho dovuto inventarmelo un po’ di corsa, quindi ho ingoiato il risposo, il fatto che la faccenda sia passata indenne per tredici episodi mi consola, anche se poco! Cheers

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  6. Io e gli zombi non andiamo molto d'accordo... i miei preferiti rimangono quelli, fuori di testa, di "La nuit de les etoiles filantes" di Jess Franco (versione originale da 75'), ma le tue rece si leggono sempre con piacere (P.S: ho appena letto anche quella di "Due occhi diabolici").
    Sono inoltre rimasto piacevolmente colpito dalla nuova veste del blog, che non avevo ancora visto.

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    1. Quello mi manca, ma mi segno il titolo perché promette bene. Ti ringrazio moltissimo, sono contento che ti piacciano, così come la nuova grafica, ho voluto dare una sistemata ;-) Cheers!

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    2. Gli zombi di quel film, almeno nel "director's cut" da 79' (e non 75' come ho scritto erroneamente andando a memoria), non hanno nulla a che fare con quelli di Romero. Esiste tuttavia anche il "producer's cut" dello stesso film, con la sostituzione o l'aggiunta di parti girate da altri due registi, dove gli zombi sono nello stile romeriano (be', più o meno ^__^). E' discretamente più lunga, ma secondo me anche inferiore all'altra come risultato, e in genere si trova sotto altri titoli, per esempio: "Una vierge chez les mort vivants".

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    3. Infatti l'ho trovato su IMDB con questo titolo, lo cercherò, a questo punto mi hai messo la curiosità ;-) Cheers!

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  7. Volevo recuperarli in ordine ma se aspetto di avere tempo... meglio rimandare i precedenti.

    👏👏👏👏👏👏
    (sono mani che applaudiscono, al tuo post, in caso non si vedessero)

    Al di là della critica politica, ricordo il film come rivoluzionario per il tema zombesco! Quando pensi che gli zombie abbiano detto tutto, con disperati privi di idee che si inventano gli atletic-zombie, ecco il papà del genere, un genio che ti tira fuori degli zombie che hanno un leader e che iniziano ad avere una specie di coscienza. Idea che non mi ha mai fatto impazzire, lo ammetto ma non posso che riconoscergli di averci provato, con successo, creando qualcosa di nuovo e originale!
    Avendo visto solo una volta al cinema questo film (non è tra i miei preferiti proprio per gli zombie coscienti), avevo rimosso quest'altra idea geniale dei morti che per riflesso incondizionato, continuano a fare ciò che facevano da vivi. Come si fa a non amare un tale genio della cinematografia?

    Stupenda la spilla sugli zombie che corrono 😍
    Questi sono i rari casi in cui rimpiango i DVD, per i contenuti speciali!

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    1. Gli zombie nei film di Romero hanno un evoluzione, qui arrivano a fare quello che il loro papà George voleva per loro, fargli ereditare la terra, quando il protagonista alla fine, potrebbe uccidere Big Daddy e i suoi con i missili del Dead Reckoning ma lascia perdere e va in Canada, quello é Romero che saluta i suoi amati "Blue collar Monsters", infatti nei prossimi film ci saranno sì, ma saranno ancora più allegorici, ne parleremo. Hai detto bene, mentre il mondo inventava zombie corridori, Romero etichettava tutto come una cagata pazzesca e portava avanti un discorso, per altro rispettando quei mostri che ha sempre amato. Un grande, cosa gli dici ad uno così ha vinto lui, non potranno ignorare il suo lascito come é stato ignorato in vita. Cheers!

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  8. Sempre amato questo film, sciaguratamente non ci credetti quando uscì al cinema e lo vidi soltanto dopo in home video capendo subito cosa mi ero perso. Per certe scelte ancora mi fustigo

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    1. George "Amore" Romero, al cuore non si comanda e tutte quelle altre cose li. In pratica l'ultimo film di Romero passato in sala, maltrattato fino alla fine il nostro George. Cheers!

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  9. La regia di Romero è sempre stata altamente politica ed in questo film dimostra di aver quasi ritrovato del tutto un vero e proprio stato di grazia. L'unico dubbio che mi rimase (e rimase a molti) fu la storia degli zombi intelligenti, certo Romero già all'epoca di "Dawn of the Dead" in una intervista (che si ritrova negli extra del DVD celebrativo del film) dichiarò che il suo scopo finale era di descrivere l'evoluzione verso l'intelligenza dei suoi adorati Morti Viventi. Scopo nobile ed infatti se vedi in "Land "oltre a Big Daddy evolvono verso una sorta di autoconsapevolezza anche altri revenants (lo stesso Blade; The Butcher, la zombettina giocatrice di baseball battezzata nella sceneggiatura Number Nine e la coppietta degli zombi fidanzatini) questo però finì per spezzare parte del fascino, secondo molti critici-che pur avevano apprezzato il film-questo rappresentò un punto di non ritorno costringendo poi George A.a tornare all'inizio della sua saga con i due film successivi.
    Detto questo: i primi 20 minuti del film sono geniali; Simon Baker si dimostrò un grande e-come hai detto anche tu-perfino Asia recitò in maniera quasi decente.

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    1. Nick posso dirlo che mi eri mancato? ;-) Per me questo è il film con cui Romero ha salutato lui stesso i suoi amati "Blue collar monsters", lo scrivevo qui sopra in risposta al commento di Ema, dai prossimi film gli zombie diventeranno un'allegoria d'altro. Non sapevo si chiamasse Number Nine, grazie per la chicca, sei sempre preparatissimo ;-) Cheers!

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  10. L'ho visto solo una volta, appena uscito in DVD, e lo trovai non solo significativo ma anche piuttosto godibile a livello di puro intrattenimento... anche perchè donava un pò di "luce e respiro" (e anche un bel pò di ironia) dopo lo scenario claustrofobico del terzo capitolo. Già, proprio così... perchè "Land" l'ho sempre considerato il quarto e ultimo capitolo di una tetralogia, come anche tu suggerisci. Oltretutto quì vedo anche un Romero un pò carpenteriano... almeno questa é la sensazione che ancora oggi ho se ripenso all'ambientazione, alle caratterizzazioni ed al ritmo di questo film che rimpiango amaramente di essermi perso sul grande schermo!


    All'epoca ne scrissi anche una recensione che mi fa piacere mostrarti:

    Romero, Romero, sei sempre tu Romero!
    A vent'anni esatti dal terzo capitolo della saga che ha inventato un genere e che lo ha consacrato nel firmamento del cinema horror, il buon George A. Romero ci regala quest'ennesimo scorcio d'apocalisse in cui l'umanità "vivente" si arrocca in città (in questo caso New York) fortificate dove finge un'esistenza normale con tutte le consuete differenze di ceto. Gli zombi, considerati ormai bestie da cacciare o da sfruttare per divertimento tentano la "scalata sociale" guidati da un nerboruto zombi nero nel cui cervello (e cuore) sembra arda qualche scintilla d'umanità e intelligenza.
    Romero non rinuncia quindi alla componente socio-politica che lo ha sempre contraddistinto e seppur adeguandosi al linguaggio moderno, rimane fedele ai propri leit motiv: lo scenario circoscritto (la città fortificata come in passato furono il cottage, il centro commerciale, il bunker) ed il protagonista (stavolta negativo, ma mica poi tanto!) nero.
    Note dolenti di questa pellicola sono la truculenza fine a se stessa e la presenza della nostra Asia Argento, come sempre trasgressiva e come sempre incapace di una dizione (se non recitazione) quanto meno decente.

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    1. Grazie per averla condivisa, «Romero, Romero, sei sempre tu Romero!» è bellissima :-D Per me questo è l'ultimo "of the dead" di zio George, il film con cui ha davvero finito e detto tutto quello che aveva da dire sugli zombie, lo vedremo in dettaglio nelle prossima settimane ;-) Cheers

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    2. Grazie a te.. ero certissimo che l'incipit ti sarebbe piaciuto! :-D

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    3. Mi conosci bene, Bro-Fist! ;-) Cheers

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  11. "il problema degli zombie lenti" è stato affrontato anche in Doctor Who, dove il posto degli zombie è però preso dai Cybermen (che sono fondamentalmente degli "zombie comunisti"). Si tratta dell'episodio 7x12, scritto da Neil Gaiman (ma di sicuro lo conoscevi già).

    Ad ogni modo, renderli più scattanti crea il problema opposto: che corrono a tratti! Infatti se di solito li vediamo sfrecciare, i protagonisti hanno sempre tutto il tempo possibile per ragionare e scappare a loro volta. per cui, idea interessante, ma da rigettare... meglio i lenti classici zombie!

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    1. Lo ricordo bene l'episodio di Gaiman ;-) Anche io preferisco quelli lenti, in alternativa, mi piace l'interpretazione data da "Z-Nation", se sono risorti da poco, quindi ancora "freschi" corrono o fanno degli scatti, perché il corpo non è ancora in putrefazione piena, dopodiché diventano zombie lenti, un compromesso più che decente, se non altro logico almeno. Cheers!

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  12. Anche io quando l' ho vito non mi ha entusiasmato : e non perché il film sia brutto o fatto male, ma perché uguale a mille altri film di zombie fatti prima (e dopo !)
    Il personaggio più interessante è il tizio sfigurato che sembra uno scemo ma è un cecchino infallibile , gli avrei dato più spazio.
    Inq esto film Romero comincia a fare film dalla fotografia patinata e lussuosa da cinematografo e non televisiva come Bruiser o Mionkey shines.
    Preferisco di gran lunga l'altro suo film zombesco , quello con la videocamera alla bBlair Witch Project

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    1. A livello di contenuto, resta ancora un film molto sovversivo, ma se non viene colto quello, il rischio è che il film passi (secondo me ingiustamente) inosservato. Il cecchino è uno dei miei personaggi preferiti, entra in scena che sembra lui stesso uno zombie, molto originale come personaggio. Cheers!

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  13. È da ieri che mi ripeto "ora scrivo" e poi mi scordo, quindi arrivo in ritardo :-P
    Non ero molto entusiasta dell'uscita del film, temevo che la modernità facesse male sia agli zombie che a Romero, e infatti malgrado molte potenzialità il film non m'è proprio piaciuto. (E la presenza di una nota italiana dal nome asiatico non ha aiutato per niente...)
    Di sicuro lo considero migliore del terzo della nuova trilogia, che m'ha fatto male al cuore...

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    1. Figurati, non sei mai in ritardo, tanto il blog è sempre qui. Si la sua presenza catalizza l'attenzione, questo è il film dove gli intenti politici di Romero sono dichiarati, anche l'ultimo ad argomento zombesco, i prossimi due trattano altro (anche se ci sono dentro dei morti viventi), questo ogni tanto me lo riguardo con gusto, i prossimi due molto molto meno, lo ammetto candidamente. Cheers!

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  14. Però d'orain poi quando andrò dal benzinaio avrò sempre il sospetto che sia uno zombi travestito. ..
    Guarda il ruolo "tamarro irriverente" dovrebbero scriverlo proprio così nei credits.

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    1. John Leguizamo as Himself dovrebbero scrivere questo nei titoli di coda. Finché é il benzinaio e non il presidente del consiglio, forse potrebbe funzionare, anche se preferisco Big Daddy a molti umani che conosco ;-) Cheers!

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  15. Però l'idea degli zombi visti come gente appestata da qualche morbo, l'ha lanciata Fulci col suo Zombi 3, mentre gli zombi velocisti sono nati forse con After Death di Fragasso .
    Insomma, noi italiani avevamo inventato tutto decenni prima.

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    1. Concordo, poi si cita sempre Snyder e "28 giorni dopo" ma solo perché hanno portato a tutti idea che esistevano già prima. Cheers!

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  16. Insomma, non un film di qualità, almeno narrativamente, però qui gli zombie (come sempre quando c'è Romero) sono davvero fatti bene ;)

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    1. Mah non so, a livello di narrazione io trovo che fili piuttosto bene e abbia anche parecchie cose da dire. Gli zombie sono ottimi, bisogna ringraziare Greg Nicotero, ma Romero era riuscito a fare ottimi zombie anche con comparse con la faccia dipinta di grigio ;-) Cheers

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  17. Sapevo dell'apprezzamento di Romero per il lavoro di Pegg e Wright, sì, ma non che li avesse addirittura invitati (meritatamente) a fare una comparsata: evidentemente, il make-up di Greg Nicotero non deve avermi aiutato molto a riconoscerli ;-)
    Anti-"Bushiano" quanto basta, "La terra dei morti viventi" è lo zombesco canto del cigno di Zio George: gli altri due capitoli successivi non saranno all'altezza del capostipite, che dovrebbe essere considerato un unicum a sé stante rispetto al resto della trilogia... quanto a intelligenza dei morti viventi (nonché a una loro discreta velocità), c'era già stato Dan O'Bannon ad averne esplorato la possibilità un ventennio prima. Chissà che ne pensava Zio George degli zombie dell'illustre collega... ;-)

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    1. Bisogna avere l’occhio fino, Romero dedica ai suoi amici inglesi un’inquadratura, quella che oggi chiameremmo un “Selfie”, ma nel 2005 non avevamo questo problema ;-) Questo è davvero il saluto di zio George ai suoi mostri del cuore, il finale giusto.

      Il piano di rendere intelligenti gli zombie, è iniziato nel 1985 con Bub, Dan O’Bannon ha avuto un’idea simile, ma il povero Dan è stato sfortunato quasi quanto Romero, se non di più, le sue grandi idee sono diventate la fortuna di altri, ogni riferimento a Ridley Scott(o) è puramente voluto ;-) Cheers!

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  18. Faccio outlet: non sono mai stato in fissa con Romero.
    Enorme rispetto per la sua produzione, ma non sono mai riuscito a sentirla "mia". Questo però fu un vero colpo al cuore! E un finale che non si dimentica in facilmente...

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    1. Importante fare outlet, specialmente in questo periodo di saldi ;-) Capisco benissimo ed è più che legittimo, per me Romero è un pezzo di cuore, è qualcosa di più di uno che ha fatto dei film che amo, ma non deve essere così per tutti. Eppure mi confermi che questo film ha una sua potenza, resta un film che si distingue dalla massa di film zombie (che parlano di zombie) e sono tutti uguali. Cheers!

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    2. Assolutamente! Con questo aiuta anche il fatto che sia vagamente recente, gli altri titoli di Romero sono così cult che giudicarli obiettivamente è difficile, ma se un finale simile ti resta così impresso anche dopo anni... beh, qualcosa vorrà dire!

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    3. Vero, poi è incredibile che dopo aver già sfornato qui titoli lì, da storia del cinema, Romero sia riuscito ad azzeccarne un altro di tale efficacia, non è da tutti. Cheers!

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  19. Molto bello.
    All'inizio ero un po' spaesato poi quando cholo litiga con Kaufman allora ho capito bene dove voleva andare a parare e me lo sono goduto.
    Ovviamente inferiore agli altri 3 zombi movie ma si difende benissimo.


    P.s. guarda che anche un allenatore è soprannominato cholo(Simeone), è argentino e in Sud America si usano tantissimo i soprannomi.

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    1. Trovo sia il migliore dopo la trilogia. In effetti hai ragione è proprio un soprannome ;-) Cheers

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