Eli Roth viveva il sogno.
Il sogno di tutti gli appassionati di film Horror di
arrivare un giorno a fare il proprio film, così violento e grondante sangue da
far parlare di sé. Cosa che Eli ha fatto sul serio, “Cabin Fever” (2002) era
citazionista e se ne sbatteva delle regole quel tanto che bastava per farsi
conoscere, ma il botto è arrivato dopo. Si può dire tutto quello che volete su
“Hostel” (2005), era pieno di difetti, vero, ma ha anche riportato il sangue e
le budella nel cinema horror mainstream che in quel periodo era diventato un
trionfo di J-Horror e spaventi anemici.
Le cose per Eli Roth andavano così bene che ha potuto
togliersi anche qualche sfizio, tipo far tornare a recitare Edwige Fenech in “Hostel:
Part II” (2007), con il suo metaforone velato, quasi suggerito, della falce e
il martello per fare giustizia, quanto ti sei divertito Eli? Uno spasso senza
fine, sotto l’ala protettiva di Quentin Tarantino hai preso a bastonate i
Nazisti in “Bastardi senza gloria” (2009) e hai reso omaggio al tuo mito
Ruggero Deodato con “The Green Inferno” (2013), ti sei persino sposato con una
delle due protagoniste di
Knock Knock,
insomma hai passato il tuo bel tempo collezionando tanti bei ricordi, ma ora
qualcosa è accaduto, nella fattispecie, il remake di
Il giustiziere della notte, un film di rara inutilità, davvero un
brutto risveglio per il nostro Eli.
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“Ciao bambino, lo sai che ho diretto un horror che facev…”, “Mamma! Quel signore strano è tornato ad importunarmi!”. |
“Il mistero della casa del tempo” tratto dal romanzo
illustrato di John Bellairs del 1973 intitolato "La pendola magica" è
il classico titolo che pare finito nella filmografia di Eli Roth per errore e
che alla fine risulta meno peggio di
Death Wish, ma questo non vuol dire che è tutto pesche e crema.
Lewis Barnavelt (Owen Vaccaro) è un bambino petulante che ha
appena perso i genitori, il suo mito è un eroe di un programma tv, chiamato
l’indomito Capitan Mezzanotte, di cui Lewis indossa gli stessi occhialoni da
aviatore sulla fronte, ma di indomito il ragazzo ha davvero solo quelli. La
situazione non migliora quando Lewis si trasferisce dallo zio Jonathan
Barnavelt (Jack Black) eccentrico stregone che ama suonare quello che lui
definisce “Free Jazz” (in realtà, note a caso suonate male) con il suo
sassofono alle tre di notte, mangiare biscotti al cioccolato a tutte le ore e
cercare l’orologio nascosto da qualche parte in casa sua dal precedente
inquilino, Isaac Izard (il grande Kyle MacLachlan).
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Beh, Jack Torrance ha messo su qualche chilo dall’ultima volta che l’ho visto. |
All’equazione aggiungete la vicina di casa quasi inquilina Florence
Zimmerman (Cate Blanchett) e il gioco è quasi fatto, perché la sceneggiatura
scritta da Eric Kripke (autore di “Supernatural”) sembra un tentativo di
ritornare a quei film per ragazzi con elementi di brivido che fino agli anni
’80 erano abbastanza popolari, “Qualcosa di sinistro sta per accadere” (1983),
oppure
Nel fantastico mondo di Oz,
però un tentativo da parte della rediviva Amblin di giocare in quel campo da
gioco, per altro piuttosto affollato, perché a breve distanza da questo film, è
uscito anche “Piccoli Brividi 2” (che ho anche
visto trovandolo molto simile a questo sia nelle target di riferimento che
nell’atmosfera generale) sempre con Jack Black nel cast.
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“Eccolo lo sento, Cassidy come al solito sta cercando il pelo nell’uovo”. |
“The House with a Clock in Its Walls” si gioca la carta di
un protagonista stramboide in un romanzo di formazione che prevede un
addestramento come stregone e una minaccia globale da sconfiggere nel finale,
bisogna dire, però, che i 105 minuti di durata si sentono abbastanza, malgrado la
partita di basket (dove nessuno vuole il protagonista in squadra) e le buone
prove di Giacomo Nero e Cate Blanchettho faticato abbastanza ad arrivare a metà
del film, sguazzando non proprio agilmente nelle noia e in situazione viste e
riviste troppe volte.
Speravo che Eli Roth piazzasse almeno la zampata, invece
quello che il nostro (ex?) ragazzo prodigio si limita a fare è trovare una
particina per l’ormai (qui possiamo dirlo) ex moglie Lorenza Izzo nel cast e
gestire un budget più che decente e degli effetti speciali ben fatti. Vorrei
potervi dire che l’esercito di giocattoli a molla sia un omaggio a
Blade Runner, o che Giacomo Nero che
cerca di passare con il suo vistoso “Giropanza” attraverso il vetro sopra una
porta, sia una strizzata d’occhio a “Phenomena” di Dario Argento, ma forse
sarebbe un errore da parte mia andare a cercare rimandi dove non ci sono.
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Non offendetevi ragazzi, ma continuo a preferire Daryl Hannah. |
Quello che c’è sicuramente nel film è un ottimo Kyle
MacLachlan che anche qui trova il modo di mangiarsi lo schermo, regalandoci
forse l’unico vero momento horror di tutto il film. L’agente Cooper di
Twin Peaks si conferma caldo come una
stufa e non perde niente della sua mimica facciale nemmeno sommerso sotto il
trucco richiesto dal suo personaggio, ma in generale quanto di buono arriva da
“Il mistero della casa del tempo” sembra più farina del sacco dei singoli
attori che merito di Eli Roth.
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Ormai non so più se sto guardando Kyle MacLachlan oppure Dougie. |
Ci sono anche trovate divertenti, tipo l’attacco delle
zucche intagliate di Halloween, oppure il serpente viola William Snakepeare,
una trovata che il nostro doppiaggio non prova nemmeno più a tradurre in un
gioco di parole simile, ma figurati (i migliori del mondo!!). Peccato che la
storia del ragazzo strambo che impara ad apprezzare se stesso e la sua
stranezza (ma anche quella della sua famiglia), si risolve davvero troppo
frettolosamente nel terzo atto, dove la minaccia globale costruita per una novantina
buona di minuti, in pochissimo tempo arriva e sparisce con una semplicità fin
troppo irrisoria, una roba del tipo: "PUFF! Incantesimo, tutti a casa". Sul serio,
guardando il film mi sono ritrovato a pensare: «Tutto questo casino e già
hanno risolto?».
Mi rendo conto di essere parecchio troppo vecchio per il
target di riferimento di questo film, ma che senso ha avere un regista che ha
riportato il sangue nel genere horror nel 2005, se poi non vuoi aggiungere dei
brividi veri ad una storia per ragazzi? A quel punto, basterebbe avere
qualunque mestierante, magari più a suo agio a dirigere la commedia e i film
con gli effetti speciali digitali di quanto non sia Eli Roth.
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"Vedi Cate? Quello è il punto esatto dove mi sono schiantato con la mia carriera”, “Oddio ma è orribile, quanto sangue!”. |
Oppure, la verità è che, semplicemente, questo è il prezzo che
Roth deve pagare per restare a bordo della giostra, sicuramente “Il mistero
della casa del tempo” è un film più riuscito nel suo genere rispetto a quel
buco nero del remake di
Il giustiziere della notte, magari un giorno verrà ricordato come l’oggetto strano nella
filmografia del regista, un po’ come “La musica del cuore” (1999) diretto da
Wes Craven. Per ora, Eli Roth sembra uno che sta sparando in aria cercando di
colpire qualcosa e intuire che piega prenderà la sua carriera, un compito che
lascio volentieri a qualcun altro, detto questo vai Eli! Non è finito niente!
Non è finito niente! Non è un interruttore che si spegne! Torna ad inseguire il
tuo sogno! Corri dietro al tuo sogno perché se non lo fai te ne pentirai. Magari
non oggi, forse neanche domani, ma presto e per il resto della tua vit... Vabbè Eli, non so più che film citarti, ci vediamo qui la prossima volta che
deciderai di aggiungere il prossimo titolo assurdo nella tua filmografia... Tante
care cose ragazzaccio!
Quando ho visto la pubblicità in tv e ho letto il regista credevo di aver capito o letto male e invece...
RispondiEliminaSu Roth avrei scommesso ogni cosa. Ero super-sicuro che avrebbe fatto una carriera ricca di successi. Dopo aver esordito con "Cabin Fever" e aver sbancato tutto con "Hostel", chiunque avrebbe puntato a occhi chiusi sul regista. E invece dopo un inutile seguito di "Hostel", arrivano tutti film un po' così. Non brutti, ma nemmeno capolavori. Dei film mediocri, mosci, senza un guizzo, senza la firma in calce di Roth pur avendo avuto svariate occasioni per farlo ("Knock Knock" fu la più grossa delusione). Adesso siamo arrivati a fare film per bambini?!?! Boh! Capisco che le bollette non si paghino da sole, ma nemmeno così, dai!
Era riuscito a riportare il sangue nell'horror mainstream, e poi devo dirlo, è uno che mi sta molto simpatico, e per quanto ne so da fonti diretta, anche molto alla mano, ma non ho idea cosa si sia messo in testa per il resto della sua carriera, mi sa che sta navigando a vista. Cheers!
EliminaÈ un piacevole film che cerca di riportare in campo i film anni 80 per ragazzi, non sempre riuscendoci, ma la morale del film e gli attori principali funzionano bene.
RispondiEliminaCerto come dici tu poi vedendo il nome del regista uno rimane un minimo confuso, anche se in qualche frangente del film una certa propensione per l'horror si nota (sopratutto la scena con i pupazzi e per il Jake Black neonato in CGI). Forse ha accettato in attesa di film più in linea con il suo stile?
L'ispirazione arriva proprio da lì, e qualche momento funziona, tipo il ritorno della fiamma del "cattivo" oppure il Baby-Jack Black che a me ha fatto ridere un sacco. Capisco che Roth sia alla ricerca di se stesso, però lo scollamento tra questo e i suoi primi film, è da capogiro. In ogni caso cast azzeccatissimo ;-) Cheers
EliminaPensa, neanche sapevo fosse di Roth! Quando l'ho visto apparire mi sono limitato a voltarmi dall'altra parte :-D
RispondiEliminaDall'autore di Hostel mi aspettavo di più, ma dall'autore di quella roba di Death Wish non aspetto più niente :-P
Dici bene, quello che ha diretto "Death Wish" è un regista alla frutta, peccato perché in fondo Eli mi è simpatico. Cheers
EliminaCheccazzo-chan, ignoravo completamente questo film.
RispondiEliminaBlack che sembra Franco Nero, il buon vecchio Kyle, una storia fantasy che manco sarà malaccio... Possibile che non ne sapevo niente? Eppure Roth lo amo, e lo amo per i motivi che citi (Hostel in primis, ma ho apprezzato molto anche grininferno e toc toc).
Cast stellare, in ogni caso. Se davvero è come dite, potrebbe non essere una brutta visione (e forse non è finito così per caso nella filmografia di Eli...)^^
Moz-
Quando Eli Roth tra tanti anni avrà una lungo filmografia, forse sarà più facile capire questo film, per ora va visto ignorando il nome del regista, ci su può anche divertire, io non ci sono riuscito proprio perché pensavo a Roth dietro la macchina da presa, ma sono un caso isolato e irrecuperabile, meglio comunque questo di "Piccoli brividi 2", che è più anonimo. Cheers!
EliminaWTF?
RispondiEliminaAmmetto di non avere una gran simpatia per Jack Black. Diciamo proprio che evito i film che fa. Non so, è un'antipatia a pelle. Quindi boh, mi è bastata la locandina, in cui tra l'altro quella signora dalla faccia photoshoppata pensavo fosse una Jessica Biel sovrastuccata, poi scopro che è Cate Blanchett e mi parte il WTF numero uno. Poi il secondo è sapere che il regista è Eli Roth, il terzo sei tu Cass che commenti questo film…
Bob
A me Giacomo Nero è simpatico, anche se ha perso un po' il ritmo, Cate qui è brava, ma nella locandina sembra lo sponsor di Photoshop dici bene, Eli invece, lo abbiamo quasi perso. Per quanto iguarda me sai che io guardo di tutto, e poi questo post era pronto da parecchio, stavo per perderlo per sempre tra le bozze ;-) Cheers
EliminaEppure ti dirò che se passa in tv o su qualche piattaforma streaming me lo vedrò sicuramente.
RispondiEliminaBasta dimenticarsi il nome del regista, poi tutto sommato il suo lo fa ;-) Cheers
EliminaUn cast di prim'ordine però eh, una visione potrebbe comunque meritare dopotutto ;)
RispondiEliminaAlla fine è un film che il suo dovere lo fa, sono rimasto stravolto dal nome del regista, quello si. Cheers!
EliminaJack Black con la testa da adulto e il corpo da neonato.
RispondiEliminaOra posso dirle di averle viste tutte :D
Ehehe per altro con effetti speciali orgogliosamente vecchia scuola davvero ben fatti. Pensa il poveretto che quell’animatronico ha dovuto scolpirlo e dipingerlo, settimana a fissare Giacomo Nero in versione pupetto, tipo Baby Herman ;-) Cheers
EliminaOddio come non sopporto quando ci fanno su tutto un casino che poi smontano in due secondi. Mi sembra il telefilm Streghe che c'erano sempre sti demoni imbattibili o creature potentissime che poi negli ultimi 5 minuti venivano distrutte dalle tre sorelle che recitavano una filastrocca assurda.
RispondiEliminaCate Blanchett è piuttosto irriconoscibile nella locandina
Brava, hai fatto il paragone giusto, non so se Eli Roth guardasse “Streghe” ma la sensazione è un po’ quella: Ma come già finito? Si davvero, le hanno fatto un bel crimine a colpi di Photoshop! Cheers
EliminaBè, Eli ha fatto la fine di tutti quei registi che cominciano con film indipendenti dalla maggiore autonomia artistica , come appunto Cabin fever , e che poi finiscono nel giro grosso delle Major , appiattiti da produttori ottusi che rompono le balle di continuo sul set ( e maghari hanno anche bsiogno di lavorare per pagare gli alimenti ad ex mogli).
RispondiEliminaNulla di nuovo, insomma.
Eli Roth ad un certo punto è stato considerato (non da me) un maestro dell’Horror, non si sa nemmeno bene il perché, è un ragazzo simpatico, sa fare delle cose anche benino, non si meritava l’esaltazione di un tempo, ma non credevo nemmeno diventasse così anonimo, per ora non capisco cosa voglia fare da grande, e forse nemmeno lui. Cheers!
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