Stavo iniziando a preoccuparmi, perché tre mesi senza
sfornare un nuovo film, per uno iperattivo come Mike Flanagan, equivalgono più o
meno agli anni di inattività di Terrence Malick.
Nel tempo in cui molti altri registi pensano a quale sarà
il loro nuovo progetto, Mike Flanagan ha sfornato un lungo film diviso in dieci
episodi da cinquanta minuti (qualcuno anche di più) l’uno, considerando anche che è
da poco uscita la notizia che è stato scartato il finale sospeso per l’ultimo
episodio (gran scelta) di “The haunting of Hill House”, uscito qui da noi su
Netflix con il titolo semplificato di “Hill House” è un oggetto in perfetta continuità con la filmografia del regista ma anche una serie molto riuscita, ci ho messo il
mio bel tempo a recuperarla, ma ne è valsa la pena.
Piccolo riassunto sullo stato della filmografia di Flanagan.
“Oculus - Il riflesso del male” (2013) è il film che lo ha messo sulla mappa
geografica, da allora sono arrivate cose meno riuscite come
Somnia, o seguiti a
cui non avresti dato due lire che, invece, si sono rivelati ben fatti come
Ouija - L'origine del male, ma il film
che ha messo d’accordo tutti è stato
Il gioco di Gerald, tratto dal romanzo di Stephen King distribuito proprio da
Netflix. Il buon Michele deve aver capito che seguire le orme dello scrittore
del Maine è la strada giusta per lui, quindi è andato alle origini, dimostrando
di aver letto anche lui il fondamentale saggio di zio Stevie intitolato “Danse
macabre”.
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Mike descrive al suo cast le dimensioni dell’ultimo libro di Stephen King che ha letto. |
Se non lo avete mai letto, ve lo riassumo io. “Danse macabre”
è King che a flusso di coscienza, butta giù l’elenco di tutti i titoli di libri
e film che lo hanno appassionato e spinto a diventare uno scrittore di
letteratura Horror, una di quelle cose che sarebbe stata già preziosa per tutti
i suoi “Fedeli lettori”, ma letto come ho fatto io da ragazzino, in un’era in
cui non era tutto a portata di click su Google, mi ha regalato un sacco di
titoli da correre a recuperare. Per me l’unico modo per migliorare “Danse
macabre” è trasformarlo in un gioco alcolico, provate a leggerlo e ogni volta
che King parla bene di Shirley Jackson e del suo libro
L'incubo di Hill House (noto qui da noi anche con il titolo di “La casa degli invasati”)
voi vi fate un goccetto, vi assicuro che arriverete ubriachi come scimmie sul ponte di una nave
pirata, prima della metà del libro, garantito al limone (con la tequila).
Ovviamente, da buon “Fedele lettore” ai tempi corsi
ad
ubriacarmi a leggere il libro di Shirley Jackson che al cinema ha già
avuto adattamenti molto celebri, il primo
Gli invasati diretto nel 1963 dal grande Robert Wise (giù il cappello!), il
secondo
Haunting - Presenze del 1999,
su cui preferisco non dire niente, perché Jan de Bont mi è sempre stato
simpatico e non mi va di parlare male del direttore della fotografia di fiducia
di
Paul Verhoeven, ecco.
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"Apriamo questa porta", "Ma sei scema? Non lo hai visto Shining!?". |
Mike Flanagan, da buon bambino iperattivo, dirige tutti gli
episodi, si occupa della sceneggiatura, si porta da casa le attrici dai cast dei suoi film precedenti (lasciatemi l’icona aperta, che più avanti ci torniamo) e fa un adattamento
molto personale, che tradisce il materiale originale scritto da Shirley Jackson
ma allo stesso tempo dimostrando di averlo capito, il tutto probabilmente
canticchiando “Ms. Jackson” degli OutKast. Cioè non ho prove che abbia fatto
anche quest’ultima cosa, però considerando la sua iperattività non mi
stupirebbe venirlo a sapere.
L’adattamento di Flanagan è la prova che dirigere
Il gioco di Gerald, ha fatto molto bene
al regista, passatemi questa che potrebbe sembrare una blasfemia letteraria
per molti “Fedeli lettori”, però “Hill House” sembra quasi Stephen King che
adatta per il piccolo schermo “L'incubo di Hill House" di Shirley Jackson,
sottolineando come mai è un libro così fondamentale per lui, solo che invece di
averlo fatto zio Stevie, è stato Mike Flanagan ed ora, prima che i lettori di
King (lo sono anche io, ma non aiuterà a salvarmi lo so) mi gettino tra le
fiamme al grido di «Charyou Tree! Charyou Tree! Charyou Tree!» lasciatemi
argomentare.
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La sempre piuttosto guardabile (e bravissima) Carla Gugino. |
A dispetto del libro, o dei suoi precedenti adattamenti
cinematografici, Mike Flanagan divide la storia su due piani narrativi, il
passato con i protagonisti bambini che vanno a vivere nella casa di Hill House
e si guadagnano i traumi che nel presente li renderanno degli adulti con
problemi a relazionarsi, specialmente con il resto della propria famiglia, tra
questo e conte (fino a sette) per tenere lontani spettri e fantasmi, mi sembra
abbastanza chiaro che Mike Flanagan abbia voluto sottolineare i parallelismi
con
IT sempre di Stephen King (anche
se è abbastanza superfluo sottolinearlo). Bisogna dire che in certi momenti, il
rimbalzare tra passato e presente crea più di un momento di straniamento,
capita di guardare una scena e pensare: «Ok, questa l’abbiamo già vista Mickey,
vai avanti su», ma bisogna anche dire che Flanagan anche in questo è Kinghiano
(“L’inferno è ripetizione”) e si gioca bene la carta della ridondanza sulla
lunga distanza, in un episodio in particolare l’1x06 (“Two Storms”) che è uno
dei migliori di tutta la serie.
Mike Flanagan si concentra sui personaggi presentando tutti
i componenti della famiglia Crain a partire dal fratello Steven (Michiel
Huisman il Daaaaaaaaaaario sfigato di
Giocotrono)
che qui è quello scettico, l’uomo di scienza che, malgrado tutto, non ha perso
tempo nel trasformare il passato dei Crain in un romanzo di successo,
intitolato proprio “The Haunting of Hill House” che gli ha permesso di mettersi
un bel gruzzoletto in tasca, ma ha anche reso molto tesi i rapporti in
famiglia, per il modo in cui ogni componente è stato rappresentato nel libro.
“Hill House” è senza ombra di dubbio una serie horror, Flanagan
si conferma come un regista capace di gestire gli spaventi, certo, a volte abusa
di qualche “Salto paura” (anche noto come “Jump scare”), ma in generale “Hill
House” regala qualche mostro spaventoso piuttosto riuscito e una tensione
generale che funziona, il tutto, concentrandosi sui personaggi, di fatto è un
prodotto che sta a metà tra la vostra normale serie Horror e
Six Feet Under, non solo perché Shirley
Crain (Elizabeth Reaser, già vista in
Ouija - L'origine del male) fa lo stesso lavoro di
becchina impresaria funebre dei Fisher della celebre serie HBO, ma anche perché in dieci episodi, a
questa famiglia e ai suoi scombinati componenti si finisce per affezionarsi.
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“Aspetta ti richiamo, ho qui un pazzo che parla di bare volanti”. |
Per prima cosa bisogna dire che Flanagan ha fatto un ottimo
lavoro nel selezionare il cast, anzi i cast, perché gli attori che interpretato
i personaggi da giovani, somigliano ai loro corrispettivi adulti, il più
azzeccato è sicuramente Henry Thomas (ricordate Elliott? Il bambino di “E.T.”
di Spielberg? Ora fa il papà) che funziona nella parte del giovane padre Hugh
Crain e, soprattutto, somiglia al mitico Timothy Hutton che interpreta lo stesso
personaggio da anziano e (correggetemi se sbaglio) l’ultima volta che Hutton ha
recitato in un horror, era il 1993, in una cosetta che, guarda caso, era tratta
da un romanzo di Stephen King (“La metà oscura” diretto dalla
Leggenda).
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“Forse avrei fatto meglio a partire sull’astronave insieme a quel fanatico di interurbane”. |
Ma il vero colpo di genio del casting sono le attrici, tutte
piuttosto somiglianti e credibili come figlie di mamma Carla Gugino (non
facciamo battutacce! Diciamo, invece, che la Gugino qui, si conferma bravissima
dopo la prova solita di
Il gioco di Gerald), per altro di riffa o di raffa tutte le attrici avevano già
lavorato con Flanagan che si conferma regista Rileiano (alla partita devo
porto dodici giocatori, devo giocare con cinque, ma mi fido di tre) e affida il
ruolo di Theodora a sua moglie Kate Siegel, sì, quella di
Hush, insomma davvero un affare di famiglia per Flanagan!
Hill House ha lasciato sui piccoli Craine (che papà Hugh
porta in albergo dopo la loro notte peggiore, come faceva il signor Freeling in
Poltergeist) i suoi segni indelebili,
una volta cresciuti sono sessualmente confusi, dipendenti da sostanze, oppure
più semplicemente maniaci del controllo che negano quanto di strano avvenuto,
ognuno perseguitato da un suo personale fantasma, l’uomo con la bombetta,
oppure la donna dal collo storto, il risultato sono parti uguali di spaventi e
introspezione, ma due episodi sono migliori degli altri.
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“Tranquilli bambini, Steve Freeling mi ha detto che si dorme bene in questo hotel”. |
La puntata 1x05 (The bent-neck lady) in cui il mistero del fantasma
forse più caratteristico di tutta la serie viene risolto, anche se
ammettiamolo, non è proprio un giallo che richiede Sherlock Holmes, ma con questo
singolo episodio Mike Flanagan rende onore al finale originale del libro di Shirley
Jackson, regalandoci una puntata che potrebbe quasi essere un film horror capace
di vivere di vita propria fuori dall’economia della serie, anche se l’episodio
migliore è sicuramente quello successivo, il già citato “Two Storms”.
Costretti di nuovo tutti insieme sotto lo stesso tetto, come
non accadeva più dall’ultima notte a Warlock Hill House, i Crane fanno i
conti con il passato, il tutto durante una tempesta che in un horror gotico,
non può mai mancare. Mike Flanagan con una regia curatissima che passa da
presente a passato senza problemi, tiene sempre la macchina da presa in
movimento (che stia seguendo Carla Gugino che si aggira nei corridoi della casa, oppure intorno ai suoi protagonisti intenti a discutere tra di loro), senza ombra
di dubbio la puntata più intensa di tutta la serie.
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Un gravissimo problema di cervicale. |
Difetti? Dopo dieci episodi, i momenti Horror che funzionano
e dei personaggi ben caratterizzati a cui ti affezioni, forse soprattutto per i
loro difetti, il finale è un po’ troppo a tarallucci e vino, ma come dicevo in
apertura, ci siamo scampati il cliffhanger che sarebbe stato anche peggio,
perché non credo serva una stagione due a questa storia oppure alla famiglia Crain
e proprio trattandosi della storia di una famiglia, il finale direi che è
quello che va bene.
Insomma, Mike Flanagan ora potrà tornare a sfornare un film
ogni tre mesi, ma zitto zitto il ragazzo sta diventando abbastanza una
sicurezza, inoltre, trovo che non sia per niente male l’idea di prendere dei
romanzi, adattarli in una serie tv singola, magari modificandone il contenuto,
ma rispettandone lo spirito, questo è un formato che dovrebbe essere utilizzato
più spesso, a patto di saper gestire il materiale di partenza. Per ora, un “Bravò”
a Mike Flanagan, mentre per tutti gli altri che vorrebbero provare ad imitarlo,
a leggersi “Danse macabre” per trovare nuovi spunti, via, veloci!
Ti ringrazio per le citazioni multiple e sono contento che la serie sia migliore di quanto apparisse. Purtroppo mi sono annoiato parecchio con il romanzo quindi non trovo la forza di affrontare 10 ore di serie TV, anche perché devo riprendermi ancora dalle precedenti riduzioni e rifacimenti :-P
RispondiEliminaMatheson ha palesemente rifatto a modo suo la storia, con "Hell House" (capito? Hill... Hel...) co un romanzo altrettanto noioso: per non piacermi il Maestro Matheson ce ne vuole eppure c'è riuscito! Quindi mi sa che devo tenermi lontano dalla casa sulla collina...
Figurati, tutte doverose, anche quando si tratta di case stregate sei un’autorità ;-)
EliminaNemmeno a me è mai piaciuto “Hell house” e le cose scritte da Matheson che non mi hanno fatto impazzire sono davvero una rarità. Questo è un adattamento che lo rende un lungo film molto in armonia con la filmografia di Flanagan, uno che non ha sempre e solo fatto cose giuste, ma ultimamente sempre in striscia positiva ;-) Cheers!
Per ora Hill House resta la miglior serie che proprio non riesco a guardare. Ho visto i primi cinque episodi in maniera distratta, troppo spesso facendo altro. Bisogna che trovi il tempo di riprenderla dall'inizio, con calma, dedicandole il tempo che merita visto che tutti ne parlate come di una delle cose migliori dell'anno
RispondiEliminaA me ha preso abbastanza fin da subito, bisogna dire che specialmente nella prima parte, il continuo rimbalzare tra presente e passato, crea momenti ridondanti, ma l’episodio cinque (e ancora di più il sei!) sono i due migliori della serie, il quinto in particolare è quasi un mini film da cinquanta minuti, vale il ripasso ;-) Cheers
EliminaContinuo ad apprezzare le foto che metti, con i registi nelle loro pose plastiche!
RispondiEliminaSe ne trovano un sacco in rete e mi fanno morire, tu sapresti tirarci fuori un post da morire dal ridere su questo tema, ne sono certo ;-) Cheers
EliminaAhaha, che idea, provo a pensarci un po' su!
EliminaTi dico, io lo leggerei di gusto ;-) Cheers!
EliminaNel caos dei recuperi tentati di queste feste, qualcosa è rimasto inevitabilmente indietro. A sto giro è toccato a "Hill House". Sono inchiodato a due puntate dal termine e non ho ancora avuto tempo/modo di ultimare la serie.
RispondiEliminaFinora mi è piaciuta abbastanza. Una delle cose migliori viste sto anno.
Allora hai già superato gli episodi centrali, i migliori della serie, concordo, resta una delle cosette migliori viste nel 2018, ed ora sotto con l’anno nuovo, che è pieno di uscite interessanti, che speriamo non si rivelino delle fregature come molte dell’anno precedente. Cheers!
EliminaUna buona serie che sotto certi aspetti ti assonna, ma poi guardando bene ci sono delle scene interessanti come quella nella camera mortuaria, con i fantasmi che restano sullo sfondo di cui nessuno naturalmente si accorge. Concordo che il regista abbia messo molto Stephen King Shining e forse poco Shirley Jackson anche se fondamentalmente Hill House non è un classico horror da salti di paura. Ho letto in giro che c'era l'idea di una seconda serie in stile American Horror, con personaggi diversi ma sempre con la casa al centro, non so però quanto possa essere fattibile.
RispondiEliminaNon ha proprio un ritmo tutti mortaretti e lingue di Menelik, ma ci sta trattandosi di una “Ghost story” che ogni tanto deve spaventarti, anche io penso ci sia moltissimo King qui dentro, sia “Shining” che “IT”.
EliminaVorrebbero fare qualcosa come quello che accadrà a “The Terror” insomma. Non so, mi piace l’idea di un adattamento televisivo, che prende un romanzo e lo adatta bene, il problema è che ora una serie che ha successo diventa un “brand” (passami l’orrido anglicismo) che il pubblico conosce e premia continuando a seguire. Bisognerebbe far tornare in auge il formato della miniserie televisiva, e liberarsi dall’obbligo della seconda, terza a quarta stagione, che spesso ha solo diluito una buona idea. Cheers!
D'accordissimo sul finale, che è l'unica parte che bisogna " accettare " visto che al contrario del libro da cui è tratto, è un po' più consolatorio.
RispondiEliminaPer quel che mi riguarda, serie splendida, che forse cala giusto un po' proprio negli ultimi due episodi finali.
Il penultimo episodio flashback nel finale è un po’ fuori posto, e rispetto al libro sì, è molto più consolatorio, ma tutto sommato a quel punto, la serie aveva già fatto il suo dovere ;-) Cheers
EliminaGrandissima serie tv. IL sesto episodio è un ottimo esempio di regia e teatralità; il "Birdman" dell'horror potremmo dire ;)
RispondiEliminaMi piace come l'horror sia più da contesto e non il fulcro. Chi si aspetta continui jump-scares può rimanere deliso, questa storia è prima di tutto un dramma familiare interpretato magnificamente e scritto benissimo. Secondo me il finale taralluci e vino non è proprio il finale più felice che ci sia, eh, la casa - in un modo o nell'altro - fa la sua vittima; diciamo che ci si arriva con un compromesso.
Il mio personaggio preferito, comunque, è Luke Crain, sia da bambino sia da adulto.
La mogliettina del regista,invece, mi piacerebbe di più nella vita reale :p , sin da quando faceva la sorda XD
Saluti con la testa inclinata!
A livello di piani sequenza non ha nulla da invidiare a “Birdman”, anzi! ;-) Luke Crain è complesso e sfaccettato, riuscire a farti appassionare ad un personaggio, sulla carta così criticabile come lui, è forse la forza di questa serie, che è pienamente horror, ma si basa moltissimo sui personaggi, motivo per cui è così accessibile anche per chi non è fanatico di horror. Kate Siegel è veramente caruccia, niente da aggiungere ;-) Cheers!
EliminaA me è piaciuta molto, mi ero incagliata sul primo, noioso episodio, ma poi convinta dai tanti pareri positivi l'ho ripresa,e ne sono felice.Avendo subito un lutto pesante di recente anche il tema della perdita e del tempo circolare li ho vissuti in maniera particolare;ho trovato la serie malinconica ed inquietante più che horror, ma devo anche dire che la maggior parte degli episodi li ho visti facendo cardio in palestra,quindi certo che la tensione si smorza XD peccato averlo visto in piccolo perché la fotografia e certe scene sono stupende,quasi dei quadri!
RispondiEliminaAh e io mica avevo capito chi fosse la donna dal collo storto.Anche mr smiley alla fine, col dettaglio della bombetta,si capisce chi è...
Mi è piaciuto il concetto del come i fantasmi spesso siamo noi, le cose non dette, le cose che non abbiamo il coraggio di fare...ed il finale consolatorio l'ho apprezzato molto.
Fare cardio in palestra è già assimilabile ad un horror, quindi affrontarlo insieme alla palestra ti rende doppiamente tosta ;-) Dici bene, è una serie che tocca argomenti seri, proprio per quello il finale consolatorio ha una sua logica, arrivi ad appassionarti ai personaggi così tanto, che vederli trovare la loro strada dopo tutto quello che hanno passato è quasi un sospiro di sollievo. Cheers!
EliminaIo che di horror mi intendo poco e di Flanagan ancora meno, mi sono goduta questa serie fantastica. Certo, ho avuto incubi a non finire (storia vera, come dici tu) e a ripensarci mi vengono i brividi, ma tra storia, regia e attori è stato uno spettacolo che non potevo perdere.
RispondiEliminaPeccato per la puntata finale, con uno spiegone di troppo, con tarallucci a volontà. Fosse finita con l'episodio 9 sarei stata più contenta.
Vero quel finale sfilaccia il tutto, ma come dicevo qui sopra, per una serie che riesce a farti affezionare così ai suoi protagonisti, posso comprenderlo, Shirley Jackson era stata molto più cattivella. Brava perché hai portato un ottimo argomento, penso che “Hill House” (complice anche la sua disponibilità su Netflix) è una serie che ha tutto per attrarre anche chi normalmente non è fanatico di horror, tu mi parli di incubi notturni, ma io mi sono ritrovato a dover scortare la mia Wing-woman fino al bagno, per una (fisiologica) pausa durante la visione, insignito del compito di accertarmi che da quelle parti non si aggirassero donne dal collo storto oppure uomini in bombetta (storia vera). Cheers!
EliminaGrandissima serie dalla prima all'ultima puntata, per me la migliore dello scorso anno. Lo spiegone finale non mi ha dato particolarmente fastidio e, cosa non da poco, molte scene mi hanno messo addosso abbastanza paura!
RispondiEliminaVerissimo, poi in generale trovo sempre abbastanza inquietanti i fantasmi, vampiri, licantropi e zombie sono spesso mossi da motivazioni comprensibili (il più delle volte nutrirsi) ma i fantasmi sono sempre da interpretare, per questo più spaventosi. Cheers!
EliminaNon ho capito se hai preferito il libro o la serie! :-)
RispondiEliminaPerché alla fine mi sono piaciuti entrambi ;-) Preferisco sempre un adattamento che va per la sua strada piuttosto che una fotocopia, qui Flanagan ha tradito il materiale originale (da qui le scuse alla signora Jackson del titolo) rispettandolo, quindi abbiamo due opere simili ma differenti, entrambe apprezzabili. Cheers!
EliminaPiccola premessa,io non amo moltissimo Mike Flanagan, salvo rush e oculus il resto ho fatto molta fatica a digerirlo,in primis il gioco di Gerald che non mi è piaciuto minimamente...per cui partivo sicuramente prevenuto,finora ho visto solo 5 episodi e devo dire che nonostante la noia abbondi qualche buon momento c'è...in particolare nel primo episodio ma anche il bellissimo colpo di scena sul finale del quinto che rivaluta un episodio di un'ora e 10 minuti in cui ce ne sono almeno 30 di troppo.Vedremo come va a finire.Ma poi sbaglio o sigla è scopiazzata da Daredevil?La prima volta volta che l'ho sentita pensavo di aver rimesso la terza stagione del diavolo di hell's kitchen!
RispondiEliminaMike Flanagan non ha fatto solo roba da pesche e crema, anzi, però sta mettendo su una buona carriera, ti dico che l’episodio sei, per me è ancora meglio del cinque, fammi poi sapere come ti sei trovato con tutta la serie ;-) Mi sembra che Netflix faccia tutte le sigle con lo stampino, ma quella di Daredevil è ancora la migliore. Cheers!
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