giovedì 20 dicembre 2018

Rocky III (1982): gli occhi della tigre

Continuo il mio allenamento in vista dell’uscita del secondo capitolo di Creed, aggiungendo un altro capitolo alla rubrica… Win Rocky Win!
La formula pensata da Sylvester Stallone per Rocky II è quella giusta, il film incassa un'esagerazione e la United Artists esattamente come il pubblico chiede a gran voce un nuovo capitolo delle avventure di Rocky Balboa. Da parte sua, Sly ha le idee chiare, il soggetto è tutto delineato nella sua testa, anche se fantastica su una porzione di film da ambientare in Europa, con Rocky impegnato a rifare la sua celebre corsa, questa volta sulla scalinata di Piazza di Spagna e invece del prete di provincia a dargli la solita benedizione prima dell’incontro, un’udienza direttamente dal Papa, con tanto di protagonista che davanti agli impegni del pontefice afferma qualcosa tipo: «Se questo Papa non può, ne troviamo un altro» (storia vera).

Sì, perché nelle intenzioni iniziali di Stallone, “Rocky III” avrebbe dovuto completare la trilogia sul personaggio, considerando che tra poco uscirà “Creed II” potete facilmente intuire che (per fortuna) non è stato così, ma il tavolo era apparecchiato in quella direzione: Rocky era la storia dell’eterno perdente che rialza la testa riscattando se stesso, Rocky II anche se con più di un’incertezza nel tono da utilizzare, raccontava di quello che succede a qualcuno che improvvisamente si trova al vertice che ha tanto desiderato raggiungere, ma si risveglia più spaesato di prima. “Rocky III” prosegue la storia del personaggio, ma, questa volta, non ha nessuno dubbio nemmeno sul tono da abbracciare. Se il secondo capitolo metteva un piedino timidamente negli anni ’80, “Rocky III” ci si avvinghia in una presa alle corde il tutto pestando a tavoletta sul pedale dell’immedesimazione tra Sly e Rocky che, mai come in questo capitolo, sono davvero a tratti indistinguibili l’uno dall’altro, con rimandi quasi meta-cinematografici continui.

"Questo Hansel Rocky va un casino quest'anno" (Quasi-cit.)
Rocky non è più un buzzurro che acquista auto sportive a cui puoi fa piangere la frizione perché non sa guidare, è sofisticato, alla moda, veste capi di lusso, ha un autista e Paulie, da sempre la sua coscienza, che lo prende per il culo per la plastica facciale fatta dopo il quantitativo esagerato di pugni presi da Apollo, un elemento reale inserito nella trama, anche perché a causa della visite dal chirurgo, Sylvester Stallone ha letteralmente cambiato faccia (e fisico, visto che si era molto definito con una dieta ferrea per sembrare più piccolo del suo avversario) rispetto al capitolo precedente.

Ma questo non è l’unico elemento della celebrità di Stallone che viene integrato nella trama, nel montaggio molto videoclipparo iniziale diretto da Stallone (una tendenza che andrà ad aumentare fino a raggiungere l’apice in Cobra) vediamo Rocky ospite al Muppet Show e alla notte degli Oscar, utilizzando le immagini delle vere ospitate di Sly, avvenute nello spettacolo di Jim Henson nel 1976 e alla cerimonia per la consegna delle statuette nel gennaio del 1979.

Rocky non è più il ragazzone impacciato che si sentiva scemo nel pubblicizzare una schiuma da barba, ora compare sulla copertina di CQ, è il testimonial di American Express e dei cereali, un uomo industria quasi più showman che sportivo, un personaggio pubblico che crea le tendenze, insomma Rocky Balboa è diventato Michael Jordan all’apice della sua fama. Ma per guadagnarsi vestiti eleganti e una casa per la sua famiglia, Rocky ha perso qualcosa, si è imborghesito, anzi per dirla alla Mickey gli è accaduta la cosa peggiore che possa accadere ad un duro con la mascella di ferro come lui: si è civilizzato.

"Bada so'n ragazzo della strada e me so' dato 'na calmata" (Cit.)
Diventa abbastanza chiaro che Rocky all’inizio del film è identico ad Apollo nel primo capitolo: è il campione in carica in doppio petto, forse è un po’ meno arrogante di Apollo, ma è uno che ha dimenticato gli amici (la litigata con Paulie che cerca di farglielo notare, con i suoi soliti modi rozzi, ma diretti, in questo senso è significativa), non ha più fame, o per dirla come farebbe questo film e come abbiamo iniziato a fare tutti dopo averlo visto: ha perso gli occhi della tigre. Purtroppo, prima di arrivare a riconquistarli, dovrà arrivare a perdere tutto e nel modo più doloroso possibile, in quella che è nella mia personale classifica di scene preferite di tutta la saga di Rocky... Anche per questa, solita icona aperta, ci arriveremo più avanti.

Per farci capire quanto Rocky sia ormai un uomo di spettacolo più che un vero combattente come un tempo, Stallone si gioca la carta dello sport che più di tutti è vicino all’intrattenimento, con tanto di buoni, cattivi e trame da seguire, ovvero il Wrestling. Per farlo si gioca il primo dei due “Mr. Muscolo” degli anni ’80 che esordiscono sul grande schermo proprio in questo film, sì, perché per raccogliere un po’ di soldi di beneficenza, Rocky accetta di partecipare ad un match d’esibizione contro un campione di Wrestling, tale “Labbra Tonanti” e il nome, oppure il fatto che entri in scena con il mantello, professandosi l’unico vero uomo abbracciato a quattro biondine, vi sembra esagerato, tranquilli: Hulk Hogan che lo interpreta ha fatto ben di peggio, nella vita e al cinema!

"Whatcha ya gonna do brother? What you gonna do when BARAMANIA runs wild on you?" (Grazie Elfoscuro per l'inno di battaglia del blog)
Qui ancora una volta realtà e finzione si mescolano, stando alle dichiarazioni di Chuck Wepner (il vero pugile a cui Stallone si è ispirato per creare il personaggio di Rocky) questa scena è basata su quella volta in cui Wepner si è scontrato sul ring contro il mitico André the Giant, un match terminato con Wepner lanciato fuori dal ring proprio come avviene a Rocky nel film. Secondo voi Wepner ha preso troppi pugni in testa e si è inventato tutto? No no, storia vera!

Mettiamola così: la scena di wrestling tra Rocky e Hulk Hogan nel film, da uno dei commentatori, viene definito “Uno spettacolo indegno”, penso che non potrei trovare parole più adatte, anche se da bambino seguivo il Wrestling, nemmeno la presenza di Hogan mi ha mai fatto gradire più di tanto la scena che è fin troppo lunga per quello che ha da raccontare, ne avrei fatto volentieri a meno, ecco, però è innegabile che oltre ad essere girata molto bene sia anche parecchio divertente. Mi piacciono gli scambi di battute tra Rocky e Paulie («Ma lo portano in braccio?», «No, cammina da solo». «Cosa dici che mangia a cena?», «I pugili cretini come te, due per volta»), insomma per essere una scena fin troppo esagerata, è sicuramente in pieno stile anni ’80 e alla fine il risultato lo porta a casa.

Buono Clubber, non è ancora il tuo momento Oh in ogni caso, elegantissimo!
Dove il cortocircuito tra Sylvester Balboa e Rocky Stallone si consuma è nella scena dell’inaugurazione alla statua di Rocky, posizionata davanti alla scalinata (quella del primo film) del Museum of Art di Philadelphia, con i suoi due metri e sessanta di bronzo, l’elemento reale della vita di Stallone più grosso a fare irruzione nella storia, sì, perché la statua e la sua posizione, è stata a lungo oggetto di discussioni. Commissionata da Stallone all’artista Thomas Schomberg come inno a se stesso e alla sua arte, non piaceva molto ai gestori del museo che la consideravano ben poco artistica, a lungo è stata davanti allo Spectrum, il palazzetto dov'era ambientato il finale di Rocky II, alla fine ancora oggi si trova davanti al museo, vicino alla scalinata, non proprio davanti come avrebbe voluto Stallone, ma abbastanza vicina per fare la felicità di tutti quelli che visitano la città imitando la corsa sulla scalinata alla Rocky che, poi, è quello che farei io se mi trovassi a Philadelphia, sicuro come la morte e le tasse!

“Volevo dedicare questa statua a Dr. J, un giorno ne avrei una così anche tu”.
Sono profondamente convinto che di film belli come il primo Rocky, ne siano stati girati davvero pochi, lo considero una tappa obbligata per ogni amante di cinema. “Rocky III” non ha la stessa grazia e gli manca l’aurea della favola del perdente, ma è una lucidissima e anche molto sincera analisi di Stallone alla sua carriera, se Rocky arrivato all’apice è diventato Apollo, a questo punto ci vuole un talento venuto dalla strada che copra il ruolo della sfidante per replicare lo schema, con l’unica differenza che il nome sulla locandina del film si legge abbastanza chiaramente, è ROCKY (ignorate pure le tre barrette dei numeri romani), anche perché parliamoci chiaro: per me che sono una caprone con la testa molto molto dura, mi è molto più facile immedesimarmi nel ragazzo ignorante venuto dalla strada che Stallone interpretava nel primo film, piuttosto che con uno sportivo arrivato con più soldi di un bancomat, è abbastanza logico, no?

Proprio per evitare che il pubblico possa provare anche la benché minima simpatia per questo nuovo arrivato, lui sì, affamato e con voglia di vincere, l’unico modo è raffigurarlo come un enorme bastardo, un personaggio totalmente sgradevole con cui sia impossibile patteggiare, delle quasi 1200 persone che hanno sostenuto il provino per il ruolo di Clubber Lang, quando Stallone si è trovato davanti la capigliatura da guerriero Mandingo, le piume, l’oro e i vestiti improbabili attorno ai muscoli di Mr.T Non ha avuto dubbi: aveva trovato lo sfidante. E per quei “Mr. Muscolo” degli anni ’80 che esordiscono al cinema in questo film, segnate pure due!

Prima di essere Baracus era già un Pessimo Elemento.
Clubber Lang non ha le battute pronte di Apollo e nemmeno l’implacabile risolutiva della Transiberiana che arriverà nel prossimo capitolo, ma è pericoloso, su questo non ci sono dubbi, è la versione arrogante di Rocky, uno specchio in cui il campione può riflettersi e rivedersi per come era, il fatto che ora sfidante e detentore del titolo siano a colori (di pelle) invertiti, è cinematograficamente efficace, ma non così rilevante ai fini della trama, se non che Clubber Lang si gioca anche questa carta pur di risultare sgradevole, infatti non si fa nessun problema a dare dello “Zio Tom” ad Apollo, ma, soprattutto, ad insultare pesantemente Adriana davanti a Rocky durante la cerimonia di inaugurazione della statua, come un Rapper impegnato a fare del “Dissing”. Ecco, Clubber Lang è un bullo, un tale stronzo che persino sua madre si vergognerebbe per come si comporta, cosa che, in effetti, è davvero accaduta, perché alla prima del film, durante la scena in cui Lang insula Talia Shire, la madre di Mr. T si è alzata rimproverando al figlio: «Non ti ho cresciuto per parlare ad una donna così» prima di lasciare la sala (storia vera). Se per anni abbiamo visto Mr. T impersonare P.E. Baracus nell’A-Team, ricordando a tutti che i membri del gruppo non uccidono, ma anzi cercano di fare del bene, è perché aveva una mamma che lo prendeva a cazzotti più forte di Rocky!

Più che gli occhi della tigre, quello ti ha fatto due occhi da panda.
Resta innegabile, però, che Mr. T ci abbia regalato un cattivo che amiamo odiare, ancora oggi quando voglio fare un po’ il fanatico, l’espressione “Compatisco gli stupidi” torna sempre buona, infatti è qui che grazie alla riga di dialogo «I don’t hate Balboa, but I pity the fool», Mr. T si è guadagnano la sua frase simbolo, da ripetere tipo tormentone estivo.

“Qual è il suo pronostico per Cassidy?” , “Lo manderò in una bara, ma non volante”.
Punto nell’orgoglio e con Mickey e i suoi famigerati dieci incontri organizzati contro pugili minori, per proteggere Rocky, il nostro eroe si convince di poter battere Clubber Lang, Stallone è bravissimo a mostrarci il confronto tra l’allenamento di Lang (arrangiato con attrezzi di fortuna, come faceva Mr. T in gioventù, per sopperire alla mancanza di denaro) e quella specie di “casa di tolleranza” come la definisce Mickey, un posto tutto bolle di sapone, band a suonare e magliette da vendere dove Rocky si “allena”, quando il suo vecchio allenatore vorrebbe riportarlo solo in un posto sudore e sangue come la vecchia palestra.

Ovviamente, il match è una non competitiva che mi permette di chiudere quell’icona lasciata aperta lassù, dopo il malore prima dell’incontro di Mickey, sul quadrato Rocky subisce una lezione, l’unico KO tecnico di tutta la sua carriera arrivato dopo solo due round, perché Stallone fino a questo punto del film ha mostrato che Rocky non ha più gli occhi della tigre, ma è ancora più chiaro che nel momento di salire sul ring, il suo cuore non può essere più lontano di così, il suo cuore è con Mickey morente.

Il punto più basso per Rocky, il momento più tosto per gli spettatori.
Il rapporto tra Rocky e Mickey è tutto, nel primo film per fare pace, c’era quella bellissima scena senza dialoghi, con i personaggi inquadrati da lontano che diceva tutto del loro rapporto fatto principalmente di sentimenti non dichiarati a parole, come fanno gli uomini, insomma. Qui a Rocky non interessa niente di aver perso il titolo e pur di convincere Mickey ad andare in ospedale gli mente, sì sì, KO al secondo round non devi più preoccuparti devi solo andare all’ospedale. Per far capire che questa volta è proprio finita, Mickey dice a Rocky quello che non gli ha mai detto, ma gli ha sempre dimostrato («Ti voglio bene Rocky») e poi se ne va, in una scena che mi sembra durare 45 minuti ogni volta perché Stallone non stacca mai la macchina da presa o forse perché ogni volta che la vedo mi metto a fare dei giri di corsa attorno al divano di casa e poi alcune serie di flessioni, per giustificare il sudore alle palpebre che mi provoca (noi duri facciamo così, sudiamo dalle palpebre), un dramma assoluto perché le ultime parole di Rocky al suo padre e mentore, sono state per di più una bugia. La scena successiva del funerale di Mickey è il classico esercizio defaticante per le palpebre che, infatti, Stallone affronta con gli occhiali da sole affondati sul naso. Cosa vi dicevo della faccenda dei duri? Non credetemi mai, eh?

Occhiali tattici, defaticanti per le palpebre.
Il lancio del casco da moto contro la statua (simbolo del suo narcisismo) è il punto più basso della vita di Rocky che riceve due aiuti: uno il solito, il bel dialogo in spiaggia con Adriana, con Talia Shire che, come sempre, è la più capace di tutti a dare motivazioni a Rocky, ma soprattutto da Apollo Creed. Carl Weathers ha spesso dichiarato che “Rocky III” è il suo film preferito tra quelli che ha interpretato, proprio perché Apollo qui è molto più umano e sfaccettato, ha ragione, aggiungo anche, armato di tutto il buon senso che non avrà nemmeno nel resto della saga, siccome è quello che sa meglio di tutti, cosa vuol dire vedersi strappare il titolo da un campione molto più affamato («Lo senti questo silenzio? Quanto ti ritiri è peggio») tende una mano a Rocky e decide di allenarlo, riportandolo non nella vecchia palestra, ma in California, non quella dei posti da VIP, no no, nel quartieraccio da cui è uscito anche Apollo, il posto giusto per ritrovare gli occhi della tigre.

“Apo’ te lo posso dire? Quella maglia è così brutta che mi fa male agli occhi della tigre”.
Proprio qui il film prende il meglio dal capitolo precedente, ancora una volta abbiamo un “Training montage” (il vero marchio di fabbrica della serie) in cui una sfida da vincere rappresenta il raggiungimento della condizione di forma ideale per affrontare l’ultimo match, niente gallina da acchiappare, questa volta bisogna superare in corsa Apollo (niente battute sul pennuto e sul nome del nuovo allenatore, please!) lungo la spiaggia, in una di quelle scene che è entrata di diritto nell’immaginario collettivo, tanto che la trovate citate in ogni film, anche il più insospettabile.

L’epica quella vera, che ti dà motivazione quando il bus sta partendo.
Certo, siamo in pieni anni ’80, quindi tocca sorbirsi Rocky e Apollo che fanno ballare i piedini davanti allo specchio o ancora peggio, la terrificante canottiera corta di Apollo (inguardabile!), ma vi assicuro che il gioco vale la candela perché la scena in spiaggia resta mitica e soprattutto la musica, è un patrimonio della cultura popolare di tutto il pianeta, tanto da meritarsi un capitolo a parte.

“Rocky III” è l’ultimo capitolo in cui la leggendaria “Gonna Fly Now” si sente ancora nella sua versione con il testo, ma Stallone sapeva che anche dal punto di vista musicale bisognava alzare la posta in gioco, in qualche modo anticipando la svolta quasi da videoclip del capitolo successivo, il primo pezzo scartato da Sly era "You're the Best" di Joe Esposito (entrato poi nella colonna di “Karate Kid”, ma questa è un’altra storia) che, in realtà, voleva qualcosa di già famoso, tipo “Another one bites the dust" dei Queen che, siccome vendevano già un botto da soli, gli hanno risposto picche. Per nostra fortuna “Eyes of the tiger” è stata commissionata ai Survivor, diventando di colpo così famosa da superare in popolarità forse anche “Gonna Fly Now”, sono abbastanza sicuro che alla domanda: "Qual'è la canzone di Rocky?". Molti si metterebbero a cantare “Eyes of the tiger”, ci sta è solo una delle tante cose uscite dalla saga di Rocky per diventare patrimonio culturale del pianeta, ma anche la canzone da allenamento definitiva, io ce l’ho nella mia playlist da corsa che ha sempre attinto a piene mani dai film di Rocky, lo ammetto!

L’altro marchio di fabbrica della saga? Il momento del “Comeback” di Rocky (ne fa le spese la milza di Clubber Lang).
“Rocky III” contribuisce anche a completare l’iconografia del personaggio, è qui che spuntano i celebri pantaloncini a stelle e strisce prestati da Apollo («Ricordati di lavarli prima»), ma anche il famoso «Ti spacco in due» (risposta: «Provaci») di Clubber Lang che verrà ripreso in qualche modo nel doppiaggio “creativo” del prossimo capitolo. Insomma, “Rocky III” punta tutto il malloppo su un cambio di tono in pieno stile anni ’80 e vince la scommessa, a tratti sembra il banco di prova per il film successivo, ma è anche quello giusto per portare vanti una saga che nel frattempo aveva cambiato pelle, perché era semplicemente diventata più grande e famosa, proprio come il suo protagonista.

“Rocky III” completa la caduta e la redenzione di un personaggio che non è più il ragazzone che prendeva a pugni i quarti di bue del primo film, anzi tra le due pellicole esiste un abisso incolmabile semplicemente perché le condizioni erano cambiate, eppure forse la stragrande maggioranza delle persone che magari non hanno visto tutti i film della saga, molto più probabilmente è con questo film che identificherebbero il pugile più famoso del grande schermo, o al massimo con il prossimo capitolo che se ho fatto bene i calcoli, arriverà qui sopra nel giorno giusto del calendario, quindi occhi (della tigre) aperti, questa rubrica ha ancora tanti pugni da assestare.

Non perdetevi la locandina d'epoca dalle pagine di IPMP!

30 commenti:

  1. Film che conosco non a memoria, di più! Avevo una vhs registrata dalla tv che ho letteralmente consumato (la scena con Paulie che lancia la bottiglia sul flipper? Play-REW-Play-REW in un loop di almeno 4-5 passaggi. Vai a sapere perché mi piaceva tanto!).

    Non c'è molto da aggiungere a questo bellissimo post perché hai già detto tutto in modo egregio. Bravo Capo!

    Anzi, una cosetta, una curiosità mi permetto di buttarla nel mucchio. A parte il fisico assurdo che sfoggia Apollo (tirato abbestia! Per nulla pompato come Stallone, ma segnato da far paura), io sapevo che nella scena della corsa dopo un paio di ciak, Sly chiede a Weathers di andarci piano perché non riesce a tenere il passo. E nel montaggio finale (e nella gif) infatti si vede come Apollo in secondo piano stia quasi "mimando" una corsa mentre in primo piano c'è Rocky semi deformato dallo sforzo!

    Ah, e del dipinto di Neiman ne vogliamo parlare? Un'opera d'arte (un'altra dopo la statua) ispirata ad un personaggio di fantasia. Altro punto portato a casa da Stallone.

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    1. Per altro gran momento quasi meta-cinematografico, il flipper di Rocky era davvero in commercio, uscito sull’onda del successo del film. Ti ringrazio molto capo!

      Weathers era in gran forma e lanciatissimo, peccato che i film da protagonista non siano andati così bene, anche se a modo loro sono dei piccoli cult. Sly ha le vene fuori dal collo per cercare di superarlo ;-) Ho dovuto sforbiciare perché mi auto impongo una determinata lunghezza per i post, che sono già abbastanza “ciccioni” di loro, ma so che posso contare sui migliori lettori del mondo!

      Il quadro di Neiman come il flipper e la statua e un altro elemento reale inserito nella finzione del film, e siccome sono uno che si lascia sempre impressionare dalla continuità interna dei film di una saga, lo stesso quadro tornerà su una parete del ristorante di Rocky in “Rocky Balboa”. Cheers!

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    2. Capo, ho scoperto tipo due giorni fa dell'esistenza di "Cobra Kai" il """seguito""" di Karate Kid. Ne eri a conoscenza o l'hai visto?

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    3. Ne sono a conoscenza e sono settimane (mesi?) che vorrei iniziare a vederlo, per altro, avevo anche ripassato anche il primo film, boh vediamo se riesco a recuperarlo per le feste. Ma le cose che ho da vedere durante le vacanze iniziano ad essere più dei giorni di ferie! ;-) Cheers

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  2. Bellissimo pezzo, mi piace moltissimo la parte dedicata al cortocircuito tra la vita di Stallone e il suo personaggio. Un film che ho visto al cinema, e che ho sempre trovato molto debole come regìa, troppo didascalica nella morte di Mickey (anche come sceneggiatura: è tutto dannatamente prevedibile e schematico), persino l'incontro finale è scarso di pathos, la sconfitta di Mr. T è quasi una formalità da sbrigare, ormai lo sappiamo, Rocky ha ritrovato gli occhi della tigre e vincerà l'incontro pure presentandosi in ciabatte e con la pipa in bocca.
    Il match (film) successivo è molto più brillante, frutto di una serie di congiunture che.. va beh, non vedo l'ora di leggere il tuo prossimo pezzo sulla saga!

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    1. Grazie mille capo gentilissimo! ;-) Rocky è IL personaggio di Stallone, la saga ha sempre seguito l’andamento della sua vita e della sua carriera, qui è davvero palese. La regia inizia a fare le prove generali dell’effetto videoclip che diventerà un classico di Sly fino a “Cobra”, le dinamiche sono un po’ quelle del primo film al contrario (con Rocky in versione Apollo) e un po’ quella ultra classiche del film di arti marziali, la morte del mentore Mickey che serve a motivare l’eroe è davvero un classico, a quel punto si, l’incontro finale è sul velluto, ma come lo era quello di “Rocky II” se ci pensi. Le prove generali, anche nello stile, per il prossimi capitolo, in arrivo a breve, stranamente ho fatto i conti giusti calendario alla mano ;-) Cheers!

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  3. Grande film, veramente :) E ottima colonna sonora, anche sul mio iphone non può mai mancare l'MP3 di Eyes of the tiger!

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    1. Stamattina era sul bus a leggere come al solito, e mi è partita in cuffia, non una ma DUE volte di film. Ho capito che oggi era proprio il giorno di “Rocky III” ;-) Cheers

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  4. concordo con Marco qui sopra: poco più di una prova generale della sfida ai cattivoni sovietici!

    più che altro avrei speso due paroline sulla scena finale, forse solo l'unica cosa davvero memorabile del film (perfino come canzoni, ok "gli occhi della tigre", ma a me ha sempre pompato di più "No easy way out") :D

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    1. Decisamente una prova generale, anche per il look del film. Ma il bello di tutti i capitoli della saga di Rocky, anche i più scarsi, è che portano avanti l’evoluzione del personaggio. Occhio (della tigre) però “No easy way out” fa parte della colonna sonora del film successivo ;-) Cheers

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    2. mi ero spiegato male: a Gli Occhi della Tigre ho sempre preferito il successivo No Easy Way Out come canzone simbolo di Rocky, appena dietro a Gonna Fly Now, ovviamente!

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    3. Ah scusami non avevo capito, la scelta è ampia perché la colonna sonora dei vari film è ottima, tipo "Burning heart". Cheers!

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    4. E la scena della morte di Mickey?

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    5. Non ricordarci certi dolori dai! :-P ;-) Cheers

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  5. Oltre all'analisi, queste aneddottiche sono fantastiche: la madre di Mr T.! E mi sono schiantata con la didascalia della maglietta di Apollo.
    Non mi ricordo se ho visto il film, forse a pezzi, ma leggendo il post mi sembra molto variegato nelle situazioni e nei personaggi, mi sembra più articolato del successivo.

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    1. Grazie mille ;-) Trovo che l’aneddoto giusto possa dire molto di un film, bisogna scavare in un mare di inutile gossip, ma se guardi la carriera di Mr. T se escludiamo il suo esordio da cattivissimo qui con Clubber Lang, nel resto della sua carriera ha sempre interpretato tipi tosti ma buoni, da P.E. Baracusdell’A-Team a quella roba con l’avvocatessa che mi pare chi chiamasse “T & T” o qualcosa del genere, ci credo con una mamma così! :-D Sulla maglia di Apollo invece qualcosa andava detto, è passata sotto silenzio troppo a lungo!

      Si nemmeno da mettere, il film successivo è il più breve della saga (91 minuti) e stilizzato all’estremo, ne parleremo e sappi che verrai citata dopo il tuo capolavoro poetico di oggi mi pare il minimo! ;-) Cheers

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    2. Sto guardando la filmografia di Mr T per vedere i nomi dei suoi personaggi e in uno strano telefilm animato, che parla di un gatto viola, fa Mr T-Rex!

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    3. Mr. T-Rex è il soprannome definitivo ;-) Se non sbaglio ha doppiato anche un personaggio in "Piovono polpette". Cheers

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    4. Già! Pure quella di Wepner vs ATG.

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    5. Si parla sempre di Muhammad Ali contro Antonio Inoki, ma Wepner è sottovalutato sempre ;-) Cheers

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  6. Con "Bada" dei Flaminio Maphia hai sbancato tutto! La voglio in "Creed II" :-D
    Ricordo ancora nei primi anni del Duemila, quando trovai il disco "Rocky Trilogy" con una raccolta delle canzoni dei primi tre film. Io lo trovai carino, ma ogni persona che conoscevo all'epoca mi ha aggredito: dovevo immediatamente fargliene una copia! Non avevo idea che queste canzoni fossero amate in modo così violento, e ovviamente tutti quelli che conoscevo mi dicevano la stessa cosa: "Eye of the Tiger" è perfetta per gli allenamenti!
    L'unica volta della mia vita in cui sono andato a correre sono stato più banale: colonna sonora di "Lola corre"! :-D

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    1. Ehehe per essere uno che non capisce una cippa di Hip Hop, ancora meno Italiano, devo dire che i Flaminio Maphia mi piacciono e sì! Cacchio per “Creed II” sarebbero perfetti, voglio la loro versione della colonna sonora adesso :-D
      Penso sia diventata la canzone a allenamento definitiva, anche se la tua versione mi piace, dovrò provarci ;-) Ma forse la versione di “Eye of the Tiger" più divertente di sempre è quella sentita in “My name is Earl:

      https://www.youtube.com/watch?v=tOsl_qDV1Fc

      ;-)

      Cheers!

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  7. Solo applausi per la tua rece dove si evince tutta il tuo amore per il personaggio e per il cinema.
    Ti confesso che è il film della saga che ho visto meno, anche se le scene che citi sono rimaste impresse pure a me, e credo a chissà quanti altri.

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    1. Ti ringrazio, in effetti che sia abbastanza malato di cinema si era capito, ma alla saga di Rocky voglio particolarmente bene ;-) In effetti penso proprio che siamo in tanti (ma tanti tanti) ad essere stati influenzati dalla saga. Cheers!

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  8. Questo lo vidi solo alle superiori. Sapevo però da tanto che c' erano HH e M. T! Devo ammettere che in parte mi deluse perché al netto di grandi scene come quelle con Mickey ed Apollo lo svolgimento è più minimale. Infatti rispetto ai primi 2 dura anche abbastanza di meno. Comunque come detto ha la sua personalità. Poi azzeccare una seconda canzone mitica...
    Lo scambio di battute tra Rocky e Clubber oggi ce lo sogniamo nei film di genere. -.- XD
    KL praticamente anticipò Mike Tyson!

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    1. Il film qui abbraccia lo stile degli anni ’80 come dicevamo anche nei commenti, quasi le prove generali per quello successivo che è stilizzato all’estremo e ancora più sintetico. In genera oggi ci scordiamo proprio i cattivi alla Clubber Lang, verrebbe considerato non politicamente corretto… Minchia è vero era un Mike Tyson in anticipo! :-D Cheers

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  9. In un unico film tre personaggi che adoravo, che film, che musica, che cinema, eccezionale ;)

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    1. Questo è lo spirito giusto, tu hai decisamente gli occhi della tigre! ;-) Cheers

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  10. Come ti ho giá detto questo capitolo non lo digerisco moltissimo, ma é anche quello che ricordo di meno, quindi sai mai che rivedendolo possa adorarlo anche io. D'altronde gli unici capitoli che non sono mai esistiti per davvero sono il 5 e il 6

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    1. Lo so, ma questo ha dei momenti iconici, anche solo per l’addio a Mickey, secondo me resta una dichiarazione onestissima sulla sua condizione di divo da parte di Sly, come raramente ne abbiamo viste. Il quinto posso capirti, è il più debole, ma il sesto è stato sorprendente, è l’unico che devo rivedermi per scriverne, non vedo l’ora di farlo, ne parleremo ;-) Cheers!

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