venerdì 30 novembre 2018

Zombi (Dawn of the dead, 1978): Quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti andranno all’Ikea

Che cosa puoi fare, dopo aver già rivoluzionato per sempre il mondo? Molto semplice! Farlo ancora, solo con molta più enfasi ed energia di prima. La rivoluzione continua nel nuovo capitolo della rubrica… Lui è leggenda!
«Sembrano gli zombie di Romero».
Questa è la mia frase preferita quando mi ritrovo, il più delle volte contro voglia, in qualche fin troppo popolato centro commerciale, anzi, per amore di precisione, questa frase si conclude di norma con una parola rafforzativa che ho omesso, che inizia per “C” e ha due “Z” nel mezzo, giusto per dirvi del mio amore per i centri commerciali. Però, capitemi, personalmente non conosco nessuno che frequenti quei posti per la gioia di farlo, ma quando proprio non è possibile evitare la massa, l’ansia che la folla accecata dalla fame di consumo mi provoca, mi ricorda che il genio di George A. Romero (la “A” starebbe per Andrew, ma ufficialmente sta per “Amore”) ha travalicato lo schermo cinematografico solo per arrivare a codificare per sempre la realtà, ci sono poche pellicole che sono state in grado di farlo, questa è una di quelle, questa è un Classido!


Dicono che un rivoluzionario è prima di tutto guidato da un grande sentimento d’amore, per Romero questo vale sicuramente: amore per il cinema e per i suoi “Blue collar monsters” i suoi mostri operai, quei morti viventi a cui zio George da un po’ voleva tornare a raccontare. Ma i casini produttivi di La stagione della strega e il grosso tonfo al botteghino di La città verrà distrutta all'alba, hanno avuto effetto anche sull’entusiasmo creativo della Leggenda che, però, bisogna dirlo, ha trovato un alleato di tutto rispetto: Dario Argento.

Argento non ha mai nascosto la sua ammirazione per Romero, ha contribuito a far arrivare Martin nei cinema europei (anche se malamente tagliuzzato), una volta scoperto che zio George era seriamente intenzionato a tornare sul luogo del delitto per dirigere un nuovo film sui morti viventi, il regista di Suspiria si è davvero prodigato, ospitando Romero a Roma (che detta così sembra uno scioglilingua), per fornirgli un posto tranquillo dove concentrarsi sulla scrittura (storia vera).

La Leggenda in versione Tony Manero contro i pantazampa del Darione nazionale.
Il primo tocco di genialità Romero lo sfoggia subito nel titolo, la prima bozza di sceneggiatura (con un finale molto più drammatico per i protagonisti e che gli attori hanno effettivamente girato, come ricorda Ken Foree intervistato in merito) s'intitolava “Dawn of the living dead”, poi semplificato con l’iconico “… of the dead” che accompagnerà tutti i film diretti da Romero sui suoi mostri operai del cuore, da qui fino alla fine della sua carriera. Ho detto carriera, perché tanto torna, ne sono certo, diamogli tempo.

Dopo la notte dei morti viventi, si passa all’alba, un’intuizione che molte altre saghe hanno ehm, scimmiottato, ma che, di fatto, è la migliore interpretazione di quella che io amo chiamare, “La regola aurea dei seguiti”. Sì, perché di fatto “Dawn of the dead” è questo: un seguito uguale al primo, ma di più, molto di più! Il vero genio di Romero, però, sta nel non farsi immischiare in logiche di mercato, i punti di contatto con il primo film sono giusto nella continuità notte/alba del titolo, ma il resto, lo fanno tutti gli zombie che zio George ha reinventato. Al suo quinto lungometraggio e dopo aver dato fuoco al mondo, sono sicuro che un po’ di pressione sulle spalle Romero l’avesse pure, ma il risultato finale è talmente straordinario da non darlo davvero a vedere, con una sicurezza assoluta nella forza narrativa dei suoi caracollanti mostri, la Leggenda punta tutto su di loro, se con i loro primi barcollanti passetti hanno subito messo in chiaro che i veri mostri sono i viventi, questa volta bisogna fare di più, puntando dritto alla giugulare della società occidentale: il Capitalismo.

“Aprite, siamo qui per gli sconti del Black Friday”.
Lo stesso Dario Argento rimane giustamente abbagliato dal nuovo soggetto di Romero e si prodiga per raccogliere il milione e mezzo circa di ex presidenti zombie defunti stampati su carta verde necessari a girare un film così, inoltre il Darione nazionale si occupa del montaggio della versione del film per il mercato europeo, aggiungendo le musiche degli immancabili Goblin, quindi sì, preparatevi perché sta per arrivare l’immancabile capitolo di confronto tra le due versioni: Zombi vs Dawn of the dead!

La versione cinematografica internazionale di Argento dura 119 minuti e prende il titolo di “Zombi” scritto proprio così, probabilmente per venire incontro all’italica pronuncia. Sta di fatto che questa popolarissima versione si gioca l’ottima carta delle musiche dei Goblin, bisogna ammetterlo, la colonna sonora del gruppo di Claudio Simonetti regala al film una marcia in più, tanto che lo stesso Romero nel suo montaggio definitivo del film, mantiene le musiche dei Goblin, ben più efficaci nel mantenere alta il costante stato di minaccia che incombe sui protagonisti, rispetto alle musiche di campionario che Romero aveva ottenuto gratis, ma che spesso spezzavano la tensione.

Dopo il successo di "Animali veloci e bambini lenti" abbiamo "Zombie con la fronte alta ed elicotteri".
Quello che manca nella versione di Argento è la mitica scena dello zombie che si fa lo scalpo da solo con le pale dell’elicottero (un gran effetto speciali creato da Tom Savini, sfruttando un amico noto per avere la fronte piuttosto bassa, storia vera!) e sforbiciando anche i due inquietantissimi bambini zombie che attaccano Peter, rendendo così la scena del rifornimento all’elicottero piuttosto confusa come continuità. “Dawn of the dead”, il montaggio di Romero, invece, esiste in due versioni: quella cinematografica da 127 minuti e la director's cut da 139 minuti che, francamente, preferisco, perché la storia e i personaggi hanno molto più respiro. Anche se bisogna spezzare una lancia a favore di Argento, un regista che per me, non è mai stato un narratore eccelso, il suo montaggio rende alcune scene molto più accurate e meno grossolane, ma sono davvero questioni di lana caprina, perché si rischia di finire a valutare le due versioni aggrappandosi all’affetto o ai ricordi d’infanzia che, ammettiamolo, passano in secondo piano, perché con qualunque titolo o durata, Zombi/Dawn of the dead resta una capolavoro ed ora vi dico anche il perché. Mettetevi comodi, non sarà una cosa breve.

“Ok che gli zombie non corrono, ma meglio darsi una mossa”.
L’inizio del film fotografa alla perfezione la società in quel momento in cui tutti hanno abbastanza chiaro cosa sia uno zombie (parola che viene pronunciata da uno dei personaggi per la prima volta nei film di Romero, proprio in questo seguito), sanno come ucciderlo, ma la confusione ha lasciato il passo all’incredulità e il caos regna sovrano. Gli zombie, come una metastasi, stanno dilagando e con più collaborazione, senso pratico ed umanità, forse sarebbe ancora possibile fermarli, ma Romero dopo aver fatto le prove generali con La città verrà distrutta all’alba, alza il volume della radio, mettendo alla berlina la religione e il suo culto dei morti, tratteggiando l’autorità come una forza reazionaria dal grilletto facile e portando la critica sociale e politica iniziata con La notte dei morti viventi ad undici, come l’amplificatore degli Spinal Tap.

Zio George e signora, nel cameo all’inizio del film.
Negli uffici di una stazione televisiva regna il caos (ma se fate attenzione potrete notare un barbuto zio George e l’allora sua compagna Christine Forrest che doppia anche la voce registrata nel centro commerciale, qui nei panni di due tecnici molto indaffarati), va ancora in onda un’intervista ad un politico che parla di sparare in testa ai morti e dar loro fuoco, ma intorno a lui è il fuggi fuggi generale, una festa in cui l’ultimo che resta deve pagare il conto, molto probabilmente con la vita. Qui facciamo la conoscenza della bionda Francine (Jane nella versione italiana del film, interpretata da Gaylen Ross) e del suo fidanzato Stephen (David Emge) nel corso del film soprannominato “Fly boy”, visto che sa pilotare un elicottero con cui è fermamente intenzionato a scappare dalla città portando con sé la sua ragazza che, per altro, è anche incinta, giusto per semplificare l’assunto.

Rispettiamo la tradizione dei titoli di testa della rubrica.
Alla fuga in elicottero, si aggiungono presto il poliziotto biondo e spavaldo Roger (Scott H. Reiniger) e il suo collega sbirro Peter (Ken Foree) che eredita il testimone dal Ben del film precedente, ricoprendo il ruolo del personaggio di colore nel film, non proprio una fortuna quando si tratta di film Horror. Ma, purtroppo, non solo in quelli, perché Romero utilizza proprio Peter e Roger, per menare il suo colpo più duro, perché se Night of the living dead era un film politico, “Dawn of the dead” lo è ancora di più.

I due poliziotti si decidono a mollare tutto e volare via, dopo una scena iniziale in cui davvero zio George non le manda a dire tanto che, ovviamente, il suo messaggio viene frainteso (perché è così difficile capire la satira al grande pubblico? Mah!) e all’uscita del film sono volate delle inutili accuse di razzismo (storia vera). Roger e Peter sono coinvolti in un raid delle squadre speciali della guardia nazionale che, in teoria, dovrebbero riportare l’ordine eliminando la minaccia di questi caracollanti cannibali, ma in pratica sono solo la scusa per fare un po’ di pulizia nei quartieri poveri della città. Come si fa a non capire che lo sbirro panzone che si lamenta del fatto che «Questi portoricani e questi neri se la passano meglio di me, non vedo l’ora di sparare» non sia, oltre che dannatamente (e spaventosamente) un personaggio attuale, una critica urlata dritta in faccia e anche a pieni polmoni, io proprio non lo so, a me sembra che la satira arrivi forte e chiaro, no?

Sembra Michael Winslow di "Scuola di polizia" in realtà è Clayton McKinnon già attore in Martin (storia vera).
Se questo non bastasse l'inizio è fantastico, ha un ritmo che si rifiuta di lasciarti andare, in pochi minuti Romero manda in scena una donna portoricana che rifiuta la morte del marito e si becca un morso sul collo dal suo “Miquelito” tornano sotto forma di cadavere affamato, alcuni poliziotti colti totalmente alla sprovvista e sovrastati dagli zombie (la scena del biondino terrorizzato che si spara per non farsi trasformare è il dramma dentro una scena già tanto drammatica) e del... Ehm, chiamiamolo “fuoco amico” da parte di Roger nei confronti del panzone razzista. In un attimo Romero ha già messo in discussione l’autorità, ha preso posizione contro la violenza della polizia contro i contestatori che nel 1978 si portava ancora dentro gli echi del Vietnam e ha demolito sicurezze famigliari destabilizzando lo spettatore. Non so voi, ma io ho visto film iniziare in maniera più banale, mentre qui, è giusto la prima scena!

Il messaggio di Romero è sparato in faccia al pubblico, proprio come fa Peter con la sua pistola, puntata dritta in camera verso noi spettatori, subito dopo l’incontro con il prete e i poveretti barricati nel seminterrato per cercare di salvarsi. La frase del prete è una predica lanciata nel vuoto: «Quando i morti cominciano a camminare dobbiamo smettere di uccidere o perderemo la guerra», ci sono due frasi chiave in “Dawn of the dead” questa è la prima, per la prossima, tenetemi l’icona aperta che tra un po’ arriva.

Appare pochi secondi, ma è uno dei personaggi più efficaci mai scritti da Romero.
L’atterraggio nel grande centro commerciale dei protagonisti fa davvero cominciare il film, girando tutto durante il periodo prenatalizio (quello in cui i centri commerciali sono brulicati di zombie veri) nelle ore di chiusura notturna del Monroeville Mall di Monroeville, nella sua amata Pennsylvania (per altro, il centro commerciale ancora oggi spesso ospita le feste per le periodiche celebrazioni per il film, storia vera), Romero rende l’ambientazione della sua pellicola una parte stessa del messaggio, quando i protagonisti guardano gli zombie che ancora vagano tra i corridoi e i negozi del Monroeville Mall chiedendosi: "Cosa ci fanno qui?", Peter cambia la percezione di tutti i vostri sabato pomeriggio all’Ikea per sempre: «Dev'essere l'istinto... Il ricordo di quello che erano abituati a fare. Questo era un posto importate quando erano vivi» SBAM! Beccati questo consumismo, dritto in faccia!

Il sabato pomeriggio non è mai più stato lo stesso.
Da qui in poi “Zombi” incorpora il passo del grande film d’avventura, i quattro protagonisti si organizzano per bonificare il centro commerciale dalle caracollanti creature, ogni loro sortita è l’occasione per il pubblico per restare incollato allo schermo, la minaccia è costante, ogni volta che ripetono il trucco di attirare gli zombie da una parte e poi correre dall’altra, potrebbero sbagliare, scivolare e perdere la vita. Tutta la scena dello spostamento dei camion è avventura condita da zombie a cui sparare per difendersi. Romero in questo è bravissimo a farci affezionare ai personaggi, creando un piccolo posto felice in cui si potrebbe vivere per sempre, in fondo a chi non piacerebbe restare liberi ed impuniti in un enorme centro commerciale tutto a disposizione? Sarebbe un sogno, no? Un grande gioco per bambini, una gabbia dorata in cui per un po’ potresti quasi dimenticare che là fuori è l’Apocalisse e che i morti sono ovunque.

“Ed ora che facciamo gente?” , “Che dite… Shopping?”.
I personaggi fanno proprio questo: arredano la loro prigione e si mettono comodi, tanto da potersi permettere di giocare ai videogiochi con dei vecchi cabinati, di annoiarsi, persino di riflettere sul futuro, proprio come fa Peter citando suo nonno, una specie di stregone di Trinidad: «Quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla Terra». E... Sì, questa è l’altra grande frase del film che vi avevo promesso lassù, ora posso chiudere quell’icona.

“Dawn of the dead” è un’enorme critica al consumismo, in questo senso gli zombie con il loro eterno vagare e la loro infinita fame sono la perfetta metafora, talmente perfetta che dal 1978 tutta la cultura popolare si è piegata alla visione romeriana degli zombie, se con “Night” zio George ha reinventato quelli che ancora oggi sono i mostri più popolari del genere Horror, con “Dawn” li ha consegnati al mondo, pronti a divorarne usi, costumi ed idiosincrasie.

Cannibale? No peggio, capitalista.
Sì, perché il Capitalismo e il consumismo per Romero è qualcosa capace di divorarti anche peggio di quanto farebbe uno zombie ed è quello che accade anche ai protagonisti, quelli che sono pronti ad adattarsi a questo nuovo ordine mondiale in cui noi umani non siamo più destinati ad essere sul gradino più alto della catena alimentare, allora avranno, forse, una speranza di salvarsi.

Roger, fin troppo spavaldo nel sottovalutare la minaccia degli zombie, paga il prezzo più alto in una scena che ha codificato ogni altro momento in cui una storia horror: un amico deve ucciderne un altro per salvarlo da un destino di eterno vagare. Lo stesso accade a Stephen “Fly boy”, quando vede i selvaggi motociclisti fare irruzione nel centro commerciale, s'infuria ringhiando tra i denti la sua volontà di tenersi stretto il centro commerciale («Questo posto è nostro, l’abbiamo trovato noi») e, non a caso, farà una brutta fine, anche se bisogna dirlo: la sua morte in ascensore, con relativo ritorno, penso sia una delle scene più citate e iconografiche di questo capolavoro, davvero un pezzo di storia del cinema. Insomma: “Fly Boy” guarda il lato positivo, almeno!

“A che piano andaaaaAAARRRRGGGHHHHH!".
Francine (o Jane, fate voi) è quella che riesce a salvarsi perché per portare avanti la piccolissima speranza nel suo grembo, cambia, si adatta, impara a sparare e a pilotare l’elicottero e persino Peter, quello più duro di tutti, ma anche quello più toccato dal dramma dei morti che ora vagano sulla Terra, non si arrende e con un recupero esaltante (oh! Io mi esalto ogni volta quando lo vedo smarcarsi e salire al volo sull’elicottero) decide di non morire insieme al centro commerciale di nuovo invaso.

La banda di pazzoidi motociclisti, invece, serve a ricordarci che il vero male, nella poetica Romeriana, va cercato negli umani, perché se gli zombie sono una metafora che, in qualche modo, potrebbe essere anche arginata, per la cattiveria umana non esiste una cura. I motociclisti che uccidono e razziano tutto senza pietà, rappresentano l’ignoranza e la brutalità, non hanno rispetto di niente, nemmeno della minaccia rappresentata dagli zombie, anzi si fanno beffe di loro colpendoli a torte in faccia (strizzata d’occhio ad una gag ricorrente nata tra Romero e John Russo, mentre scrivevano la sceneggiatura di “Night”: «Come si ammazzano i morti viventi?», «A torte in faccia!» e giù a ridere), una scena che da sola sottolinea la natura da fumetto che Romero, grande appassionato, ha voluto dare a tutto il film, esagerando colori e trovate violente per far arrivare il suo messaggio forte e chiaro.

Le torte in faccia che Kubrick ha tagliato da “Stranamore”, Romero non si è fatto problemi ad usarle.
Non prendono quello di cui hanno bisogno per sopravvivere, sono la massa ignorante, convinta di essere nel giusto perché in maggioranza numerica, mossa da una fame di possesso ben peggiore di quella degli zombie. Nemmeno il fatto che il più rappresentativo di loro, quello soprannominato “Blades” (per via del machete) sia interpretato da quel mito di Tom Savini, serve a renderli più simpatici, anzi viene da sperare che i non-morti se li mangino tutti. A livello quasi inconscio, Romero ci fa fare il tifo per quelli che in teoria sarebbero i mostri, diventa, quindi, chiaro che stiamo assistendo davvero all’alba di un nuovo modo di intendere gli zombie, a voler essere romantici, l’alba di una nuova era cinematografica.

Tom Savini è un mito, anche quando interpreta personaggi cattivissimo (ed occhio, che “Blades” tornerà in questa rubrica).
Non è un caso che sia proprio questa la porzione di film in cui non mancano sangue e budella, tutti effetti speciali vecchia maniera firmati dallo stesso Savini (come creare gli intestini umani? Facile: confezioni di carne cruda prese al supermercato. Storia vera), in cui l’avidità dei motociclisti e la fame dei non morti è quasi indistinguibile nel suo devastare tutto.

"Lo faceva Schwarzenegger in Commando, perché io non posso?".
«Quanta benzina abbiamo?», «Non molta», «Ok». Non proprio il più rassicurante dei finali, quasi una vittoria di Pirro, perché “Dawn of the dead” non è solo il singolo film che ha avuto più impatto sulla cultura popolare degli ultimi quarant’anni, ma è anche una pellicola che ti costringe a riflettere sulla società occidentale, uno specchio per la nostra società ancora attualissimo che ha messo per sempre in chiaro chi sono i veri mostri. In fondo, centri commerciali pieni di corpi mossi solo dalla fame del consumismo popolavano già la Terra prima dell’alba dei morti viventi, la critica di Romero è cinica, totale e quasi impossibile da smentire, perché quando all’inferno non ci sarà più posto, i morti potranno sempre unirsi a noi, in qualche centro commerciale.

“Scoooooontiiii, tre per duuuuuueeeeee”.

La rivoluzione Romeriana è completa, ma non ancora terminata, ad esempio, questa rubrica continua, la prossima settimana, portate il casco care dame e cari cavalieri, si va tutti a Camelot... Rombando!

Intanto, non perdetevi la locandina originale d'epoca di questo film, sulle pagine di IPMP!

39 commenti:

  1. Gaylen Ross era stupenda in questo film me ne sono innamorato (del resto pure bionda è). Concordo con la recensione, anche se Day of the Dead mi è piaciuto di più, forse perché molto più dai rimandi ansiogeni Carpenteriani. Comunque Dawn of the Dead è anche figlio di quei particolarissimi anni 70 che tanto hanno dato al cinema moderno in quanto rivoluzionari per temi e tecnica. Oltretutto il connubio artistico con Dario è stato di pregevole fattura.

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    1. Davvero bellissima, l’anello di congiunzione tra la Barbara del primo film, e la Sarah di quello successivo. Barbare era bionda e propensa allo svenimento (per non parlare delle urla ad un milione di decibel), Sarah tostissima ma con momenti di fragilità molto realistici. La Gaylen Ross di questo film è un personaggio femminile bellissimo, tra lei e Sarah di “Day” non saprei proprio scegliere.

      “Day” è più, diciamo accessibile, le dinamiche da assedio Carpenteriano poi mi comprano sempre, questo si porta dentro tanto cinema degli anni ’70, che poi è il mio decennio preferito, perché non mancava la critica ben fatta che nei decenni successivi si è un po’ diluita, film più critici di questo è anche difficile trovarli ;-) Anche secondo me Dario Argento ha portato molta qualità, una collaborazione molto fruttuosa. Cheers!

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  2. Pietra d'angolo di tutto il cinema occidentale degli ultimi 40 anni. Capolavoro totale copiato, omaggiato, parodiato, ribaltato, studiato, "discusso e analizzato di già" (cit.). Film iconici come questo si possono contare sulle dita di una mano. Toh, forse due mani perché mi sento generoso stamattina.
    In "Zombie" (io sono affezionato alla versione nostrana, vista&stravista, spesso in canalacci regionali a orari impossibili!) c'è tutto e il contrario di tutto. Doppi, tripli livelli di lettura, metafore nemmeno troppo velate, cinismo, dramma, eroismo, stupidità, critica sociale e una flebilissima speranza legata a Jane che fugge col bambino anche se con pochissima benzina a bordo.
    Dai, ma che gli vuoi dire a una pellicola così? Cosa vuoi dire a Romero che in pochi anni ha rivoltato come un calzino il cinema horror? Nulla, lo ami e basta.

    P.S.: bel pezzo Capo! Appassionato ma equilibrato. Bravo perché era facile schiacciare il pedale del sentimentalismo nei confronti di questo capolavoro.

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    1. Di tutti il cinema degli ultimi 40 anni e di tutte le sortite al centro commerciale direi ;-) Una pellicola così densa di idee e spunti d’analisi che riuscire a dire tutto è davvero un casino, questo forse in parti giustifica (ma anche no) l’abbondante uso di parentesi lunghiiiiiiiiiissime di cui ho abusato! Chiedo perdono. Ti ringrazio molto, mi ha aiutato la mia maglietta di “Dawn of the dead” che ormai è la mia t-shirt da scrittura per questa rubrica (storia vera). Cheers!

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  3. ottima recensione grazie.

    grande film.

    complice anche dylan dog e "essi vivono" la scena col poliziotto panzone razzistae con i baffoni è quella che più mi è rimasta in testa.

    aspetto un giorno la recensione di zombi del 2004. il miglior film di zack snyder.

    buon week end

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    1. Ti ringrazio capo, molto gentile! Vero, quel simpaticone non si dimentica ;-) Prima o poi dovrò affrontare i primi famigerati film di Snyder, inizierò proprio dal suo remake, dall’albero di questa rubrica su Romero, spunteranno svariati rami. Buon week end anche a te! Cheers

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  4. Ecco,
    in Walking Dead non mi piace affetto il troppo spazio che si dà all'umano cattivo in contrapposizione all'umano buono.
    Qui invece è tutto perfetto. L'umano cattivo deve infatti rompere gli equilibri (e deve essere carne da macello per gli zombi, proprio per creare quell'effetto che tu citi, di tifare per loro).
    E' un film bellissimo, per questo mi incazzo con i film moderni di horror. Oramai il genere ha già fatto tutto quello che poteva fare. E temo sempre che questi capolavori vengano prima o poi dimenticati.

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    1. I “Camminamorti” hanno sovraesposto gli zombi rendendoli innocui, il fumetto esiste solo grazie al lavoro di Romero (Robert Kirman, dovrebbe ogni giorno della sua vita rendere omaggio a zio George) ne rispetta tutti i canoni, ma la serie ha banalizzato tutto. Il rischio è dar per scontato un capolavoro come “Dawn of the dead” che ha pensato per la prima volta quello che è normale per tutti, ovvero lo zombie metafora del consumismo e gli umani cattivi peggio di loro, la cosa davvero triste è che da quarant’anni, nessuno si è più spostato dall’intuizione geniale di Romero, ma comunque al grande regista, non siano stati riconosciuti gli effettivi meriti. A livello di creatività sono tutti come gli zombie che si aggirano nel centro commerciale. Cheers!

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  5. Un paio di curiosità:
    -La prima è che molti dei motociclisti che appaiono nel film facevano parte di una banda di bikers amici di Savini, tra questi va ricordato Taso Stavrakis (uno di quelli che vengono sbudellati dagli zombi) che poi comparirà anche in "Day" nelle vesti di uno dei militari asserragliati nel bunker.

    -La seconda è che per tanti anni si è vociferato riguardo all'esistenza di un altro finale, decisamente più crudo e pessimista, con Peter che si sparava in testa e Jane che si lasciava impalare dalle eliche dell'elicottero. In molti pensavano che la voce fosse solo un fake, fino al momento in cui sempre Savini ha mostrato alcune foto dal suo archivio personale che dimostrano che la scena fu effetivamente quantomeno provata.
    Ovviamente io preferisco il finale aperto che hanno lasciato così almeno ognuno di noi in mente sua è libero di decidere se i due superstiti alla fine riescano a salvarsi o se muoiano anche loro.

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    1. Sapevo dei motociclismi amici di Savini, anche perché moto e Savini mi fa pensare subito ad uno dei miei film di Romero del cuore (in arrivo a breve), ma non avevo collegato che uno di loro tornasse anche in “Day”, gran chicca! ;-)

      La seconda la sapevo, ho dovuto mordermi le dita, perché avevo già tanto da dire e non potevo perdermi con troppe curiosità, ma il finale alternativo è stato davvero girato. Ma sono completamente d’accordo con te, quello utilizzato mi sembra quello giusto, ha un senso per concludere gli archi narrativi dei personaggi e lascia a noi spettatori la possibilità d rifletterci su. Cheers!

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    2. Che sia Knightriders il Romero del cuore in arrivo, per caso? ;-)
      Tornando al capolavoro zombesco che hai testé esaurientemente recensito, devo confessare che quei morti viventi mi fanno paura ancora oggi pur con il loro make-up senz'altro minimale (Savini aveva scelto bene) rispetto ai colleghi che sarebbero venuti dopo: era proprio la forza dell'idea di base di Zio George a renderli terrificanti senza bisogno di calcare troppo sull'esteriorità, almeno per il momento... i loro spuntini umani, poi, bastavano a togliere allo spettatore ogni dubbio riguardo alla loro pericolosità.
      P.S. La frase rafforzativa che hai omesso, iniziante per “C” e che ha due “Z” nel mezzo, va per caso completata con una "A" dopo la "C" e una "O" dopo le due "Z"? No, chiedo perché sospetto fortemente sia la stessa che uso io negli stessi frangenti (e deve averla di certo usata anche Romero) ;-)

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    3. Non confermo ne smentisco, con il prossimo capitolo della rubrica saprai tutto e anche di più ;-)
      Hai indovinato e senza nemmeno girare la ruota comprando una vocale! :-D Scherzi a parte, verissimo, non hanno bisogno di chissà che trucco quando l’idea alla base è così forte, ai tempi sicuramente non serviva, diventa un “problema” (virgolette d’obbligo) per gli spettatori moderni, ma nel frattempo è arrivato “Day” a sistemare anche questo punto. Cheers!

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  6. «Quando i morti cominciano a camminare dobbiamo smettere di uccidere o perderemo la guerra»
    Ma scusi Padre , come dovremmo combatterli, a parolacce ?
    E poi se camminano e respirano ,mica sono morti , no ?
    Altrimenti come farei a ucciderli definitivamente con un fucile ?
    Scherzi a parte, film iconico e storico, ma invecchiato male per via del make up degli zombi : praticamente un pò di cerone per farli sembrare pallidi ,tanto che oggi non fanno paura a nessuno.
    E peggio ancora, arrivano i moticiclisti a prenderli a torte in faccia e simili, banalizzandoli e togliendgli quel minimo di aura minacciosa che avevano.
    Inotre sono l'unico al Mondo a preferire il remake di Snyder ( anche se il film di Romero è più importante, storicamente parlando )

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    1. Ci sarebbe stato come il cacio sui maccheroni il cameo di uno dei Colonial Marines si “Aliens” :-D
      Il problema del cerone è un dettaglio chiave, appena li guardi pensi: Ok sono dei tizi con la faccia tinta di grigio. Ma mentre guardi il film arriva il momento in cui non li vedi più, li vedi proprio come zombie, anche perché divorano la gente e li sono davvero minacciosi, in questo senso “Day of the dead” ha corretto decisamente il tiro, ma è uno di quei casi in cui il contenuto è così potente, da superare la forma, l’idea di base di Romero è talmente enorme, che per rappresentarla, basta solo il cerone, per altor scelto di quella tonalità da Savini, per farlo somigliare al bianco e nero del primo film (storia vera).

      Sul remake di Snyder per ora sospendo il giudizio, alla prima visione lo avevo odiato per la faccenda degli zombie che corrono, ma lo rivedrò e ne parleremo, ci saranno un sacco di morti viventi su queste Bare ;-) Cheers!

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  7. Avranno pure il cerone, ma quando si pappano qualcuno fanno veramente paura :) Che dire? Ovviamente capolavoro di film..

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    1. La penso allo stesso modo, un po' alla professor Grant: "Il guaio è che sei ancora vivo quando cominciano a mangiarti" (cit.). Cheers!

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  8. Più classico che classico non si può.
    Un must.

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    1. Qui alla Bara li chiamiamo Classidy, ma il senso è proprio quello, felice di avere questo titolo fondamentale qui sopra. Cheers!

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  9. Cass, Io ho i tuoi stessi pensieri da sempre, quando entro in un centro commerciale. Quando li esterno, chi non sa si complimenta per lacune, mentre chi conosce il film sogghigna complice.
    Un capolavoro entrato nell'inconscio collettivo, a cui nessuno può sfuggire. Because we are the dead.

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    1. Mi fa piacere non essere il solo ad amare i centri commerciali ;-) Quando un film codifica la realtà così, viene davvero da citare il Rick Grimes fumettistico, ma soprattutto bisogna ringraziare Romero per il suo genio. Cheers!

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  10. «Quanta benzina abbiamo?». «Non molta». «OK».
    Se non mi sbaglio era con quel "OK" che finiva... due semplici lettere che rendono lo scambio di battute ancora più epico.

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    1. Pure io ricordo il finale così, e pure l'elicottero che tossicchia dopo poco, ma forse me lo sono immaginato. L'altra battuta a cui penso sempre è "money money money" canticchiata ridacchiando dal protagonista mentre preleva soldi dalla cassa, ben sapendo che valgono ormai come la carta straccia.

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    2. Hai ragione, ma nella mia copia del film in DVD i sottotitoli italiano non riportano l'OK, anche perché non credo necessiti di traduzione, vado a correggere il dialogo nel post, grazie per avermelo fatto notare! ;-) Cheers

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    3. A me fa morire la faccia che fa quando se ne mette una manciata in tasta dicendo "Non si sa mai" ;-) Cheers

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  11. film immenso, si merita ex aqueo con shining il primo posto tra i miei horror preferiti

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    1. Bravissima! Peccato che il film di Kubrick viene (giustamente) citata come il miglior horror di sempre, questo mai, ma sono sullo stesso livello, identico. Cheers!

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  12. Complimenti per la bellissima analisi del film. Prima o poi nonostante non sia un grande amante degli Horror devo decidermi a dargli una possibilità.

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    1. Grazie mille capo molto gentile! ;-) Molto consigliato, come dicevamo qui sopra nei commento, è uno di quei film alla "Shining" per peso specifico, prima o poi va visto, perché è talmente un titolone che va oltre il suo genere. Cheers!

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  13. Il mio primo Romero ed anche il mio primo zombie-movie (Prima TV, Italia 1, 7 giugno 1985)... anche se i primi zombi che ho visto sono stati, poco più di un mese prima, quelli di O'Bannon nel trailer de "Il ritorno dei morti viventi". Non ho da aggiungere nulla a quanto da te perfettamente detto se non ricordi personali: quella prima TV in prima serata (quì il trafiletto: https://i.ebayimg.com/images/g/kEcAAOSwbwJaE~w1/s-l1600.jpg) era ovviamente tagliatissima e avendola registrata e strarivista mi ci abituai fin troppo. Infatti fu un colpo quando lo vidi pochi anni dopo su Odeon con alcune scene in più tra cui il massacro dei motociclisti! Sempre riguardo quella prima TV ho un aneddoto curioso: il film non finisce con i soliti titoli ma con la scritta "FIN" su sfondo nero. Piuttosto strano dato che i titoli di testa erano in italiano!

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    1. Hanno fatto un bel “Frankenstein” titoli di testa italiani e di coda francesi, anche perché come ci insegna “Sharknado” ;-) Beh direi esordio niente male, conferma che la tradizione di tagliuzzare i film è antica, inoltre con questo film penso che abbiamo avuti tutti la stessa esperienza, ovvero scoprire le varie versioni nel corso degli anni e dei noleggi, almeno ai tempi era così ;-) Cheers!

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    2. Infatti anche la versione che passò su OdeonTv nell'88 doveva essere un pò censurata perchè, ad esempio, la sequenza dei bambini alla stazione mi sembra di averla vista ancora più tardi di allora... ma non poterei giurarci!
      Inoltre ultimamente me lo sono riguardato in DVD e pure mi sembrava di vedere brevi sequenze/inquadrature del tutto sconosciute... oltre ad un'inquietante suono mai sentito prima di allora che accompagnava i rantoli degli zombi. Oltretutto mi sono accorto di una cosa mai notata prima: lo zombi hare krishna che ride mentre si protegge dal bengala! :-D
      Un'ultima curiosità legata alla prima TV: non ricordo il trailer canonico ma ne ricordo un'altro aggiuntivo dove venivano mostrate le ultime battute del prete portoricano.

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    3. La sequenza dei bambini è presente solo nella versione di Romero, si hai ragione me lo ricordo anche io quel sorriso! ;-) I trailer poi non sono niente male, sono molto legato a quello di “La notte dei morti viventi” davvero archeologia dei trailer. Cheers!

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    4. Strano... la versione che ho io é quella "argentiana" e la scena dei bimbo-zombi é presente!

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    5. Hai ragione, ho fatto una verifica ed infatti è presente, avevo salvato nella mia mente l’informazione (errata) per cui i bambini-zombie non ci fossero nella versione di Argento, grazie per avermi corretto questo “Bug” mentale ;-) Cheers!

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    6. Hai ancora per caso quella registrazione? nel caso fammi sapere mario.ninja@libero.it

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  14. Io ricorderò sempre la parodia zombesca tutta italiana , ovvero "Io zombi, tu zombi lei zomba ", nata sulla scia del successo del film di Romeo con tanto di scena di assedio al supermercato "!al contrario".
    E Montagnari che da pure il suo opinabilissimo parere sul film ( da 34:25 in poi )

    https://www.youtube.com/watch?v=TRiWWqq4rWg

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    1. Non credo di averlo mai visto tutto, però Nadia Cassini me la ricordo anche io ;-) Però mi hai dato un bello spunto di ripasso, appena sarò a casa vedrò anche il video, gracias! Cheers

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  15. Che capolavoro! Visto ieri.
    Anche io a prima visione sono rimasto colpito dalla frase dei zombi che ritornano nel centro commerciale perché hanno ricordi, fa capire che tutti siamo stati e saremo assuefatti dal consumismo.
    Si salva la donna con il bambino in grembo forse perché potrebbe esserci un filo di speranza per il futuro(ormai credo di no purtroppo...)

    Grandi recensioni le tue, si vede che ami e conosci il cinema

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    1. Ti ringrazio moltissimo e un po' ti invidio, vedere questo film la prima volta è un'esperienza che non si dimentica, sono molto felice che tu sia piaciuto ;-) Cheers

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