Essere universalmente riconosciuto come il papà degli zombie
al cinema potrebbe oscurare un film considerato minore vero, ma comunque
bellissimo, quello che oggi è protagonista del nuovo capitolo della rubrica…
Lui è leggenda!
Al suo quinto lungometraggio George A. Romero (la “A” sta
per amore, ve lo ricordo) ne ha già viste parecchie, ha rivoluzionato il mondo
con
La notte dei morti viventi, per
poi trovarsi costretto a fare i conti con le difficoltà produttive, purtroppo
davvero l’unica vera costante di tutta la sua carriera insieme ad un manifesto
talento.
La stagione della strega è
stato massacrato in fase di distribuzione, mentre
La città verrà distrutta all’alba semplicemente concluso nel
momento in cui il budget è terminato (storia vera).
Anche per questo motivo Romero non ha mai nascosto di
considerare “Martin” uno dei suoi film preferiti, per il semplice fatto di
essere riuscito a scrivere e portare per intero sul grande schermo la sua
sceneggiatura. Se Romero è universalmente ricordato per i suoi morti viventi,
per quanto mi riguarda “Martin” è la cartina al tornasole del suo talento, sarà
anche un film minore, ma a mia volta resta uno dei miei preferiti di zio
George e, a costo di spararla grossa (ma anche fosse, qui sotto verrete
massacrati di argomentazioni a sostenere la tesi), uno dei migliori film sui
Vampiri che sia mai stato realizzato. Mica male per uno che ancora oggi viene
considerato solo un regista di film di zombie, ztè!
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In bianco e nero, come un vecchio film della Hammer. |
Le intenzioni della Leggenda con “Martin” sono chiare e
dirette: il film nasce con l’intenzione di far capire al pubblico che tutti i
mostri della letteratura classica, di cui i vampiri sono da sempre i più nobili
rappresentanti, di fatto non sono altro che un modo per esorcizzare e giustificare la parte malvagia presente dentro ognuno di noi. Per
Romero quella parte malvagia non può essere eliminata, e faremmo tutti bene a
ricordarcelo, “Martin” ci riesce alla perfezione.
Per raggiungere tale risultato, la Leggenda torna idealmente
alle origini, un piccolo film, con il solito budget modesto, 250 mila ex
presidenti defunti stampati su carta verde, per una pellicola prodotta in casa
e tra amici. In casa perché ancora una volta Romero sceglie di girare in
Transilvania
Pennsylvania, il luogo che sta a zio George come il Maine sta a Stephen King, per
la precisione nella cittadina di Braddock, scelta da Romero proprio perché sul
finire degli anni ’70, molte fabbriche avevano chiuso e molti erano rimasti
purtroppo a spasso, proprio come accade del film al personaggio di Arthur,
interpretato da quel gran mito di Tom Savini.
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“Ma come Pennsylvania!? Avevo detto Transilvania! Ma guarda in che postaccio sono finito!”. |
Sì, perché “Martin”, per essere un film minore, è
fondamentale nella filmografia di Romero, proprio qui inizia
la storica collaborazione (ed amicizia) tra la Leggenda e il grande Savini che
qui esordisce come attore, ma anche come tecnico degli effetti speciali, un
settore in cui Tom in linea di massima, due
cosette le ha pure dette.
Per dirvi di quanto sia un film in famiglia questo, nella
parte di Christina, troviamo Christine Forrest futura signora Romero (dal 1980
fino al loro divorzio nel 2010) e giusto per risparmiare qualche soldo, lo
stesso zio George s'improvvisa attore nei panni di Padre Howard, il parroco
che tiene messa in una chiesa da poco scampata dalle fiamme di un incendio
(elemento reale, inserito nella trama del film) e che interrogato sugli
esorcismi, si mette a parlare di cinema, ovviamente di “L’esorcista” (1973) di William
Friedkin, insomma un parroco che predica di film, brutto?
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Con un prete così, qualche volta sarei andato a messa anche io. |
Ma forse l’incontro più importante (almeno ai fini della
realizzazione di “Martin”) è quello con il produttore Richard P. Rubinstein che,
sempre nell’ottica di tenere bassi i costi, mette una mano sulla spalla del
regista (probabilmente salendo sulla sedia, vista l’altezza di Romero)
dicendogli: «Oh, ma sai che mio fratello è un musicista mica male? Vuoi fargli
comporre le musiche per il film?». Ecco, tra parole e sedia, magari non è andata
proprio così, ma sta di fatto che Donald Rubinstein, oltre a comporre le musiche
per il film, è diventato uno dei compositori di fiducia di Romero, quindi
aspettatevi di vederlo tornare nel corso di questa rubrica.
L’idea originale di Romero era quella di dirigere tutto il
film in bianco e nero, ma consigliato dal produttore che teneva di veder scappare
tutto il pubblico, si è limitato ad utilizzare il bianco e nero solo per alcuni
selezionati momenti (lasciatemi l’icona aperta, che più avanti ci torniamo),
allo stesso modo, il montaggio originale di 165 minuti è andato perso, in
questo caso poco male perché la versione definitiva del film, quella voluta da
Romero della durata di 95 minuti è piaciuta parecchio ai distributori da
assicurarsi un'uscita nelle sale americane, purtroppo per il mercato europeo
non è andato così bene, tocca aprire una doverosa parentesi.
Un po’ come il successivo “Dawn of the dead”, anche questo
film è stato sforbiciato (anche malamente, lasciatemelo dire) di quasi 10
minuti e le musiche di Rubinstein, sono state spazzate via in favore di quelle
dei Goblin, ben più celebri anche qui
dalle nostre parti. Inoltre, il titolo è stato modificato nel ben più esplicito “Wampyr”.
Ecco perché questa pellicola da noi è più ricordata con questo titolo, magari
ricordate il pipistrello sulla copertina del dvd della Quinto Piano,
popolarissimo per tutti i vecchi frequentatori di videoteche, anche se,
personalmente, ho sempre odiato quella versione del film, le musiche dei Goblin
non centrano nulla con il film e spesso coprivano i dialoghi, inoltre, tutta la
potente scena d’apertura, quella sul treno, era stata tagliata via forse per non
turbare troppo il pubblico. Ecco perché per me questo film è e sarà per sempre
“Martin”, mi tengo stretto il mio dvd con la versione voluta da Romero,
pubblicato attorno al 2010, quindi un consiglio spassionato: recuperate questo
bel film, ma occhio alla copia che decidete di guardare.
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La tradizione dei titoli di testa, oggi nella doppia versione USA/Europa. |
“Martin”, pensate un po’, è la storia di un ragazzo tormentato di nome Martin (chi l’avrebbe mai detto) ed intendo più tormentato della media di qualunque adolescente, perché il ragazzo è convinto di essere un vampiro in circolazione da più di ottant’anni, il problema è che alle parole fa seguire anche i fatti, come vediamo subito nei minuti iniziali del film, quelli sforbiciati nella prima versione europea del film che mai come ora ci ricordano che l’inizio di un film, ne determina tutto l’andamento.
Romero pronti via, non prende prigionieri, ci porta tutti su
un treno notturno su cui viaggia anche il nostro Martin (un John Amplas al suo
esordio, che recita come se non avesse mai fatto altro in vita sua), il ragazzo
punta subito una bella signora che viaggia sola, s'intrufola nella sua cabina
per nutrirsi del suo sangue, ma niente canini per Martin, solo siringhe
sterili, sonniferi potenti e lamette affilate. Sia in questo potente inizio che
nel resto del film, Romero lascia intendere che dopo aver drogato le sue vittime,
Martin non si limiti a bere il loro sangue, uno schiaffo di realismo dato in
piena faccia, che è la cifra stilistica di tutta la pellicola.
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I canini sono così superati ormai, meglio qualcosa di più sterile. |
Nel suo abbracciare la vittima e assicurarsi che non soffra,
Martin è quasi grottescamente tenero, ma anche meticoloso nel nascondere le sue
tracce e sparire dopo aver inscenato un finto suicidio per la donna, il tutto
mentre nella sua mente la realtà si alterna a immagini in bianco e nero (così
chiudo quell’icona lasciata aperta lassù) che sembrano arrivare dritte dai
vecchi film di vampiri della Hammer, oppure della Universal, con cui Romero non
fa altro che ricordarci che la realtà e la finzione cinematografica non possono
essere più diverse.
Nella sua mente Martin vede la sua vittima in una vestaglia
sexy che attende il suo morso, nella realtà la donna urla, ha i capelli
raccolti per la notte e pure la crema contro le rughe sul viso. Per tutto il
tempo Romero fa una cosa che adoro nei film: non moralizza, non lo fa mai, al
massimo racconta e lascia a noi spettatori il compito di farci un’idea su
Martin. Il ragazzo è pazzo? Convinto di essere un vampiro perché influenzato
dall’ambiente o da troppi film, oppure è davvero un ragazzo problematico e solo
(come la protagonista di
La stagione della strega) che avrebbe bisogno di aiuto? Romero lancia la palla nel
nostro campo e porta avanti la sua tesi, perché Martin è il Vampiro di un’era
moderna in cui l’incredulità domina, la mancanza di empatia la fa da padrona e
soprattutto i mostri, quelli veri, non vanno in giro con il mantello nero e i
canini a vista.
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L’immaginazione contro la realtà (Se ve lo state chiedendo no, non è truccata da zombie). |
Al suo arrivo a Braddock, Martin va a stare a casa del suo
vecchio cugino Cuda (Lincoln Maazel) lituano di origini (come Romero) e
cattolico vecchia scuola, la loro camminata verso casa è lunga e silenziosa,
poi Cuda rompe il silenzio dando al ragazzo del “Nosferatu”, così, tanto per
metterlo a suo agio.
Cuda non le manda a dire, se non potrà curare Martin dalla
sua malattia e dovesse scoprire che nel vicinato qualcuno ci ha rimesso le
penne per la sua brama di sangue, non perderà tempo a piantargli un paletto nel
cuore, non serve nemmeno che Martin gli faccia vedere che croci, aglio e tutto
il solito Kit anti-succhia sangue, non abbiano nessun effetto su di lui. Non si
discute con i pazzi, regola numero uno.
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Koda, fratello orso? Più che altro Cuda, cugino stronzo. |
Martin lavora come garzone
al paradiso della brugola
nel negozio di Cuda, introverso, di pochissime parole, insomma voi e me (io di
sicuro) quando avevamo la sua età, Martin stringe amicizia solo con Christina
(Christine Forrest) con il suo fidanzato Arthur (Tom Savini), ma soprattutto con
l’unica persona in città più sola di lui: la signora Abbie Santini (Elayne
Nadeau), un personaggio sfaccettato e ben scritto, se vogliamo, simile alla
protagonista di
La stagione della strega. Abbiente, di bell’aspetto, i giovani direbbero una MILF se non fosse che non ha
figli e anche questo è uno dei motivi della sua tristezza infinita, una
tentazione per Martin che, però, ha già i suoi bei problemi.
George A. Romero si mette davvero d’impegno a scardinare
uno per uno tutte le caratteristiche chiave dei vampiri cinematografici, sostituiti
i canini con siringhe e lamette, l’altro elemento chiave è proprio il sesso. Da
sempre la figura del vampiro va di pari passo con la sessualità (cosa c’è di
più sensuale di un “bacio” sul collo? Ben poche cose), Martin, invece, non è
interessato al sesso, non senza sangue almeno, non con persone vive, anzi il
sesso è uno dei metri di paragone della sua normalità, anche se intorno a lui
di normalità, ne troviamo ben poca.
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No, non è una scena di "Le casalingue" di Fantozziana memoria. |
Sì, perché la bellezza di “Martin” sta nella sua capacità di
farti affezionare ad un protagonista controverso, un personaggio che anche se
guidato da visioni in bianco e nero che sembrano uscite da vecchi film horror,
per tutto il tempo disconosce quell’iconografia («Quei film pazzeschi non sono
reali, sono tutte stronzate»), eppure è impossibile non provare empatia per lui,
anche perché John Amplas è davvero straordinario nel rendere convincente e
realistico Martin, i suoi silenzi o le confessioni (come quelle al telefono con
il DJ radiofonico) arrivano sempre nei momenti meno opportuni, come solo un
adolescente potrebbe fare. Pare che Romero avesse pensato per Martin un attore
più anziano, ma dopo aver visto il provino di John Amplas, ha riscritto buona
parte del copione per ringiovanire il personaggio (storia vera).
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Per avere ottant’anni, te li porti piuttosto bene ragazzo. |
Come fa Romero a farti patteggiare per quello che nel caso
migliore, potrebbe essere un moderno vampiro e in quello peggiore, solo un
pazzo malato e per di più serial killer? Facile, tenendo fede alla sua
premessa, che poi è la missione del suo cinema: fare critica sociale usando il
cinema di genere per ricordarci chi sono i veri mostri.
Attorno a Martin chi troviamo? Suo cugino Cuda è un
cortocircuito di vecchie superstizioni religiose, incapace di provare anche la
minima forma di pietà, gli unici personaggi davvero positivi sono Christina e Arthur
che sarebbero genitori ideali per il ragazzo, ma devono lasciare una cittadina
che sta morendo, in cerca di lavoro altrove. La signora Santini un po’ mamma,
un po’ amante, a lungo rappresenta l’unico legame di Martin con una vita
normale, prima di uscire di scena in un modo tragico e ironico (considerando le
macabre abitudini di Martin), dando l’addio definitivo a tutte le speranze del
protagonista.
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Christine Forrest, la futura signora Romero, uno dei personaggi chiave della vicenda. |
Chi resta? Gli estranei che lo additano come “Strambo” nel
negozio in cui lavora o peggio, il DJ radiofonico e i suoi spettatori della
notte, gli unici con cui al telefono Martin può parlare liberamente del suo
vampirismo e del modo in cui lui lo interpreta, anche se poi, a ben guardare, i
veri vampiri sono loro. Sì, perché per Martin quelle telefonate notturne
sono l’unico modo per elabora la sua condizione, ma per il DJ il “Conte” come
lo chiama lui, è solo il modo migliore per fare ascolti e per gli spettatori
che chiamano per fare domande, solo un modo avido di sentirsi un po’ meno
strambi, puntando il dito contro il mostro e dimenticandosi per un minuto
delle loro vite.
In tal senso, una delle scene migliori di “Martin” resta il
suo raid (ovviamente notturno) nella casa di una vittima a lungo tenuta d’occhio
dal ragazzo, vestito di nero (altra picconata all’iconografia dei vampiri data
da Romero, gli abiti neri non servono per darsi un’aria da Dandy della vecchia Europa,
ma per mimetizzarsi come un ninja) e kit per la donazione non-volontaria di
sangue, quando entra nella villetta, Martin è costretto ad improvvisare,
perché la donna non è sola, ma con lei c’è il suo amante e i due insieme cosa
fanno? Realizzano di essere in pericolo? No, si rifiutano di chiamare la
polizia per non dare scandalo, molto più preoccupati di cosa potrebbero dire le
persone riguardo alla loro relazione segreta, piuttosto che a salvarsi la
pelle. Chi sono i veri mostri ora?
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Mai visto un mostro con il pullover e la camicia nei pantaloni. |
Nemmeno la religione può dare sollievo a Martin, per carità!
Anzi Romero non le manda certo a dire, per lui si ritaglia il ruolo di padre
Howard, il parroco che predica di cinema, mentre il prete esorcista fortemente
voluto da Cuda, ovviamente, non sortisce nessun effetto sul ragazzo, anzi
diventa l’occasione per Martin di prendersi gioco delle superstizioni del
vecchio cugino. Una delle scene migliori del film è quando Martin attira Cuda
in un vecchio cortile con un nebbione da film della Hammer, solo per sfoggiare
canini (di plastica) e il classico mantello (fuori nero e dentro rosso che
attribuireste al conte Dracula) e farsi due grasse risate alla faccia del
cugino.
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"Sono il Conte Dracula... Minchia!!!" (Cit.) |
Per me solo un grande uomo di Cinema, può permettersi di
smontare con il cacciavite, uno per uno, tutte le certezze che la settima arte
ha sfornato negli anni sui vampiri e dirigere un film che sarà pure povero nei
mezzi, ma di certo non nelle idee e nei contenuti. Una pellicola che magari è un
po’ invecchiata, ma resta estremamente realistica nel suo intento di
trasportare il vampiro dalla gotica Transilvania, alla decadente Pennsylvania
delle fabbriche che chiudono e, soprattutto, non smolla il colpo quando è ora
di far arrivare il suo messaggio forte è chiaro. Se non avete visto il film,
saltate il prossimo capoverso (seguono
SPOILER).
Mentre guardi “Martin” fino agli ultimi due minuti ancora
non hai pienamente idea di dove la storia potrebbe andare a parare, quando
penso ad un horror che trova tutto la sua logica nella manciata di secondi che
gli restano prima dei titoli di coda, di solito penso a “Sleepaway Camp” (1983)
e a “Martin”, perché da appassionato di basket Romero fa partire l’ultimo
tiro nel finale e vince la partita, ma non senza aver dato prima un calcio in
bocca al pubblico. Ogni volta che vado a rivedermi “Martin”, finisco ogni volta
per fare: «No! Nooo! Ma perché!» (storia vera).
Che sia un vero vampiro moderno, oppure un ragazzo
disturbato, alla fine Martin fa davvero la fine di un vampiro, accusato da Cuda
della morte della signora Santini, viene colpito a morte con un paletto nel
cuore, un effetto speciale cruento e riuscitissimo firmato, ovviamente, dal
grande Tom Savini. Sarà... Ma non m'impedisce ogni volta di disperarmi per il
protagonista.
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Un vero vampiro? Un pazzo? Un ragazzo bisognoso di aiuto? A voi la scelta. |
Povero Martin, colpito a morte da un male incurabile della
nostra società, l’ignoranza che trasforma tutti in mostri ben peggiori dei
vampiri, la critica di Romero non potrebbe essere più potente ed efficace di
così, i titoli di coda, con la tomba di Martin scavata nel cortile di casa da
Cuda, mentre gli spettatori radiofonici si chiedono che fine abbia fatto quello
strambo “Conte”, in qualche modo si ricollega alle fotografie sgranate sui
titoli di coda di
La notte dei morti viventi. (
Fine degli SPOILER).
Insomma, per essere un film minore sui vampiri, firmato da
un regista ricordato quasi esclusivamente per gli zombie, “Martin” è davvero un
grande film, senza moralizzare, ma anche senza mandarle a dire, George A.
Romero firma un titolo fondamentale, capace di distinguersi dalla massa delle
pellicole a tema vampiresco in un modo unico, se poi dopo i titoli di coda,
sentite ancora addosso degli strascichi delle riflessioni che questo film ti
costringe a fare su te stesso e sulla società... Beh, tranquilli, è tutto normale
quando siete alle prese con la pellicola di una leggenda cinematografica e non
sono complimenti che di solito spreco per nessuno. Guardatevi o riguardatevi “Martin”
per vedere se è vero, resta un film che meriterebbe ben più riconoscimento di
quello che già ha, proprio come il suo regista.
Tra una settimana, invece, andiamo a giocare con un titolo da
tutti riconosciuto come fondamentale, per la filmografia di Romero e per la
storia del cinema. Tra sette giorni, sarò ancora in missione per conto di zio
George, state pronti, andiamo tutti al centro commerciale!
non l'ho visto.
RispondiEliminauna mia curiosità: andrai a vedere il torino film festival??
io no.
grazie rdm
Ci sono andato per tanti anni e ho sempre meno voglia di fare la coda, amare il cinema e odiare la razza umana è un paradosso con cui devo fare i conti ogni giorno. Detto questo, mi sono messo d’impegno a guardare il programma, considerando che i due film più interessanti, non solo li ho già visto, ma anche già commentati qui sulla Bara, penso che starò a casina mia, anche perché in questo periodo non so più dove girarmi, quindi anche quest’anno salterò. Cheers!
EliminaFilm bellissimo! Lo vidi per la prima volta in una vecchissima vhs proprio intitolata Wampyr, e mi colpì subito. Potentissimo, molto esplicito anche nelle intenzioni, cinema di grandissimo livello! Forse il mio Romero preferito!
RispondiEliminaEra facilissimo trovare copie di “Wampyr” in giro, in tutti i formati, con il pipistrellone in primissimo piano sulla copertina. Anche io l’ho amato da subito, questo sarebbe anche il mio Romero preferito, se non fosse che mi sono schierato con un altro titolo, che arriverà a breve (ti avviso, ho proprio sbracato), però ha davvero tutto per essere considerato il miglior Romero, alla faccia di chi lo vuole solo regista di robette con gli zombie, tzè! Cheers
EliminaForse il mio film preferito sui vampiri! Lo vidi prima nella versione sforbiciata, in vhs; poi nella versione integra in dvd. La prima volta lo vidi dietro grandi insistenze di un amico cinefilo che, accennandomene la trama, mi faceva pensare che non mi sarebbe piaciuto per niente. Invece aveva ragione lui :)
RispondiEliminaOT Nemmeno io da qualche anno presenzio più al Festival di Torino (e pensare che volendo avrei l'accredito...) perché non reggo più code, gente, telefonini, testediminchia, folla e freddo. Son vecchio :D
Ciao
Ci sono tanti film sui vampiri, pochi sono memorabili, “Martin” è uno di questo ;-) La versione sforbiciata lo danneggia parecchio, però è davvero bello, hai fatto bene a recuperare l’integrale, la scena del treno è fondamentale. Romero ci fa patteggiare per il “mostro” senza mai moralizzare, me senza nemmeno mandarle a dire contro la nostra società.
EliminaPer anni sono stato parte della giuria popolare, quella proprio composta dal pueblo (d’altra parte, quello posso fare), sono arrivato alla saturazione, per convincermi ad andare ora, devono proprio giocarsi robe clamorose, altrimenti la forza di attrazione gravitazionale del divano vince su tutto ;-) Cheers
Probabilmente non averlo visto negli Ottanta, quando era citatissimo, mi ha fregato. L'ho visto la prima volta in DVD, un'edizione pessima che credo si limitasse a riversare una VHS italiana, e l'ho trovato disarmante: forse era una copia fallata, perché immagini girate malissimo si alternavano ad una storia terribile. Sembrava la solita poveracciata italiana di serie Z al cubo che scimmiottava i grandi horror americani. Ripeto, spero di cuore che il DVD fosse una versione fallata, ma comunque non è certo il film con cui preferisco ricordare George :-P
RispondiEliminaPosso immaginare, però guarda questo film è stato fatto a fetta nelle versione europea, la scena del treno, che nella testa di Romero (e nella logica del film) è quella iniziare, nella versione “Wampyr” compare a film già iniziato, il risultato è che Martin, arriva a Braddock, fa cose, vede gente, poi improvvisamente prende un treno, uccide una a bordo, torna a Braddock, e prosegue come se nulla fosse. Nella versione di Romero è chiaro che fa perdere le sue tracce prima di raggiungere il cugino Cuda, nell’altra versione, il ragazzo corre il rischio di essere beccato, perché sembra che uccida sul treno che lo ha riportato a casa, insomma, un bel casino! Cheers
EliminaMiii, io stò film lo vedevo replica a nastro sulle tv locali lombarde di metà anni 90 : c'è stato un periodo in cui lui, il demone sotto la pelle, Kriminal , i predatori dell' anno Omega e i filmacci tv di "Lucio Fulci presenta " infestavano le emittenze italiche .
RispondiEliminaOggi invece... vabbè la pianto qui che non è bello vedere un adulto che piange.
Non ti preoccupare, ti copro con la Bara così non ti vede nessuno. Che bello quanto le tv erano piene di film e non di reality che sono più finti dei film. Cheers!
EliminaIn realtà sono piene di film più che mai .. solo che sono i film delle Major visti e stra-visti .. tutto il cinema di serie "B" o "Z" , in mano ai piccoli/medi distributori, è sparita nel nulla, inghiottita dal monopolio delle mega-corporazioni ( idem gli anime giapponesi ).
EliminaMeno male che c'è internet, altrimenti sarebbe tutto perrduto, come lacrime nella pioggia.
Si vero, da lettore del Zinefilo ho capito molte delle dinamiche dietro ai nostri palinsesti, i film di serie Z costano poco per quello spopolano. Cheers!
EliminaSam, i tuoi messaggi potrebbero essere i miei.
EliminaRidatemi i film di Odeon Tv e Telesanterno.
Poi in realtà tra questi film spuntavano fuori anche capolavori come Cabal e Grano Rosso Sangue..
Ah però, robetta da niente proprio ;-) Cheers!
EliminaMartin, The Addiction di Abel Ferrara e Rabid di David Cronenberg sono i film più interessanti che ricordo sul vampirismo.
RispondiEliminaVero, dovrei rivedermi il film di Ferrara, per il gusto di averlo qui sulla Bara. Cheers!
EliminaTi prego fallo! Voglio leggere ciò che dirai sul mio secondo film preferito sui vampiri (The Addiction)! Thanx
EliminaMe lo segno tra i "Compiti per le vacanze", il Natale serve anche a quello, guardare film ;-) Cheers
EliminaEnnesimo recupero recente ed anche questo come il precedente passo in quel ciclo su OdeonTV. Questo però avrei potuto vederlo perché ricordo il trafiletto sul giornale e perché lo beccai che era già iniziato e per questo lasciai purtroppo perdere: era una delle due scene sul treno, ma non so se la prima (molto probabilmente) o quella a metà film. Nonostante conosca solo la versione "argentiana" l'ho trovato ugualmente un buon film, una variazione sul tema molto intelligente e profonda. Mi fa rimpiangere ancora di più averlo perso quella volta perché per me é importante aver avuto determinati film nel mio bagaglio culturale sin da giovanissimo, e questa pellicola ci sarebbe stata benissimo.
RispondiEliminaP.s.: John Amplas é stato bravissimo ed é un peccato che abbia lavorato così poco e anche molto in retroguardia, nonostante sia sempre per Romero.
Se ricordi una scena sul treno a metà film, era sicuramente "Wampyr" la versione Argentiana, vero è importante vedere certi film al momento giusto, ma è decisamente meglio vederli bene, quindi se hai potuto vedere la versione di Romero, forse è stato meglio così ;-) Amplas qui è perfetto, anche degli altri film di Romero ha sempre avuto ruoli minori (o molto minori) ma qui sembra davvero nato per questa parte. Cheers!
EliminaLa versione che ho visto é appunto "Wampyr" e ci sono due scene sul treno, alquanto simili: una poco dopo l'inizio ed una a metà. La versione Romeriana ancora mi manca purtroppo.
Eliminalo trovi in dvd (in blu-ray non esiste, almeno non in versione Italiana), altamente consigliato ;-) Cheers
EliminaStavo per dire "Mai sentito questo film". Poi sono arrivato alla parte dei Goblin..di Vampyr...ecco, la locandina mi dice decisamente qualcosa. Addirittura la pellicola di esordio di Tom Savini come tecnico degli effetti speciali?
RispondiEliminaSecondo me Martin non era un vero vampiro.
Se lo fosse, cadrebbe la splendida architettura della storia che ci hai ottimamente raccontato.
Un mostro ucciso è pur sempre un mostro ucciso.
Uccidere un pazzo che uccide è giusto?
La presa in giro di Dracula poi aggiunge un ulteriore + a questo film.
Grande Romero.
Lo guarderò sicuramente (lo spoiler finale non ha affatto rovinato la futura visione).
Ho dovuto inserirlo perché era impossibile completare l'analisi senza, ma secondo me non è un film che perde se conosci la fine, anzi, sono proprio tutte le domande che solleva a determinarne il valore ;-) Cheers!
EliminaBeh, di certo se l'è meritato, di schiattare!
RispondiEliminaPenso che sia proprio il bello del film, la morale viene decisa dal pubblico, non dal regista, non è compito del cinema moralizzare ;-) Cheers
EliminaMa l'edizione DVD con la scritta wampyr in verticale e bianco- rossa è l'edizione originale di Romero? Edizione anno 2012...
RispondiEliminaTutte le edizioni intitolate "Wampyr" sono quelle di Argento. Per la versione originale di Romero devi cercare quelli intitolati "Martin", per altro dagli archivi di casa Romero è cicciata fuorinuna director's cut, notizia letta giusto ieri (storia vera). Cheers
EliminaAllora forse l'edizione giusta è quella di Storm video con scritto spiecial ediction, c'è un ragazzo con un vetro che gli copre un occhio in copertina. Si chiama Martin questa
EliminaQuella che ho io, punta su quella ;-) Cheers
EliminaIl film di Romero "Wampir" non c'entra niente con Dario Argento, questa è una bufala da cancellare.
EliminaL'equivoco nasce (penso da qualcuno in malafede) perchè dopo il grande successo di "Zombi" del 1978 (questo sì distribuito come sappiamo nella versione argentiana), in Italia nel 1979 i distributori hanno pensato bene di sfruttarne l'eco del regista, rimaneggiando quel film precedente e inserendoci le musiche dei Goblin (peraltro tratte dal loro disco Roller del 1976) visto che erano piaciute nell'altro film.
Addirittura sia Romero che Amplas vennero in Italia per pubblicizzarlo.
Questi i riferimenti:
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,21/articleid,1454_02_1979_0105_0021_20408337/
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,6/articleid,1075_01_1979_0160_0007_15376510/
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,10/articleid,1457_02_1979_0190_0010_20596432/
Ottimo, grazie per la precisazione ;-) Cheers
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