sabato 10 novembre 2018

Doctor Who - 11x05 - The Tsuranga Conundrum: Doctor & Stitch


Ridendo e scherzando, l’undicesima stagione di “Doctor Who” arriva al giro di boa con un episodio che mah! No sul serio, il titolo che pare preso in prestito da una puntata a caso di “The bing bang theory” non ha di certo portato bene, se l’episodio precedente mi era sembrato poca cosa, questo per certi versi è anche peggiore.

Non può essere un caso, dopo il viaggio sul pianeta alieno, la celebrità, e l’episodio in cui i compagni di viaggio decidono di seguire il Dottore, Chris Chibnall continua a sfogliare il manuale del bravo showrunner della serie, e si gioca l’episodio nella stazione spaziale, un altro grande classico di questa serie. Ma solamente dopo una scena d’apertura che ci ricorda che i nostri protagonisti, tra un episodio e l’altro continuano a viaggiare.

Impegnati a cercare chissà quale pezzo di ricambio su un pianeta sfascia carrozze, Thirteen inciampa letteralmente in una mina sonica, che Boom! Esplode, serie finita? No, perché guarda caso nei paraggi passava una specie di enorme nave spaziale ospedale detta “Scrubs” (non si chiama così, però sarebbe stato figo no?) che li raccatta al volo e offre loro le cure del caso. A bordo il Doctor che ancora risente degli effetti dell’esplosione, fa subito la conoscenza del nutrito cast, oddio nutrito, per 45 minuti di episodio tutti quei personaggi nuovi tutti insieme sono abbastanza, ma per essere un ospedale in volo nello spazio, sono anche piuttosto pochi a ben vedere.

“Fermi tutti, ho sentito un CLICK. E non credo fosse quello di una macchina fotografica”.
Qui iniziano i primi problemi, perché l’episodio scritto dallo stesso Chris Chibnall mi ha dato l’impressione che a lungo non sapesse bene dove andare a parare. Si inizia introducendo una specie di infermiere chiamato Astos, per poi passare al Cintariano maschio però anche incinto, che per un po’ immaginavo fosse la quota comica dell’episodio (una roba in stile “Junior” di Ivan Reitman per capirci) e poi mi ha fatto pensare che in questa undicesima stagione, devono aver tagliato un po’ sul trucco, visto che tutti gli alieni sono rappresentati come umani con un altro nome, vabbè non è un grosso problema, l’importante è non pensare alle battute di Aldo, Giovanni e Giacomo quando facevano: «E tu partorirai con doloreeeeee!».

Aggiungiamo anche la pilota ricoverata, con il fratello esperto di navi spaziali, che potrebbero tornare utili nel corso della puntata (SPOILER: Lo fanno) e l’episodio risulta parecchio affollato, infatti i Companion tornano per tutta la parte iniziale dell’episodio a fare da tappezzeria. Quando finalmente arriva la minaccia vera, buona parte dell’episodio è andata via dietro ad Astos, che pareva destinato ad un ruolo chiave ed invece ci saluta portandosi via buona parte del minutaggio, mi sta bene la mossa Hitchcockiana di farci appassionare ad un personaggio per poi toglierlo dall’equazione, però ecco, ho come la sensazione che Chibnall non stesse facendo una citazione a “Psycho” (1960).

“Siamo sicuri sia una nave spaziale questa? Mi sembra di stare all’Apple store”.
Ecco, la minaccia, si chiamano Pting, con la “P” ben marcata (mi raccomando la pronuncia), a guardarlo è paffutello, con una bocca gigante e dei grandi occhioni, sarebbe quasi carino se non avesse la pelle tossica, non avesse bisogno di ossigeno per sopravvivere ed in compenso, pare dotato di un appetito paragonabile a quello mio e del mio cane messi insieme. Ora, io sono un grande fanatico di John Carpenter, mi sta anche bene l’episodio con la nave spaziale e l’alieno pericoloso ma buffo che fa tanto Dark Star, però ancora una volta, il tono dell’episodio non è certo comico, quindi l’aspetto del Pting stona parecchio con l’andazzo preso dalla puntata.

Questi Pting sono alieni voraci con un brutto carattere, potrebbero essere la versione Whooviana dei Critters, oppure un tentativo di mettersi in competizione con la Disney, per rubare fette di mercato al merchandising dedicato a “Lilo & Stitch”, in ogni caso, per quanto ben poco minaccioso nell’aspetto, tenendo a mente che “Doctor Who” è nato come serie per bambini, posso anche trovarlo abbastanza spiritoso, ma ancora una volta è proprio la strutta della puntata a mandarmi fuori strada.

Secondo me Chris Chibnall ha beccato in rete questo video.
Capisci che Chris Chibnall sia interessato all’evoluzione del personaggio di Ryan, ma l’ennesimo monologo su sua nonna, in un momento della puntata in cui tutti i personaggi attendono il loro destino mi è sembrato fuori luogo e capace di ammazzare il ritmo.

Inoltre nel finale assistiamo ad una sovrapposizione di trame e personaggio anche esagerata, se non altro Ryan si riscatta abbastanza durante la scena del parto, ma in generale la minaccia arriva troppo tardi, e viene risolta in maniera troppo frettolosa, come se fosse quasi secondaria. Va bene che la propensione naturale di Chris Chibnall è quella di orientarsi sui personaggi, ma se a pagarne il prezzo è la storia e il suo andamento, non mi pare una strategia vincente.

“The Tsuranga Conundrum” non è certo l’episodio che verrà ricordato per sempre nella storia di questa serie, tra i primi cinque di questa stagione, anche il più debole. Potrebbe essere una parentesi isolata che però mi ha lasciato parecchi dubbi, non solo sulla volontà di Chibnall di mettere troppa carne al fuoco, ma specialmente sull’uso che fa del personaggio del Doctor.

Se lo dici tu Doc, mi fido del tuo giudizio.
Escludendo i primi episodi di rodaggio, da un po’ mi pare che la tendenza di Thirteen sia quella di reagire agli eventi, piuttosto che trovare una soluzione, fino a questo momento, il personaggio non è mai riuscito ad anticipare una sola mossa dei suoi avversari, in questo episodio ad esempio, sfrutta le caratteristiche fisiche del Pting per disinnescare la bomba e spararlo nello spazio profondo (l’immancabile citazione ad Alien, che non poteva mancare) però prima non ha fatto nulla per evitare la mina sonica, ha perso Astos facendo spallucce e in generale ci ha messo un tempo infinito per capire che il Pting si nutre di energia, il fatto che si sia divorato anche il cacciavite sonico era un indizio non da poco, bisogna dirlo!

Siamo sicuri che Chibnall non si sia accertato di affidare il ruolo ad una brava attrice come Jodie Whittaker, di darle un look azzeccato e qualche battuta ad effetto ogni tanto (come quella in cui Thirteen si auto definisce un Dottore di ingegneria, fisica, zucchero filato e speranza) e poi per il resto, valga la regola, vai così che vai bene? Non lo so, dopo cinque episodi ho più di un sospetto ormai.

Però siamo a metà dell’opera, ci sono altri cinque episodi per fugare ogni dubbio, e mandare a segno qualche episodio degno di nota, al momento il piatto piange. Chibnall, la palla è nel tuo campo.

"E.T. Pting telefono casa".

8 commenti:

  1. Veramente deludente, al momento l'episodio peggiore, ma al momento nessuno mi ha esaltato, un po' meglio quello con Rosa Parks, passino ancora gli aracnidi ma nel complesso non ci siamo proprio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quello con Rosa Parks resta il migliore (o il meno peggio?), ora è il momento di dare una svolta, dopo cinque episodi, non si può più aspettare. Cheers!

      Elimina
  2. Sai cosa mi manca di più? Ogni volta che finivo un episodio con Smith o Capaldi, restavo infliuenzato dalla loro presenza scenica. Tutta la parlantina veloce, le frasi d'effetto, il fascino misterioso... a fine episodio era impossibile non atteggiarsi un pò come il Dottore!
    Qui, invece, Thirteen non scoppia ancora! Siamo solo all'inizio, è vero, ma ora come ora, una trama orizzontale con cui smuovere i personaggi non sarebbe male. Ormai non ne posso più neanch'io di sentire la storia della nonna.

    Dai, vado a vedermi il 6sto episodio (dita incrociate)!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Resti tra di noi, in piena era Eleven, desideravo ardentemente un papillon (o Bow tie come preferisci) poi per fortuna sono riuscito a trattenermi, sarei stato simile ad un orso con il cravattino. Però mi sono comprato un cappotto nero in piena era Twelve, quello sì! In compenso mi va bene che giro sempre con le converse, ben prima che Ten le rendesse alla moda, qusto ci tengo a dirlo. Quindi diciamo che ti comprendo alla perfezione ;-) Anche per me non è ancora arrivato il momento in cui punto il dito verso lo schermo è dico: «That’s my Doctor!», spero arrivi presto, ma prometto che non indosserò mai pinocchietti e bretelle! :-D Non faccio la River Song di turno, ti dico solo che il post dell’episodio 11x06 è già pronto, ci parliamo nel week end e buona visione ;-) Cheers

      Elimina
  3. Risposte
    1. Passetti in avanti (enormi rispetto alla 11x05) ma anche io sono rimasto con dei dubbi sui titoli di coda, ho il post in rampa di lancio, come al solito per il fine settimana, ne parleremo ;-) Cheers

      Elimina
  4. Non l'ho ancora visto ma, da come lo descrivi, mi da quasi l'idea che qui Chibnall sia continuamente indeciso se dare al tutto una piega più alla The Sarah Jane Adventures (destinata ad un pubblico di età in genere inferiore rispetto a quello del Dottore) che non alla Doctor Who, con la conseguenza -sempre che il problema sia davvero questo- di creare un amalgama imperfetto fra due differenti "anime" di un medesimo universo narrativo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Speravo che "The Sarah Jane Adventures" fosse un ricordo del passato, mi sta bene rendere omaggio alle origini di "Doctor Who" nato come serie per bambini, ma davvero il buon Chris è abbastanza confuso. Cheers!

      Elimina