Bisogna essere onesti, il titolo di questo episodio di “Doctor
Who” è davvero brillante, speravo che Chris Chibnall ci regalasse una puntata
nella tradizione dei monster-movie, invece niente, un altro episodio che
intrattiene senza però convincere in pieno.
Seguendo il “Manuale del nuovo Showrunner”, Chibnall arriva
a pagina quattro, dopo aver portato i nuovi compagni di viaggio del Doctor su
un
pianeta alieno, e a conoscere una
celebrità del passato, ora arriva il
momento di riportarli a casina loro a Sheffield, ed attendere l’inevitabile
momento in cui saranno loro a chiedere di poter tornare a viaggiare accanto a “Doc”,
come Ryan continua a chiamare Thirteen senza che lei faccia una piega,
evidentemente il soprannome non la disturba affatto.
Qui i tre personaggi dovranno fare i conti con le vite che
hanno lasciato a casa, e anche con parecchi ragni troppo cresciuti e tutti
parecchio agitati, sono spaventati? Sono arrabbiati? Avranno rivisto da poco “Il
ritorno del Re” (2003) e hanno pensato che fosse una buona idea imbozzolare la
gente nella loro ragnatela? Questo è quello che Thirteen e i suoi compari
dovranno scoprire, aiuta il fatto che la mamma di Yasmin («Mi chiamo Najia»
come ripete per tutto il tempo al Doctor che continua a chiamarla “Mamma di Yaz”),
abbia un ruolo fondamentale nel mistero, dietro a tutti questi ragnoni giganti.
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“Se la signora delle pulizie non è in ferie, vuol dire che qui abbiamo un grossissimo problema”. |
Andiamo per gradi, iniziamo proprio da quegli adorabili
bastardelli ad otto zampe, per fortuna sono realizzati con della CGI abbastanza
decente da evitare l’effetto “Film Asylum”, anche se con il passare dei minuti,
non sempre gli effetti speciali reggono proprio benissimo, ed ecco perché
progressivamente i ragnoni perdono d’importanza nella storia, e qui arriviamo
al primo problema vero dell’episodio, che non sono gli effetti speciali, in
fondo siamo sopravvissuti all’inguardabile animazione degli Slitheen, non fate
tanto quelli con la puzza sotto il naso ora, eh!
Apprezzo molto che Chibnall sottolinei il rifiuto di Thirteen
di utilizzare le armi, ma qui la cosa diventa fin troppo didascalica, sarebbe
quindi più umano chiudere i ragni nella Panic Room, dopo averli attirati con
musica caciarona, e lasciare che muoiano progressivamente di fame? Bah, mi è
sembrato un finale molto frettoloso e ben poco in linea con il personaggio. Il
Dottore di solito trova una soluzione, o per lo meno ci prova, decidere di non
sparare ai ragni ma di lasciarli morire per i fattacci loro non solo mi sembra
poco in linea con l’etica del personaggio, ma anche una scelta di scrittura
piuttosto svogliata. Ve lo dice uno che quando trova un ragno in casa, pur di
non schiacciarlo fa di tutto per scortarlo fuori verso la finestra (storia
vera) che volete farci? Mi stanno simpatici quei cosetti con troppe zampe.
Tutta la pietà del personaggio si riduce ad una scena,
quella con l’enorme ragno madre che sta morendo soffocata per via del suo nuovo
corpaccione troppo cresciuto, e una frase: «Ha più paura lei di noi, che noi di
lei» che in fondo è quello che dicevo da bambino davanti agli insetti entrati
in casa. Si lo so, i ragni non sono insetti sono aracnidi, però ci siamo capiti
no? Insomma, poteva essere un’ottima occasione per mostrare l’umanità del nuovo
Doctor e invece si risolve in un nulla di fatto.
L’interesse di Chibnall si sposta tutto verso i messaggi che
vuole mandare, ed ormai è chiaro, il nuovo showrunner di “Doctor Who” non le
manda a dire, dopo il buon passo in avanti fatto
con l’episodio precedente, in cui il tema sociale, oltre ad essere
molto al passo con i tempi, era anche perfettamente in armonia con la
narrazione della storia, questa volta il difficile equilibrio non viene
replicato.
Il personaggio interpretato da Chris Noth è scritto con il
pennarellone a punta grossa e poi rifinito con l’accetta, il proprietario di un’enorme
catena di alberghi, che punta alle presidenziali americane nel 2020 è il
classico Yankee, disgustato da queste “mammolette” Inglesi che si rifiutano di
sparare a qualunque cosa sia viva, come farebbe qualunque bravo Americano.
Bisogna dire che dover aver citato Obama, ed eliminato l’immaginario
presidente Winters, ora la serie si è
nuovamente allineata con i presidenti in carica, quindi anche nel mondo di “Doctor
Who”, Mr. Arancione è l’attuale inquilino della Casa Bianca. Condivido in pieno
con Chibnall il disappunto per questa nomina, ma esprimerlo scrivendo
personaggi didascalici non è un buon modo per protestare, o per portare avanti
questa serie.
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"Make America Doctor Who great again". |
Si perché il discorso ecologista di base è ancora più
condivisibile, ma a ben guardarlo anche più grossolano, quale sarebbe questa
sostanza che faceva mutare i ragni? Era quella legata al famoso “complotto”
citato dal padre di Yaz? Bah insomma, poche idee ma tutte buttate abbastanza
nel mucchio alla rinfusa.
Cosa funziona di questa puntata quindi? Forse i piccoli
passi in avanti di Thirteen, che ha un approccio naif e rilassato che mi piace,
sembra un personaggio che ha capito l’importanza del non viaggiare da soli, la
stessa che Twelve aveva cercato di rinnegare per non soffrire più, ma di farlo
con consapevolezza, ecco perché ragguaglia il neonato (e neo battezzato) “Team
Tardis” sui possibili rischi che i suoi viaggi comportano, lasciando che siano
i suoi nuovi companion ad accettare la responsabilità.
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"C'è un che di strano, laggiù in citta! E chi chiamerai? Spiderbusters!". |
Thirteen chiama tutti “Dude”, ed è entusiasta quando
descrive le proprietà della ragnatela dei ragni, mentre quando la signora “Mamma
di Yaz” chiede se lei e sua figlia stanno insieme (con aria non proprio
felicissima, bisogna dirlo), oppure quando rifà la stessa domanda riferita
questa volta a Ryan (qui invece, un po’ più entusiasta), “Doc” semplicemente non
capisce, in questo ricorda un po’ l’approccio da bambinone di Eleven. E se ve
lo state chiedendo si, la battuta su Ed Sheeran mi ha fatto davvero molto, ma
molto ridere (storia vera).
Insomma Jodie Whittaker sta iniziando a mettersi comoda nei
panni del Doctor (ma vediamo di far sparire quel marsupio ok? Non si può
guardare) eppure quelli che per ora funzionano anche meglio di lei, sono i suoi
compagni di viaggio, vediamoli nel dettaglio.
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No, ok i ragni giganti, ma il marsupio proprio no eh? |
Ryan era sicuramente quello più caratterizzato, in questo
episodio si conferma abbastanza, rivelandoci qualcosa del suo passato
attraverso la lettera del padre, per lui nel South Yorkshire non pare esserci
moltissimo, quindi viaggiare con il Dottore è sicuramente un’attrattiva
migliore che un lavoro in un magazzino. Molto comprensibile!
Facciamo finalmente la conoscenza della famigerata famiglia
di Yaz, che a parte l’orrido Pankora cucinato dal padre, non sembra così
pessima, sul serio, vuoi i miei di parenti ragazza? Io non ho nemmeno un Tardis
a portata di mano, e le feste di Natale si avvicinano!! Mi ha fatto abbastanza
ridere la sorella di Yaz che tasta il terreno con Ryan, e se la voglia di fuga
della ragazza non sembra troppo giustificata dopo aver conosciuto la sua
famiglia, devo dire che in lei ho rivisto un po’ di Rose, che voleva bene alla
sua famiglia, ma voleva di più (un altro punto di contatto tra la gestione Chibnall
e quella di Russell T. Davies) e vuole seguire “La persona migliore che abbia
mai conosciuto” ovunque questa è in grado di portarla. Anche qui, direi molto
comprensibile!
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Cene in famiglia, nemmeno un Signore del Tempo può sopportarle! |
Il migliore però al momento, per me resta nonno Graham, per
lui tornare a casa vuol dire affrontare la cosa peggiore, il vuoto lasciato
dalla perdita della sua Grace, un nulla con cui fare i conti che può fare più
paura di qualunque ragno gigante. Graham aveva già trovato “La persona migliore
che abbia mai conosciuto” solo che ora l’ha persa, quindi è anche quello con le
motivazioni migliori per entrare a far parte di “Team Tardis”. Tabellino
parziale dopo quattro puntate: Nonno Graham a mani basse miglior nuovo
companion!
Insomma tra una gomitata all’attuale presidente americano,
un messaggio ecologista e una critica alla gentrificazione, anche l’episodio
tanto temuto dagli aracnofobici di “Doctor Who” va in archivio. Tra alti e
bassi bisogna dirlo, questa serie continua a piacermi, ma mi tocca anche questa
settimana sospendere il giudizio, non se ne cava un ragno dal buco con questa
undicesima stagione!
Episodio visto solo ieri sera e... niente, ancora non si è fatto centro nel mio cuore.
RispondiEliminaCome dici, va bene voler schierarsi politicamente come tanti altri show, ma qui si esagera in stoccate per niente sottili, molto caciarone contro Trump. Anche no. Per dire, preferisco l'approccio ironico e preciso di Will & Grace, che ad ogni episodio non la mandano certo a dire.
Il finale sui ragni poi ho dovuto rivederlo perché convinta di aver perso un passaggio o una scena, chiuderli nella panic room non è certo la soluzione, sembrava si andasse di fretta e anche il fatto che non fossero alieni ma modificazione genetiche non mi è sembrata una bella idea.
Salvo solo Ed Sheeran, nel complesso quindi si cala parecchio per me.
Concordo in pieno, mi può stare anche bene la presa di posizione, ma qui siamo davvero ai concetti scritti con il pennarellone a punta grossa. Poi davvero risolvere la minaccia dei ragnoni così? Dici bene anche io pensavo di essermi distratto e di essermi perso un pezzo dell’episodio, questa mancanza di empatia del Doctor non va niente bene. Vediamo se l’episodio nuovo andrà meglio, ormai si sono giocati anche la carta delle battute su Ed Sheeran. Cheers!
EliminaMah, anche dopo la quinta puntata mi sembra che ancora non ci siamo, il Dottore non entra nel cuore, non ancora, le singole puntate, con qualche piccolo alto per fortuna, mi sembra annaspino nella mediocrità. Non è il cambiamento che avevo sperato, almeno per ora.
RispondiEliminaHo il post sul quinto episodio in rampa di lancio per domani, ma posso già dirti che sul parere siamo così allineati che sembrano due Cyberman che marciano. I momenti positivi ci sono, ma il quinto episodio è decisamente il punto più basso di questo nuovo corso, ora Chibnall deve tirare fuori il coniglio dal cilindro per evitare il pollice verso. Cheers
EliminaIl presidente arancione era già stato preso di mira dal Dottore di Capaldi, e lo faceva in maniera un pò più sottile. Qui hanno marcato un pò troppo, come se fosse una battuta da far strappare applausi a tutti i costi.
RispondiEliminaNon mi è piaciuto per niente questo episodio. Anch'io ho trovato il finale moscio e frettoloso. OH, dite pure quello che volete, ma per me Moffat era meglio. I suoi episodi meno riusciti erano comunque divertenti; qui - invece - guardo spesso l'orologio.
Concordo su tutto, sia sul fatto che qui la critica a Mr. Arancione sarà pure sentita, ma anche esageratamente mancata, fino al fatto che il buon Moffat gestiva meglio il ritmo. L’unico attenuante per ora è che Moffat ha scritto un botto di episodi di questa serie, il nuovo arrivato solo un pugno di puntate, ma al momento, dopo cinque episodi, il piatto piange. Cheers!
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