sabato 3 novembre 2018

Doctor Who - 11x04 - Arachnids in the UK: Non cavare un ragno dal buco


Bisogna essere onesti, il titolo di questo episodio di “Doctor Who” è davvero brillante, speravo che Chris Chibnall ci regalasse una puntata nella tradizione dei monster-movie, invece niente, un altro episodio che intrattiene senza però convincere in pieno.

Seguendo il “Manuale del nuovo Showrunner”, Chibnall arriva a pagina quattro, dopo aver portato i nuovi compagni di viaggio del Doctor su un pianeta alieno, e a conoscere una celebrità del passato, ora arriva il momento di riportarli a casina loro a Sheffield, ed attendere l’inevitabile momento in cui saranno loro a chiedere di poter tornare a viaggiare accanto a “Doc”, come Ryan continua a chiamare Thirteen senza che lei faccia una piega, evidentemente il soprannome non la disturba affatto.

Qui i tre personaggi dovranno fare i conti con le vite che hanno lasciato a casa, e anche con parecchi ragni troppo cresciuti e tutti parecchio agitati, sono spaventati? Sono arrabbiati? Avranno rivisto da poco “Il ritorno del Re” (2003) e hanno pensato che fosse una buona idea imbozzolare la gente nella loro ragnatela? Questo è quello che Thirteen e i suoi compari dovranno scoprire, aiuta il fatto che la mamma di Yasmin («Mi chiamo Najia» come ripete per tutto il tempo al Doctor che continua a chiamarla “Mamma di Yaz”), abbia un ruolo fondamentale nel mistero, dietro a tutti questi ragnoni giganti.

“Se la signora delle pulizie non è in ferie, vuol dire che qui abbiamo un grossissimo problema”.
Andiamo per gradi, iniziamo proprio da quegli adorabili bastardelli ad otto zampe, per fortuna sono realizzati con della CGI abbastanza decente da evitare l’effetto “Film Asylum”, anche se con il passare dei minuti, non sempre gli effetti speciali reggono proprio benissimo, ed ecco perché progressivamente i ragnoni perdono d’importanza nella storia, e qui arriviamo al primo problema vero dell’episodio, che non sono gli effetti speciali, in fondo siamo sopravvissuti all’inguardabile animazione degli Slitheen, non fate tanto quelli con la puzza sotto il naso ora, eh!

Apprezzo molto che Chibnall sottolinei il rifiuto di Thirteen di utilizzare le armi, ma qui la cosa diventa fin troppo didascalica, sarebbe quindi più umano chiudere i ragni nella Panic Room, dopo averli attirati con musica caciarona, e lasciare che muoiano progressivamente di fame? Bah, mi è sembrato un finale molto frettoloso e ben poco in linea con il personaggio. Il Dottore di solito trova una soluzione, o per lo meno ci prova, decidere di non sparare ai ragni ma di lasciarli morire per i fattacci loro non solo mi sembra poco in linea con l’etica del personaggio, ma anche una scelta di scrittura piuttosto svogliata. Ve lo dice uno che quando trova un ragno in casa, pur di non schiacciarlo fa di tutto per scortarlo fuori verso la finestra (storia vera) che volete farci? Mi stanno simpatici quei cosetti con troppe zampe.

"Oh eight hands, sounds hot" (Quasi-cit.)
Tutta la pietà del personaggio si riduce ad una scena, quella con l’enorme ragno madre che sta morendo soffocata per via del suo nuovo corpaccione troppo cresciuto, e una frase: «Ha più paura lei di noi, che noi di lei» che in fondo è quello che dicevo da bambino davanti agli insetti entrati in casa. Si lo so, i ragni non sono insetti sono aracnidi, però ci siamo capiti no? Insomma, poteva essere un’ottima occasione per mostrare l’umanità del nuovo Doctor e invece si risolve in un nulla di fatto.

L’interesse di Chibnall si sposta tutto verso i messaggi che vuole mandare, ed ormai è chiaro, il nuovo showrunner di “Doctor Who” non le manda a dire, dopo il buon passo in avanti fatto con l’episodio precedente, in cui il tema sociale, oltre ad essere molto al passo con i tempi, era anche perfettamente in armonia con la narrazione della storia, questa volta il difficile equilibrio non viene replicato.

Il personaggio interpretato da Chris Noth è scritto con il pennarellone a punta grossa e poi rifinito con l’accetta, il proprietario di un’enorme catena di alberghi, che punta alle presidenziali americane nel 2020 è il classico Yankee, disgustato da queste “mammolette” Inglesi che si rifiutano di sparare a qualunque cosa sia viva, come farebbe qualunque bravo Americano. Bisogna dire che dover aver citato Obama, ed eliminato l’immaginario presidente Winters, ora la serie si è nuovamente allineata con i presidenti in carica, quindi anche nel mondo di “Doctor Who”, Mr. Arancione è l’attuale inquilino della Casa Bianca. Condivido in pieno con Chibnall il disappunto per questa nomina, ma esprimerlo scrivendo personaggi didascalici non è un buon modo per protestare, o per portare avanti questa serie.

"Make America Doctor Who great again".
Si perché il discorso ecologista di base è ancora più condivisibile, ma a ben guardarlo anche più grossolano, quale sarebbe questa sostanza che faceva mutare i ragni? Era quella legata al famoso “complotto” citato dal padre di Yaz? Bah insomma, poche idee ma tutte buttate abbastanza nel mucchio alla rinfusa.

Cosa funziona di questa puntata quindi? Forse i piccoli passi in avanti di Thirteen, che ha un approccio naif e rilassato che mi piace, sembra un personaggio che ha capito l’importanza del non viaggiare da soli, la stessa che Twelve aveva cercato di rinnegare per non soffrire più, ma di farlo con consapevolezza, ecco perché ragguaglia il neonato (e neo battezzato) “Team Tardis” sui possibili rischi che i suoi viaggi comportano, lasciando che siano i suoi nuovi companion ad accettare la responsabilità.

"C'è un che di strano, laggiù in citta! E chi chiamerai? Spiderbusters!".
Thirteen chiama tutti “Dude”, ed è entusiasta quando descrive le proprietà della ragnatela dei ragni, mentre quando la signora “Mamma di Yaz” chiede se lei e sua figlia stanno insieme (con aria non proprio felicissima, bisogna dirlo), oppure quando rifà la stessa domanda riferita questa volta a Ryan (qui invece, un po’ più entusiasta), “Doc” semplicemente non capisce, in questo ricorda un po’ l’approccio da bambinone di Eleven. E se ve lo state chiedendo si, la battuta su Ed Sheeran mi ha fatto davvero molto, ma molto ridere (storia vera).

Insomma Jodie Whittaker sta iniziando a mettersi comoda nei panni del Doctor (ma vediamo di far sparire quel marsupio ok? Non si può guardare) eppure quelli che per ora funzionano anche meglio di lei, sono i suoi compagni di viaggio, vediamoli nel dettaglio.

No, ok i ragni giganti, ma il marsupio proprio no eh?
Ryan era sicuramente quello più caratterizzato, in questo episodio si conferma abbastanza, rivelandoci qualcosa del suo passato attraverso la lettera del padre, per lui nel South Yorkshire non pare esserci moltissimo, quindi viaggiare con il Dottore è sicuramente un’attrattiva migliore che un lavoro in un magazzino. Molto comprensibile!

Facciamo finalmente la conoscenza della famigerata famiglia di Yaz, che a parte l’orrido Pankora cucinato dal padre, non sembra così pessima, sul serio, vuoi i miei di parenti ragazza? Io non ho nemmeno un Tardis a portata di mano, e le feste di Natale si avvicinano!! Mi ha fatto abbastanza ridere la sorella di Yaz che tasta il terreno con Ryan, e se la voglia di fuga della ragazza non sembra troppo giustificata dopo aver conosciuto la sua famiglia, devo dire che in lei ho rivisto un po’ di Rose, che voleva bene alla sua famiglia, ma voleva di più (un altro punto di contatto tra la gestione Chibnall e quella di Russell T. Davies) e vuole seguire “La persona migliore che abbia mai conosciuto” ovunque questa è in grado di portarla. Anche qui, direi molto comprensibile!

Cene in famiglia, nemmeno un Signore del Tempo può sopportarle!
Il migliore però al momento, per me resta nonno Graham, per lui tornare a casa vuol dire affrontare la cosa peggiore, il vuoto lasciato dalla perdita della sua Grace, un nulla con cui fare i conti che può fare più paura di qualunque ragno gigante. Graham aveva già trovato “La persona migliore che abbia mai conosciuto” solo che ora l’ha persa, quindi è anche quello con le motivazioni migliori per entrare a far parte di “Team Tardis”. Tabellino parziale dopo quattro puntate: Nonno Graham a mani basse miglior nuovo companion!

Insomma tra una gomitata all’attuale presidente americano, un messaggio ecologista e una critica alla gentrificazione, anche l’episodio tanto temuto dagli aracnofobici di “Doctor Who” va in archivio. Tra alti e bassi bisogna dirlo, questa serie continua a piacermi, ma mi tocca anche questa settimana sospendere il giudizio, non se ne cava un ragno dal buco con questa undicesima stagione!

6 commenti:

  1. Episodio visto solo ieri sera e... niente, ancora non si è fatto centro nel mio cuore.
    Come dici, va bene voler schierarsi politicamente come tanti altri show, ma qui si esagera in stoccate per niente sottili, molto caciarone contro Trump. Anche no. Per dire, preferisco l'approccio ironico e preciso di Will & Grace, che ad ogni episodio non la mandano certo a dire.

    Il finale sui ragni poi ho dovuto rivederlo perché convinta di aver perso un passaggio o una scena, chiuderli nella panic room non è certo la soluzione, sembrava si andasse di fretta e anche il fatto che non fossero alieni ma modificazione genetiche non mi è sembrata una bella idea.
    Salvo solo Ed Sheeran, nel complesso quindi si cala parecchio per me.

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    1. Concordo in pieno, mi può stare anche bene la presa di posizione, ma qui siamo davvero ai concetti scritti con il pennarellone a punta grossa. Poi davvero risolvere la minaccia dei ragnoni così? Dici bene anche io pensavo di essermi distratto e di essermi perso un pezzo dell’episodio, questa mancanza di empatia del Doctor non va niente bene. Vediamo se l’episodio nuovo andrà meglio, ormai si sono giocati anche la carta delle battute su Ed Sheeran. Cheers!

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  2. Mah, anche dopo la quinta puntata mi sembra che ancora non ci siamo, il Dottore non entra nel cuore, non ancora, le singole puntate, con qualche piccolo alto per fortuna, mi sembra annaspino nella mediocrità. Non è il cambiamento che avevo sperato, almeno per ora.

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    1. Ho il post sul quinto episodio in rampa di lancio per domani, ma posso già dirti che sul parere siamo così allineati che sembrano due Cyberman che marciano. I momenti positivi ci sono, ma il quinto episodio è decisamente il punto più basso di questo nuovo corso, ora Chibnall deve tirare fuori il coniglio dal cilindro per evitare il pollice verso. Cheers

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  3. Il presidente arancione era già stato preso di mira dal Dottore di Capaldi, e lo faceva in maniera un pò più sottile. Qui hanno marcato un pò troppo, come se fosse una battuta da far strappare applausi a tutti i costi.

    Non mi è piaciuto per niente questo episodio. Anch'io ho trovato il finale moscio e frettoloso. OH, dite pure quello che volete, ma per me Moffat era meglio. I suoi episodi meno riusciti erano comunque divertenti; qui - invece - guardo spesso l'orologio.

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    1. Concordo su tutto, sia sul fatto che qui la critica a Mr. Arancione sarà pure sentita, ma anche esageratamente mancata, fino al fatto che il buon Moffat gestiva meglio il ritmo. L’unico attenuante per ora è che Moffat ha scritto un botto di episodi di questa serie, il nuovo arrivato solo un pugno di puntate, ma al momento, dopo cinque episodi, il piatto piange. Cheers!

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