Tideland - Il mondo capovolto (2005): Giù, nella tana del Bianconiglio
Eroina sparata in vena, maltrattamento di bambini ed
animali, tassidermia, pedofilia, abuso di minori e di portatori di handicap e
per finire mettiamoci pure una bella provocata strage... Ecco, tutti questi
concetti dovete lasciarli sulla soglia del nuovo capitolo della rubrica…
Gilliamesque!
Incredibile come con i finanziamenti di due dei produttori
più influenti di Hollywood e un cast composto da attori di richiamo, Terrry
Gilliam sia riuscito a firmare il suo film più insipido, mentre con pochissimo
tempo a disposizione, ancora meno soldi e attori quasi tutti sconosciuti, Terry
abbia sfornato il suo film più oscuro ed affascinante, la dimostrazione che I fratelli Grimm e l'incantevole strega
è stato uno scivolone isolato, perché con una storia forte e anche capace di
scioccare, Gilliam ha saputo dimostrare che il suo talento narrativo e la
potenza della sua immaginazione non si sono affatto affievoliti.
Nei sei mesi in cui Gilliam e i fratelli Weinstein erano
“Litigati” per la direzione da dare al film e la possibilità da parte del
regista di avere l’ultima parola sul finale, il nostro Terry sfoga la
frustrazione contro i due famigerati fratelli (da lui spesso definitivi come i
VERI fratelli Grimm) racimolando il denaro con cui in una grande produzione normalmente
si finanziano i capricci degli attori principali, per adattare per il grande
schermo il romanzo omonimo di Mitch Cullin.
"Bob, Harvey, sai chi vi saluta tantissimo?".
“Tideland” diventa una produzione indipendente, con sei mesi
di tempo per completare il film e un budget modesto con cui fare i conti, non
poteva capitare per le mani di Gilliam una storia migliore di questa, nono solo
perché il risultato finale è una pellicola quasi di rottura che serve a
prendere le distanze dal modesto e fin troppo patinato “The Brothers Grimm”, ma
anche perché si tratta di un soggetto perfettamente in linea con la poetica di
un regista che ha dichiarato di fare film, per convincere le persone a leggere
più libri.
Ricapitoliamo: Jabberwocky
era un omaggio a Lewis Carroll, I banditi del tempo strizzava l’occhio a Tolkien, in Brazil è Terry che ci dice la sua sul romanzo più famoso di George
Orwell, mentre con “Tideland” Gilliam chiude idealmente il cerchio tornando a
bussare alla porticina di Carroll, con una moderna e personale interpretazione
di “Alice nel Paese delle meraviglie”. Serve una premessa doverosa,
un’introduzione che è parte integrante del cinema di Gilliam, un regista che
non ha mai abdicato la sua crociata di ricordarci che l’immaginazione è più
potente di ogni altra cosa, ma senza perdere ulteriore tempo, vi lascio alle
parole dello stesso Terry... Visto che ospiti posso permettermi qui sulla Bara
Volante?
Se per caso non avete l’audio a disposizione riassumo a
grandi linee: “Tideland” è un film totalmente Gilliamesco perché ci chiede di
affidarci soltanto all’immaginazione per giudicare tutte le parti che lo
compongono che, poi, è esattamente quello che fanno i bambini: un invito a
ritrovare il nostro bambino interiore. Nel caso di Gilliam (che aveva 64 anni
quando ha diretto questo film) una bambina di nome Jeliza-Rose. Più o meno il
succo del messaggio è questo, ma Terry lo ha detto meglio di quanto potrei mai
fare io.
Gilliam trova in Jodelle Ferland la migliore interprete
possibile per dare voce, volto e occhioni al bambino interiore che serve per
farsi piccoli piccoli, quel tanto che basta da entrare nella tana del
bianconiglio e ritrovarsi dall’altra parte, in un mondo capovolto come sottolinea
bene il sottotitolo italiano che, per una volta, ha ragione d’esistere. Per
quanto riguarda il futurismo di Gilliam, vorrei farvi notare che anche
se il film ha avuto grossi problemi per la distribuzione in sala (negli Stati Uniti è uscito in pochi cinema nel 2006, mentre in uno strambo Paese a forma di
scarpa abbiamo dovuto attendere fino al 2007, ricordo di essere andato a
vederlo al cinema doppiato, quando lo avevo già visto due volte per… Diciamo
altri canali, via) e magari potreste ricordare Jodelle Ferland come la bambina
di “Silent Hill” (2006) è stato Terry ad affidarle il primo ruolo importante
della sua carriera, prendendola sotto la sua ala protettiva sul set. Ad
esempio, tra i ricchi contenuti speciali del DVD uscito per le Officine UBU, la
mia scena preferita è quella in cui Gilliam spiega alla piccola Ferland il
significato del termine “derivativo”, spiegandole come tutto il cinema di
Roland Emmerich sia, in realtà, una copia carbone di quello di Steven Spielberg... Tieni Rolando, beccati questa!
Guardare le cose dal punto di vista dei bambini, il regista dà il buon esempio.
“Tideland” fa qualcosa che amo molto nel cinema, ti chiede
di non moralizzare, di non giudicare e di abbandonare tutti i tuoi pregiudizi
da adulto per qualche altro momento, anche perché sarebbero solo un peso che t'impedirà di goderti la storia. Prendiamo una delle prime scene: Jeliza-Rose
prepara la medicina per suo papà Noah, un Jeff Bridges in versione rockstar
fallita che ha lavorato con un compenso minimo, per fare un favore all’amico
Terry Gilliam (visto Johnny? Si può fare!). Ora, se guardiamo questa scena con
gli occhi degli adulti, è un momento raccapricciante, perché la “vacanza” di
papà Noah è una pera di eroina. Siamo alla prima scena del film e già i
benpensanti potrebbero pretendere la testa di Gilliam su una picca, una bambina
che prepara la siringa di eroina al padre? I bambini! Perché nessuno pensa ai
bambini (cit.).
Ditemi cosa vedete in questa immagine e vi dirò quanti anni avete.
Eppure, la stessa identica scena vista dal punto di vista di
Jeliza-Rose cambia completamente il senso, di fatto è solo una brava
bambina che con amore e dedizione prepara la medicina del padre, se fosse
insulina non ci sarebbe stato nessun problema, no? Però questo Jeliza-Rose non
lo sa, perché, in fondo, il suo modo di pensare è tipico del pensiero magico dei
bambini: non avendo i mezzi, l’esperienza o le conoscenze per interpretare il
mondo attorno a loro, i bambini piccoli s'inventano da soli delle spiegazioni
di fantasia, per decriptare il mondo che li circonda, oh ragà! Se va male
questa storia del blog di cinema, potrei sempre riciclare la Bara Volante per
dare consigli pedagogici alle neo mamme! Benvenuti care “Pancine” sono il
vostro amichevole Cassidy di quart… No, niente, sembro un maniaco che insegue le
mammine nei parchi, meglio tornare al film.
Proprio per questo suo modo di vedere il mondo attore a sé, Jeliza-Rose
è la quinta essenza del personaggio Gilliamesco, ma in modo diverso da come
faceva Kevin in I banditi del tempo,
perché per la bambina l’immaginario non è un modo per sfuggire ad una realtà
grigia e triste, per Jeliza-Rose la fantasia è l’unica cosa che può salvarla
dalla morte, a ben guardare, in un modo anche più disperato ed istintivo di Brazil, perché Sam Lowry si rifugiava
nell’immaginario nel momento in cui l’orrore della realtà stava per sopraffarlo
per sempre, mentre Jeliza-Rose lavora d’anticipo, tira su un enorme scudo di
fantasia con cui proteggersi e trovare il modo di andare avanti.
E Malibu Stacy... MUTA!
Solo noi spettatori adulti possiamo davvero capire i rischi
che questa ragazzina corre per tutto il tempo, nelle mani di due genitori
tossici (la mamma è una sfattisima Jennifer Tilly) è spesso più responsabile
di loro, lo vediamo nella scena del “Funerale vichingo” che Noah
vorrebbe organizzare, rischiando di dare fuoco a tutta la casa. Di fatto, quello
in cui vive Jeliza-Rose è davvero un mondo capovolto, dove gli adulti sono
irresponsabili e spesso dannosi e gli unici con la testa sulle spalle (o sulle
dita, se vogliamo tenere conto delle teste di bambola di Jeliza-Rose) sono i
bambini e quelli che come loro condividono un punto di vista puro, come Dickens,
ad esempio (un bravissimo Brendan Fletcher) e per certi versi anche noi
spettatori.
Sì, perché per tutto il tempo Gilliam utilizza tutte le armi
messe a disposizione dal suo cinema, per farci abbracciare il punto di vista
“Magico” di Jeliza-Rose, al solito uso abbondante di lenti grandangolari e inquadrature
sghembe, Gilliam aggiunge parecchie prospettive dal basso, per portare il punto
di vista dello spettatore all’altezza di quello della sua protagonista.
Nei ricordi infantili, tutto sembra più grande, come con il grandangolo.
Il pensiero magico di Jeliza-Rose si manifesta attraverso le
sue bambole, anzi, le teste delle sue bambole che la bimba indossa sulla punta
delle dite e con cui dialoga come se avessero una volontà ed un carattere
proprio, tra queste spicca l’acida Mystique e non credo serva Sigmund Freud
per notare che la bambola è bionda e pure un po’ bulla, quel tanto che basta da
ricordare la madre della bambina, proprio per questo è tenuta più in
considerazione delle altre, specialmente quando suggerisce a Jeliza-Rose delle
chiavi d’interpretazione per il mondo che la circonda.
Uno dei momenti in cui la ragazzina si affida completamente
al pensiero magico, è durante il primo incontro con l’inquietante Dell (Janet
McTeer), la donna con il lungo velo per le api sul volto, viene vista dalla
bambina mentre, ehm, emette degli strani versi stando accovacciata sopra il
ragazzo delle consegne. Una scena che per certi versi somiglia a quella simile
di “Il piccolo grande uomo” (1970) in cui Dustin Hoffman spiava la signora nel
retro bottega del negozio, intenta in bizzarre operazioni che Jeliza-Rose
giustifica con la più ovvia delle interpretazioni: "Dell è una vampira e quando
avrà finito con il ragazzo cercherà di uccidere anche te!". Quando la fantasia
compensa la mancanza di esperienza.
Tu chi sei? La nonna di Jena Plissken?
Anche perché davvero, solo Jeliza-Rose con la sua immaginazione galoppante potrebbe sopravvivere prima a due genitori che passano dall’essere tossici ad essere morti senza passare dal via, per poi finire in una casa di campagna, idealmente adottata da una nuova famiglia che, a ben guardarla, grazie alla loro passione per la tassidermia, non hanno niente da invidiare a quella di Non aprite quella porta!
La morte nel film è un po’ ovunque, a dire la verità, aleggia per tutto il tempo, non lo fa svolazzando con ali nere come in Le avventure del barone di Munchausen, ma annuncia la sua presenza prima portandosi via i genitori di Jeliza-Rose e poi le amate teste di bambola della piccola che, non a caso, resta più turbata per la loro perdita che per quella del padre che viene visto dalla bambina quasi come una bambola rotta che Dell in qualche modo aggiusta, donandogli una seconda vita.
"Drugo? Drughino? Drughetto? Drugantibus dormi?".
No, la morte in “Tideland” è più una presenza che passa dai vestiti abbandonati da decenni in soffitta dalla nonna defunta, fino alle foto di papà da giovane, prima che si perdesse in un turbine di “medicine” e “Viaggi”, una morte che cresce di dimensioni fino a diventare la tanto annunciata fine del mondo di cui parla sempre Dickens (che è l’altro personaggio importante del film).
Pare che Gilliam non abbia nemmeno voluto fare il provino a Brendan
Fletcher, gli ha assegnato la parte solo sulla base di una registrazione audio
dell’attore impegnato a leggere il copione (storia vera), altra tacca sulla
cintura del futurismo di Terry, vi ricordate quando avete visto Revenant e
avete detto: "Eh, ma che bravo che è quell’attore giovane lì!". Ecco quello era Brendan
Fletcher, quindi quando vi dico che Gilliam è un bravissimo regista di attori,
dovreste ascoltarmi non gettarmi nella tana del coniglio!
“No basta! Non farmi più leggere la Bara Volante ti prego!”.
Dal punto di vista di noi vecchiacci spettatori, Dickens è
un ragazzo con un grave handicap e con problemi di epilessia, dal punto di
vista di Jeliza-Rose un principe azzurro, anzi il capitano di un sottomarino
che la porta a nuotare in un oceano fatto di spighe di grano e che un giorno
riuscirà a catturare l’enorme “squalo”, quello che ogni volta che irrompe nel
film, fa tremare tutto, sferragliando sui suoi binari d’acciaio.
Provate ad immaginarlo con un po’ di John Williams in sottofondo.
Se giudicassimo i personaggi dal punto di vista degli
adulti, bisognerebbe ricorrere a parole brutte come “Pedofilia” che in “Tideland”
non hanno cittadinanza perché l’amore tra Jeliza-Rose e Dickens è un sentimento vissuto quasi per gioco, proprio come potrebbe
esserlo tra due bambini, anche se uno, per forza di cose, è un bambino per via
della sua condizione e non per la sua vera età. Sì, perché ogni trovata estrema
in “Tideland” non è gettata in faccia allo spettatore con lo scopo di
sconvolgerlo, infatti il passaggio tra realtà e finzione, che di solito nei
film di Gilliam avviene in modo plateale, qui è meno netto, anche se non
mancano pennellate visionarie da parte dell’ex Monty Python. La scena in cui la
grande casa letteralmente affonda nell’oceano di grano è bellissima, così come
la bizzarra nuotata “Sotto sotto il mare” (cit.), una scena orgogliosamente
analogica, come tutto il miglior cinema di Gilliam che il regista ha ottenuto nel
modo in cui il cinema del tipo migliore nasce, ovvero quando non hai soldi per
realizzarlo, ma tanta creatività: non avendo il denaro per allagare tutta
la casa d’acqua, Gilliam con un paio di grossi ventilatori faceva muovere i
capelli di Jodelle Ferland e l’ottima fotografia del fidato Nicola Pecorini
pensava a dare a tutto un tono blu molto sottomarino. Chi ha bisogno di soldi
quando ha il cervello vulcanico di Terry Gilliam?
Sotto sotto il mar (il trucco c'è ma non si vede).
Il regista del Minnesota porta sullo schermo lo spirito di “Alice
nel Paese delle meraviglie” di Lewis Carroll lavorando alla rovescia, se Alice
finiva in un mondo completamente matto, Jeliza-Rose resta nel nostro mondo, ma
trova il modo di far vedere anche a noi spettatori la meraviglia che vede
soltanto lei, proprio per questo il mondo di “Tideland” è il più pragmatico e
concreto mai portato al cinema da Terry Gilliam, anche perché in un mondo così,
non puoi proprio sperare che la tua fantasia, per quanto grande allenata, possa
cambiarlo portandoti in trionfo come accadeva al Barone di Munchausen, il
massimo che puoi ottenere è di sopravvivere, magari anche alla fine del mondo.
Sì, perché la fine del mondo annunciata da Dickens è la fine
del mondo di Jeliza-Rose per come lo conosce, ma come cantavano i R.E.M., tutto
sommato la bambina si sente bene, perché Gilliam in maniera molto intelligente,
nemmeno nel finale abbandona la sua filosofia per cui l’immaginazione è l’arma
più potente del mondo. Invece di scegliere un finale facile in cui Jeliza-Rose
capisce tutto quello che è successo, realizza e trasforma “Tideland” in un romanzo
di formazione, Gilliam opta per un finale quasi non rivelatore, che sospende
ogni forma di giudizio morale, un altro dei tanti lieti fine del cinema di
Gilliam, che sono lievi solo se li si guarda con un occhio disastrato o peggio,
da adulto, perché mentre la pellicola sfuma verso il nero, noi spettatori,
vecchi e resi cinici dalla vita, ci ritroviamo a pensare: "E adesso cosa
succederà a Jeliza-Rose? Finirà in un istituto? Dovrà cavarsela da sola?". Ma
sono problemi che ci facciamo noi, perché come è chiaro nell’ultima
inquadratura, Jeliza-Rose non se ne cura, lei sta guardando le lucciole nel
cielo.
Voi invece cosa state guardando?
Insomma, “Tideland” è il film con cui Terry Gilliam si
diverte a mettere alla prova la nostra capacità di affidarci all’immaginazione,
un film radicale e pure un po’ estremo vero, ma molto bello e Gilliamesco in
tutto e per tutto, spero che l’allenamento per la vostra fantasia sia servito,
perché la settimana prossima sarà l’unica cosa su cui fare affidamento quando
sarà il momento di cercare di ingannare il diavolo.
Una fiaba nerissima, atroce. Dove la fantasia è l'unica via di scampo da una realtà crudele. Bentornato Terry! Non è un film facile, sopratutto per quello che mostra (tipo la scena della preparazione della dose) ma non posso che concordare con Cassidy quando dice di mettere da parte i pregiudizi e fidarsi del regista quando ti chiede di affidarsi "al bambino dentro di noi" per interpretare ciò che avviene sullo schermo. Solo così la pellicola ha senso.
Devo essere sincero: il finale non mi ha convinto al 100%. Mi sarei aspettato il colpo di coda che sparigliasse le carte o ribaltasse nuovamente la prospettiva o il punto di vista. Qualcosa che scioccasse e invece si chiude con lo sguardo della piccola che osserva le lucciole, fantasticando. Non lo so, mi ha dato un senso di "incompiuto". Ma tutto il resto è puro Gilliam.
Bel pezzo Cassidy, "Tideland" è una pellicola per niente facile. Ora sono curioso di vedere cosa ti inventerai venerdì prossimo... Negation of pussy all'ennesima potenza!
Voglio molto bene a “Tideland”, sono così pochi i film che ti danno la possibilità di dimenticarti di tutti i tuoi pregiudizi, questo fa di più, ti chiede proprio di immedesimarti con la protagonista e il suo punto di vista, qualcosa di rarissimo, solo Gilliam ha i trascorsi giusti per lanciare questa sfida al pubblico.
Anche io ho riflettuto sul finale, più ci penso più trovo che sia quello giusto, la svolta è attesa, ma fa parte delle nostre abitudini da spettatori, come galline da allevamento sappiamo che si mangia ad una certa ora, e che nel finale i film si risolvono in qualche modo. Sarebbe stato facile inserire una scena in cui Jeliza-Rose capisce cosa ha vissuto e cresce, ma avrebbe negato tutto l’assunto, sarebbe stata la soluzione facile, invece Jeliza-Rosa, continua per la sua strada, noi ci facciamo problemi, lei sopravvivrà affidandosi ancora alla sua immaginazione, come Gilliam.
Aspettati salti mortali, prese di posizione e scongiuri, la “Negation of the pussy” di “Lost in la Mancha” era nulla a confronto di quella della prossima settimana. Cheers!
Incredibile, continuano imperterriti ad uscire film di Gilliam a mia insaputa: come posso essere stato così distratto??? Ce la farò mai a rimettermi a paro con tutti questi titoli? ;-)
Questo è un film piccino picciò, che qui da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa è uscito pure in ritardo di due anni, quindi ha tutto per essere passato sotto i radar non preoccuparti ;-) Cheers
Ogni volta mi sorprendo, con la tua rubrica, ad apprezzare ancora di più i film che ho visto in passato. Tideland mi era soltanto piaciuto, adesso so anche il perchè.
Già solo la locandina mi aveva convinto (ho un potere, riesco a capire il valore di un film dalla locandina e il 99% delle volte ci azzecco!) ma dopo questo post, LO VOGLIO! Mi hai proprio incuriosito con questa analogia di Alice.
p.s. ahahah il ritorno del Drugo. p.p.s. la bambina è cresciuta bene a quanto vedo.
Lo voglio anche io questo super potere! Di solito se mi piace la locandina, il film poi è pessimo, ma quella di "Tideland" è davvero evocativa, non potevo non infilare una battuta sul Drugo ;-) ho visto una foto aggiornata di Jodelle Ferland mentre cercavo immagini per farcire il post, che strana sensazione, la vedo sempre piccola, sto proprio iniziando a diventare un non giovane! ;-) Cheers
Pensa che per me è il contrario, per tutto il periodo da ventenne non calcolavo quelle più piccole, anche se di 6-10 anni meno di me perché da buon nostalgico, non avevo argomenti con loro, quindi preferivo le donne più grandi, con le quali mi rapportavo bene anche se avevano 10 anni di più (Dio benedica le repliche!). All'ora mio zio mi disse "eh, aspetta che arrivi alla mia età e vedi come cambi idea", non ci sono ancora arrivato ma se una è gnocca, mi va bene che abbia 18 anni e un giorno. Ma parliamo per vie ipotetiche, sono impegnato e comunque con una diciottenne di oggi, a parte guardarle il culo e la scollatura, non andrei oltre, culturalmente parlando sono più sciatte delle ventenni della nostra generazione.
Chiudo qua l'enorme OT 😝 Riguardo il superpotere, c'è stato un periodo in cui mi piaceva andare al cinema da solo ma già non seguivo più i trailer (che oggi sono delle schifose anticipazioni e spoiler sulla pellicola), mi recavo lì e decidevo in base alla locandina. Oh, non è che ho visto capolavori, anzi, quello che ricordo meglio è Skyline, un b-movie che mi ha saputo intrattenere proprio come mi aspettavo.
Sui trailer con me sfondi una porta aperta, li evito, anche se qualcuno lo guardo, specialmente dei film che mi interessano di più. L'altro giorno ero in sala ho visto quello del film "The Wife", ora posso anche non vederlo il film, tanto mi hanno già mostrato tutto ;-) Cheers
Già la trama mi ha conquistato, ora lo metto nel listone ( I banditi del tempo e Jabberwocky sono stati già depennati). Ti ringrazio ancora una volta per i tuoi post, ogni volta trovo qualche nuova chicca da vedere.
Figurati grazie a te e alla tua pazienza per leggerti tutte le mie caSSate, sono felice che tu stia scoprendo un regista che stimo moltissimo come Gilliam, è proprio lo scopo di questa rubrica, grazie! ;-) Cheers
Cosa vedo in quell'immagine? L'EROINA del film, in tutti sensi ;-) Non ho un ricordo preciso di questo Tideland, a dire il vero, ma singole immagini che tornano alla mente come appunto la preparazione della dose di "roba" per il padre o, ancora, quella della casa affondata nel grano e successiva finta ripresa subacquea mi dicono che devo comunque averlo già visto, parecchio tempo fa... beh, l'ottima recensione che ne hai fatto mi dà quella marcia in più per recuperarlo e fare una verifica :-)
Bravo hai dato la risposta giusta, la tua età cerebrale è di anni: Sei ;-) Ti ringrazio molto e ti consiglio di rivederlo, è un film che alla prima visione può spiazzare, ma lo reputo uno dei migliori e dei più coraggiosi. Cheers!
Una fiaba nerissima, atroce. Dove la fantasia è l'unica via di scampo da una realtà crudele. Bentornato Terry! Non è un film facile, sopratutto per quello che mostra (tipo la scena della preparazione della dose) ma non posso che concordare con Cassidy quando dice di mettere da parte i pregiudizi e fidarsi del regista quando ti chiede di affidarsi "al bambino dentro di noi" per interpretare ciò che avviene sullo schermo. Solo così la pellicola ha senso.
RispondiEliminaDevo essere sincero: il finale non mi ha convinto al 100%. Mi sarei aspettato il colpo di coda che sparigliasse le carte o ribaltasse nuovamente la prospettiva o il punto di vista. Qualcosa che scioccasse e invece si chiude con lo sguardo della piccola che osserva le lucciole, fantasticando. Non lo so, mi ha dato un senso di "incompiuto".
Ma tutto il resto è puro Gilliam.
Bel pezzo Cassidy, "Tideland" è una pellicola per niente facile. Ora sono curioso di vedere cosa ti inventerai venerdì prossimo... Negation of pussy all'ennesima potenza!
Voglio molto bene a “Tideland”, sono così pochi i film che ti danno la possibilità di dimenticarti di tutti i tuoi pregiudizi, questo fa di più, ti chiede proprio di immedesimarti con la protagonista e il suo punto di vista, qualcosa di rarissimo, solo Gilliam ha i trascorsi giusti per lanciare questa sfida al pubblico.
EliminaAnche io ho riflettuto sul finale, più ci penso più trovo che sia quello giusto, la svolta è attesa, ma fa parte delle nostre abitudini da spettatori, come galline da allevamento sappiamo che si mangia ad una certa ora, e che nel finale i film si risolvono in qualche modo. Sarebbe stato facile inserire una scena in cui Jeliza-Rose capisce cosa ha vissuto e cresce, ma avrebbe negato tutto l’assunto, sarebbe stata la soluzione facile, invece Jeliza-Rosa, continua per la sua strada, noi ci facciamo problemi, lei sopravvivrà affidandosi ancora alla sua immaginazione, come Gilliam.
Aspettati salti mortali, prese di posizione e scongiuri, la “Negation of the pussy” di “Lost in la Mancha” era nulla a confronto di quella della prossima settimana. Cheers!
Incredibile, continuano imperterriti ad uscire film di Gilliam a mia insaputa: come posso essere stato così distratto??? Ce la farò mai a rimettermi a paro con tutti questi titoli? ;-)
RispondiEliminaQuesto è un film piccino picciò, che qui da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa è uscito pure in ritardo di due anni, quindi ha tutto per essere passato sotto i radar non preoccuparti ;-) Cheers
EliminaOgni volta mi sorprendo, con la tua rubrica, ad apprezzare ancora di più i film che ho visto in passato. Tideland mi era soltanto piaciuto, adesso so anche il perchè.
RispondiEliminaPenso sia il uno dei commenti migliori che abbia mai ricevuto qui sopra, grazie di cuore, ti meriti un Bro-fist! :-D Cheers
EliminaGià solo la locandina mi aveva convinto (ho un potere, riesco a capire il valore di un film dalla locandina e il 99% delle volte ci azzecco!) ma dopo questo post, LO VOGLIO!
RispondiEliminaMi hai proprio incuriosito con questa analogia di Alice.
p.s. ahahah il ritorno del Drugo.
p.p.s. la bambina è cresciuta bene a quanto vedo.
Lo voglio anche io questo super potere! Di solito se mi piace la locandina, il film poi è pessimo, ma quella di "Tideland" è davvero evocativa, non potevo non infilare una battuta sul Drugo ;-) ho visto una foto aggiornata di Jodelle Ferland mentre cercavo immagini per farcire il post, che strana sensazione, la vedo sempre piccola, sto proprio iniziando a diventare un non giovane! ;-) Cheers
EliminaPensa che per me è il contrario, per tutto il periodo da ventenne non calcolavo quelle più piccole, anche se di 6-10 anni meno di me perché da buon nostalgico, non avevo argomenti con loro, quindi preferivo le donne più grandi, con le quali mi rapportavo bene anche se avevano 10 anni di più (Dio benedica le repliche!).
EliminaAll'ora mio zio mi disse "eh, aspetta che arrivi alla mia età e vedi come cambi idea", non ci sono ancora arrivato ma se una è gnocca, mi va bene che abbia 18 anni e un giorno. Ma parliamo per vie ipotetiche, sono impegnato e comunque con una diciottenne di oggi, a parte guardarle il culo e la scollatura, non andrei oltre, culturalmente parlando sono più sciatte delle ventenni della nostra generazione.
Chiudo qua l'enorme OT 😝
Riguardo il superpotere, c'è stato un periodo in cui mi piaceva andare al cinema da solo ma già non seguivo più i trailer (che oggi sono delle schifose anticipazioni e spoiler sulla pellicola), mi recavo lì e decidevo in base alla locandina. Oh, non è che ho visto capolavori, anzi, quello che ricordo meglio è Skyline, un b-movie che mi ha saputo intrattenere proprio come mi aspettavo.
Sui trailer con me sfondi una porta aperta, li evito, anche se qualcuno lo guardo, specialmente dei film che mi interessano di più. L'altro giorno ero in sala ho visto quello del film "The Wife", ora posso anche non vederlo il film, tanto mi hanno già mostrato tutto ;-) Cheers
EliminaCredo, penso di non averlo visto, ma se anche l'ho visto è già stato rimosso..
RispondiEliminaUn film piccolo piccolo, che ha tutto per essere male interpretato, ma secondo me merita, devo averlo visto cinque o sei volte almeno. Cheers!
EliminaGià la trama mi ha conquistato, ora lo metto nel listone ( I banditi del tempo e Jabberwocky sono stati già depennati). Ti ringrazio ancora una volta per i tuoi post, ogni volta trovo qualche nuova chicca da vedere.
RispondiEliminaFigurati grazie a te e alla tua pazienza per leggerti tutte le mie caSSate, sono felice che tu stia scoprendo un regista che stimo moltissimo come Gilliam, è proprio lo scopo di questa rubrica, grazie! ;-) Cheers
EliminaCosa vedo in quell'immagine? L'EROINA del film, in tutti sensi ;-)
RispondiEliminaNon ho un ricordo preciso di questo Tideland, a dire il vero, ma singole immagini che tornano alla mente come appunto la preparazione della dose di "roba" per il padre o, ancora, quella della casa affondata nel grano e successiva finta ripresa subacquea mi dicono che devo comunque averlo già visto, parecchio tempo fa... beh, l'ottima recensione che ne hai fatto mi dà quella marcia in più per recuperarlo e fare una verifica :-)
Bravo hai dato la risposta giusta, la tua età cerebrale è di anni: Sei ;-)
EliminaTi ringrazio molto e ti consiglio di rivederlo, è un film che alla prima visione può spiazzare, ma lo reputo uno dei migliori e dei più coraggiosi. Cheers!
"spiegandole come tutto il cinema di Roland Emmerich sia, in realtà, una copia carbone di quello di Steven Spielberg"
RispondiEliminaChe battuta. XD Il povero Steven sempre tirato in ballo qua e la, perlopiù a sproposito. XD
In effetti fa molto ridere, puoi vuoi mettere farsi spiegare il cinema da Gilliam? Cheers
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