mercoledì 3 ottobre 2018

The Equalizer 2 - Senza perdono (2018): Il giustiziere dei cantieri


Ve lo ricordate “The Equalizer”? Sai dai, è uscito solo nel 2014, ed è stato uno di quei titoli in parte capace di farmi fare quasi pace con un regista che non ho mai capito, come Antoine Fuqua. Anche perché non ho proprio mai capito come si pronuncia, sarà una roba tipo Antoine FUCKA! Magari? Boh.

Voglio bene a FUCKA! Fondamentalmente per un titolo, il primo di una lunga serie con protagonista Denzel Washington, sto parlando di “Training Day” (2001) che è un mio piccolo culto personale, ma da allora, bene ma non benissimo, “L'ultima alba” (2003), “King Arthur” (2004) e “Shooter” (2007), tutta roba che sulla carta dovrebbe piacermi tantissimo in pratica quasi per niente, e non fatemi dire niente su “Attacco al potere - Olympus Has Fallen” (2013), sul serio ve lo chiedo come favore personale.

Antoine Fu-qua (ok, questa era brutta forte).
“The Equalizer - Il vendicatore”, con utilissimo sottotitolo Italiota, perché non scambiarlo con la biografia di un tecnico del suono, non era certo un film impeccabile, ma arrivava ad imporsi in un periodo in cui ad oriente, il cinema d’azione diventava ultra dinamico (ogni riferimento a fatti, persone, cose, o “The Raid” è puramente voluto) mentre qui ad occidente si divideva in due categorie, quello ultra bulimico (la saga di Fast and Furious, oppure Mad Max Fury Road) e dall’altra parte quello geriatrico. Se l’eroe d’azione orientale era giovane e scalciante, quello occidentale era di mezza età se non oltre, e spesso armato di telefono, come Liam Neeson nei vari Taken.

“The Equalizer” seguiva lo stesso schema, un attore come Denzel, più noto per le parti drammatiche che per quelle d’azione, con la sua bella età sulle spalle, che sullo schermo non può risultare credibile nel menare gente con la metà dei suoi anni al doppio della velocità, e quindi cosa fa il film? Diventa un capolavoro di immobilismo. Pochi colpi, piazzati fortissimi, pensati e preparati prima di essere sferrati, la scena del martello era l’apice: Denzel prende il martello dall’espositore, scena successiva, Denzel ripone il martello ripulito sull’espositore, arriva la notizia che i cattivi sono stati smartellati, e da spettatori sappiamo già quello che è successo nel mezzo.

"Pronto Liam? Ciao sono Denzel, come si sta in pensione?".
Se ci pensate, la negazione totale di quello che dovrebbe essere sempre il cinema d’azione, ovvero raccontare la storia tramite appunto, le scene d’azione, ma non il cinema, che invece utilizza principalmente le immagini per raccontare, se non altro nel finale della pellicola Antoine Fuqua si faceva perdonare con una lunga sequenza muta ma piena di ammazzamenti, che lasciava Robert McCall, il personaggio interpretato da Denzel Washington, non dico pronto per raccogliere il testimone dei giustizieri della notte alla Charles Bronson, però almeno di provare a giocarsela in quella stessa porzione di campo.

Poi per essere proprio sicuro di non lasciare un buon ricordo del suo lavoro, il buon Faqua è tornato ad essere FUCKA! Grazie ad un paio di titoli tipo l’osceno Southpaw e il remake dei Magnifici 7 che per fortuna è già stato dimenticato. No niente, io Antoine Fuqua non lo capisco proprio, e la pronuncia del suo cognome potrebbe essere il problema minore.

Per cercare di rimettere le cose tra di noi al loro posto, Fuqua torna sul luogo del delitto e convince Denzel Washington a prendere parte al primo seguito della sua carriera, e giusto per continuare la tradizione, anche questo secondo capitolo si becca il sottotitolo inutile “The Equalizer 2 - Senza perdono”, perché dalle Italiche tradizione non si scappa.

“Troverò chi ha messo il sottotitolo e lo Equalizzerò”.
Bisogna dire che questo secondo capitolo inizia piuttosto bene, su un treno diretto verso la Turchia, ritroviamo Robert McCall (il buon Denzel) conciato da mussulmano convertito, come abbia fatto a passare i temibili controlli doganali Yankee conciato così non lo so, ma spero che abbia indossato il suo travestimento dopo aver lasciato i confini del Paese della torta di mele. Anche se ora che ci penso, pure la dogana Turca non è una passeggiata, l'avete visto "Fuga di mezzanotte" no?

Visto che McCall è in giro, e sta su un treno, possiamo dire di essere di fronte ad una versione rovesciata di “Assassinio sull'Orient Express”, visto che sappiamo già che ad uccidere sarà McCall, dobbiamo solo scoprire chi sarà il futuro cadavere, ve lo dico subito: Un gentil uomo che ha rapito la figlia per fare un torto alla sua ex moglie, che ovviamente finirà ammazzato malamente, ma solamente dopo che McCall avrà spazzato via le sue guardie del corpo, con la sua solita tecnica, un misto di estrema preparazione ed una capacità di anticipare le altrui mosse. Bisogna dire che Denzel Washington se la comanda riempiendo lo schermo, riuscendo ad essere intenso e carismatico anche con addosso una barba in stile James Harden e una cuffia in testa, come se fosse uscito di corsa dalla piscina senza cambiarsi, bisogna dirlo, non è da tutti.

Forse è una scena tagliata da "Malcolm X" di Spike Lee.
Peccato che “The Equalizer 2 - Senza perdono” termini fondamentalmente qui, perché una volta tornato in patria il personaggio di McCall non somiglia più tanto a quello che sembrava destinato a diventare, un giustiziere che interviene per raddrizzare torti mandando al creatore tipi loschi. O meglio, per una buona porzione di film sembra che sia ancora così, prima che tutto vada pericolosamente a sud.

Lo sceneggiatore Richard Wenk, lo stesso che in un’altra vita artistica aveva diretto il mitico “Vamp” (1986) e che oggi invece si barcamena scrivendo trame per vecchie glorie passate al genere action, qui ha una buona intuizione, rendere McCall un autista di Uber, in modo che possa captare le storie delle persone che porta in automobile, alla ricerca di qualcuno da aiutare. Ma mettiamola così, il trucchetto dura fin troppo poco, il tempo di rimediare una valutazione “Cinque stelle” da uno dei cattivoni usando i suoi metodi spicci, ma arrivati a quel punto la trama del film è già sprofondata in un ritmo in grado di far sembrare quello del primo film andante con brio.

Le due ore di “The Equalizer 2” passano fin troppo lente, e la trama vede come protagonista il personaggio di Pedro Pascal (quello di Narcos e Giocotrono) che arriva dritto dal passato militare di McCall, poi però se dovessi dirvi che ho proprio capito tutto tutto dello sviluppo mentirei, perché il film è talmente palloso da risultare anche ben poco coinvolgente.

“Ti davi da fare in Giocotrono… Stima fratello”.
L’immobilismo del protagonista del primo capitolo è lo stesso, ma questa volta la trama sembra risentire della mano moralizzatrice che aveva già spezzato le gambe al Giustiziere della notte con Bruce Willis. Non è moralmente accettabile nella Hollywood di oggi un personaggio che si fa giustizia da solo, se vogliamo dirla tutta, non è nemmeno legalmente accettato da nessuna società governata da uno stato di diritto che qualcuno si faccia giustizia da solo, ma l’argomento è molto caldo, vista la rabbia che c’è nell’aria. Peccato che non è più il 1974, non possiamo prendere qualcuno con il carisma di Charles Bronson e fargli fare il protagonista in un film che smuova le coscienze, quindi, ciccia! Vi beccate una modesta trama che prevede i peccati passati del protagonista da espirare tramite qualche cattivone (e mi raccomando! Che sia cattivo in modo inequivocabile!) per redimersi.

Ecco perché McCall si ritrova circondato da vicini politicamente corretti, tipo il ragazzo che sì, ogni tanto fa qualche graffito sui muri, però è davvero molto bravo a disegnare e poi poveretto, ha pure perso il fratello che non aveva nulla a che fare con le gang di strada, ma è stato ammazzato lo stesso. Hey scusate, ma sto ancora guardando “The Equalizer” oppure è diventato di colpo una puntata di un programma di Barbara D’Urso?

“Quando hai finito lì, ti porto con me a guardare un cantiere”.
Insomma McCall uccide persone inequivocabilmente cattive, usando i suoi soliti trucchi, una specie di “Visione accelerata” è il trucco che Antoine Fuqua decide di utilizzare per farci capire che McCall ragiona sempre dieci mosse in anticipo al suo avversario. Se per caso tutto questo lo fa somigliare ad un super eroe non vi preoccupate, basta infilare una riga di dialogo scema in cui qualcuno parlando del personaggio dice: «Può anche volare?» ed il gioco è fatto! Poi poco importa che il risultato finale sia lo stesso che Guy Ritchie aveva già portato sul grande schermo per la sua versione superomistica di “Sherlock Holmes” (2009), meglio essere sicuri di non inventare davvero nulla di nuovo!

“Qui è dove abita quello delle bare volanti? Adesso la trasferisco al cimitero”.
L’unica scena davvero azzeccata quindi diventa il finale, una lunga sequenza che forse è anche l’unica davvero efficace del film, McCall si reca da solo verso il duello finale (giusto per giocarsi anche la carta western, che magari qualche spettatore in più lo convinciamo) che di spettacolare ha più che altro il luogo, la casa nella cittadina di mare che tutti stanno evacuando per via della tempesta in arrivo, tutti, tranne McCall, che guida sotto la pioggia in direzione (ostinata e) contraria.

Nel finale se non altro i trucchi di McCall trovano cittadinanza, visto che il suo piano era fregare i cattivi e convincerli ad affrontarlo sul suo territorio, il film diventa una caccia di Zaroff in piccolo, piccolossimo, però se non altro Antoine Fuqua dimostra che quando vuole riesce a dirigere, di fatto questo è nuovamente il lungo finale senza dialoghi del film precedenti, ma vitaminizzato dalla regola aurea dei seguiti: uguale ma più grande!

Forza op! Op! passo veloce, risveglio muscolare!
Risultato finale “The Equalizer 2 - Senza perdono” ci regala un nuovo giustiziere con il volto di Denzel Washington, ma un film molto meno convincente del suo predecessore, ma per lo meno ho capito il sottotitolo Italiano, l’assenza di perdono del titolo è la mia nei confronti di Antoine Fuqua, FUCKA, o come cazzarola ti chiami tu!

14 commenti:

  1. Se fossi al posto del mio amico ed ex allievo Antoine, considerato il momento storico particolare, andrei in una direzione diversa nel tentativo di dare una sostanza ad un Equalizer sintonizzato sul rumore di fondo. Una cosa così: Alex " Uber " Haber è un loser ( si pronuncia fall-ito ndr ) oltre la mezza età taxi driver abusivo in un mondo vagamente post atomico lato Cinico Tv di Ciprì e Maresco e non Mad Max che scopre di avere una figlia di cui la ex compagna non gli aveva detto nulla che vive come una zombie in una comune succube di un santone mentre attende di essere indottrinata per prendere parte a scorrerie in una posse di bimbi micidiali. In b/n. Novanta minuti al massimo. Sundance ed evento speciale a Venezia.

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    1. Una specie di “Codice Genesis” con più flatulenze alla Cinico Tv, mi piace! Prevedo 90 minuti di applausi dopo i titoli di coda a Venezia. Se dovesse piacere si potrebbe sempre organizzare un seguito, dove il nostro autista Uber Haber si scontra con la lobby dei Taxi Driver che tengono in pugno il monopolio delle corse in auto, qui più lato Mad Max per via degli inseguimenti in auto, ma senza perdere il contatto con Cinico Tv, mi immagino il chitarrista spara fiamme di George Miller ripensato da Ciprì e Maresco come potrebbe essere. Cheers!

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  2. Il primo Equalizer, se non erro, è stato recentemente replicato o da RaiMovie o da Rai 4 -non ricordo- Denzel non era nemmeno troppo male ed anzi risultava abbastanza credibile nel ruolo.
    Non amo troppo i Chapter two, di solito rovinano quanto di buono realizzato nei capitoli uno, ma dopotutto il Cinema è adattamento alle mode e da tanto, troppo tempo mi auguro di essere smentito e di trovare un seguito migliore (o che non faccia rimpiangere troppo) il capostipite.

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    1. Denzel funzionava in quel film, anche se era il trionfo dell’immobilismo, si portava dietro gli echi di cosette come “Man on fire”, gioiellino a cui voglio bene a come in quanto diretto dallo Scott giusto. Dici bene di solito i secondi capitoli possono essere, fotocopie con i soldi del primo film (regola aurea dei seguiti: Uguale ma più grande) o essere dimenticabili. Ci sono dei “secondi geniti” notevoli però, “Aliens – Scontro finale”, “Il padrino parte seconda”, “La Casa 2”, non tanti ma notevoli ;-) Cheers

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  3. La penso esattamente come te su Fuqua. Uno che avrebbe tutti gli ingredienti giusti per sfornare un ottimo film (il Capolavoro è un'altra cosa...): ha gli attori giusti, la sceneggiatura buona, i comprimari di gran classe e pure qualche paraculata buona ad attirare le masse (cito a caso il dramma famigliare in SOUTHPAW e il franchise altisonante de I MAGNIFICI 7). Ma com'è e come non è alla fine esce una pellicola appena decente o ai limiti dell'insufficienza che si salva per il rotto della cuffia per qualche buona sequenza (tipo il primo THE EQUALIZER con quel finalone nella OBI americana o la scena con Eva Mendes nuda in TRAINING DAY (nota a Cassidy: no, non mi è piaciuto molto quel film)). Non credo che Fuqua sia un incapace, è solo uno che si accontenta del compitino e di portarsi a casa la pagnotta. Peccato che con un minimo impegno in più potrebbe fare molto molto meglio.
    Il primo EQUALIZER non mi dispiacque nonostante qualche lungaggine di troppo e un po' come i vari TAKEN è divertente anche per vedere come si comportano i vecchi leoni fuori dalla loro "comfort zone". Questo me lo segno (manco mi ero accorto che era uscito...) e vedo di dargli un occasione appena possibile.

    P.S.: stanno girando il nuovo SPIDERMAN a Venezia. Un delirio! Però se mi dice bene sarò un passante in una scena... Sono passato per caso mentre giravano un campo lungo. Vedremo se lo mettono nel montaggio finale.

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    1. Il primo “Equalizer” era un “Taken” nello spirito, ma portava l’immobilità del protagonista un po’ in là con gli anni, ad un livello massimo. Fuqua detto FUCKA (come un ex giocatore di basket) riesce a sbagliare delle cose incredibili, “Training Day” non è bello, ma gli voglio molto bene lo stesso ;-) Dovevi fare le cornine da Spidey, saresti stato più facile da riconoscere ;-) Cheers!

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    2. Giubbotto nero, occhiali da sole e... Borsa della spesa! Tornavo dal mercato! :-D

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    3. Se scopro che nel prossimo Spider-Man il cattivo si chiamerà “Bag-man”, dovrai almeno autografarmi la copia del Blu-Ray ;-) Cheers

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    4. @Zio Portillo

      Anche a te manca Brooklyn Finest! Stranissimo!

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    5. Dobbiamo organizzare un recupero di gruppo mi sa ;-) Cheers

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  4. Concordo, meno mordente del primo ma forse anche leggermente più cruento in certe scene.

    Ma perdonami non era Fuqua il regista di Brooklyn Finest? Quello lo reputo tra i suoi migliori e con una coralità degna di Robert Altman.

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    1. Mostra un po’ di più, l’altro faceva dell’immobilismo una cifra stilistica. No perdonami tu, perché ho visto tutti i film di Fuqua tranne “Brooklyn Finest”. Lo davano in tv l’altra sera, ma avevo appena finito di vedere questo il giorno prima, ed era già iniziato quindi ho lasciato perdere, dovrei recuperarlo perché ne parlano tutti benissimo. Cheers!

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  5. Ricordo benissimo il primo, ma anche se questo è peggiore, vedrò ugualmente, proprio perché il primo mi gasò parecchio ;)

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    1. La stessa ragione per cui mi sono visto questo seguito, e se sistemassero un po' il tiro, sarei già pronto anche per il terzo ;-) Cheers

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