venerdì 12 ottobre 2018

Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo (2009): L’immaginario del dottor Gilliam


Dicono che a tutto esiste un rimedio, tranne che alla morte. Si può gabbare la signora vestita di nero? Questo e molto altro ancora nel nuovo capitolo della rubrica… Gilliamesque!
Se nel corso della sua carriera Terry Gilliam ha sempre dimostrato di essere caparbio nell’inseguire la sua arte, malgrado i bastoni tra le ruote dei burocrati e l’influenza negativa della sfortuna, bisogna dire che dal 2000 in poi le cose sono addirittura peggiorate. Il naufragio del suo primo tentativo di portare in scena “The man who killed Don Quixote” ha aperto il vaso di Pandora di quella che abbiamo imparato a conoscere in questa rubrica (grazie a Nicola Pecorini) come la famigerata “Negation of the pussy”.

Dal 2000 in poi non esiste un solo progetto di Gilliam che non sia stato afflitto da problemi capaci quasi di far impallidire quelli già notevoli affrontati durante la realizzazione di Le avventure del barone di Munchausen. Il massimo dei risultati ottenuti dal regista originario del Minnesota sono arrivati solo grazie alla sua testa estremamente dura, Tideland è una reazione al pantano burocratico di I Fratelli Grimm, da cui Gilliam porta a casa il film più debole della sua filmografia e una grande amicizia con uno dei due protagonisti, Heath (detto BIP) Ledger.

L’ex Monty Python americ… Ehm, no inglese, perché Terry ha ottenuto la cittadinanza inglese nel 2006, in aperta critica con l’amministrazione di George “Dabliù” Bush, ha trovato nel biondo attore australiano un nuovo sodalizio artistico, ditemi poi che non ho ragione quando dico che Gilliam è un Futurista, Ledger malgrado il flop di “The Brothers Grimm” si era messo sulla cartina geografica grazie alla sua ottima prova in “I segreti di Brokeback Mountain” (2005) di Ang Lee e, ovviamente, con il ruolo del Joker, nel mio film preferito di tutti i tempi (ma magari anche no) “Il cavaliere oscuro” (2008).

“Ti toccherà scriverlo davvero un post su quel film prima o poi, lo sai Cass?”.
“The Imaginarium of Doctor Parnassus” nei piani originali di Gilliam e del suo sceneggiatore di fiducia Charles McKeown, avrebbe dovuto ruotare completamente attorno ad Anthony "Tony" Shepard, il personaggio interpretato da BIP Ledger, quindi immaginatevi cosa può essere stato per Gilliam ricevere una telefonata una mattina di gennaio per sentirsi dire che Ledger aveva lasciato questa valle di lacrime.

I giorni successivi al ritrovamento del corpo di Ledger, sono stati un massacro mediatico che ricordo fin troppo bene e che per certi versi ha anticipato l’ondata di buonismo di facciata che pervade ancora oggi Hollywood, una gara a chi lanciava più fango, che con una clamorosa inversione ad “U” e dei gran segni di sgommate lasciati sull’asfalto si è trasformata velocemente in una campagna per trasformare Ledger in un nuovo James Dean o Brandon Lee, su cui la Warner Bros. non ha marciato nemmeno un po’ per pompare soldoni nella casse del suo Bat-Film... No no, per niente, un vero esempio di delicatezza.

"...Ma a me che me ne frega tanto i soldi non ce l'ho" (come si fa a non volergli bene ad uno così?).
Davanti alla morte del tuo attore protagonista, sarebbe lecito per chiunque chinare la testa e passare ad altro, per tutti, ma non per quel Munchausen di Terry Gilliam che proprio come il personaggio del suo film, sfida la nera signora a colpi di immaginazione. Il risultato è “The Imaginarium of Doctor Parnassus” che da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa si trasforma nello stringato titolo di “Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo” e tanti saluti all’immaginazione del titolo.

Per assurdo, è proprio la morte di Ledger a fare da traino al film, per vedere Tideland nei cinema italiani abbiamo dovuto attendere due anni, mentre “Parnassus” è arrivato subito cavalcando l’onda lunga di quello là che è morto facendo il Joker e degli attori chiamati a sostituirlo. Sì, perché se i distributori italiani della pellicola hanno cancellato dal titolo ogni riferimento all’immaginazione, non esiste un solo modo al mondo per tenere a freno quella di Gilliam che decide che è giusto rendere l’ultimo omaggio all’amico Heath Ledger e che questo film va completato, costi quel che costi. A questo punto della rubrica dovreste aver intuito che quando il nostro Terry si mette in testa qualcosa, non è certo uno che molla.

Tentare di mettere insieme un film, attorno al suo protagonista: Un esempio.
Sfruttando lo specchio magico che si trova sul carrozzone del Dott. Parnassus (Christopher Plummer), quello che dà vita all’immaginazione della persona che, come una piccola Alice decide di attraversarlo, Terry Gilliam e Charles McKeown hanno l’intuizione di far interpretare il personaggio di Tony a tre attori diversi, ognuno chiamato ad impersonare una delle sfaccettature del carattere del personaggio. Ed è qui che Hollywood ha ancora una volta dato il meglio di sé stessa!

Sapete chi è stato il primo a proporsi per sostituire Ledger? Tom Cruise (storia vera), millantando una lunghissima amicizia con l’attore australiano, Tommaso Missile era pronto a salire sul carrozzone del Dott. Parnassus, anche perché dopo essere salito sul divano di Oprah, la sua immagine pubblica era leggerissimamente oscurata, quindi uno slancio di popolarità dettato da una buona azione avrebbe aiutato. Quindi, se adesso abbiamo sei capitoli di Mission: Impossibile, un pochino bisogna ringraziare anche il "No" rifilato a Tommaso da Terry Gilliam.

Alla fine i sostituti sono ben tre: Colin Farrell, Jude Law e toh! Guarda un po’ chi si è ricordato di chi gli ha lanciato la carriera? Johnny Depp. I tre attori recitano gratis, anzi meglio, devolvono il loro assegno a Matilda, la figlia di Ledger, pare che il mio preferito dei tre (ma anche no) Johnny, sia rimasto sul set poche ore, perché aveva film davvero importanti da correre a fare, tipo “Alice in Wonderland” (2010), si nota l’ironia di fondo?

“Mi concede il prossimo ballo?” , “Si ma veloce, devo andare a fare un altro Pirati dei Caraibi”.
Ora, io vorrei dirvi che il risultato finale è impeccabile, ma per quanto mi piaccia Tom Waits non so mentire come farebbe il suo luciferino personaggio in questo film, “The Imaginarium of Doctor Parnassus” a tratti è un pastrocchio, con più di un problema di ritmo, in cui non tutte le parti già girate da Heath Ledger sono state davvero utilizzate, ma è chiaro (e per certi versi anche ammirevole) lo sforzo da parte di Gilliam di tirare fuori qualcosa di abbastanza sensato, quando qualunque altro regista avrebbe semplicemente gettato la spugna e passato il resto della carriera a lamentarsi e piagnucolare per l’accanirsi su di lui della “Negation of the pussy”.

La dedica prima dei titoli di coda «Un film di Heath Ledger e amici», stempera e in parte giustifica il risultato finale che non può essere perfetto, perché andiamo, come può funzionare a livello logico un film che può contare sul vero protagonista della storia per meno della metà del tempo? Però, a mio avviso, con questo film Gilliam riesce comunque a portare avanti la sua crociata sul potere dell’immaginazione su ogni altra cosa.

Attraverso lo specchio, Lewis Carroll io non t'ho visto. T'ho vissuto! (quasi-cit.)
Per motivi fisiologici l’attenzione della storia si focalizza su quello che da piano originale, avrebbe dovuto essere solo il protagonista nominale del film, ovvero il Dott. Parnassus molto ben interpretato da Christopher Plummer (al suo secondo film con Gilliam), il proprietario dello sgangherato carrozzone che si aggira come una reliquia del passato tra le vie di Londra, portando in scena il suo spettacolo ormai fuori moda e mendicando qua e là qualche spettatore ancora disposto ad attraversare lo specchio e a credere al potere della fantasia.

L’altra faccia della medaglia è la storica nemesi di Parnassus, Mr. Nick (un luciferino Tom Waits anche lui al secondo film con Terry) sempre pronto a tentare tutti con soluzioni facili e con le sirene della modernità, ancora una volta si ripete la dicotomia tipica di tutti i film di Gilliam, il burocrate che rappresenta il peggiore dei mali (e ci credo, è il diavolo in persona!) contro la forza analogica dell’immaginazione, che non se la passa poi benissimo visto che non è più così in voga.

Citando una sua canzone, quando entra in scena questo signore: Clap hands.
In questo, il “cavaliere bianco” (questo spiega il colore del suo vestito) che dovrebbe sparigliare le carte nello scontro tra i due è Tony (Heath Ledger) prescelto con strani segni sulla fronte che viene salvato da un’impiccagione sotto il ponte sul Tamigi, in una scena che volutamente ricorda la morte del banchiere Roberto Calvi. Non sapremo mai quali sarebbero stati i piani per questo personaggio, visto che il film ha dovuto prendere per forza di cose una piega del tutto diversa, motivo per cui il personaggio della figlia di Parnassus, la sedicenne Valentina (Lily Cole) diventa chiave nel film, la lotta per l’anima salvare l’anima della ragazza è la scommessa che fanno Mr. Nick e Parnassus, che deve aver colpito molto l’immaginario dei titolisti italiani.

L'occhio lungo di Gilliam per le bellezze botticelliane.
Ad ogni passaggio nello specchio Toby cambia faccia e di conseguenza attore, quindi, in ordine dal più scarso al più coinvolto (mio insindacabile giudizio!) vediamoli tutti: si parte, ovviamente, con il fanalino di coda Johnny Depp, il suo compito è quello di rappresentare il lato fascinoso del personaggio, Depp fa in tempo a fare due faccine e a recitare due righe di dialogo dedicate a Rodolfo Valentino, James Dean e Lady Diana e a come resteranno giovani (e magri) per sempre, abbastanza forzate e pure di cattivo gusto visto il destino di BIP Ledger. Ciao Johnny, vai a giocare a fare il pirata vai, non ci sei mancato per niente, anzi non tornare proprio!

“Coach fammi giocare! Mi sono portato la scala da casa!”.
Va un po’ meglio con Jude Law, il suo compito è quello di rappresentare il lato sornione e comico del personaggio, Giuda Legge inseguito su lunghissime scale trasformate presto in trampoli dai sicari russi è un momento abbastanza riuscito, non si raggiunge il geniale livello delle animazioni che Gilliam realizzava per il Flying Circus, anche perché la computer grafica, per quanto decente, si adatta sempre poco al cinema analogico di Gilliam, però le chiacchiere stanno a zero: la scena dei poliziotti inglesi in gonna che ballano e cantano “Join the fuzz, we love violence!» a me fa sempre ridere.

Ehm... Hot Fuzz?
Decisamente più coinvolto Colin Farrell, non solo per il numero di minuti sullo schermo, ma anche perché grazie alla sua presenza Gilliam riesce a raccontarci il lato oscuro di Tony dando un epilogo alla storia. Certo, non tutto quadra, perché i segni sulla fronte del personaggio vengono spiegati poco e male e anche lo strambo fischietto di Tony ha un ruolo non ben definito nella storia, per assurdo, poi, in un film (ri)scritto e diretto per non perdere per sempre gli ultimi momenti della recitazione di Heath Ledger, il nostro BIP è forse il personaggio meno incisivo.

Quando il suo Tony suggerisce a Parnassus e alla sua banda di scapestrati artisti di strada di cambiare look ed esibirsi per un pubblico con maggiore disponibilità economica, è un momento metaforico (lasciatemi l’icona aperta, che più avanti ci torniamo) che Heath Ledger sottolinea con una recitazione sopra le righe da bravo imbonitore, il suo modo di cambiare tono di voce sbracciando mentre introduce «The extraordinary Doctor Parnassus!» funziona e il suo «Voilà!» sarebbe potuto diventare una frase di culto, ma ad emergere sul serio sono gli altri attori del cast.

Ha fatto in tempo a regalarmi ancora questo piccolo tormentone.
Lilly Cole è l’ennesima conferma (dopo Uma Thurman) che Terry ha l’occhio lungo per le bellezze botticelliane, sembrava destinata ad una lunga carriera, invece pare già sparita, è andata decisamente meglio con la predizione su Andrew Garfield, definito da Gilliam come «Bravissimo, lo vedrete presto in tutti i film», cosa che, a ben guardare, è accaduta davvero! Il suo Anton è un personaggio tragico per cui è molto difficile fare il tifo, ma con cui Andrea Isidoro spesso ruba la scena.

“Non fare mai film tratti dai fumetti, portano sfiga!”.
L’assoluto protagonista, alla fine, diventa proprio il Parnassus di Christopher Plummer, anche lui di certo non uno stinco di santo, ma il personaggio attraverso il quale Gilliam riesce a mettere su una riuscita metafora sul cinema stesso. Sì, perché “The Imaginarium of Doctor Parnassus” è un film teorico sul cinema, Parnassus e Mr. Nick s'incontrano per la prima volta in un monastero dove il Dottore è intento a continuare a raccontare una storia che se mai si dovesse interrompere scatenerebbe la fine del mondo (o del film) stesso. Valentina in tutto questo rappresenta l’idea, l’ispirazione da proteggere e inseguire, continuamente combattuta tra le tentazioni e le scappatoie facile di Mr. Nick e il vecchio e sgangherato spettacolo di suo padre Parnassus.

Il diavolaccio di Tom Waits ben incarna le sirene del cinema omologato e digitale, mentre Parnassus il trionfo dell’analogico e della fantasia vulcanica che Gilliam ben rappresenta con il suo cinema, proprio per questo è un peccato che molte delle “visioni” di Terry siano realizzate in CGI decente ma non proprio memorabile che impedisce al film di volare davvero.

Il cinema di Gilliam, dovrebbe restare sempre analogico, mai digitale.
Funziona tutto molto meglio quando Gilliam mescola realtà e finzione (il cartello “Please, take generously” che diventa “Please, give generously”) senza bisogno di effetti speciali realizzati al computer, ma semplicemente il suo talento di regista, infatti il modo in cui Parnassus inganna il diavolo è molto vicino ad un trucco cinematografico e il destino del personaggio è quello di tornare ad esibirsi con un piccolo spettacolo di marionette, figurine animate di carta che somigliano tanto a quelle che Gilliam trasformava in animazioni per il Flying Circus, la frase finale del film, poi, sembra una riflessione sui finali, spesso lieti, solo ad un’occhiata distratta tipici del cinema di Terry («ma la storia finisce bene?» , «Scusa, non possiamo garantirlo»).

"Mi spiace ragazzo, nessuno conosce davvero il finale delle proprie storie finché non ci arriva”.
Perché se Munchausen è l’alter ego di Gilliam, il campione dell’immaginazione convinto di poter modificare il mondo solo con il potere della sua narrazione e della sua fantasia, e Don Chisciotte il personaggio che meglio incarna la cocciutaggine Gilliamesca, allora Parnassus è il personaggio che sta esattamente nel mezzo, l’artista che cerca ancora di convincere con i suoi vecchi trucchetti analogici un pubblico che non ha più voglia di utilizzare l’immaginazione e che forse preferisce la via più facile ed omologata offerta da Mr. Nick. Parnassus ha dentro tutto questo, una coraggiosa sfida alla morte, un caparbio omaggio ad un amico da portare a termine contro tutte le difficoltà, ma anche una lucida riflessione sullo stato attuale del suo cinema e della sua carriera. Gilliam non ambisce ad essere un Parnassus, ha il dubbio di esserci già diventato.

Come probabilmente si sente Gilliam, ogni volta che parla di film con un nuovo produttore.
Tutta questa disarmante sincerità si traduce in un film sghembo, ma onesto come l’omaggio ad un amico, se una grande casa di produzione come la Warner Bros. probabilmente guidata da uno che somiglia a Mr. Nick, ha sfruttato in ogni modo possibile la morte di Heath Ledger per fare soldi, allora preferisco non una, ma mille volte lo sgangherato teatrino messo su dal Dottor Gilliam, quindi visto che ha aleggiato in tutto il post, fatevi chiudere citando Tom Waits: "Preferisco un fallimento alle mie condizioni che un successo alle condizioni altrui".

Tra una settimana, io spero che voi siate tutti grandi amici di Pitagora perché abbiamo un teorema da risolvere!

16 commenti:

  1. Continuo a non potermi connettere su blogspot dal cellulare... Che p@lle! Sono lo Zio Portillo.

    Ottimo post per un film che definisci perfettamente: sghembo.
    Purtroppo non sapremo mai come Gilliam aveva intenzione di fare “Parnassus” perché la “negation of pussy” continua a perseguitarlo azzoppandolo pure sul cast. Più sfiga di così...

    Ma con la morte di Ledger, tutto diventa fumoso e farraginoso. Niente mi toglie dalla testa che la perdita dell’attore abbia spostato il focus della storia su di lui e sulle sue sfaccettature piuttosto che sulla sfida tra Mr. Nick e Parnassus che a mio avviso avrebbe dovuto essere il perno su cui ruotano i “comprimario” come Garfield e Ledger appunto. Boh... Non lo sapremo mai purtroppo. Fatto sta che il risultato è un film parecchio frammentato con parti che funzionano alla grandissima e molte che si trascinano attaccate alla storia con lo sputo. In queste condizioni è già tanto aver portato a casa la pellicola intera... E per questo, tanto di cappello a Gilliam!

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    1. Se può consolarti anche io ho problemi a rispondere ai commenti, Blogger fa qualcosa!!

      Rivedendolo per questa rubrica, ho notato ancora di più i problemi di ritmo e le parti frammentarie, eppure voglio molto bene a “Parnassus” è un film onesto, con in cuore in mano, che non solo omaggia un amico, ma fa il punto sullo stato del cinema di Gilliam, è una riflessione su ste stessi e sul proprio lavoro disarmante per sincerità, in pochi nell’industria cinematografica si sarebbero presi il rischio di terminare un film dopo la morte del protagonista, ancora meno lo avrebbero fatto così schietto, ma Gilliam si sa, è fatto di una pasta diversa da tutti gli altri, anche per questo è meritevole di stima ;-) Cheers!

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  2. Post meraviglioso e altro film che non ho ancora visto: un'antica maledizione etrusca mi ha tenuto lontano dall'intero cinema di Gilliam! Che sia parte della sua "negation..."?
    Quando un attore muore Hollywood esulta, perché sono soldi per tutti! (Succede anche in Italia, purtroppo, ma gli attori nostrani tendono a morire poco...)
    Comunque oserei dire che Gilliam ha fatto un'operazione simile al "Game of Death" di Bruce Lee, che alla fine mostra pochissimo delle ultime scene del protagonista e risolve in altri modi la sua assenza, stravolgendo il copione. Ovviamente parliamo di qualità abissalmente diverse, e per fortuna Terry non ha usato cartonati di Ledger :-D
    Comunque il grande mistero è perché io non abbia pensato a mettere in pkaylist la mitica clap hands...

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    1. Mille grazie davvero, voglio bene a questo sgangherato film proprio per l’approccio di Gilliam, e secondo me sì, anche questo è parte dell’onda lunga della “Negation”! Il paragone con “Game of death” ci sta tutto, ha dovuto letteralmente tirare su un film con quello che aveva, per fortuna Gilliam ha potuto contare su tre attori e non su cartonati, anche se Depp si avvicina molto al cartonato secondo me :-P

      Bravissimo, sapevo che ti avrei trovato pronto su Tom Waits, per me è il classico pezzo che posso non sentire per mesi (o anni) e poi appena lo ascolto per mezza volta, voglio ascoltarlo e riascoltarlo per mesi ;-) Cheers!

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  3. Madonna per me fu una delusione enorme...
    Vero, è un film onesto e de core, ma davvero ha tantissimi difetti.
    Se non fosse stato per l'incidente Ledger che ha richiamato altri attori noti sul set, secondo me non se lo sarebbe visto manco la mamma di Gilliam...

    Moz-

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    1. I difetti sono un sacco, ma non possiamo giudicarlo, non sapremo mai come avrebbe dovuto essere il film originale, e secondo me non lo avrebbero visto così in pochi, il budget era decente (a differenza del film della prossima settimana) e non sottovalutare l’onda lunga del Joker di Ledger… Da vivo però. Quello che è venuto fuori è un film sghembo e tutto differente. Cheers!

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  4. Splendido post per un film così così. Ho avuto la sensazione che Gilliam non avrebbe potuto fare di meglio con quello che aveva, ma ciò non toglie che ci siano problemi evidenti. Comunque anche con la computer grafica di mezzo l'immaginifico visivo di Gilliam scalcia ancora parecchi culi.

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    1. Ti ringrazio moltissimo! Amo molto la chiave di lettura sul cinema che Gilliam si regala con questo film ma i difetti sono tutti lì da vedere, sarebbe ipocrita nascondersi dietro ad un dito, è già incredibile che il film abbia una logica viste le condizioni in cui è stato girato, qualcuno altro regista avrebbe mollato, Gilliam no ;-) Cheers

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  5. Personalmente è uno dei film che più ho apprezzato di Gilliam, anche se poi nel complesso non che mi sia rimasto tanto impresso ;)

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    1. Vero, anche io lo apprezzo per tutto quello che rappresenta, più che quello che davvero è, anche se l'analisi sullo stato del cinema di Gilliam mi piace ancora molto ;-) Cheers!

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  6. Questo è il film che Terry/Parnassus ha girato più come dedica rispettosa all'amico scomparso, appunto, che non come l'ormai impossibile film che avrebbe voluto e potuto girare con lui (vivo), riuscendo contemporaneamente a fare il punto sulla PROPRIA visione del cinema (quindi è anche una dedica a sé stesso)... i difetti vanno inevitabilmente considerati e, per quanto possibile, smussati in quest'ottica. Che è quella con cui ho visto Parnassus dall'inizio alla fine, ovviamente ;-)

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    1. La penso allo stesso modo, è un omaggio ad un amico, ma anche una lucidissima analisi sul se stesso e il proprio cinema, i difetti ci sono e pure tanti, eppure considerando il disastro, Gilliam da un pantano in cui altri registi non si sarebbero nemmeno avvicinati, si è gettato dentro ed è anche riuscito a tirare fuori un film con (abbastanza) senso. Questo per me va oltre l'effettiva e modesta qualità del film, che comunque, problemi di ritmo a parte, a me non dispiace affatto ;-) Cheers

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  7. Lo vidi al cinema, pieno di aspettativa - e con una gamba ingessata. Ne restai deluso, poi capii che forse la morte dell'attore non era la cosa più semplice a cui far fronte… ma a colpirmi è stato sempre il prologo che racconta dell'incontro fra Parnassus e mr Nick.
    Curioso l'accostamento fra analogico e digitale. E sonori "Buuuuuh!" a Depp per aver preferito il film che ha segnato il decadimento di Burton...

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    1. Ricordo che andai a vederlo in un multisala che non è tra i miei preferiti, un caldo boia in sala, circondato da persone che erano lì per vedere “Quello che è morto” e al massimo Johnny Depp, su una poltroncina mini con le ginocchia incastrate contro lo schienale di quello davanti a me, ma appena iniziato il film, BAM! Trance-Gilliamesca, completamente coinvolto malgrado i tanti difetti del film, mi sono “risvegliato” sui titoli di coda, rosso in volto per la temperatura e con il bisogno di due rotule nuove, ma tu con il gesso mi hai superato! :-D

      Non sapremo mai che film sarebbe stato, apprezzo molto che comunque sia una pellicola concettuale sul cinema stesso, anzi proprio su quello di Gilliam, malgrado i difetti anche enormi, lo trovo ancora affasciante come film. Depp una volta aveva la mia stima come attore, Burton come regista, oggi il primo non lo posso più vedere e il secondo lo sopporto a fatica, la differenza è che Gilliam è un visionario vero, uno che pure con un film disastrato come questo ha delle cose da dire, Burton invece da diverso tempo non ha più nulla da raccontare, è un arredatore di interni molto riconoscibile, meno ha da dire più diventa patinato. Cheers!

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  8. Lo scorso decennio ha regalato davvero poche soddisfazioni al buon Terry.

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    1. Il periodo più difficile in assoluto, spero che essere uscito vincitore dalla Mancha abbia rotto la striscia negativa. Cheers!

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