Lo avete visto Jason Blum? Non intendo se lo conoscete, oggi
come oggi è uno dei maggiori produttori di film Horror, con la sua Blumhouse
sforna successi al botteghino ottenendo anche meritate
pacche sulle spalle. Intendo proprio dire se lo avete guardato
bene.
In cerca di tutte le interviste possibili al Maestro John
Carpenter ho realizzato che Jason Blum è uno di quei quasi cinquantenni in
ottima forma, dà l’idea di uno che faccia arrampicata o qualcosa così, inoltre
il suo metodo di conquista globale utilizzando il cinema pare funzionare e
pare pure disporre di capitali infiniti, insomma sono giunto alla conclusione
che Jason Blum è Hank Scorpio, parodia di un cattivo alla James Bond che
arriva dritto da una celeberrima puntata dei Simpson. Si è solo tagliato la
barba per non farsi riconoscere.
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Jason "Hank" Blum, cerca di convincere Homer a girare un reboot del film dei Simpson per la
Blumhouse (notare la somiglianza).
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Da uno così cosa ti aspetti? Ha già dimostrato di poter far
soldi anche con i
soggetti più semplici e mentre chi detiene i diritti di
Grosso guaio a Chinatown si becca i vaffanculo di John Carpenter (
STORIA VERA), il nostro Giasone chiude
idealmente il cerchio, coinvolge Giovanni nel progetto nel ruolo di produttore
esecutivo (traduzione: a differenza delle altre volte è stato ben un giorno sul
set, invece che incassare solo gli assegni) ottenendo, per giunta, una colonna
sonora composta dal Maestro in persona. Ve l’ho detto è Hank Scorpio,
guardatelo bene.
La Blumhouse mettendo le mani sulla
saga di Halloween, è destinata a fare un ulteriore salto di
qualità, il piano per la conquista del pianeta di
Hank Scorpio Jason
Blum passa dalla mossa intelligentissima di ammettere l’ovvio, quello che per
quarant’anni tutti hanno negato: tra i tanti meriti di John Carpenter,
aggiungete pure quello di aver inventato l’horror che ancora oggi, quarant’anni
dopo, è quello che fa più di moda e che, soprattutto, incassa.
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Nella foto: Un figo. Lo era già prima di tutti. |
La formula Blum per il successo "Ti do cinque milioni di ex
presidenti spirati stampati su carta verde e fatteli bastare" non è altro
quello che Carpenter aveva già fatto nel 1978: spendere circa 300 mila
bigliettioni, per portarne a casa quasi 80 milioni. Avere Carpenter come
“padrino” di tutta l’operazione e azzeccare un nuovo film su “Halloween” è, come
detto, la chiusura del cerchio e secondo voi il diabolico (ma lo dico con
ammirazione, credetemi) Jason Blum Scorpio, poteva sbagliare un film così? Mai
nella vita.
Forse l’unico vero errore è aver deciso di intitolarlo
“Halloween”, scelta assolutamente illogica dal punto di vista della continuità,
perché di fatto abbiamo “Halloween” che è un seguito di
Halloween, ma che può essere giustificata solo da logiche
commerciali: vuoi mettere per il pubblico poter dire «Un biglietto per
Halloween» e non «Un biglietto per Halloween qualchecosa»? Per questo il film
diretto da David Gordon Green (da qui in poi “Halloween 2018” per non creare
confusione) nasce con l’ambizione giusta, anche se metà della stampa
giornalista mondiale (traduzione: pagata per scrivere di cinema, quindi in
teoria più competente di che so… Me!) si sta affannando a chiamarlo “Il seguito
approvato da Carpenter”, dimenticando che
Halloween II - Il signore della morte e
Halloween III - Il signore della notte erano entrambi scritti e prodotti da Giovanni.
Ma il punto è questo: “Halloween” è scritto, pensato e diretto per essere il
seguito, anzi IL seguito dell’unico film diretto da Carpenter.
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“Ti piace Michael, puoi usarla per andare a fare dolcetto o scherzetto, come ti sembra?”. |
Ci riesce? “Halloween 2018” è il miglior seguito mai diretto
del capolavoro di John Carpenter, bah! Direi abbastanza, anche perché, ammettiamolo, non
aveva concorrenza (nove titoli tra seguiti e remake e forse ne tiriamo uno e mezzo almeno buono) e poi perché Jason Blum su questo film ci ha scommesso molto e
non voleva certo sbagliare, ma di certo non è un film eccezionale, quello bisogna dirlo, ma tranquilli, pro e contro arrivano, mettetevi comodi, non sarà una cosa breve!
“Halloween 2018” è un seguito che tiene conto delle
conseguenze del primo film e fa i conti con il fatto che, nel frattempo, sono
passati quarant'anni, mentre lo guardavo ho notato che la maschera di Michael
Myers, ha sul lato sinistro del collo un buco, lo stesso che gli ha procurato Laurie
Strode colpendolo con il ferro da maglia nel 1978, davanti a dettagli così è
chiaro che no, questo film la Blumhouse proprio non lo avrebbe sbagliato.
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“Giorno, è il quinto piano questo?”.
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Di fatto, è un buonissimo film, perché l’unico difetto di
Halloween di John Carpenter è quello di
aver marchiato a fuoco per sempre i canoni dello slasher come ancora lo
intendiamo oggi, non è un caso se il pubblico che si approccia al film del 1978
oggi (specialmente quello più giovane) lo trovi una pellicola con dinamiche
viste e riviste, bisognerebbe avere la lucidità di rendersi conto che se TUTTI
gli slasher movie negli ultimi quarant’anni hanno replicato quelle dinamiche,
vuol dire che siamo di fronte ad un classico, un archetipo a cui David Gordon
Green guarda con rispetto, dimostrando di essere andato a rivederselo prima di
dirigere anche un solo secondo del suo nuovo film.
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Da che film è presa questa scena? Non vale rispondere solo “Halloween”, voglio la data! |
“Halloween 2018” è un omaggio al lavoro di Carpenter, in un
paio di momenti Davide Gordone Verde replica identiche un paio di sequenze
mitiche del primo film inserendo, però, volutamente Laurie Strode al posto di Michael
Myers (su questo tenetemi l’icona aperta che più avanti ci torno), in alcuni
momenti sembra quasi di assistere ad un’operazione di svecchiamento, proprio per
evitare di perdere quel pubblico giovane di cui parlavo qui sopra. Quindi,
aspettatevi lenzuola da fantasma, babysitter biondine, una scena (anzi due) che
prevedono un armadio a muro, strizzate d’occhio che ci sono, riescono a non
risultare troppo urticanti e servono a mettere in chiaro in maniera lampante
che Carpenter è sempre stato il più avanti di tutti, il cinema horror del 2018
lui lo faceva già nel 1978. Ma bisogna anche dire che a ben guardare, alcuni momenti ricordano anche i tanti seguiti "negati" da questo ennesimo rilancio, ma parliamo di lui: Michael!
Michael Myers è ancora lui, anzi, mi viene da dire è di
nuovo lui, perché dopo tanti seguiti inutili che lo hanno trasformato, di fatto,
in una fotocopia sbiadita di
Jason Voorhees, abbiamo di nuovo il Bogeyman, The Shape (o l’ombra della strega,
qualunque cosa voglia dire), un assassino silenzioso bravissimo a nascondersi,
non gigantesco nel fisico, ma minaccioso nella presenza, Nick Castle ancora una
volta si ritrova su un set a fare quello che quarant’anni fa, il suo amico con
i baffi gli ha detto: «Nick, just walk!».
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“Sono quarant’anni che cammino per tornare a casa. Ho male ai piedi e non ricordo più la strada”. |
Per quarant’anni Myers è stato rinchiuso, Loomis è andato ed
ora il dottore ossessionato dal silente assassino è il Dr. Sartain (Haluk
Bilginer) che Laurie Strode etichetta senza nessuna pietà e grande capacità di
sintesi come «Il nuovo Loomis», niente lo ha convinto a parlare, almeno fino al
momento in cui rivedere la sua maschera in qualche modo evoca nuovamente il
male, in una scena d’apertura piuttosto efficace anche grazie alle musiche
composte da Carpenter che arriva poco prima dei titoli di testa
che, ovviamente, hanno lo stesso identico font arancione di
quelli del 1978 e recuperano anche una zucca in bella vista che da
schiacciata che era sì “gonfia” per tornare alla sua forma originale (in pratica
una dichiarazione di intenti da parte della Blumhouse). Da qui in poi il film
si prende il suo tempo per aggiornarci anche su Laurie Strode: cos'è successo
all'impacciata babysitter dopo la notte di Halloween peggiore della sua vita?
Facile: è diventata Sarah Connor! E visto che nessuno ha dato un sottotitolo a
questo film, gliene do uno io: Halloween - Il giorno del giudizio.
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“Sei tu che vivi in un sogno Silberman Loomis! Perché io so
già quello che succederà! E ti giuro che succederà!” (Quasi-cit.)
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Quando un assassino mascherato ti aggredisce senza alcun
preavviso, puntando su di te come farebbe uno squalo affamato e, soprattutto,
mosso dalla stessa tenacia, sopravvivere è molto complicato, ma accettare
perché una cosa del genere è successa proprio a te potrebbe essere ancora
peggio. Laurie Strode qui è identica a Sarah Connor in
Terminator 2, la prima
volta è sopravvissuta promettendo a sé stessa che la prossima volta (perché ci
sarà una seconda volta) sarebbe stata pronta e ha reagito nel modo più
americano possibile: Panic Room, una casa piena di armi e corsi su corsi per
imparare ad usarle. Mai una volta che si veda uno Yankee fare che so... Un corso
di autodifesa. No, la prima risposta sono sempre armi e fucili, infatti
“Halloween 2018” ne è pieno, persino il ragazzino che assiste all'inevitabile
fuga di Michael Myers, invece di seguire il consiglio del poliziotto ferito e scappare
cosa fa? Prende il fucile dal pick up del padre!
Aspettavo al varco questo film per due questioni
fondamentali: ero curioso di capire come avrebbero gestito il legame di
parentela tra Michael Myers e Laurie Strode e, soprattutto, volevo capire se avrebbero
cavalcato davvero il finale del film di Carpenter, quello che funzionava alla
grande perché metteva in chiaro che Michael Myers era la personificazione del
male che per mescolarsi tra noi umani indossava una maschera. Se scaricargli
addosso un intero revolver non lo ha fermato, una potenza di fuoco superiore
potrà davvero servire? Americani, sono gli unici che abbiamo, ci tocca tenerceli così come sono.
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Ecco dove avevo già visto quei capelli, Laurie è diventata la corrispondente di Rai Tre da New York Giovanna Botteri! |
Ecco su questi due punti “Halloween 2018” fa spallucce e
procede come a dire “vedi sopra”, la questione della parentela è sbrigata molto frettolosamente, Green si è liberato di tutta la faccenda con una scrollata di spalle, lasciando di conseguenza molto vage le motivazioni che spingono Michael, il tutto per dare più attenzione alla figlia e alla nipote di Laurie,
mentre sulla natura maligna di Myers, il film si assesta più o meno sul
primo dei seguiti negati
Halloween II - Il signore della morte (quando vedrete il finale capirete il perché) e
giocandosi un non colpo di scena (molto molto scarso, legato al "Nuovo" Loomis) che non vi rivelo per non rovinarvi la visione, una grossa forzatura che serve a portare il film dove vuole arrivare: il ribaltamento di ruoli tra
Michael e Laurie, il predatore che diventa preda.
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“Facciamo una bella inquadratura su questa e poi possiamo subito ad altro ok?”. |
Mi fa sorridere che la stessa stampa specializzata (sempre
quella pagata per scrivere di cinema e quindi più competente di un dilettante
allo sbaraglio come il vostro amichevole Cassidy di quartiere) si stia
lanciando in loti sperticate, descrivendo “Halloween 2018” come l’horror del
movimento #MeToo, perché tra la voglia di non essere più una vittima di Laurie
e l’aiuto ricevuto da altre due generazioni di donne (la figlia e la nipote),
di fatto, abbiamo tre donne che lottano contro il peggiore stalker della storia
del cinema. Tutto vero, se non per il fatto che l’horror (e lo slasher in
particolare) è sempre appartenuto all’altra metà del cielo, Laurie Strode, la Sidney
Prescott di “Scream”, il concetto stesso di “Final girl” che sconfigge il
mostro finale esisteva ben prima che il movimento #MeToo avesse un nome ed un
cancelletto e non mi riferisco a quello che diventa protagonista negli ultimi
minuti del film. Quindi, cari amici, prima di scrivere di cinema, qualche film, guardatelo, grazie.
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La stampa specializzata prende sotto assedio la Bara Volante
(fatevi sotto, ho visto i film giusti io!).
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“Halloween 2018” è un film di ottima fattura che regala una
serie di scene efficaci (come quella dei denti) e ha più gusto per il sangue di
quanto non ne avesse il suo predecessore, David Gordon Green ha dimostrato con
“Joe” (2013) di non essere solo un regista di commedie sceme, ma di certo non è
un
Maestro del cinema come John Carpenter, ecco perché anche se dedica un paio
di mezzi piani sequenza a Michael Myers, fa un paio di scelte chiare, ad
esempio mettere proprio l’assassino mascherato al centro delle scene, girando
piuttosto bene, bisogna dirlo, Davide Gordone Verde segue con la sua macchina da
presa Michael Myers, come una volta Carpenter faceva con Laurie Strode, il
risultato, quindi, è opposto, se nel film di Carpenter non sapevamo mai dove si
trovasse l’assassino (e per questo rappresentava una minaccia), qui lo sappiamo
sempre e lo vediamo in azione, lo dico con gioia visto che mi è molto
simpatico, per fortuna nemmeno in un momento Nick Castle (classe 1947, non
proprio un pischello) sembra un anziano con una maschera, ma conferma che quel
qualcosa di inquietante che solo il suo amico Carpenter vedeva in lui, è ancora
lì dopo quarant’anni. Effetto Michael Myers in versione Umarell, passato da
fissare belle ragazza e guardare i cantieri, per fortuna scampato!
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“Mi sento tutti gli occhi addosso, poi mi agito e mi tocca uccidere qualcuno”. |
Certo David Gordon Green non è Carpenter e ogni tanto sporca
un po’ il foglio (alcuni flashabck sono un abbastanza didascalici), ma in
generale firma un film pensato per omaggiare il classico e aggiornarlo al
nuovo pubblico, anche scherzandoci un po’ sopra, in questo senso il contributo
di Danny McBride in fase di sceneggiatura si nota, ma non influisce
negativamente sul tono, come la filmografia del comico avrebbe lasciato pensare
e cerca di esporre la sua tesi concentrandosi sulla reazione di Laurie Strode.
Jamie Lee Curtis qui è piuttosto intensa, la sua Laurie è
una donna che si è barricata nella sua paranoia, crescendo la figlia Karen (Judy
Greer, gran scelta di casting, perfetta quando hai bisogno di un’attrice capace
di risultare antipatica subito ed apprezzabile sulla lunga distanza) come se
fosse la prescelta nella lotta contro il male, salvo poi perderla perché
quarant’anni a sentirsi ripetere «Tornerà» potrebbero essere troppi per
chiunque. La nipote Allyson (Andi Matichak) le ricorda che si è preparata per
tutto questo tempo, sacrificando la famiglia ed invece no, lo ha fatto proprio
per loro.
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“Vieni qui John, tu guiderai la resistenza contro le macchine un giorno” , “Mamma, ma io non mi chiamo John”. |
Infatti, Laurie qui eredita la capacità di Loomis di manifestarsi
sempre nel posto dove Myers sta per colpire, ma prende qualcosa anche dal suo
avversario, fatemi chiudere l’icona che ho lasciato aperta lassù. David Gordon
Green mette in chiaro che il ribaltamento tra predatore e preda è avvenuto ben
prima che gli eventi (un po’ forzatamente) mettano fisicamente “The Shape” e la
sua ex vittima del cuore nuovamente uno contro l’altra, nello scontro per cui Laurie
Strode si sta preparando da quarant’anni.
«Say Something» che poi è anche il titolo di uno dei pezzi
composti da Carpenter per la colonna sonora, è la frase che due personaggi nel
corso del film dicono a Michael Myers per tentare di razionalizzarlo, come se
mai emettesse un suono, sarebbe più facile da accettare. Laurie ha passato
quella fase, al suo storico nemico non chiede niente, i tempi in cui si
interrogava se quella minaccia maschera fosse davvero “L’ombra della strega”
sono andati, al massimo si rivolge a lui con frasi lapidarie, di chi vuole
tagliare corto possibilmente per sempre («Buon Halloween Michael»).
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"Dolcetto o buchetto nel petto?". |
Se Carpenter mostrava Haddonfield come un posto tranquillo
dove, però, se gridavi aiuto per strada nessuno veniva a salvarti, David Gordon
Green lo rende anche un posto colorato dove i giovani fanno feste rumorose, ma
alla fine tutto ruota attorno a Laurie che è l’unica che ha capito che il male
quando ti colpisce non prende prigionieri, non tratta, non gli puoi chiedere di
«Dire qualcosa» puoi solo rispondere, proteggere quelli a cui vuoi bene e
cercare di farti trovare pronto, Laurie è l’applicazione dei “L’arte della
guerra” di Sun Tzu, per conoscere il suo nemico è diventata il suo nemico. Può
sembrare reazionario tutto questo, ma per Laurie Strode ha comportato una
solitudine che solo l’ultimo abbraccio in parte può alleviare, fino alla prossima
volta, perché per Laurie e Michael ci sarà sempre una prossima volta, l’ultima
inquadratura del film scelta da Davide Gordone Verde parla chiaro.
Alla fine forse questo “Halloween” di David Gordon Green,
non ha bisogno di un numero nel titolo o di sottotitolo aggiuntivo ad effetto
perché, omaggia il classico e cerca di adattarlo rispettosamente ai gusti del
pubblico moderno, riuscendo ad essere un seguito ben fatto, forse un po' troppe pensato a tavolino e senza cuore, ma anche migliore della media degli horror mainstream
che escono in sala. L’essenza dell'Halloween di John Carpenter, viene omaggiata, e i personaggi si muovono in un mondo in cui il male è sempre dietro l’angolo, come se fosse
la Haddonfield mostrata da Carpenter.
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Solo a me ricorda una scena di uno dei seguiti negati da questo film? |
Certo lo fa con la differenza che intercorre tra un regista
motivato e un grande Maestro del cinema, ma il risultato resta apprezzabile
perché se vuoi fare cinema, devi conoscere il cinema, mentre se vuoi conoscere
Halloween, devi diventare Halloween. Ma con un po' più di cuore, meno pianificazioni aziendali e qualche motivazione solida per i personaggi, sarebbe stato ancora migliore, ma sono abbastanza sicuro che per ora potrebbe bastare, almeno a Jason Blum per portare avanti i suoi piani di conquista mondiale.
Ah, ma sei stato velocissimo! Se ci riesco farò il film venerdì, quindi rimando a fine settimana la lettura della tua rece ;-)
RispondiEliminaL’ho visto subito, quindi chi ha tempo non aspetti tempo. Vai tranquillo tanto il posto non scappa, sono curioso di sapere il tuo parere ;-) Cheers!
EliminaPer quanto abbia apprezzato la buona regia ed un mood in linea con il cult capostipite, non mi ha fatto particolarmente impazzire. Laurie (e famiglia annessa) avrebbe meritato un approfondimento molto più sentito e coinvolgente; per quanto si tratti di un slasher, una briciola in più di horror pscologico non sarebbe guastato. Il film, invece, si limita e resta nel limbo del passato e della nostalgia; come hai ben scritto, è migliore rispetto a certe scempiaggini moderne ma avrei voluto un effetto molto più "Blade Runner 2049" (simile nei toni al primo, ma molto diverso nel profondo).
RispondiEliminaLa tua teoria di Blumhouse può rivelarsi molto azzeccata! :D Certo, Blum è uno che guarda più al budget e al successo piuttosto che alla qualità dei film (da "Get out" a "Obbligo a verità" ci passa un intero mare) e per questo gli preferisco di gran lunga gli "A24", omunque, a livello di scelta aziendale nulla da ridirgli, lo stimo anch'io!
Ha tante cose per cui mi è piaciuto (Michael che finalmente è Michael e la prova di Jamie Lee per dirne solo due) ma è un film tanto pensato, pianificato, anche a me è mancato qualcosina a livello emotivo, è il classico film che poteva essere meglio oppure molto peggio. Ad esempio, mi sarebbe piaciuto vedere una Laurie Strode più emotiva prima dello scontro finale, però credo di aver compreso le intenzioni di David Gordon Green, se ti prepari ad affrontare il Male, ti alleni anche a essere risoluto quando sarà il momento, quindi per questo sono piuttosto sicuro che conquisterà buona parte di pubblico, Hank Scor… Ehm Jason Blum ha colpito ancora ;-) Cheers
EliminaBeh, dai, stavolta allora non è andata così male.
RispondiEliminaNo per niente, non è affatto un brutto film anzi. I difetti non mancano, ma soppesando il tutto alla fine è un buon lavoro. Cheers!
EliminaAlla fine Jamie Lee Curtis giganteggia, no?
RispondiEliminaForse molti horror moderni falliscono perché ci sono sempre attori inespressivi, costruiti, presi dalla strada...
Enorme. Pareggio con voglia di scalciare culi con “H20” dove era già scatenata, qui davvero si mangia il film. La figlia di Tony e Janet Leigh ha un entusiasmo fuori controllo, e per essere uno che dal 1980 dice che non vuole fare più horror, ci ricasca e ultimamente è venuta a patti con il suo ruolo di madrina delle “Scream queen” (infatti aveva un ruolo fantastico nella serie tv… Scream Queen), se questo film supera la sufficienza lo dobbiamo anche a Jamie Lee. Cheers!
EliminaAhahahaha sulla tizia del tg Raitre sono morto!
RispondiEliminaIncredibile, per una serie di cose: consideriamo questo come sequel vero e unico e ufficiale?
Ottimo che sia un bel film, peraltro rispettoso del lavoro di Carpenter.
Oggi il primo Halloween appare persino lento, forse lentissimo... era un approccio diverso (forse perché il primo) allo slasher.
Moz-
Eheh, ho dovuto metterla la foto, fin dalla prima immagine promozionale del film continuavo a pensare che io quei capelli, li avevo già visti da qualche parte, ieri sera mi sono ricordato dove ;-)
EliminaQuello è davvero l’unico difetto del film originale di Carpenter, dopo quarant’anni è diventato IL modello su cui sono basati quasi tutti gli slasher, che poi a ben pensarci, non è nemmeno un difetto, è un classico del cinema al massimo ;-) Cheers
Allora possiamo ben dire che ad Halloween siamo tutti Charlie Heb.....oooops volevo dire Jason Bloom?
RispondiEliminaJe suis Giasonì ;-) Cheers
EliminaChe poi nella prima immagine ufficiale Jamie Lee Curtis aveva il suo tipico taglietto corto di capelli, nel film l'hanno cambiato altrimenti forse sarebbe stata troppo figa per fare la nonna :D Questo sono proprio curioso di vederlo, secondo me potrebbe fare una cosa del genere con Venerdì 13, dimenticarsi la decina di sequel e ripartire dal II o dal III
RispondiEliminaChe poi è il taglio che ha dal 1980, infatti in “Halloween 2” indossava una parrucca (storia vera), però devo dire che il taglio di capelli di Jamie Lee conta, perché in “H20” la trama giustificava il suo ormai celebre taglio corto (Laurie era sotto copertura, tipo protezione testimoni), mentre nell’orrido “Halloween - La resurrezione” aveva la parrucca sì, ma castana, come se al personaggio di “H20” fossero cresciuti i capelli. Qui invece sfoggia il “Biondo Giovanna Botteri” che fa subito pensare alla ragazzina del primo film cresciuta e pure un po’ in paranoia, in ogni caso, continuo a trovarla una gran bella donna, ma sono di parte, ha fatto troppo film che mi piacciono.
EliminaGuarda ci pensavo giusto ieri (questo ti dice dei miei problemi, pensa a che cazzo penso), da che punto lo riprenderesti “Venerdì 13” dal terzo capitolo? Il primo dove Jason sfoggia la maschera da Hockey. Secondo me invece il lungo passato e le tane vittime dovrebbero essere la forza di Giasone. Un film nuovo sull’assassino di Crystal Lake si scrive da solo, tutti pensano sia scomparso (e quindi morto) da vent’anni, invece no, Jason è talmente iconico che potrebbe tornare domani, senza bisogno di troppe spiegazioni. Cheers!
Dal secondo o dal terzo perché nel quarto lo ammazzano proprio di brutto :D Da là diventa tutto trash, con la resurrezione tipo Frankenstein del sesto, ad esempio.. Come dici tu magari tutti pensano che sia morto, il campeggio è chiuso da tipo 40 anni, e decidono di riaprirlo.. Ah e in Venerdì 13 rivorrei Kevin Bacon :D Ad esempio facciamogli interpretare il fratello del tizio morto 40 anni prima.. Per quanto riguarda Jamie Lee, arrivarci a 60 anni così! :)
EliminaEsatto! Sta proprio in quello la forza di Jason, essere diventato uno spauracchio impossibile da uccidere, si Gavino Pancetta nella parte del gemello è una grande idea, visto che non vogliono fargli rifare "Tremors" mi sembra giusto. Dove si firma per arrivare in forma come Jamie Lee? ;-) Cheers
EliminaVisto il titanico successo di questa operazione, tutte le star che hanno fatto un horroraccio ad inizio carriera staranno già tempestando i loro agenti: voglio tornare anch'io!
EliminaE comunque, Cassidy, lo sai sì che Jason tornerà... grazie a LeBron James? :-D La sua casa ha appena comprato il franchise, come dice qui, e appena fatto "Space Jam 2" vedrai che un Friday the 13th uscirà fuori. E sarà il primo slasher nero! :-D
Lo so lo so, guarda ieri come è entrato in campo LeBron prima della partita (al minuto 0:49 arriva): https://www.youtube.com/watch?v=irsiXYWmwms&fbclid=IwAR21GO4SX0_RpKwP6NPGN_FBzqpFwB5JpAiLR9sqS9WPEW7mjIJWmLcwE7c
EliminaIn pratica potrebbe essere l'unico al mondo a produrre un film su Jason, e ad interpretarlo! ;-) Cheers
Allineatissimi anche in questo caso, ne parleró in un giorno random di questa settimana anche io ma siamo d'accordo. Michael myers é tornato quello del primo film, senza motivazioni e male puro. Hanno gestito benissimo la cosa e qualche scelta registica davvero ottima da parte di DGG. La colonna sonora di Carpenter vero capolavoro, oltre alla melodia che tutti conosciamo mi é piaciuta moltissimo la scena in cui viene ucciso l'amico riccio della protagonista, mi é parsa girata benissimo e quel pezzo musicale é di altissimo livello
RispondiEliminaCinque alto! No vedo l'ora di leggerti, e concordo anche sulla colonna sonora, misto di classico e nuovo vero, ma anche una delle migliori mai composte dal Maestro ;-) Cheers
EliminaDomani presenterò la recensione sul Zinefilo e finalmente mi libererò della peggiore saga che ho mai visto: ho davvero sofferto, non mi era mai successo di patire così tanto l'abissale bruttezza di un franchise...
RispondiEliminaComunque il #MeToo ha toppato di brutto: Blum ha solo partecipato ad un'operazione Miramax: quindi tutte gli/le femministe hanno dato paccate di milioni di dollari ai fratelloni Weinstein, che ne avevano bisogno visto i guai finanziari. Niente Dimension Films, dedicata agli insuccessi, stavolta hanno messo in campo l'artiglieria pesante e hanno vinto su tutta la linea: prima ancora che qualcuno potesse vedere il film già erano stati staccati milioni di biglietti. Le vittime pagano contente i carnefici, questo fa paura, non un soggetto morto nel 1978 che si cerca disperatamente di riportare in vita con 11 film e 3 reboot...
La prima mezz'ora di film è la cosa migliore dell'intera saga, per un attimo ho davvero sperato di star vedendo il primo film buono della saga dopo 40 anni di sterco, invece niente, tutto è crollato. E quattro decenni di allenamenti compulsivi e addestramento alle armi hanno permesso a Laurie... di salire le scale e scendere le scale, di aprire le porte e chiudere le porte. Come una demente qualsiasi dei film horror di pessima fattura...
Deluso su tutta la linea, sono solo contento che questa agonia sia finita: spero che il primo dei prossimi dieci sequel mi dia il tempo di farmi riprendere fiato dalla peggiore serie di film mai concepita da mente (dis)umana.
I paragoni con il movimento #MeToo sono proprio tempo perso, un tentativo di acchiappare consensi da parte di chi scrive certe recensioni (pagato per farlo) in rete. L'inizio è davvero buono, poi purtroppo gli manca un po' di cuore, è un'operazione tanto pensata, il finale rischia di essere un po' troppo anticlimatico, ma secondo me perché hanno voluto giocare sul sicuro. Per ora ha vinto Blum, sta incassando e potrà portare avanti il suo piano di conquista mondiale, intanto io non vedo l'ora di leggerti ;-) Cheers!
EliminaAnche a me è piaciuto!
RispondiEliminaNulla di eccezionale, intendiamoci, ma ha alcuni momenti davvero molto buoni e il finale è quasi commovente....
E poi, già solo rileggere dopo tanto tempo il nome di Carpenter nei titoli di testa è un'emozione. Per non parlare della bellissima colonna sonora.
Il coinvolgimento di Carpenter è stata un'ottima scelta, l'inizio del film è davvero buono, forse mi è mancata un po' di emotività del finale, ma anche così lo posso comprendere, quando il Male arriva, puoi solo farti trovare pronto. Cheers!
EliminaBeh due o tre idee sono state ben messe in scena, Green come dici tu è a rendere un bel omaggio al classico di Carpenter. Jamie resta sempre la scream girl per eccellenza (assieme a Naomi) col tempo non ha perso mordente. Buono anche il resto del cast, tranne il dottore, che chiamerò Mr. Scontatezza, in confronto Malcom con Zombie era ben più elaborato.
RispondiEliminaSublime il Maestrao alle composizioni che fanno da vera e propria colonna del film. Parte finale in stile Cane di paglia alla Peckinpah ed ultimo frame stile Non aprite quella porta sul furgoncino.
Lo rivedrò sicuramente! Hank Scorpio Blum ci sa fare!
Vero, mi spiace solo per uno non-scontro finale, ho la sensazione che con un monologo disperato e scritto come si deve, di Jamie Lee davanti ad un Mike Myers immobile, forse questo film avrebbe spaccato tutto. Hanno vinto le esigenze di seguito, d’altra parte Hank Scorpio Blum non ha conquistato il mondo mica con la gentilezza ;-) Cheers
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