lunedì 3 settembre 2018

Ant-Man and the Wasp (2018): Tranquilli, sono solo insetti


Ormai dovrete averlo capito, i film della Marvel hanno la stessa identica struttura dei fumetti di supereroi da cui sono tratti, ci sono le storie di origini di un nuovo personaggio, oppure i grandi eventi che li radunano tutti insieme per combattere un nemico capace di spazzarli via con uno schiocco di dita. L’unica cosa che conta è che tutte queste storie siano legate insieme dalla famigerata “Continuity”, se volete potete leggere questa parola nella vostra testa usando qualche effetto sonoro spaventoso, tipo un fulmine in sottofondo, come volete, le vocine dentro la testa mentre leggete sono le vostre.

Ogni nuovo capitolo del Marvel Cinematic Universe dev'essere facilmente collocabile prima o dopo un altro che avete già visto, pena: una crisi di nervi, attacco di panico da Nerd. “Ant-Man and the Wasp” è, ovviamente, il seguito di Ant-Man, ma è ambientato prima di Infinity War, dettaglio che diventa chiaro nelle scene dopo i titoli di coda del film (la prima, la seconda è solo un adorabile cazzata con una formica che suona la batteria), ma le cose davvero importanti di questo nuovo capitolo sono essenzialmente due: la nuova arrivata Wasp e la doccia. Vado a spiegare, mi sa che è meglio.

Hey quella formica ha davvero il ritmo nel sangue! (ma poi le formiche hanno il sangue? Boh)
Iniziamo dalla fine: potrà essere la doccia più importante della CONTINUITY (rumore di tuoni e fulmini in sottofondo)? Va bene che i Nerd stiano tranquilli, però, l’igiene personale deve avere la precedenza e da buon Nerd ditemi che tra Ant-Man e la doccia non ci sono dei trascorsi, sì perché come avete capito vedendo Ant-Man di Edgar Wright Peyton Reed, Scott Lang non è stato il primo né l’ultimo Uomo-Formica dell’universo Marvel. Ad esempio, per un periodo c’è stato anche quel disgraziato di Eric O’Grady, che sulle pagine di “L'Incorreggibile Ant-man” (“The Irredeemable Ant-Man” scritto da Robert Kirkman, il papà dei Camminamorti) più che sconfiggere il male, preferiva usare i suoi poteri per miniaturizzarsi e spiare meglio le colleghe mentre facevano la doccia.

Da piccoli poteri, derivano grandi modi irresponsabili per utilizzarli.
Il che ci porta immediatamente a Wasp, perché nel film Hope van Dyne è interpretata dalla specialista, la migliore attrice al mondo nel girare scene sotto la doccia, ovvero Evangeline Lilly, sul serio in LOST lo faceva sempre, ha tirato su una carriera grazie a questa specialità! Insomma, dài, hai Ant-Man ed Evangeline Lilly nello stesso film, deve arrivare una scena sotto la doccia! Invece niente, mi spiace darvi questo dolore, ma per la Lilly in questo film non è prevista nessuna scena sotto la doccia (qui mentre leggete, vi suggerisco un coro di persone che urlano disperate il loro disappunto) dobbiamo riconoscerlo la CONTINUITY (Krakaboom!) ha vinto.

“Ma come niente doccia? Guarda che con queste tutine si suda un sacco, io te lo dico”.
Ma una volta chiarito che questa pellicola arriva PRIMA di Infinity War, quali altre motivazioni restano per voler vedere un film come “Ant-Man and the Wasp”? Più d’una, in effetti. Ad esempio, per toglierci i dubbi sugli effettivi meriti del primo film, farina del sacco del licenziatario Edgar Wright, oppure quel vecchio volpone di Peyton Reed, dopo una vita di “Ragazze nel pallone” (2000) e “Yes Man” (2008) aveva davvero qualcosa da dire? Ecco, la risposta è un sicuro: forse.

Sì, forse, perché “Ant-Man and the Wasp” è un film che procede sicuro con il pilota automatico inserito, in alcuni momenti replicando i momenti riusciti del primo capitolo (tipo Michael Peña che asciuga tutti a colpi di parole, parlando a mitraglietta) ed in altri si comporta come la band di supporto che, in fondo, lo sa che il pubblico è qui per il cantante principale, quindi fa la sua cosa, magari pure divertendosi e senza stare troppo a pensarci su.

“Dite che posso usare la regola aurea dei sequel, uguale ma più grande, anche se voi due vi miniaturizzate?”.
Ma con Ant-Man è così, finché è stato nelle mani di Edgar Wright è stato un titolo in cui la Marvel ha creduto molto (tanto da NON inserire Janet van Dyne e Hank Pym nella formazione originale degli Avengers, anche se avrebbero dovuto esserci), salvo poi diventare un titolo da far uscire quasi in sordina, affidato ad uno capace di non sforare il budget come Peyton Reed e trasformato subito in un colosso al botteghino, sorprendendo un po’ tutti, la Marvel per prima.

Scott Lang (un Paul Rudd che ancora si diverte un mondo con questo personaggio) è ancora agli arresti domiciliari dopo il suo viaggetto in Germania con “Cap” (in amicizia) visto in Civil War,  la cavigliera gli impedisce di abbandonare il perimetro di casa, senza avere l’agente Jimmy Woo (Randall Park) alle calcagna. Interessa a qualcuno se vi racconto che Jimmy Woo nei fumetti non è un agente dello S.H.I.E.L.D., ma un agente di ATLAS? No, vero? Ok, andiamo avanti.

Chi gioca in prima base? Woo. Chi gioca in pr... Ok la smetto.
Il nostro Scott passa il suo tempo con sua figlia Cassie Lang (Abby Ryder Fortson) e dividendosi tra i suoi molti impegni, nove ore a letto, cinque davanti alla tv e due ore in bagno, insomma una scaletta pienissima di eventi tra i quali: suonare la batteria elettrica. Ma gli ultimi tre giorni di reclusione verranno scossi dal ritorno in scena di Hope van Dyne (Evangeline Lilly orfana di una scena sotto la doccia) e sua padre Hank Pym (Michael Douglas) convinti che il viaggetto nel regno quantico (anche noto come Microverso) di Scott, possa essere la chiave per riportare alla sua altezza naturale e di conseguenza nel nostro mondo la dispersa Janet van Dyne (Michelle Pfeiffer).

Perché nessuno mi ha detto che Sofia Boutella ha una sorella minore?
Diciamolo subito: il film procede un po’ troppo per livelli in stile videogioco. "Vai lì, trova questo oggetto, corri da un’altra parte", ma non è tanto quello il problema, più che altro manca un cattivo davvero degno di nota, uno che riesca almeno a pareggiare il Calabrone di quel drittone di Corey Stoll. Qui tocca ad Ava, anche nota come Ghost una volta infilato il cappuccio, una ragazza con un problema di sincronizzazione quantica dovuto sì ad un problema di calcolo, ma più alla lunga all’ego fuori misura di Hank Pym, sapete come sono questi cattivi da fumetto, no? Devono sempre accusare qualcun altro per le loro tragedie.

Il personaggio interpretato da Hannah John-Kamen (che mi aveva impressionato un po’ di più in Ready Player One) ha un look figo nei momenti in cui non risulta invisibile, ma per il resto è un pochino carente a livello di carisma, inoltre si porta dietro il personaggio di Bill Foster, un altro ex socio di Hank Pym interpretato da Laurence “Snocciola spiegoni” Fishburne. Proprio al suo personaggio dobbiamo il momento ammazza ritmo della spiegazione sulle origini dei poteri della ragazza e del suo rapporto con lei, tutto piuttosto già visto e con davvero pochi colpi di scena, se non il nome del personaggio, Bill Foster che lavora al progetto “Golia” farà suonare più di un Marvel-campanello nella Marvel-Teste dei Marvel-Lettori. Ok, la smetto di infilare la parola Marvel dappertutto, ho capito!

“Il mio senso di spiegone pizzica”.
A questo aggiungete anche uno degli attori più scalciaculi del mondo, ovvero Walton Goggins, sprecato in un generico cattivo da operetta, per altro, a pochissimi mesi di distanza dall'ultima volta in cui hanno sprecato la sua capacità di mangiarsi lo schermo con un altro cattivo da niente. Con tutto il rispetto per Hannah John-Kamen, ma se hai pagato soldi per avere Walton Goggins, non gli affidi un ruolo del genere dai, è masochismo!

“Tutti quegli anni con Vic Mackey, per finire a fare la guardia al plastico di Bruno Vespa”.
Ma forse la delusione più grande è proprio la co-protagonista Wasp, certo il casco integrale permette di mettere dentro il costume qualcuna che due calci li sa pure tirare durante le scene d'azione, ma digerita (a fatica) l’assenza di una scena sotto la doccia, possiamo dire grandi cose di Evangeline Lilly. è caruccia, ha un bel sorriso, ma le attrici brave sono fatte diversamente, mi spiace, la sua Hope van Dyne ha fondamentalmente il ruolo di essere quella seria ogni volta che Paul Rudd fa il cretino. Se pensiamo che la Vedova Nera di Rossella Di Giovanni sta ancora aspettando la possibilità di chiarire al mondo che il suo potere NON è quello di avere un fondoschiena molto attraente, in un film di cui è la titolare, vedersi sorpassata a destra da Wasp ed Evangeline Lilly non dev'essere proprio il massimo.

Alla fine a “Ant-Man and the Wasp” manca il brio che aveva il primo film, la cui struttura era così valida (vecchio eroe con nozioni scientifiche, che fornisce costume e dritte ad un giovane eroe tutto da inventare) che è stata replicata quasi identica da Spider-Man: Homecoming, ma che qui alla fine si rivela per quello che è: un film per ragazzi in cui ogni momento d’azione è giocato sul divertimento dei vari cambi di proporzione provocati dalla particelle Pym (quante “P” ho usato in questa frase?) e poco altro.

Il primo che fa una battuta sulla donne in cucina lo faccio picchiare da lei.
In questo senso, Peyton Reed è lui stesso il pilota automatico (me lo immagino come quello di “L’aereo più pazzo del mondo”) che non sporca il foglio fa tutto come da procedura per fornire un viaggio senza scossoni, ma nemmeno senza particolari guizzi, il che è un peccato, perché il viaggetto nel regno Quantico poteva essere l’occasione per omaggiare un classico come “Viaggio allucinante” (1966), invece si è preferito giocarsela sul sicuro, con un altro gioco di parole sul nome della formica volante di turno («Ti chiamerà Antonio Banderas, perché sei uno tosto») e porta caramelle di Hello Kitty che cambiano improvvisamente di dimensione («Siete stati caramellati» brrrr…) in un inseguimento sulle strade di San Francisco che forse è un omaggio al passato da attore di Michael Douglas.

Le strade di San FranKitty.
Sarà, ma lo dico sempre che un bell’inseguimento è il sale del cinema e qui invece sì, magari ti intrattiene pure mentre stai guardando la scena, ma quando arrivano i titoli di coda (con la formica che suona la batteria) ti sei già quasi dimenticato tutto e stai pensando: "Ok, qual è il prossimo film della Marvel che deve uscire dopo questo?".

Mi resta davvero sul gozzo l’occasione mancata, perché a livello di potenziale “Ant-Man and the Wasp” aveva tutto: inseguimenti, corse contro il tempo e strizzate d’occhio a “Viaggio allucinante” per diventare per le nuove generazioni quello che per me è stato “Salto nel buio” (1987), sapete cosa gli è mancato, però? Uno con il talento e la capacità di giocare con i generi cinematografici come quel maghetto di Joe Dante.

Joe perdonali, non sanno quello che fanno (o che avrebbero potuto fare!).
No, alla fine “Ant-Man and the Wasp” è un aggiornamento sulla CONTINUITY (… Poteva andare peggio, poteva piovere) dell’MCU e una vetrina per i nuovi e migliorati effetti speciali digitali che i soldi possono comprare, se in Infinity War abbiamo avuto un cattivone color “Lilla che invoglia” con una gamma di espressioni che levati (ma levati proprio), questo film ci ricorda che non è più di moda cercare un attore somigliante per interpretare un certo personaggio da giovane, ti basta ringiovanirlo con i potenti mezzi informatici disponibili nel 2018!

Fa un certo effetto rivedere sul grande schermo Michael Douglas e Michelle Pfeiffer come siete abituati a pensarli quando qualcuno vi (tipo la vocina che sentite nel cervello mentre mi state leggendo) dice «Michelle Pfeiffer e Michael Douglas!», ovvero giovani e fighi. Tutta questa grazia per un filmetto che alla fine è piccino picciò come il suo protagonista, sempre all’altezza sbagliata a causa di una tuta che è un “Work in progress” (perché il miglior doppiaggio del mondo non riesce ad inventarsi una traduzione migliore di una non-traduzione), viene quasi voglia di citare il Genio della lampada di “Aladdin” (1992): «Fenomenali poteri cosmici... In un minuscolo spazio vitale!».

Siamo tornati nel 1985 più velocemente di Marty McFly.
Però, devo ammetterlo, il cameo di Stan “The Man” Lee che rimpiange gli anni ’60 in cui si è divertito mi ha fatto molto ridere ed ora se volete scusarmi, torno alle mie dimensioni canoniche e anche per questa volta ho finito di suggerirvi cosette su questo film come se fossi la vocina che legge nella vostra testa. Come dite? Avevo già giocato questa carta per il commento del primo film? Lo so! Ma anche Peyton Reed ha giocato sul sicuro e lui, a differenza mia, è pagato per farlo, quindi non prendetevela con me, anzi mollatemi perché ho da fare, pare che Evangeline Lilly stia andando a fare la doccia.

“In effetti con questa tuta si suda, una doccia ci vorrebbe”.

20 commenti:

  1. Perso in sala e recuperato per vie traverse. In sintesi? Dimenticabile.
    Filmettino-ino-ino pensato per i ragazzini e le famiglie. Una sorta di alleggerimento dopo la mattanza dovuta allo schiocco delle dita. Qua, per me, si vede al 100% la mano della Disney che ha fatto la pellicola buona e rassicurante per i pomeriggi in famiglia senza troppe pretese.
    Forse il successo inaspettato del primo capitolo ha ucciso nella culla questo seguito visto che si fotocopiato in toto l’esordio di Ant Man perdendo però per strada brio, freschezza e c@zzoneria.

    Unico motivo valido per vedere la pellicola (visto che la doccia della Lilly non c’è... ‘tacci vostri!) è la prima scena post titoli di coda. Ah, e pure per vedere la Pfeiffer. Che donna ragazzi, che donna!

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    1. Devo dire che il primo film mi era piaciuto, anche se la parte centrale era abbastanza anonima, questo non è un brutto film, è un po’ piatto, gli manca un po’ di brio, ci sta anche il titolo più leggero, nessuno problema su questo, ma il regno quantico (o Microverso) ha un potenziale enorme (anche se microscopico), sarebbe un peccato non sfruttarlo. Per il resto mi gioco la citazione, non ti dico di chi tanto lo sai. «Le gioie della vita: Michelle Pfeiffer, il cioccolato...e Kobe Bryant in campo aperto» ;-) Cheers

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    2. L’Avvocato... (emoji occhi a cuore). Lo sentirei parlare per ore, pure se leggesse l’elenco telefonico di Massa Carrara.

      Ti posso consigliare “One to One - Vince Carter” che c’è su Sky On Demand? Sempre che tu non l’abbia già visto ovviamente.

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    3. Siamo in due amico mio, siamo in due. È nella lista di quelli da vedere, ho visto quello su Iverson, quello davvero molto bello. Cheers

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  2. Leggerò quel "CONTINUITY" come se fosse "Frau Blucher"... oh, ecco che 'sti cavalli ricominciano a far casino!
    Un momento, io non ho cavalli...

    Citazioni doverose a "Frankenstein Junior" a parte, "Ant man and the wasp" fa proprio schifo. Non sono abituato a usare termini così scialbi ma il film è talmente mediocre e riempitivo da ricordarmi quella sorta di sequel direct-to-video a basso costo che faceva la Disney sui suoi Classici, quindi... sì, direi proprio faccia schifo. Condivido la ta analisi e sarei sicuramente anche più critico.

    Aaah! Non farmi pensare all'opportunità persa con una scena nella doccia!

    Perchè fa così male?
    Perchè poteva essere reale!
    - semicit.

    Saluti!

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    1. Esatto è questo lo spirito giusto! Che siano formiche magari? ;-)
      Che poi i soldini ci sono, si vede che non hanno un piano per l’uomo formica, anche se è un personaggio con enorme potenziale e lo ha già dimostrato, al botteghino ma anche in “Civil War” cambiando taglia, inoltre il Microverso, da solo poteva allargare gli orizzonti di un film che invece, niente, continua a pensare in piccolo, purtroppo. Cheers!

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  3. Ricordo una affermazione di Stan The Man Lee pescata in rete qualche tempo fa in cui il tizio che deve parecchio della sua fama a Kirby e Ditko affermava che le storie di Ant-man dei sixities ( disegnate da Kirby, Heck and Ayers ndr ) non avevano avuto successo perchè il disegnatore dimenticava sempre le dimensioni del personaggio ed il suo rapporto con lo spazio e gli oggetti intorno a lui. Birichino mascalzoncello figlio di un altrimentidetto come avrebbe esclamato il Tex dei fifties. Dopo 40 anni abbonndanti dalla prima volta che ho letto la storia, ancora mi commuovo davanti ad Ant-Man and the Wasp che infilano un chiodo nella canna di una pistola deviando il colpo di uno sgherro di Zemo e salvando la vita di Cap ( Avengers # 6 prima serie iniziata nel 1963 ndr ). Sto anche pensando di pagare un clone di Geo Bell /Geo Roussos per inchiostrare da capo le matite di Kirby che le chine di Chic Stone rendono troppo mylittleponyoriented. Tutto questo mi è passato nell'unico neurone in servizio permanente attivo mentre vedevo il film di fianco al dinamico duo che lo ha apprezzato anche più di me perché Crepascolino conosce tutti i personaggi Marvel e sa chi è Ghost nei fumetti - anche se ignora quanto la caratterizzazione del 21mo secolo debba al Rorschach di Moore - e Crepascola apprezza tutti i film Marvel anche se non leggerebbe un albo della Casa delle Idee nemmeno se le promettessero in premio un inedito di Harry Potter.
    Condivido a grandi linee la tua analisi, Carabara, ma ho il piacere di dirti che Goggins sarà il cattivo e protagonista assoluto di una nuova storia di Eric W. - non dico altro se non che aveva lavorato allo uomo delle formiche , ma era stato allontanato per pensiero eterodosso - che probabilmente è nelle tue corde.
    Eric prende l'ispirazione in giro ( " le idee sono come pallottole deviate da un chiodo che devo intercettare " ) e si è lasciato guidare dal fatto che voleva assolutamente lavorare con Goggins e da una inezia che avrebbe attraversato la zucca di altri creativi senza impatto ( " Walton ha un suono quasi giappo e da lì sono partito " ).
    Bento Box è la storia di un gangster americano scappato nella terra del Sol Levante per sfuggire alle vendette di colleghi ed alla giustizia USA. In Giappone una sera, poco dopo il crepuscolo, capita per caso in un ristorante vagamente bottega dei Gremlins ed assume con una zuppa speziata un alieno allucinante microscopico che userà Walton come navicella. Sulla fronte del nostro compariranno le istruzioni che i suoi dovranno seguire e che un nuovo culto seguirà come comandamenti. Alieno Allucinante intende cancellare il pensiero eterodosso dalla popolazione terrestre e trova sulla sua strada la solita Resistenza che qui si chiama Eversione Evangelica e ha una leader determinata e con un bel sorriso che arriva alla soluzione - occhio allo spoiler - di conventire AA grazie ad un anticorpo che Bento Box Walton Goggins assume con una doccia.
    Non vedo l'ora di vederlo. Ciao ciao.

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    1. Stan Lee è come il cantante del gruppo, ha tutti gli occhi addosso, ma deve tanto, se non proprio tutti, i vari geni piegati in due sul tavolo da disegno, voglio bene a “The Man” ma per deformazione professionale sto con la scogliosi dei disegnatori. Il dinamico due sono il pubblico perfetto per questo film, noi vecchi “Marvel Zombie” ci possiamo divertire sì, ma il giusto, e poi voglio il Microverso, uffa!

      Sulla fronte di Walton lo spazio non manca se poi può recitare con “Southern accent” per dirla alla Tom Petty, sarebbe il massimo, mi sta già simpatica la capa della resistenza, se ci scappa una scena con la doccia pure per lei segna uno per i biglietti già staccati, il mio. Cheers!

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  4. Io al contrario l'ho trovato abbastanza divertente, anche se dimenticabile. Forse la dimensione giusta per questo Ant-Man era proprio quella di un film che praticamente è standalone con riferimenti alla CONTINUITY - che io leggo come il KO di Tekken - che sono messi lì come contentino. Mi son divertito nelle scene d'azione e mi è piaciuto molto come è stato costruito il mondo subatomico. E mi sono pure piaciute le battutine, che mi hanno fatto ridere abbastanza.

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    1. Non è un film brutto, per me la Marvel non ne ha mai prodotti, al massimo sono fiacchi, per me il punto più basso resta ancora “Black Panther”, questo è un seguito con il pilota automatico, si trova pure di peggio là fuori, ma devo dire che avevo trovato anche piuttosto piatta la parte centrale del primo film, che aveva più brio. Cheers!

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  5. Chiudete tutto: ora che Fishburne è entrato nell'universo Marvel, siamo al completo! :-D
    "Salto nel buio", che titolo sei andato a ricordarmi: altri tempi, altri universi. Strano che non ne abbiano ancora tirato fuori un remake, tanto il "remake del remake" è il prossimo passo del cinema :-P

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    1. Adesso che è arrivato Mr. Spiegone, davvero ci sono tutti. Per altro lo hanno voluto a tutti i costi, era l’attuale Perry White direttore del giornale dove lavora Superman, quindi lo hanno scippato alla Distinta Concorrenza, ci tenevano proprio ad averlo ;-)
      Da quando ho scoperto che fanno il remake delle serie tv, davvero il prossimo passo sarà quello, i primi segnali di re-remake però sono stati positivi dai, tipo “La Cosa” del 2011… Ehm ma magari anche no :-P Cheers

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  6. Insomma, un filmetto della marvel come gli altri. Se poi mi dici che il cattivo è ancora meno interessante dell'inutile Calabrone del primo siamo messi proprio bene. Ma tanto avevo già deciso che non sarei andato a vederlo al cinema... Magari però mi cerco su Youtube qualche scena di Evangeline Lilly in doccia.

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    1. Qualitativamente non vanno mai sotto il PAR, però questo non brilla, tra qualche tempo non lo ricorderemo poi granché se non come parte della… CONTINUITY! (Ka-Boom!).
      Il massimo ora sarebbe fare come fa ogni volta la Warner Bros quando toppa un film di super eroe, e per cercare di vendere qualche copia in più in home video sbandiera scene aggiuntive mai viste al cinema, ma poi non cambiano di una virgola la qualità (bassa) del film. La Marvel potrebbe batterli anche qui: Ant-Man and the Wasp, da oggi con tutte le scene con Evangeline Lilly sotto la doccia che vi sono mancate! Successo in home video garantito :-P Cheers

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  7. Comunque Antman and the wasp pur imperfetto, è meglio di quasi ogni altro film DC, tranne forse Wonder Woman :D

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    1. Ma puoi dirlo forte, ma senza ombra di dubbio! ;-) Cheers

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  8. Perlopiù concordo con la tua analisi, il succo è più o meno quello che ho espresso anche io nel mio post (decisamente più stringato e meno approfondito), l'impressione che ho avuto in sala guardando il film, che evidenzia un problema che non è ovviamente di questo film in particolare, è una fastidiosa sensazione di saturazione, forse i cinecomics stanno davvero diventando troppi e invasivi, un po' come gli insetti...

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    1. Ti ho visto spuntare nel Blogroll solo stamattina, quindi ti ho letto solamente ora, ma tutto sommato siamo allineati, sei andato dritto al punto bravo, non come me che mi perdo in robe da nerd ;-) Si, ormai esce un cinecomics al mese, quando non sono due, secondo me però nei piani della Marvel, Ant-Man è destinato a restare il super eroe estivo leggerino, più commedia che vere ambizioni da super eroe, peccato, io voglio esplorare il Microverso! Cheers

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  9. a me il fil m è piaciuto e anche a mia moglie.

    certo mancano cattivi cattivi ( nel primo ant man il cattivo era leggermente più malvagio) e tutto il film è all'insegna del volemose bene .
    comunque gran bel film per tutta la famiglia


    Caro cassidy quando ( se ) uscirà in Italia Suspiria andrai a vederlo?

    io sì : mia moglie compra vanity fair e ha capito che il film è un misto fra i balli di pina bausch e un defilè di alta moda.
    perciò andremo a vederlo.
    e io che pensavo fosse un horror!!

    una mia considerzione sull'operazione Suspiria:

    quel gran signore ( lo dico sul serio. lo penso sul serio ) di Dario Argento ha / giustamente / criticato tutta l'operazione .

    Dario Argento hai ragione però nessuno ti ha costretto a vendere i diritti di Suspiria a Luca Guadagnino.

    Far fare Suspiria a Guadagnino è come far fare Hulk ad Hang Lee.

    rdm

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    1. Questo Ant-Man non va sotto una certa soglia, ma forse tra qualche giorno lo avremmo già dimenticato, per ora, va bene così.

      Se trovo un cinema comodo che lo passa magari sì, ma dipende, vorrei capire se è un horror, per ora da quello che è trapelato, ho ancora questo dubbio. Il trailer era figo, ma di quelli ho smesso di fidarmi da anni. Secondo me l’Hulk di Ang Lee aveva delle cosette da dire, però mi piace il tuo paragone!

      In ogni caso autunno caldo, escono almeno tre film che attendo parecchio ;-) Cheers

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