C'è qualcuno che sa dirmi in che razza di mondo stiamo vivendo? Dove uno come Steven Soderbergh che mi è sempre stato suo maroni, si mette in testa di fare un film usando un iPhone 7? E gli esce fuori anche piuttosto bene?
No sul serio, ancora devo riprendermi dall’idea che il film
precedente di Soddy-Boy, ovvero La truffa dei Logan, non mi avesse provocato la solita crisi violenta di prurito
condita da dosi abbondanti di parole ben poco gentili, e lui cosa fa? Viene a
giocare nel mio campo da gioco. Si perché nel suo saltellare da un genera
all’altro, Soderbergh si era tenuto alla larga dagli horror, o gli
horror/thriller come questo “Unsane”. Però il ragazzo non si smentisce mai, in
quanto regista più fighetto del mondo secondo voi poteva fare una regia come
tutti gli altri? Ma va! Lui deve dirigere tutto il film con uno Smartphone, e
non uno di una marca a caso, ma della marca più fighetta in commercio, si
proprio un iTelefono con la mela morsicata sopra, vedete che lo fa apposta per
irritarmi? È lui che provoca!
Quanto devi essere fighetto per pensare una roba del genere
dai? Capisco perché lo abbia fatto, in fondo è coerente con la sua filmografia,
che alterna titoli grossi come i vari “Ocean’s” (26, 27 o 28 quanti sono) a
robe in cui cerca a suo modo di sperimentare, tipo l’esperimento di
distribuzione contemporanea in vari formati di “Bubble” (2005), che però non ha
visto quasi nessuno lo stesso.
Ma è abbastanza chiaro che se annunci che dirigerai un
horror con un iPhone 7 ottieni una certa attenzione, e magari qualche soldino,
non credo sia un caso se nel film tutti i (pochi, a causa della trama) telefoni
che ci sono hanno proprio la mela morsicata sopra, però parliamoci chiaro,
sarei credibile come uno Smartphone taroccato se giudicassi il film sulla base
delle mie antipatie, quando si tratta di Soderbergh faccio un respiro forte, mi
armo di santa pazienza e mi guardo il film, e devo dire che “Unsane” è quello,
forse della sua intera filmografia, che è riuscito a coinvolgermi e quasi
nemmeno a farmi venire voglia di strangolare il suo regista, che si in un paio
di momenti fa un po’ il fighetto, ma rispetto alla sua media è davvero poca
roba.
Non ho mai apprezzato il modo in cui Soderbergh si approccia
ai generi cinematografici, ho sempre avuto l’impressione che lo facesse con la
spocchia di chi è convinto di poter fare di meglio, come se un po’ in fondo, i
film di genere per lui fossero robaccia, e che solo il suo talento potesse
renderli qualcosa di autorevole, parere mio, siete liberi di non condividerlo.
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Ora tutti quelli con un’asta da Selfie penseranno di essere dei grandi registi! |
In “Unsane” non ho quasi mai avvertito questa puzza sotto il
naso, e inoltre devo dire che il soggetto mi sta molto a cuore, perché l’idea
di un personaggio che sfida un sistema coercitivo mi trova sempre molto ben
disposto, da Nick mano fredda, giù
fino a titoli “Ospedalieri” (quindi più vicini per ambientazione ad “Unsane”)
come “Il corridoio della paura (1963) di Samuel Fuller, per arrivare fino a Qualcuno volò sul nido del cuculo, è il
tipo di soggetto che mi piace, inizio a sospettar che Soderbergh conosca i miei
gusti, forse mi segue se non per strada almeno qui sul blog. Avverto una certa
ansia generale.
Ansia non paragonabile a quella provata da Sawyer Valentini
(visto che modo di cambiare argomento? Sembri quasi Enrico Mentana), ragazza di
Boston costretta a cambiare tutto, casa, lavoro, città, numero di cellulare per
liberarsi di uno Stalker. Sola e ancora affetta da attacchi di panico, un non
tanto gradito lascito delle attenzioni del suo ammiratore troppo espansivo,
Sawyer chiede aiuto ad una terapeuta, e confessandole un po’ alla leggera di
aver avuto vaghi e generici pensieri di suicidio BAM! Per il suo bene, e per
evitare di diventare un pericolo per sé stessa e per gli altri, viene rinchiusa
in un istituto di cura, ricovero cautelativo di 24 ore dicono, ma se avete
visto più di due film in vita vostra saprete che no, non sarà solamente una
giornata.
“Unsane” mette sul tavolo due argomenti di un certo peso, il
primo, quello dell’internamento senza consenso di pazienti ignari da parte di
vari istituti psichiatrici americani, una faccenda da Horror purtroppo reale,
scheggia impazzita di un sistema per cui, finché l’assicurazione paga, tu resti
ospite, che tu lo voglia oppure no. L’altra questione, ovviamente la piaga
degli Stalker, un bravo a Soddy-Boy e ai suoi due sceneggiatori Jonathan
Bernstein e James Greer per essere riusciti a sfornare un film con una donna
come protagonista, senza farne un santino condito di cliché, Sawyer Valentini
non è una Madre Teresa che aiuta le vecchiette a scendere dagli alberi o i
gattini ad attraversare la strada (o qualcosa del genere) è una che chiama sua
madre una volta ogni tanto, che sul lavoro non esista a trattar male il cliente
se pensa di aver ragione, e che gradirebbe pure farsi una scopata con uno
sconosciuto ogni tanto, senza doverlo per forza sopportare il giorno dopo, a
tratti è sgradevole e pure un po’ acida, insomma è una persona normale, con i
suoi pro e i suoi tanti contro che però non si merita di certo di essere
perseguitata o internata contro la sua volontà.
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“Produzione di The Crown? Si volevo avvisare che farò un po’ tardi per la terza stag… Come mi avete già sostituita!?!”. |
L’intuizione azzeccata del direttore del casting (che per
questo film si è decisamente guadagnato la pagnotta) è far interpretare Sawyer
Valentini e Claire Foy, fenomenale nei panni della Regina Elisabetta II in The Crown che qui posa scettro e corona
per vestire i panni di una che per sopravvivere dovrò tirare fuori la “cazzima”
e non credo che sia un caso se finisce il film in canotta da Final Girl, del
tutto poco regale.
“Unsane” è un film bello tirato, 97 minuti di (in)sanissima
angoscia diretti in modo asciutto, con tutte le inquadrature giuste,
selezionate in maniera rigorosa, si inizia con una scena del bosco illuminata
con luce blu che mi ha fatto subito pensare a “Traffic” (2000), per poi passare
dritti a dei titoli di testa in cui Claire Foy viene seguita dall’obbiettivo,
spiata come se quello che vediamo fosse il punto di vista del suo persecutore,
una soluzione visiva degna di un film Horror in cui Soderbergh non solo
dimostra di aver fatto i compiti studiando i classici (tenetemi l’icona aperta su questo punto che più avanti ci
torniamo) ma anche di avere un buon occhio e di saper quando vuole raccontare
per immagini.
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“Non sono pazza! Vi ho detto che sono la regina Elisabetta!”. |
Le inquadrature selezionate sono tutte molto ravvicinate, a
volte troppo, ed in questo senso anche l’idea di dirigere tutto con un
iTelefono perde la sua componente di fighetteria ma diventa sensata ai fini
della trama, d’altra parte nel 2018, qual è l’oggetto che meglio rappresenta l’invasione
della nostra sfera privata se non proprio lo Smartphone? Quello che ti tiene
sempre collegato, reperibile, online e tracciato da un GPS, ma anche quello con
cui condividi foto e informazioni personali che qualcun altro guarderà, magari
anche qualcuno non proprio ben intenzionato. Fate ciao ciao con la manina a
tutti i fanatici della Selfie, ciao amici!
Per quanto arrogante e continuamente altezzosa anche una
volta rinchiusa, è impossibile non provare empatia per Sawyer Valentini,
costretta ad assumere pillole di natura ignota e sempre più incapace di
distinguere la realtà dalla finzione. Sawyer è pazza oppure lo sta diventando
per via della sua permanenza forzata? Quell’infermiere così gentile è davvero
il suo Stalker infiltrato sotto falsa identità nella strutta per perseguitarla
ancora, oppure è solo la follia di Sawyer a parlare? Per buona parte del film Steven
Soderbergh ci lascia sul filo, si gioca un paio di facce note (Juno Temple è
una delle altre pazienti ma compare anche Matt Damon per qualche minuto) poi ad
un certo punto deve aprire la scatola per poter concludere la storia, sarebbe
stato più sfizioso mantenere il mistero fino alla fine, magari mescolando
realtà e finzione, nel finale invece Soderbergh fa una scelta più convenzionale
ma che centra comunque il bersaglio.
Verso metà film arriva un flashback che aggiunge davvero
poco a quanto non sapevamo già fino a quel punto, ma sono i personaggi di Jay
Pharoah e di Amy Irving nei panni della mamma di Sawyer quelli che
rappresentano una speranza per la protagonista, e siccome vi ero debitore di un’icona
lasciata aperta parliamone!
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Sarà, ma secondo me i bianchi le treccine dovrebbero proprio scordarsele. |
Fin dalle scelte di casting si vede che Soderbergh ha fatto
i compiti, basta dire che lo Stalker è interpretato da Joshua Leonard, lo
stesso che è diventato famoso interpretando sé stesso in un altro horror girato
all’insegna del risparmio come questo (pare che Soddy Boy abbia speso un
milione e mezzo di ex presidenti spirati stampati su carta verde, per dieci
giorni di riprese totali) ovvero “The blair witch project” (1999), quindi una
scelta tutto sommato coerente.
Ma non mancano nemmeno qualche strizzata d’occhio,
stranamente non urticante trattandosi di quel fighetto di Soderbergh, ad altri
classici dell’horror, tipo non vuoi fare un’inquadratura dal basso, con la protagonista
che sbraita contro la porta chiusa che ricorda volutamente quella celebre di “Shining”
(1980)? Ma a dirla tutta tra martellate alle caviglie e in particolare l’azzeccata
ultima scena, penso proprio che Soddy-Boy sia andato a rivederli “Misery non
deve morire” (1990), d’altra parte Annie Wilkes cos’era se non una delle più
spaventose Stalker della storia del cinema? Se poi volessimo proprio prenderla
larga, uno Stalker non è uno che ti succhia via la vita come farebbe il
peggiore dei vampiri? Ecco, tenente a mente questo e guardatevi il finale del
film, che rispetta in pieno i canoni del genere.
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Uno che non si è mai ripreso dalla gitarella nel bosco di Blair. |
Insomma, devo ammettere che questa operazione ad altissimo
livello di fighetteria si è tradotta in un film che fa decisamene il suo
dovere, forse per essere davvero perfetto, avrebbe dovuto mordere un po’ di più
in alcuni momenti, ma stiamo sempre parlando di Soderbergh è già tanto che non
ho terminato il film con un reflusso di bile!
Devo dire però che ho la sgradevole sensazione che Soddy-Boy
le stia provando tutte per far colpo su di me, lo so che ora passerò per
paranoico, però cavolo, guardate, nel suo film ha messo pure una scena con un
Bro-Fist! Dai! Questo è un chiaro caso di "CaSStatio benevolentiae"!
Alt! Ci sono arrivato solo ora, quindi dopo “Solaris” di Andrej
Tarkovskij, ora Soderbergh ha rifatto anche… Stalker! Non lo vedete! Fa parte
del suo piano criminale! No lasciatemi! Non sono pazzo! Non sono pazzo!!
Visto? Visto!? Soderbergh è diventato il mio Stalker! |
Quando lessi la notizia di come avrebbe diretto sta pellicola Soderbergh ti lascio immaginare cosa ho pensato. E io al contrario tuo sono uno che tutto sommato a Steven vuole bene e alcuni suoi film non mi dispiacciono per nulla ("Traffic", "Out of Sight", "Ocean 11" e toh, ci butto pure "Magic Mike" nel mucchio! Ah, e pure "L'Inglese" con Stamp).
RispondiEliminaPerò dirigere con un cellulare... Ma vaff'! E invece leggo sto post e mi casca la mascella. Ora non mi resta che recuperarlo visto che andare a vederlo al cinema non mi era passato neanche per l'anticamera del cervello.
Al netto che ancora mi manca la serie tv con Clive Owen, penso che “Out of sight” sia ancora il suo film migliore, mi è piaciuto uno dei due “Che” (non ricordo quale, oppure ho apprezzato la metà di entrambi i film, totale, un film), ma varrei davvero poco se giudicassi in base alle mie simpatie o antipatie.
Elimina“Unsane” è buono anche perché se ti metti in testa di dirigere davvero con un iTelefono, allora le inquadrature le devi scegliere con saggezza, cosa che Soddy-Boy qui fa per davvero, inoltre è un film che malgrado la tecnologia moderna, sa di anni ’70 per quanto è asciutto, insomma merita una visione anche solo per Claire Foy che è bravissima ;-) Cheers
Soderbergh mi piace, non ho visto tutti i suoi film che sono molti a dispetto della sua carriera, ma bene o male mi piace quasi tutto ciò che ho visto. Questo film, pur con una sceneggiatura semplicissima e non particolarmente elaborata, funziona parecchio e riesce anche a mettere una certa angoscia nello spettatore.
RispondiEliminaClaire Foy è perfetta per interpretare la protagonista, in una veste del tutto diversa da quella in cui l'avevamo conosciuta. E anche la storia degli iPhone iPhunziona perchè le inquadrature stringono molto sugli iProtagonisti e danno un senso di iClaustrophobia. Film approvato, che non ti farà certo ricredere sul regista, ma che quanto meno dimostra ancora una volta che questo ci sa fare.
A questo punto direi anche le iNquadrature ;-) Davvero un film riuscito nel suo essere essenziale, a gusto mio, in certi momenti avrei dato due morsi più decisi, ma non importa, funziona così lo stesso. Claire Foy tanto di cappello, perfetta perché nel suo essere minuta e tutta occhi non sbaglia un colpo quando deve tirar fuori la tigre, quella che lotta per la sua vita. Se devo dire “Scemo” lo dico, ma anche se devo dire “Bravo” questa volta Soddy-Boy torna a casa con il “Bravo”. Cheers
EliminaDevo dire che "Unsane" ha stupito tantissimo anche me; una delle sorprese di quest'anno!
RispondiEliminaSono d'accordo con te, neanch'io nutro troppa simpatia verso uno che ha rigirato "Solaris" in versione ameriGGGana o fatto la trilogia heist movie più blanda di sempre (e dopo il 4rto capitolo non suo; ancora più blanda!), tuttavia, questo "Unsane" mi ha preso dall'inizio alla fine. Crudo e critico, come piace a me.
L'unico momento in cui è sparita la tensione è con il cameo di Matt Damon. Lui mi fa troppo ridere anche nelle situazioni più drammatiche XD
Saluti!
PS: Se Soderbergh ci toccasse veramente anche il capolavoro di "Stalker" sarebbe da rinchiudere subito! Gli pago io l'assicurazione! XD
Mi sono rifiutato di vederlo il quarto capitolo, giù mi urtano i primi tre, figuriamoci un altro che continua la tradizione. Il cameo di Meeeeeittt Deeeeeimon (Cit.) è abbastanza fuori luogo, un lungo flashback che non aggiunge nulla a quanto non sapevamo già della storia, si sarebbe potuto sforbiciare, ma poi il film sarebbe durato un’ora e dieci, al limite per un lungometraggio. No no, mi basta la mia “Cassata” finale”, diciamo che lo “Stalker” di Soderbergh è questo qui e va benissimo così, altrimenti finisce nel sangue, ancora non mi è andato giù “Solaris” ;-) Cheers
EliminaIl quarto "Ocean's" è il più terribile della saga. Non solo è una noia mortale, senza emozioni, creatività o il minimo pathos ma hanno tanto pubblicizzato questa squadra al femminile per poi far si che il 99% del bottino rubato sia merito di un uomo da loro incaricato (non dico chi per non fare spoiler,mi limito ad un "facepalm").
EliminaLa scena con Matt Damon è un cortometraggio dentro al film quasi fatto per avvertire lo spettatore dei pericoli dei social-cosi. Sicuri che questo film non sia sponsorizzato da qualche ente per la sicurezza? XD
PS: Avevo lasciato un commento nel post di "What we do in the shadows", forse ti è sfuggito! Saluti!
Un altro film con donne emarginate che poi non lo sono, ma è solo uno specchietto per le allodole per vendere qualche biglietto in più, mi puzzava già prima come film, dopo questa sono ancora più sereno.
EliminaInvece che “Unsane” potevano chiamarlo “GDPR” :-P Probabile, da quando non mi arrivano più le notifiche navigo a vista con i commenti per rispondere a tutti, vado subito a verificare! Cheers
Oltre a Soderbergh non amo neanche i film sui manicomi, per un eccessivo riciclo di trama: chi sarà davvero il matto? Dopo aver odiato con forza "L'isola della paura" (il romanzo, il film non ci ho nemmeno provato) sto accuratamente a distanza dai manico-film.
RispondiEliminaSono contento che Soderbergh cerchi di cambiare stile seguendo chi è migliore di lui - tipo Romero che fece un film zombie tutto usando semplici videocamere - ma mi sa troppo di paraculata fatta per risparmiare (coi soldi della Apple) e fare la figura dello sperimentatore (di cose note). Quindi mi basta la tua rece e salto anche questo titolo di Soddy-Boy :-P
Il romanzo aveva già le sue belle pecce, il film di Scorsese qualcuna la replicava. Di sicuro è una paraculata l’idea di usare un iTelefono, però alla fine trova la sua logica, in certi momenti viene da pensare che sia solo un film girato in digitale, quindi averlo dichiarato e fatto sapere, è chiaramente un modo per cercare attenzioni, ma il film alla fine fa il suo dovere nella sua semplicità, ti ringrazio per la fiducia! ;-) Cheers
EliminaDi Soderbergh non ho visto tantissimo, mi sembra uno che però sa far girare la testa a dovere, un autore furbo, poi le cose sue che ho visto non mi sono dispiaciute. Vorrei approfondire...
RispondiEliminaFurbo di sicuro, alterna i momenti in cui manifesta vera passione ad altri in cui lo trovo irritante e baste per il suo atteggiamento da primo della classe, questo film secondo me è un buon modo per approfondire, perché non fa troppo il fighetto come suo solito, malgrado la trovata dell'iTelefono ;-) Cheers
EliminaAnni fa mi sono dovuto sorbire tre orrendi Soddy movies per scrivere un pezzo intitolato "Fatti a fette: tutti gli Ocean's". In quel pezzo dovevo spiegare i perché e i percome del successo di quella serie. La mia conclusione, magari sbagliata, è stata semplicemente: l'accumulo di pezzi di manzo (quanti ce n'erano? Pitt, Clooney, poi, non ricordo, Owen, Cassel, chi altri?). Insomma, un pubblico di donne e gai (categorie che adoro, sia chiaro!), non certo di amanti, come me, del genere "La Stangata" . Da levargli la patente di regista. Ma, mi sono sempre chiesto, chi caxxo andava a vedere 'sta roba al cinema? Ok la prima volta donne e gai, ma poi se ne sono sorbiti altri due, mamma mia, roba che a vederli in dvd i miei testicoli sono scappati in giardino a farsi una paglia.
RispondiEliminaPoi mi ricordo che ho visto episodio VII e VIII al cinema e allora sto muto in penitenza.
Vabbé, Soddy-boy (fantastico nomignolo!) mi era piaciuto per sessobugievideotape e Erin Brokovich, poi da lì una marea di fregature, tutta immondizia gonfiata dal Morbo di Ozpetek, con qualche momento di cinema in mezzo (qualcosina di Traffic ma poco, qualcosaltro di Che 1 e 2). Bubble, Contagion, troppa merda è passata sotto i ponti.
Questo, forse lo vedrò in un atto di disperazione, forse farò come Stephen King, che noleggiava (ai tempi delle videoteche) sempre due film: uno nuovo di cui non si fidava, e Rambo. Male che andava, frullava via il primo a metà visione e buttava dentro il secondo. Io mi terrò vicino "The Ward" per restare in tema.
Però, la scelta dell'Iphone non è così pellegrina, lui in digitale ci ha sempre girato, sa dove mettere le mani. Basta saper rinunciare alla separazione dei piani, evitare inquadrature ampie bisognose di wide esagerati, spendere tutti i soldi nella miglior illuminazione possibile, e il gioco è fatto Non serve una Red One da 100mila pezzi se devi fare un film di genere. Insomma, negli anni '70 i film low-budget li facevano con le 16mm riversando poi la pellicola in 35, oggi col digitale ti fai la direzione della fotografia in post, hai una risoluzione 4K pure col cell che dai per giocare al piccino, e i sistemi di ministeady ti danno la possibilità di shootare robe che una volta dovevi affittarti Garrett Brown in persona.
L'unico limite è l'immaginazione, e purtroppo, di quella, ne è rimasta poca...
Bravissimo, è proprio quello il senso, Soddy-Boy quando ci si mette ha buon occhio, da dove mettere la MDP anche se la MDP in questo caso è un iTelefono, diretta continuazione del girare in digitale, poi oggi che il cinema (specialmente quello horror) piace (di nuovo) povero, tutto torna abbastanza, certo qualche idea per il soggetto non sarebbe male, però proprio per questo, questo strano film degli anni ’70 girato con la tecnologia del 2018 il suo dovere lo fa, non cambierà la storia, ma per una sera, non ti fa sfoderare la vhs di Rambo. Scusa John, è solo per questa volta giuro. In ogni caso cinque altissimo, in “Serata doppio spettacolo” questo potrebbe stare in coppia con “The Ward” a cui comunque voglio bene per motivi Carpenter-Affettivi.
Elimina…Piazzare Carpenter parlando di Soddy-Boy: Fatto!
Gli “Ocean’s” li ho odiati fin dal colpo di scena (che tale non era) del primo film, sai a che conclusione sono giunto io, che almeno in uno strambo Paese a forma di scarpa di mia e tua conoscenza, tante persone vadano al cinema senza sapere una ceppa della storia, ma ammaliati dai nomi in cartellone, Paese di santi, poeti, navigatori e divo-dipendenti. Cheers!
Peccato per quella sceneggiatura scritta col T9, a proposito di smartphone...
RispondiEliminaIl film è stringato, anzi io avrei eliminato pure il ridondante flashback ma poi sarebbe durato un'ora e dieci il film. Sicuramente la trama è il punto più debole, ma solo perché oltre al T9 forse aveva pure un numero di caratteri limitati ;-) Cheers
EliminaUn milione e mezzo di dollari per un I-Phone e una settimana di riprese... non capirò mai le spese di un film.
RispondiEliminaIl materiale girato va montato, quindi conta una sala di montaggio. I costumi di scena, l'affitto delle location, i permessi per girare, l'illuminazione sul set, conta anche che attori e troupe mangiano e dormono (magari in albergo), come diceva Totò è la somma che fa il totale ;-) Cheers
EliminaAnche i 10 secondi di Matt Damon, via.
EliminaChe magari li avrà fatti per amicizia nei confronti del regista, ma di sicuro non gratis ;-) Cheers
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