giovedì 2 agosto 2018

The Domestics (2018): Sposini? Giochiamo a fare la guerra?


Se c'è una cosa che il cinema ci ha insegnato è che la parte difficile della fine del mondo, è il tentare di restare vivi dopo, l’evento in sé può essere drammatico (beh cavolo, è la fine del mondo!), ma la parte peggiore arriva dopo. I romantici potrebbero dire che con la fine di una storia d’amore è quasi uguale all'apocalisse, ma ora, prima di scappare tutti via urlando vi ricordo che questa è la Bara Volante, quindi anche quando qui sopra si fa una concezione ad un film amoroso, come minimo mettete in preventivo: Omicidi, bande assetate di sangue, cannibali, sparatorie e pezzi dei Goatsnake. Siamo personcine di una certa classe e raffinatezza qui sopra. Che cazzo!


Mike P. Nelson ha una lunga esperienza nel reparto tecnico della produzione dei film, per il suo esordio alla regia in un lungometraggio sceneggia una cosina molto atipica, eppure stranamente al passo con i tempi, vista tutta la rabbia che c’è nell’aria verso il prossimo, specialmente se diverso e magari più debole di te.

Con un’introduzione rapida è veloce, Mike P. Nelson distrugge il mondo. Senza perdere tempo ad ammorbarci con spiegoni ma lasciandoci con il dubbio di una manovra voluta da chi tira le fila del mondo, Nelson apre il film con la voce narrante della protagonista Nina (Kate Bosworth, lasciatemi l’icona aperta su di lei che poi ci ritorniamo) impegnata a dirci che magari non ci frega poi tanto, ma il mondo è finito, gli aerei si sono alzati in volo disperdendo nell’aria un fumo nero non ben identificato che ha avuto l’effetto di sterminare buona parte della popolazione, quelli che devono considerarsi i più fortunati. Ah questi sono i primi due minuti del film, brutto?

Con ancora più fretta e di conseguenza senza irritazione agli zebedei dello spettatore, Nelson ci racconta di come gli Stati Uniti si siano riorganizzati in bande, ci sono gli “Sheets”, che come dice il nome, con i loro lenzuoli bianchi in testa da fantasmi, anche se ricordano più che altro quegli allegri bontemponi stronzi del KKK. Ci sono i “Gamblers” gli scommettitori, quelli che amano i giochini e prima di ucciderti girano una ruota che deciderà del tuo destino nemmeno fossi un concorrente di un vecchio gioco a premi in cui se ti va bene, non ti sparano. Almeno non subito.

Mike non vorrei dirtelo, ma James Gunn è stato licenziato per molto meno di così.
Ma ci sono anche i “Plumbers”, i “Nailers” e quegli altri, rinati a primavera con le corna di cervo in testa di cui non ricordo il nome, nel dubbio li chiameremo i “Cocciante”. Insomma tante allegre bande di simpaticoni che possono ammazzarti in tanti modi altrettanto coloriti, tutti guidati da un DJ radiofonico che non si vede mai in faccia, ma che oltre ad alternare pezzi classici, dà anche qualche indicazione su dove scovare vittime, insomma quello a cui state pensando è un misto tra “I guerrieri della notte” (1979) di Walter Hill (giù il cappello!) e “Punto Zero” (1971) con la giusta strizzata d’occhio alle bande di Mad Max ma senza risultare urticante. Sapete perché ci state pensando? Perché sono anche i modelli di riferimento di Mike P. Nelson.

“Possibile che questa radio trasmetta solo canzoni di Cocciante, e poi perché tutti dicono che sono un arbitro, io faccio la sentinella!”.
In fuga da tutti questo simpaticoni ci sono Nina (Kate Bosworth) e suo marito Mark (Tyler Hoechlin), anzi, suo quasi ex marito, perché se non si fosse messa in mezzo quella cosetta con gli aerei, il fumo nero e la gente che muore nelle strade, avrebbero finito per divorziare di sicuro. Qui inizia una storia che i nostri amici Yankee chiamerebbero “On the road” in cui l’obbiettivo è raggiungere Milwaukee, dove vivono i genitori di Nina, ma più che altro l’importante è restare vivi.

In 90 minuti (la durata perfetta per un film) Mike P. Nelson ci porta in questa lunga corsa sulle strade d’America in cui il fuoco è tutto attorno ad una coppia che sta insieme per esigenza, perché lo scenario attorno a loro è cambiato, anzi è diventato proprio post-apocalittico! Quindi non hai troppo tempo per pensare alla tua crisi di coppia quando ogni due minuti qualcuno vuole farti la pelle.

Mr. Faccia da scolapasta qui, è il mio preferito di tutti.
Difetti? Il ritmo, ondivago perché alterna i momenti “Nascondiamoci e organizziamoci” a quelli in cui l’azione non manca per fortuna. Ma bisogna dire che è un ritmo che va in crescendo, grazie anche alle facce che popolano il film, ad esempio quel gran mito di Lance Reddick, che magari ricorderete per Lost oppure per (meglio) il capitano Cedric Daniels della più bella serie tv di tutti i tempi (The Wire), che qui arriva con suo figlio, un mini-me che gli copre le spalle con una mitragliatrice da posizione, ora io non vorrei scomodare i figli di Rod Steiger in “Giù la testa” (1971), ma per un altro caso di bambino in fotta per sparare a qualcuno mi tocca proprio farlo.

“Si lo so, ho recitato nella migliore e nella peggiore serie tv di sempre nella stessa vita”.
Ma in questo coraggioso nuovo mondo, bisogna tenere sempre gli occhi aperti per sopravvivere, e pure se ti invitano a cena, potresti ritrovarti con qualche pessima sorpresa, non aggiungo altro per non rovinarvi una delle scene migliore del film, una di quelle in cui il calo di ritmo serve perché giustifica il successivo colpo di scena.

Ma i tizi coloriti da cui guardarsi non mancano, da segnalare Willy, il tipo ossigenato armato di Luger P08 che prima di ammazzarti ti interroga sui classici del cinema tipo “Occhi senza volto” (1960) anche se poi se ne va in giro con un tizio enorme (non a caso chiamato “Bill the Big”) che a sua volta pare una citazione cinematografica, alla scena dello scantinato e dello storpio di “Pulp Fiction” (1994), insomma un bel calderone anche piuttosto divertente.

Voto dieci alla cultura cinematografica, ma voto zero per i capelli alla Eminem con la riga.
Per assurdo i due protagonisti sono i più anonimi, non ricordo di aver mai visto Tyler Hoechlin da nessuna parte, magari l’ho pure visto in qualche film ma non lo ricordo, qui è azzeccato nella parte di quello che le tenta tutte per tenere insieme vita e pezzi del suo matrimonio, ma la più azzeccata è Kate Bosworth. Ok, tempo di chiudere l’icona lasciata aperta lassù.

Puntare, mirare, sparare, Gioca Jouer!
Io Kate Bosworth non l’ho mai capita, caruccia e slavata in parti uguale, una di quelle che quando compare nella selezione degli attori di un film, ti ritrovi a pensare ah! Kate Bosworth! Poi ti ricordi che il ruolo più significativo della sua carriera era la Lois Lane moscia di “Superman Returns” (2006) quindi bene ma non benissimo. Ultimo avvistamento? Somnia di Mike Flanagan, che ho trovato una palla, quindi vedete? La faccenda non migliora.

Qui però bisogna dire che la Bosworth è davvero azzeccata, perché è una di quelle attrici che ti aspetteresti di trovare in quei drammone sulla fine di un rapporto di coppia, una di quelle robe a cui non mi avvicinerei nemmeno per pungolarlo con un bastone e assicurarmi che sia morto, giusto per capirci. Anche se poi di fatto “The Domestics” è proprio questo, una coppia che si ritrova letteralmente alla fine del mondo, e trova il modo di vivere e sopravvivere insieme, però tutto succede senza ammorbarti, drammi o lacrimoni, un trionfo del mostrato sulla chiacchiera caramellosa, in cui quando arriva un “I love you”, ormai hai visto così tanti morti ammazzati, e ti sei affezionato alla resilienza dei due protagonisti, che quasi ci sta come finale.

“Ordiniamo cinese e guardiamo un film stasera?” , “Si ma basta roba romantica, troppa violenza”.
Si perché Kate Bosworth funziona proprio perché non ha l’aria di una che potrebbe sopravvivere ammazzando a destra e a manca per portare a casa la pelle, è una che impara ad essere dura in corso d’opera come può capitare a voi e a me quando la vita decide di prenderti a schiaffoni. Il tipo di personaggio che quando molla il marito, invece di mettersi a piangere si attacca alla bottiglia e se la balla (pure un po’ impacciata del suo rockeggiare) sulle note della tipica canzone da cuori infranti, “Slippin' the stealth” dei Goatsnake.

Quando poi Mike P. Nelson mette i suoi personaggi spalle al muro, Nina riemerge forte in acqua quattro, quante scene di “Roulette Russa” abbiamo visto al cinema? Da “Il cacciatore” (1978) in giù tantine lo so, quella di “The Domestics” oltre ad essere uno dei momenti più sanguinolenti del film, è anche quello dove finisci per fare definitivamente il tifo per i protagonisti, veder per credere.

Punti simpatia per uno che dirige con la maglietta de L’Impero.
Il finale poi è in crescendo, Mike P. Nelson dimostra di aver ben chiaro in testa come dirigere una sparatoria, anche con tanti personaggi coinvolti, tra mitragliatrici e fucili di precisione, da spettatore capisci sempre dove si trovano i personaggi, e chi sta sparando addosso a chi, il che è molto importante in una scena d’azione. Questa specie di assedio cittadino, è un crescendo, in cui anche quando arriva una versione minore della Blindocisterna, la scena che la vede protagonista non sembra affatto minore!

Inoltre i personaggi si sparano addosso come in un western, anche chi ti sembrava abbastanza duro da poter arrivare fino ai titoli di coda, bang! Potrebbe finire con il cranio spappolato. Un finale che oltre a farmi pensare alla prima scena di “I vendicatori” di Stephen King Richard Bachman, mi ha fatto pensare che se le sparatorie al cinema avessero sempre questo gusto per il sangue e questo ritmo, ci sarebbe da divertirsi.

Ecco come hanno fatto a pianificare la scena, questa sì che è preparazione!
Il sotto testo politico di “The Domestics” serpeggia, dall’ascia a stelle e strisce fino all’idea di fondo, in un Paese dove tutti hanno accesso alle armi, sarebbe più facile organizzarsi in bande armate, ma più che questo sarebbe davvero andare a cercare significati dove non ci sono, già essere riusciti a mandare a segno la storia di un matrimonio che si rinsalda, con gli ammazzamenti al posto degli smaronamenti, per Mike P. Nelson è un gran risultato, bravo ragazzo!

20 commenti:

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    1. Non ti cambia la vita ma ti salva la serata, avercene di filmetti così ;-) Cheers

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  2. Non conoscevo, ma segno, grazie.
    Mi preparo al ritorno di mio fratello e questi horror un po' sconosciuti da ripescare nel calderone sono una regola di pomeriggio, quando ho un compagno di visione. :)

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    1. Sono qui per questo, grazie a te ;-) Questo fa decisamente il suo dovere, fammi sapere come lo hai trovato. Cheers!

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  3. Ottimo! Segnato e vedo di recuperarmelo al più presto perché la recensione è meravigliosamente efficace sopratutto quando hai messo il "che cazzo!" dopo il "persone di una certa classe e raffinatezza". Poesia!

    P.S.: ieri finalmente mi sono guardato il primo episodio della seconda stagione di "The Handmaid's Tale". La mia compagna non ha dormito e io avevo un mattone allo stomaco... Porca putt@na che inizio.

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    1. D’altra parte come ci hanno insegnato i Kingsmen, i modi definiscono l'uomo ;-) Fammi sapere come lo hai trovato. Visto che robetta? Tranquillo, andando avanti ti costruiranno una casa di mattoni sullo stomaco. Cheers!

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  4. Noooo ma cosa hai trovato? Cassidy stanatore che non sei altro, qui non faccio in tempo a liberare le liste di visione che arrivi ad intasarmi tutto il menu :-D

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    1. Detto da te è un onore ;-) Ma io mi preoccupo, e poi poi restate senza niente da vedere? E se poi te ne penti? (cit.) ;-) Scherzi a parte, è un buon filmetto che fa il suo dovere, molto consigliato. Cheers

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  5. Oddio sto film sembra abbastanza figo, me lo segno!

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    1. Merita, se è riuscito a regalarmi il primo ruolo degno di essere ricordato per la brava ma sempre anonima (almeno per me) Kate, è già quasi un miracolo ;-) Cheers

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    1. Vai vai, mi leggerò poi il tuo parere sul film ;-) Cheers

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  7. Interessante, anche se la coppia in crisi il cui rapporto viene salvato dall'apocalisse è un'idea già sfruttata, magnificamente, su "Shaun of the dead". Ma lo vedrò comunque! P.S. "mini-me" l'hai presa dritta dall'ultima serie di Ash! Sei sempre ed mejo, Cass!

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    1. Mi dichiaro colpevole vostro onore, mi hai beccato, grazie mille gentilissimo! Si in effetti l’idea non è originalissima, ma a ben pensarci niente è originale in questo film, a partire dalle strizzate d’occhio a George Miller e Walter Hill, però alla fine funziona ed è questa la cosa che conta. Poi vabbè “Shaun” aveva tutto un altro passo, oltre ad essere un grandissimo zombie-movie bisognava tener conto l’incapacità di Shaun di prendersi le sue responsabilità, insomma tutto un altro paio di maniche, e basta altrimenti tiro giù un papiro su quel filmone ;-) Cheers

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  8. I film post apocalittici, inutile, mi attirano sempre :D. Mi piace questa idea della divisione in bande. Insomma, mi sopporterò volentieri l'anonima coppia di protagonisti :D

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    1. Vale la pena sopportare perché salgono di colpi, specialmente lei, nel finale, buona visione ;-) Cheers

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  9. Lode a Cass il gamberone che dal suo Distretto 13 raspa i fondali del cinema tuffandosi a caccia di sorprese tra titoli improbabili e meno rumorosi.
    Questo me lo recupero e se tu mi citi quei due o tre titoletti da niente a cui sembra rifarsi questo film, allora mi fido.

    Bob.

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    1. Se mi dici gamberone mi viene in mente “My name is Earl” e mi viene d’istinto di risponderti: Bella Earl! Anzi Bella Bob! ;-) Merita, non è un filmone ma fa tutte le cose giuste, omaggiando i film giusti, fammi poi sapere se ho pescato bene. Cheers!

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    2. Finalmente l'ho recuperato! Potrei vedere film di questo genere tutti i giorni. Poche chiacchiere, una sana dose di ultraviolenza, fotografia discreta, ottime scenografie, e discretamente interpretato. Un paio di scene tese, e in generale non fa prigionieri, non addolcisce nulla e maltrattando i protagonisti riesce sempre a farti stare in pena per loro (una cosa all'apparenza scontata, ma pochi film sanno farlo efficacemente).
      Promosso, e grazie per la dritta Cass.
      Bob.

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    3. Bene, sono molto contento che ti sia piaciuto, non inventa nulla ma utilizza al meglio tutti gli elementi, avercene di filmetti così! ;-) Cheers

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