mercoledì 1 agosto 2018

Punisher Platoon: Good Morning, Vietnam


Garth Ennis non ha inventato Punisher, ma il suo contributo all’iconografia del personaggio è stato tale che, se mai l’autore Nord Irlandese decidesse di avanzare richiesta di paternità, penso che nessuno gli direbbe di no. Per nostra fortuna il creatore di Preacher non ha ancora finito di raccontare storie di Frank Castle.


Le origini, una vera ossessione, prima o poi a chiunque salta la mosca al naso di raccontare le origini di questo o di quel personaggio, sembra una tappa obbligata da cui non si può scappare, il più delle volte, sono storie che non aggiungono niente a quanto già non sappiamo dei personaggi, ma Garth Ennis si conferma ancora una volta un autore fatto di un’altra pasta, un peccato che abbiano gettato via lo stampo dopo aver sfornato lo scrittore di Holywood (occhio al numero di “L” che fanno la differenza).

Difficile dire qualcosa di nuovo sulle origini del Punitore, specialmente dopo quella che ormai è una pietra miliare del personaggio come “Punisher- Born”, guarda caso sempre scritta da Ennis, Frank Castle è il classico personaggio perfetto per le tematiche e lo stile del buon vecchio Garth, quindi per lui, la missione non è ancora finita.

Solo i disegni di Goran Parlov possono migliorare un fumetto scritto da Ennis.
Siamo sicuri che quel giorno maledetto a Central Park in cui Castle ha perso tutta la sua famiglia, sia stato il momento in cui è nato il Punitore? Forse quel giorno ha semplicemente aperto definitivamente il vaso di Pandora di qualcosa che era già dentro Frank Castle, qualcosa che per Ennis, va ricercato laggiù in Vietnam. Se in “Punisher - Born” Frank era al suo secondo turno nel fottuto ‘Nam, il buon Garth procede con la sua indagine ancora più indietro, al primo turno di Castle, che è proprio quello che ci viene raccontato in “Punisher - Platoon”.

Per amore di precisione, bisogna dire che tra i due volumi, ci sarebbe ancora il fondamentale (e bellissimo) “Punisher - Valley Forge, Valley Forge” in cui faceva il suo esordio il giornalista Goodwin, intento a raccogliere informazioni per un libro sul Punitore. Garth Ennis in maniera molto intelligente sfrutta lo stesso trucchetto, il giornalista raduna alcuni superstiti del primo plotone guidato da Frank Castle nel suo primo turno in Vietnam, alla ricerca del momento esatto in cui dentro di lui, è scattato quel qualcosa che un giorno, lo avrebbe trasformato nella macchina di morte che miete vittime tra i criminali d’America.

Proprio per questo, come tanti fumetti di Ennis, la storia inizia in un pub dove i quattro anziani veterani raccontano la loro testimonianza, alternata a quella di Letrong Giap, il generale vietnamita che offre il punto di vista opposto sulla storia. Un’operazione quasi alla “Rashomon” (1950) di Kurosawa che Ennis non sbandiera mai in faccia al lettore, nemmeno quando sceglie di non mostrare mai il volto del giornalista, trasformando il tutto in un’operazione quasi meta-fumettistico, in fondo il giornalista che indaga sul passato del personaggio potrebbe tranquillamente essere lo stesso Garth Ennis, ma per nostra fortuna questa chiave di lettura della storia non appesantisce la lettura, che scorre via appassionante e coinvolgente come sempre con la prosa di Ennis, se poi come è successo a me, vi capiterà di leggerlo sul bus mente in cuffia vi parte a caso “Run through the jungle” dei Creedence (storia vera), non può che aumentare il livello di coinvolgimento.

Eravamo quattro amici veterani al bar.
Ai disegni troviamo un disegnatore che personalmente apprezzo moltissimo, il croato Goran Parlov, vecchia conoscenza del nostro fumetto, dai tempi di “Ken Parker”, “Magico Vento” e più recentemente “Volto nascosto”, ma anche vecchia conoscenza di Ennis, visto che insieme avevano giù firmato lo spassoso spin-off su uno dei più, diciamo coloriti, avversari del Punitore, ovvero “Barracuda”.

I disegni di Parlov sono bellissimi ed estremamente dinamici, le scene di guerra sono sempre estremamente chiare grazie ad una suddivisione in vignette davvero ben fatta, inoltre i personaggi disegnati di Parlov risultano molto espressivi, quindi perfetti nel “recitare” i dialoghi scritti da Ennis.
Poi ditemi cosa volete, ma pochi autori sanno davvero utilizzare il personaggio di Frank Castle come fa Garth Ennis, recentemente ho avuto modo di leggere il ciclo di storie del personaggio scritte da Becky Cloonan intitolato “On the road”, una vera schifezza, che si salva solo nei primi tre numeri disegnanti dal compianto Steve Dillon, ciao Steve, mi manchi ancora un casino!

Dopo il passaggio di Ennis sulle pagine di “Punisher” quello che molti autori hanno capito è che basta non far sorridere Frank Castle, per scrivere buone storie sul personaggio, “Madornale errore” (cit.) quindi vi assicuro che questo “Punisher - Platoon” è stata una boccata d’aria fresca, vedere finalmente Castle scritto da qualcuno che ne ha capito l’essenza fa bene al cuore.

Se è Garth che scrive, mettete in conto un sacco di morti ammazzati.
Si perché Ennis è talmente astuto da caratterizzare il personaggio come uno che al suo primo turno in Vietnam è disposto ancora ad ascoltare i compagni per imparare, dopo gli eventi di “Valley Forge, Valley Forge” si ritrova a capo di un plotone di stanza presso un disperso avamposto americano in Vietnam, poi l’esperienza e la competenza con cui Garth Ennis scrive storie di guerra, è davvero fenomenale, fai scrivere un fumetto di guerra ad Ennis e stai sicuro che sarà un ottimo fumetto, fagliene scrivere uno sul Punitore, stessa cosa, figuratevi cosa può venire fuori quando per le mani si ritrova una “War story” con protagonista Frank Castle, mettetevi comodi e godetevi la lettura!

Il giovane Castle è uno che sa il fatto suo, per prima cosa si libera degli inutili M16, armi assolutamente non adatte al combattimento nella fitta vegetazione vietnamita, dopodiché non si fa il minimo problema ad utilizzare l’abbondante disponibilità di copertura aerea, dimostrando che per lui una missione da compiere, va portata a termine nel modo più efficace possibile costi quel che costi.

Più o meno è dai tempi di “The Boys” che Ennis porta avanti la sua campagna anti M16.
Davvero brillante la soluzione di mostrare Castle quasi sempre ad occhi socchiusi, quasi alla Clint Eastwood per capirci, tranne in alcuni momenti, in cui quando deve tirare fuori la sua risolutezza, Ennis chiede a Goran Parlov di dare particolare risalto agli occhi blu (da bombardiere, avrebbe detto Stephen King) del personaggio, capaci di fulminare chiunque, anche una squadra di Berretti Verdi particolarmente esagitati.

A proposito di occhi, sono a mandorla ma particolarmente grandi quelli della combattente vietnamita Ly Quang, una ragazzina alta un metro e un caricatore di kalashnikov ma con la stessa furia nel cuore di Frank Castle, un personaggio che potrebbe ricordarvi per certi versi una scena in particolare di “Full Metal Jacket” (1987) di Stanley Kubrick, ma anche l’occasione per Ennis di mostrarci la storia dall’altro punto di vista, perché per gli americani, quella combattuta nella giungla è stata la guerra del Vietnam, per i vietnamiti invece, la guerra del Vietnam era quella contro i francesi, questa è solo quello che bisogna fare per potersi liberare degli americani, anzi, dei “Fucili neri” come li chiama Ly Quang.

L'uomo La donna con la mimetica nera, Drugo, Quello sì che era un avversario (Quasi-Cit.)
“Punisher - Platoon” è l’occasione per leggere una storia di guerra scritta come gli Dei del fumetto comandano, ma anche per scoprire qualcosa su Frank Castle, perché questa storia di origini, per una volta ha davvero qualcosa da dire, ovviamente non mancheranno morti e violenza, quelli nei fumetti di Ennis non mancano mai, ma vi lascio il piacere di godervi il finale, da cui emerge un Frank Castle coerentissimo con il personaggio che conosciamo, ma davvero inedito. Insomma sono sempre più convinto che una storia sulle origini vada scritta solo se si ha davvero qualcosa da dire, oppure, la si fa scrivere ad Ennis, così siamo sicuro che per lo meno sarà ottima.

Insomma “Punisher - Platoon” è un gran fumetto, che potrebbe tranquillamente essere letto anche da qui non conosce il personaggio, la buona notizia è che pare che Garth Ennis abbia già nel cassetto una storia ambientata durante il secondo turno in Vietnam di Frank Castle, se non vogliono dare la paternità del personaggio ad Ennis, lasciatelo scrivere almeno tutte le storie che vuole, a me andrà benissimo lo stesso se i risultati sono tutti così.


Per altro materiale su Frank Castle, vi ricordo lo speciale dedicato al Punitore

8 commenti:

  1. Penso che invece Ennis sia a tutti gli effetti il padre del Punisher, perché quello che c'era prima - e si chiamava il Punitore - è finito negli anni Novanta, con la chiusura della testata e il tentativo della Marvel di liberarsi di un personaggio troppo scomodo per la censura sempre più stringente e il buonismo sempre più imperante. La tutina, il furgone, Microchip, la descrizione minuziosa delle armi, la cultura action anni Settanta, tutta roba che non poteva durare ed è stata sepolta nei Novanta. Quando hanno provato a riscrivere il personaggio hanno fatto disastri - te la ricordi la saga in cui Frank era tipo un angelo non-morto? - e solo Garth Ennis ha saputo reinventare daccapo Frankie: ha tenuto quel poco, pochissimo, che poteva essere conservato e ha reinventato tutto il resto. Ha scritto più origini di quante ne fossero mai esistite nei 25 anni precedenti, ha scritto il presente e il futuro del personaggio, quindi sì, Garth Ennis è il papà del Punisher. Perché il Punitore ormai non esiste più. Non è una critica, è un dato di fatto.
    Hai ragione, quando altri provano a scrivere storie del Punisher c'è da mettersi le mani in faccia: anni fa compravo il mensile "Daredevil e i Cavalieri Marvel" o come si chiamava, e c'era un Castle da denuncia: sia quando stava da solo che quando interagiva coi Thunder-qualcosa era una storpiatura inguardabile del personaggio. Appena Ennis lo molla Castle crolla come un sacco di patate...
    Sono contento sia arrivata in Italia questa saga, che avevo iniziato a leggere all'epoca della sua uscita originale e che onestamente non so perché mi sono dimenticato di continuare.
    Ah, non vedo l'ora di sapere che ne pensi della recente avventura del Punisher nell'armatura di Iron Man col teschione pittato! Sicuramente uscirà a breve in italiano.

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    1. La saga di Frank Castle angelico era una gran porcheria, Ennis si è liberato di quella roba con una vignetta. In effetti trovo anche insopportabile che ora nei fumetti lo “traducano” Punisher, lo abbiamo chiamato Punitore per anni, però finalmente questa non-traduzione ha un senso, tu lo hai appena trovato! :-D Se ti capita, questa “The Platoon” è una bella storia, spero ne arrivino altre della stessa tipologia.

      Tutta le storie con i Thunderbolt erano abbastanza pessime, l’idea del cambio di colore del teschio, per fare squadra con gli altri componenti del gruppo è la negazione di tutto quello che Frank Castle rappresenta, ti farò sapere, ho visto qualche immagine promozionale, ma ormai se non è scritto da Ennis, preferisco rileggermi le vecchie storie, quelle del Punitore ;-) Cheers

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    2. Beh, "Circolo di sangue" era una grande storia. Le storie di Chuck Dixon erano coinvolgenti, mi piaceva molto il periodo disegnato da Jim Lee. Di Ennis possiamo dire tutto e il contrario di tutto. Nei primi cicli era troppo ironico, le storie piegavano sul macchiettistico, specialmente se c'erano di mezzo i super-eroi. Successivamente ha trovato i ritmi giusti, anche se le gag di Soap le ho sempre mal digerite. Ma poi, complice un buon piano editoriale, ti sforna "Madre Russia" e "Born" e si fa perdonare tutto. Però è sempre la SUA versione del Punitore, personalmente amavo anche la versione del giustiziere riluttante di Dixon, o quella disperata di Circle of Blood. Con Castle, Garth ha fatto come con Constantine: ne ha data una sua fottutissima visione. Entrambe bellissime e personali, ma solo due versioni tra quelle possibili.

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    3. Avevo circa 16 anni nel 1990, quando ho scoperto il Punitore e me ne sono perdutamente innamorato, e fortunatamente all'epoca si potevano recuperare i vecchi numeri della testata senza spendere un patrimonio. Chuck Dixon era la punta di diamante - ha scritto un personaggio che davvero neanche assomiglia a quello di Ennis! - c'erano alti e bassi, roba strana (tipo quando arrivavano le maledette supertutine) e robe enormi, tipo le missioni in Medio Oriente dove Frankie si innamorerà per la seconda volta. (E ovviamente della donna sbagliata)
      Ho amato tantissimo il Punitore e lo considero parte di me. Poi però la vita mi ha portato altrove così come la testata è uscita con il botto. Dieci anni dopo scopre per puro caso in edicola una ristampa della saga degli Gnucci e scopro che un certo Garth Ennis ha reinventato il personaggio, facendone un cavaliere oscuro: è una bellezza diversa, che ho apprezzato a lungo. Però il Punitore era un'altra cosa.
      P.S.
      Circle of Blood rimane mitica ma è ancora legata al folle giustiziere che usciva dalle pagine di Spider-Man, dove Castle venne portato all'eccesso della follia e sparava alla gente perché passava col rosso! Quello iniziato con la testata "il Punitore" era già più moderato - per modo di dire - perché si rifaceva alla narrativa action dell'epoca, da cui erano nati anche Rambo e Callaghan: niente occhi spiritati ma una missione da compiere e valori da elargire una pallottola alla volta :-P

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    4. Predichi ad un convertito Marco, ho sempre avuto una predilezione per le storie di Chuck Dixon, ne ho parecchie nella mia collezione, compresa “Fiume di sangue” con i disegni del grande Joe Kubert. Il periodo con Jim Lee non era niente male, anzi, penso che la prima storia che ho letto del Punitore, era proprio disegnata da Jim Lee (storia vera), tutta la fase “Punisher War Zone” di Dixon è leggendaria, pura azione in stile anni ’80 e le tavole di Romita Junior erano tra le più potenti che io ricordi.

      Ennis è entrato a gamba tesa sul personaggio, l’approccio ironico è servitor a liberarsi del punitore angelico, ma è stato lo stesso Garth in corso d’opera a capire che Frank Castle richiedeva altro, infatti da un certo momento in poi, non ha più applicato il suo registro narrative grottesco a Frank Castle, per certi versi, sta ancora inseguendo Caste, in questo caso nella giungla del Vietnam.

      Il paragone con “Hellblazer” ha parecchia cittadinanza, è una delle interpretazioni del personaggio, infatti chi scrive le avventure di John Constantine ora deve tenere conto del lavoro di Ennis, e direi anche chi scriverà di quella di Frank Castle, perché per nostra fortuna l’asticella è stata alzata. Cheers!

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    5. In effetti è vero, una volta era più facile trovare volumi e volumetti dedicati al “Puni” a prezzi popolari, è stato così che ho letto “Circle of Blood”, che mi ha sempre dato la sensazione di prima missione per Castle, proprio perché è stata la prima storia grossa, dopo aver abbandonato le pagine dell’Uomo Ragno. Cheers!

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    6. Mamma mia, mi avete ricordato le storie disegnate da Romita jr. E quella di Jim Lee coi cacciatori di frodo! Da brividi. Comunque cercherò questo volume, curioso di capire se Ennis ancora riesce a stupirmi.

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    7. Ho una predilezione per Romita Jr. quindi sono di parte, ma lui ha sempre dichiarato di avere due personaggi che ama disegnare, uno di questi è proprio Frank Castle, roba come lo scontro “Punisher vs Batman” vale davvero solo per i suoi disegni. Fammi poi sapere come hai trovato questo volume che sono curioso ;-) Cheers

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