martedì 12 giugno 2018

L'isola dei cani (2018): Qua la zampa dolce Wessie


Se dici che ti piace Wes Anderson è un po’ come se andassi in giro a dire che ti piace la cedrata Tassoni, ti danno subito dell’Hipster. Che poi non è un problema della cedrata Tassoni in sé che, ammettiamolo, è pure buona, ma una questione di percezione: se ordini una cedrata o parli bene di Wes Anderson tutti pensano che hai le bretelle, la barba lunga e parli tipo: «oh zì, ho visto l’ultimo di Anderson al cineforum prima di andare a fare l’ape».

Il che è piuttosto assurdo, cioè lo capisco, ma solo fino ad un certo punto, perché Wes Anderson avrà pure iniziato come autore del cinema Indie, ma in poco tempo ha allargato il suo giro al grande pubblico, sempre restando estremamente riconoscibile, la messa in scena e le tematiche dei suoi film sono sempre quelle, come se facesse cinema affetto da un disturbo ossessivo compulsivo per le simmetrie, le tematiche familiari e, ovviamente, il colore arancione.

Va va! Eccolo qui il sorseggiatore di cedrata, pure a giocare con i pupazzetti! No, ma bravo!
Potrà essere amato, oppure starvi sulle palle, ma Wes Anderson nel corso della sua filmografia si è guadagnato una cerchia di estimatori e anche di attori di fiducia, una sua “Factory” (passatemi il termine) che diventa sempre più vasta, la selezione di attori dei suoi film sembra come entrare in un locale alla moda di Hollywood per numero di nomi e facce note potete trovarci dentro.

Qualche esempio? Anderson può contare su un cast che prevede signore e signori come Frances McDormand, Scarlett Johansson, Harvey Keitel, F. Murray Abraham, Yōko Ono (!!), Tilda Swinton, Ken Watanabe, Roman Coppola ed Anjelica Huston. Bau! Bau! Arrrrrfff [Scodinzolio]


Cani che somigliano ai padroni agli attori che li doppiano.
“L'isola dei cani” segna il ritorno di Wes Anderson all’animazione in stop motion, dopo gli ottimi due titoli con attori in carne ed ossa ovvero, "Moonrise Kingdom" (2012) e “Grand Budapest Hotel” (2014) quest'ultimo in particolare, a distanza di un paio d’anni non mi ha lasciato troppo. A differenza di “Fantastic Mr. Fox” (2009), prima sortita di Anderson (non QUESTO) nel mondo dell’animazione a passo uno, un titolo brillante che ho visto e rivisto più volte e che ancora oggi penso sia un ottimo modo per spiegare a qualcuno cosa aspettarsi, con un film di Anderson (nemmeno QUESTO).

Non penso che “Isle of Dogs” sia un film riuscito come “Fantastic Mr. Fox”, specialmente nella parte centrale dove la trama ristagna un po’, ma stop motion o meno, è al 100% un film di Anderson, nelle tematiche e nelle ossessioni, anzi, viene da pensare che l’ambientazione giapponese sia la quadratura del cerchio per il vecchio Wes.

“Fermo cagnolino, fermo… Guarda come è bravo a stare fermo questo cane” , “Ci credo è di plastilina”.
Sì, perché il rigore delle simmetrie, le antiche tradizioni, anche una certa freddezza nel non far trapelare le emozioni è tutta roba che assoceresti al cinema di Anderson e all’idea del Giappone che potrebbe avere tipo che so, un cane come me. Anzi, pare proprio che ogni volta che Wes volge lo sguardo a qualche Paese straniero (è Americano, quindi qualunque altro Paese del globo) lo faccia in maniera volutamente stilizzata, mai con una volontà di realismo, ma sempre per sfruttare l’assist dell’iconografia locale per buttare tutto sul cinema, era così per l’India di “Il treno per il Darjeeling” (2007) e per l’est Europa di “Grand Budapest Hotel”, non cambia nemmeno per questo Giappone del futuro che, però, a ben guardarlo, sembra abbastanza retrò o per lo meno, come potevano intendere il futuro che so, negli anni ’60, insomma una roba post moderna, altra parola che come la cedrata Tassoni, quando la utilizzi ti spuntano subito le bretelle e i risvoltini.

Wes Anderson l’uomo del Giappo-o-o-o-ne (quasi cit.)
Altro giro, altra parola abusata: distopia! (Sbaglio o mi sta crescendo ancora di più la barba?) Nel Giappone del futuro dell’anno 2038, un’epidemia di influenza canina colpisce tutti i cani, la malattia creata ad hoc dal governo populista di Kobayashi, l'autoritario sindaco della città di Megasaki, diventa l’occasione migliore per stringere la sua presa sul Paese, usando i migliori amici dell’uomo come capro espiatorio. Sarà... Ma questo futuro Andersoniano mi sembra fin troppo simile al nostro presente, ma sarà la cedrata Tassoni che inizia a darmi alla testa, oppure il fatto che ogni apparizione del malvagio Kobayashi è (volutamente) una citazione visiva al Kane di “Quarto Potere” (1941).

Citizen Kane Cane.
Ma, come dicevo, il cinema di Anderson è un continuo rielaborare, un collage di pezzi di altro cinema, quindi la soluzione applicata da Kobayashi è la quarantena per tutti i cani del Paese, esiliati su un’isoletta solitaria, un tempo usata per scaricare la spazzatura ed oggi, gli indesiderati malati a quattro zampe, un po’ come l’isola carcere di 1997: Fuga da New York con i cani al posto delle Jene (Plissken).

“Non abbiamo da fumare vero?” , “Anche lo avessimo, non abbiamo il pollice per usare l’accendino”.
Qui facciamo la conoscenza di Chief (Bryan “Più grande attore del mondo” Cranston) cane nero e randagio a capo (fin dal nome) ad una banda di cani un tempo addomesticati che oggi, hanno dovuto reinventarsi per sopravvivere sull’isola, tutti guappi di cartone che di duro hanno solo i nomi (Rex, King, Boss e Duke) e le voci, visto che sono doppiati da signori come, Edward Norton, Bob Balaban, Bill Murray e Jeff Goldblum... Scusate se è poco!

La svolta come nel film di Carpenter arriva dal cielo, quando precipita il presidente? No, il figlio del presidente, ovvero Atari Kobayashi, detto il piccolo pilota, in missione per ritrovare il suo cane, l’addestratissimo Spots, doppiato da Liev Schreiber, qui da noi, purtroppo, da Pino Insegno, fatevene una ragione, ci tocca sorbircelo pure qui.

“Lo so, tocca sorbirci ancora Pino Insegno, devi essere forte!”.
Ora, io non so se scegliere di chiamare un personaggio “Atari” e poi metterlo al centro di una ricerca su vari livelli (i quattro capitoli che suddividono la storia) sia una strizzata d’occhio ai videogames o solo una roba da consumatori di cedrata Tassoni, ma è sicuramente qualcosa molto in stile Wes Anderson, perché tutti i personaggi, affrontando questa ricerca, dovranno mettere in dubbio loro stessi e reinventarsi, non dico trovando la felicità, perché quella nei film dell’Anderson in fissa con l’arancione, è spesso un'utopia, ma almeno un modo di vivere che funzioni per loro.

Di sicuro, “Isle of Dogs” è un film che ambientato nel futuro, fa metafora del nostro presente, quindi se non altro la questione “Fantascienza” (se così possiamo definirla) è per lo meno rispettata, o comunque non maltrattata da Anderson. Quello che resta costante è il tema della famiglia, quella che qualche volta è biologica e legata dal sangue, ma il più delle volte nei film di Anderson è disfunzionale, in questo caso il rapporto padre/figlio è interpretato in maniera molto riuscita da quello che c’è tra un cane e il suo padrone.

Per impedire a Jeff Goldblum di gesticolare gli hanno messo in braccio un cucciolo.
La trovata che personalmente considero più geniale di tutto il film, è proprio l’uso del Giappone come Paese e della sua lingua in particolare, molti dialoghi e scritte nel film, non sono né doppiati né sottotitolati, a parlare Inglese (o Italiano, se guardate il film doppiato) sono solo i cani quando comunicano tra di loro e la giovane giornalista (Americana), ovvero i personaggi che smuovono di più la storia insieme ad Atari.

Avete presente quando il vostro cane inclina la testa di lato per capire che cosa cavolo gli state dicendo, una delle mie due bestie lo fa sempre (l’altra è una ciuccia a macchie e non gliene frega niente di capire cosa le diciamo), qui Wes Anderson trasforma tutti noi spettatori nel nostro amico a quattro zampe, vediamo un umano che parla usando parole incomprensibili, di cui ogni tanto captiamo giusto una parola a noi familiare, tipo “Seduto”, oppure “Biscotto”, se avete dei cani sapete che fanno parte del normale vocabolario “Cane/Umano e Umano/Cane”.

Parole tabù che generano il caos in casa quando hai un cane: BISCOTTO!
L’impossibilità di comunicare tra umani e cani è metafora di quella che c’è tra le diverse generazioni, non è un caso se la rivolta contro il tremendo Kobayashi venga portata avanti dai ragazzi giovani ed in questo senso l’animazione a passo uno aiuta molto a rendere credibile una storia vede come suoi protagonisti dei cani (umanizzati) e i soliti ragazzini giovani all’anagrafe, ma adulti nei comportamenti che nei film di Anderson non mancano mai. Oh, se pensate che Wes si allontani dal suo schema mentale, campa cavallo, perché più ossessivi di lui sono rimasti in pochissimi.

In un certo senso, vedere “L'isola dei cani” mi ha fatto pensare ad Akira, non tanto per il Paese in cui la storia è ambientata, quanto proprio per il modo in cui l’animazione uniforma tutti i personaggi mettendoli sullo stesso piano, rendendo perciò più credibili una storia con cani e ragazzini come eroi.

“Siamo in missione per conto di Spots” (Quasi-cit.)
Altro giro, altro tema ricorrente del cinema di Anderson: la natura dei personaggi, spesso incastrati dei loro modi educati e dalla loro posizione sociale, all’interno di un guscio che gli impedisce di esprimere i sentimenti che gli bruciano dentro, qui succede lo stesso ad Atari e a Chief, il secondo, in particolare, è talmente abituato al suo ruolo di reietto cane randagio che non segue le regole, da essere refrattario all’istinto di giocare a riporta-il-bastone con Atari a sua detta, accontentato per pura pietà verso l’inutile umano. Il suo «Io mordo» pronunciato più e più volte nel corso del film dal cagnone, mi ha ricordato molto il «I’m a wild animal» pronunciato dal Mr. Fox dell’antro film in animazione, una dichiarazione sulla vera natura dei personaggi dietro alla maschera che la società si aspetta loro indossino.

Si, ma solo il postino, e magari qualche corriere di Amazon.
In generale, “L'isola dei cani” mi è piaciuto, come detto, ha un calo di ritmo verso metà, forse non è il film più riuscito di Anderson, ma nei temi risulta estremamente coerente e comunque più appassionante di “Grand Budapest Hotel”, anche perché Anderson ha sempre quel modo di usare l’umorismo che mi piace molto, apparentemente freddo e distaccato, ma anche quasi fuori tempo, sarà che scherzare quando non sembra il caso di farlo è una roba che faccio fin (troppo) spesso, ma vedere le piccole pennellate comiche qua e là, mi ha divertito molto.

Poi le storie con i cani protagonisti hanno sempre una certa efficacia, forse riflettendoci nei nostri amici a quattro zampe, riusciamo a vedere meglio i nostri tick di strani cani senza coda. La tradizione dei cani cinematografici è lunga e gloriosa, ora possiamo aggiungere anche l’interpretazione di Wes Anderson a questo topos narrativo, oppure dovrei dire canos? Esiste Canos in latino? Ma che ne so io! Mica sono uno di quegli Hipster che bevono la cedrata Tassoni, eh?!

26 commenti:

  1. Non sono un estimatore di Wes, anzi. L'ho conosciuto (come il 99% delle persone) con "I Tenenbaum" e quello mi piacque assai. Lo trovai originale, surreale e con una nostalgia amarissima di fondo che mi ha conquistò immediatamente. Decisamente diverso dalle solite commedie caciarone tutte scritte in caps-lock. Ma tolto quello, il resto dei suoi film non mi sono mai arrivati... Anche il tanto decantato "Moonrise Kingdom" mi ha annoiato parecchio. Tutte le sue pellicole sono girate sulla falsariga dei "Tenenbaum", con gli stessi temi e lo stesso stile retrò e dolce-amaro. Onestà per onestà devo anche ammettere che a parte la storia della disastrata famiglia di Hackman, la altre pellicole le ho viste una sola volta. Può anche essere che ad una seconda visione capisca meglio il significato che Anderson vuole mettere nei propri film. Sarà... Ma non ho proprio voglia di provarci!

    Sorry Cassidy, ma a sto giro non ti assicuro per niente la visione di questo "L'isola dei cani"...

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    1. Assolutamente legittimi, inoltre Wes Anderson non è costante nelle sue ossessioni e nelle sue tematiche, è ben oltre l’essere costante, siamo al limite del disturbo ossessivo compulsivo per quanto sta in fissa ;-) Il tema della famiglia di “I Tenenbaum" torna in tutti i suoi film, così come l’amarezza di fondo e la malinconia, tende all’Hipsterimo e capisco perché faccia venire a molto l’orticaria, però tutto sommato, un suo film ogni tanto mi piace anche vederlo, alla fine la costanza in un regista mi piace sempre.

      Ti consiglio di provare “Fantastic Mr. Fox”, perché è un Anderson al 100% ma con un ottimo brio e un umorismo mica male, anche se è stato il primo film in stop motion del regista (quindi una variazione sul tema) alla fine ne riassume molto la sua idea di cinema. Cheers!

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    2. Stamattina ho un sonno assurdo e rileggendo il mio commento mi sono accorto di come l'ho scritto di merd@! Vabbè... Porta pazienza!

      Ora che le Finals sono terminate, due righe per chiudere l'annata me le concedi? E un pronostico su dove andrà (se andrà) il King?

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    3. Non ti preoccupare, vai tranquillo ;-)
      Guarda ci ho sperato di non vedere un'altra Warriors-Cavs perché Houston e Boston promettono bene, specialmente Boston che mi sembra la squadra più solida, Tatum si è confermato un fenomeno (bravissimo Danny Ainge a fare quadrato attorno a lui) e l’anno prossimo con Gordon Hayward e Kyrie sarà un’altra faccenda.

      A Houston manca ancora qualcosa, se CP3 non fosse sempre rotto quest’anno avrebbero vinto loro forse.

      I Warriors sono i Bulls dei giorni nostri, una squadra in cui tutti i giocatori sono un culto (JaVale!!!) in cui regna l’armonia e tanti (Thompson su tutti) sono disposti a prendere un pochino meno soldini per vincere, bravissimo Coach Kerr ad aver preso il meglio da tutte le squadra in cui è stato, ed essendo stato prima nei Bulls e poi a San Antonio, non male. Durant invece è irreale, ribadisco che secondo me è il miglior attaccante puro del pianeta.

      Capitolo Lebron… Ooooooh che lunga estate lo attende, sto con la teoria di Flavio Tranquillo, è troppo forte per continuare a ricoprire il ruolo di despota, tu mi sei simpatico hai giocato bene, contrattone milionario, tu non mi piaci, via ceduto. Dovrebbe trovare qualcuno che gli costruisce una squadra attorno, qualcuno che lo faccia di mestiere, i Cavs dovrebbero rifare la squadra (ancora!) per garantirgli qualcuno intorno a lui, non lo so, ho la sensazione che potrebbe andare via, spero non ai Lakers, altrimenti perdo anche l’ultima possibilità di vedere John Carpenter dirigere qualcosa, se arriva Lebron ciao, il Maestro si piazza sul divano a guardare i suoi Lakers e addio filmografia! ;-) Cheers

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    4. Concordo su Boston e rilancio con Phila. Ha giovani, ha talento e ha pure un enorme spazio salariale. Se gioca bene le sue carte arriva sparata in finale di Conference per i prossimi anni visto che a est la concorrenza è nulla.
      Houston con CP3 sano avrebbe potuto dire la sua ma credo che alla fine Golden State avrebbe vinto ugualmente. Più completi, più coesi e pronti a sacrificarsi per il bene comune (quanti al posto di Curry avrebbero preteso il pallone ad ogni possesso per vincere l'MVP delle Finals?). Comunque squadra totale! Anche se i Bulls, quei Bulls rimangono, per me, un gradino sopra. Vediamo se gli ego dei giocatori sapranno resistere alle sirene di altre franchigie pronte a ricoprire d'oro pezzi pregiati del roster (Thompson e Iguodala su tutti). Ti ricordo che un tizio che allena in Texas cerca come l'oro giocatori di sistema...

      LBJ. Per me si trasferisce dall'altra parte degli States. Ovviamente lo vorrei ai Lakers per vedere se riesce a risollevarci come coronamento di una carriera fenomenale. LeBron, George e Davis: due su tre, per me, finiscono in gialloviola. Il cerchio perfetto sarebbe George e Davis ai Lakers e LeBron agli Spurs agli ordini del Pop che lo mette nelle rotazioni e gli allunga la carriera di un paio d'anni.

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    5. Phila è uno dei progetti migliori (trust the process), spero che i casini di questi ultimi giorni tra tweet veri o presenti non facciano saltare il banco.

      Se chiedi a me e al mio cuoricino, i Bulls non si battano, nemmeno da questi Warriors, ma è una questione di dominio e interpretazione del gioco, i Warriors lo fanno oggi come i Bulls lo facevano negli anni ’90, unico paragone possibile tra le due squadre, fine, perché poi gli altri avevano il 23 (no, non Green) quindi non esiste una discussione ;-)

      LeBron avrebbe bisogno di uno alla Coach Popovich, ed occhio agli Spurs, perché Leonard lo perdono quasi di sicuro quest’estate. Cheers!

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  2. "Quante cose al mondo puoi fareee,
    costruireee... inventareeee
    ma trova un minuto per meeee"

    Se mi citi così tante volte Tassoni, è impossibile non canticchiare il jingle! :D

    Questo film è uscito in un momento in cui mi era impossibile andare al cinema, ahimè!, lo recupererò in home video. Wes Anderson è un autore che stimo tanto, ma non penso di sentirmi un hipster, anzi! :D

    Saluti perfettamente asimmetrici e arancioni!

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    1. Il paradosso della cedrata Tassoni, nessuno ordina una cedrata senza passare per un Hipster o un estremista radical chic, eppure la cedrata è buona, come il cinema di Anderson che ha un valore, però se dici che comunque ti piace guardare i suoi film finisci etichettato, per assurdo, succede lo stesso con l’altro Anderson, Paul W. S. Anderson.

      Però se Anderson (inteso come Wes) è la cedrata Tassoni, Anderson (inteso come Paul W. S.) è più tipo la moretti da 66.

      Fammi sapere se ti è piaciuto, ma penso che ti piacerà, ed ora, stando perfettamente a centro schermo, ti saluto da uno sfondo di carta da parati arancione. Cheers!

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  3. Giocare con iconografie e linguaggi è l'arma vincente di Wes.
    Oh, a me piace, e io la Cedrata la bevo aggiungendo pure l'Aperol.
    Tornando a noi: molto bello che il Giappone rappresentato sia quello "cliché", per come lo vede uno straniero. Se altrove potrebbe sembrare un punto a sfavore, in un film di Wes tutto questo è un punto in più.
    Mi è piaciuto il fatto del linguaggio incomprensibile uomo/cane... :)

    Moz-

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    1. Lo penso pure io, cedrata e aperol mi manca, di solo mi getto subito sull’alcool come uno squalo ;-)
      Molto logico se ci pensi, è il Giappone che immagina lui, filtrato attraverso il cinema, magari in vita mia non andrò mai in Giappone, ma mi sono fatto la mia idea del paese, Anderson la riporta al cinema e lo ha sempre fatto ;-) Cheers!

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  4. Per me un gran bel film, un po' freddo nel finale. Wes Anderson mi piace ma ancora non sto riuscendo ad amarlo.

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    1. Vero, ma la freddezza dei rapporti è tipica di Anderson, anzi, più che altro emozioni non manifeste. Idem, ci sono dei suoi titoli che apprezzo molto, in generale amo la coerenza dei suoi film, ma vado a momenti, in alcuni, sento il suo cinema più nelle mie corde, va così alti e bassi. Cheers!

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  5. Io che non so manco chi sia Wes Anderson cosa sono, un anti-hipster? 😆
    Non vado matto per lo stop motion ma lo apprezzo, magari recupero prima le sue opere precedenti, poi forse anche questo, non amo i cani (e gli animali in generale) nei film ma da come ne parli merita la visione.
    Pino Insegno nausea anche a me, lo adoro solo su Will Ferrell, Sacha Baron Cohen e Stan Smith, STOP!
    Canes, canos, canorum... avevo 3 in latino, copiavo sempre!

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    1. Quindi latino no, Wes Anderson no, la stop motion così così, i cani male e Pino Insegno peggio. La cedrata Tassoni almeno ti piace? ;-) Scherzi a parte, il film ha il suo perché, animazione per animazione, ti consiglio di più “Fantastic Mr. Fox”, mi sembra ancora un ottimo titolo per fare la conoscenza del regista. Cheers

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    2. La cedrata va bene anche del discount 😝
      Segnato anche questo che mi consigli.

      p.s. sono ripassato solo ora perché sto recuperando un po' di vecchie email di notifica che mi ero tenuto da parte 😉

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    3. Vai tranquillo, io pure sto recuperando un po' di commento che mi ero perso ;-) Cheers

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  6. Bellissima recensione, che condivido in toto. Magari uscissero più spesso film di questo calibro.

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    1. Mille grazie, sempre gentilissimo! Lo penso anche io, poi apprezzo molto la stop motion, anche se richiede più tempo dell’animazione è una lunga tradizione cinematografica che va mantenuta. Cheers!

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  7. Il film non l'ho ancora visto. Ma la cedrata Tassoni è ottima (quando manca la birra)!

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    1. Esatto come alternativa alla birra, può andare bene, una volta ogni dieci ;-) Cheers

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  8. Mi sa che di suo ho visto solo Fantastic Mr. Fox. Che ho adorato e vorrei rivedere, non solo perché mi piacciono le volpi e la stop motion, ma anche perché era una roba delirante e spassosissima XD
    E vorrei vedere anche L'isola dei cani, già dal trailer mi è parso adorabile ^^

    Riguardo al latino, anche se non esiste canos, c'è canis. Ma chissene, tanto topos è greco :P
    Credo...

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    1. Grazie per la lezione, io sono un cane, o un canis insomma quella roba lì con la coda senza pollice opponibile, non ti dico che casino digitare picchiando il naso sulla tastiera ;-)

      Il film è consigliatissimo, specialmente se già apprezzi Fantastic Mr. Fox ;-) Cheers!

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  9. A me piace quando lavoro con Roman Coppola in fase di sceneggiatura, talvolta il buon Roman introduce nella storia quel tocco di epicità che fa bene ad una storia.

    Conunque bel film, molto convincente e la stop-motion non fa mai male. Direi che con Anomalisa di Jonze se la gioca, anche se questo è meno un esercizio virtuoso intellettuale ma più una storia ben orchestrata.

    Bellissime le animazioni di Tim Allen (non quello che immagini).

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    1. Lo penso anche io, “Anomalisa” mi era piaciuto con riserve, questo invece l’ho preferito. Non quel Tim Allen, l’altro ;-) Cheers!

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  10. Non ti piace molto Wes Anderson?
    A me piace il suo cinema snob e fighetto

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    1. Proprio per quello non è troppo nelle mie corde. Cheers

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