mercoledì 1 novembre 2017

Fuga da New York vol. 2 - Ritorno a Manhattan: Continuavano a chiamarlo Jena


Si lo so che il seguito ufficiale di quel capolavoro di 1997 Fuga da New York è quell’altra discreta bomba di Fuga da Los Angeles (non accetto discussioni in merito! Anzi si, parliamone nei commenti!) ma la Cosmo Editore sta portando in questo strambo Paese a forma di scarpa un po’ di fumetti dedicati a Jena Plissken, cosa che non può che farmi molto piacere!

Il primo volume presentato dalla Cosmo diciamolo, non era tutto pesche e crema, l’autore Christopher Sebela dava l’impressione che i film di Carpenter li avesse giusto visti in cartolina, purtroppo ritroviamo questo losco figuro anche al timone di questo secondo volume, che se non altro prova a correggere un pochino il tiro riportando Plissken (chiamami Jena!) dove lo abbiamo incontrato la prima volta, ovvero nell’isola prigione di New York.

All’inizio dell’albo il nostro anti-eroe con la benda preferito (Capitan Harlock STACCE!) si trova in Canada, ma dopo aver velocemente evitato (a revolverate) l’attacco di un paio di sicari del Duca di New York, il nostro decide di fargliela pagare dandogli la caccia proprio nel suo territorio, dietro le mura della prigione.

Ora, già la premessa scricchiola lo so, voi direte, ma il Duca non era morto alla fine del primo film? Certo infatti è proprio così, quello che non capisco è come mai uno con il carattere di Plissken decida di mettersi nei guaio da solo, solo per una cosetta come una vendetta trasversale, da cui per altro è uscito senza un graffio, senza nemmeno dover ricorrere al vecchio trucco del barattolo, “Come si fa a Bangkok” (cit.).

Figo vero? Ecco non abituatevi perché nella versione Cosmo i colori non ci sono.
A New York hanno un nuovo Duca, che si agita e parla come quello vecchio, con tanto di tormentone “Sono il numero uno!”, anche se non somiglia per niente al mitico Isaac Hayes. Esattamente come nel primo volume, Christopher Sebela si gioca nuovamente il trucchetto di riportare in scena un personaggio importante del film, in un ruolo del tutto diverso.

Si tratta del Presidente, «Il Presidente di che?» (cit.) Il Presidente degli Stati Uniti d’America caduto in disgrazia e tornato in auge come nuovo Duca di New York, vi avevo detto che la premessa era scricchiolante no? Il disegnatore Maxim Simic con il suo tratto abbastanza grezzo ma efficace riesce a rendere piuttosto riconoscibile il mitico Donald Pleasence, però davvero leggendo la storia non riuscivo a prenderla sul serio, due volte lo stesso trucco caro Sebela? No, questo proprio no dai.

Ci sarebbe il piccolissimo problema di ENTRARE a New York per continuare con lo strampalato piano, poiché il Gullfire è ancora parcheggiato sul tetto del World Trade Center. Sebela deve inventarsi un modo per far sorpassare il muro a Jena, quindi pensa bene di farglielo letteralmente saltare con un auto per i numeri da Stunt. Cosa vi devo dire gente? Voi ed io lo sappiamo che la sorveglianza sul muro farebbe saltare l’auto a mezz’aria, ma Sebela i film di Carpenter mica li ha visti, fa quello che può poveretto.

Quello che vorresti fare allo sceneggiatore se ti capitasse per le mani.
Se non altro una volta iniziata questa stramba storia, Christopher Sebela cerca di portare il suo contributo alla popolazione locale, non ho trovato troppo male l’idea che la comunità dei nativi americani imprigionati nel carcere, fondasse una specie di nuova tribù, capace di riempire il vuoto di potere tra la caduta del primo Duca e l’arrivo del secondo.

Peccato che il finale sia nuovamente frettoloso e poco credibile, i sogni di gloria del nuovo Duca finiscono male e la prima storia del volume non vola, nemmeno quando Sebela pensa di inventarsi un (Sigh!) auto volante, fatta con i pezzi del vecchio Gullfire. No sul serio ancora qualcuno non è convinto che Fuga da Los Angeles fosse una bomba!?

Nella seconda storia Sebela tenta un colpo ancora più difficile, ovvero trasformare Snake Plissken in una specie di (Old man) Logan, il nostro si lascia crescere la barba e vive solo come un cane, anzi! Vive solo con un cane, una vita lontano da tutti. Può durare davvero? Figuriamoci! Infatti il passato ritorna sotto forma di alcuni tizi armati che assediano casa di Jena. Appena ho capito che un assedio era nell’aria, ho cambiato posizione sulla poltrona mentre leggevo, peccato che Christopher Sebela riesca a risolvere senza molta enfasi nemmeno un assedio, ma vi rendete conto?! Uno dei temi portanti del cinema di Carpenter! No guarda Chris, di male in peggio proprio.

Ain't indicative of my place, left the porch, Left the porch, oh oh oh (Cit.)
Per tentare di recuperare Sebela pesca ancora a piene mani dai film di John Carpenter, sposta tutta l’azione a Cleveland, introducendo anche il personaggio del traditore di nome Malone, che qui è ancora un uomo a tutti gli effetti, quindi prima di cambiare sesso diventando la Pam Grier di Fuga da Los Angeles. Che poi anche l’idea di vedere Jena alle prese con ciò che resta della costituzione americana, il famoso “Bills of rights” poteva anche essere una buona idea, ma a quel punto della lettura ormai la noia aveva già preso il sopravvento.

Lo Snake Plissken di Christopher Sebela parla troppo, non somiglia davvero molto al personaggio cinematografico che tanto amiamo noi Carpenteriani, ma in generale tutta questa trama risulta frettoloso e ben poco avvincente. Sarebbe stato molto meglio raccontarci per bene quella famosa “Fuga da Cleveland” che Giovanni Carpentiere aveva solamente accennato all’inizio di Fuga da Los Angeles.

Non so voi, ma io ho fantasticato su quella missione finita drammaticamente male e terminata con il tradimento di Malone per qualche ora delle mia vita. Quella è una storia mai narrata di Jena che mi piacerebbe conoscere, invece Sebela non osa mai e il risultato è davvero poco memorabile.

Nemico pubblico numero uno.
Non bastano quattro strizzatine d’occhio a farmi contento, inutile che Sebela si diverta a suggerire che a fine volume, Jena Plissken sia finito a fare il lottatore in un arena (mai mostrata per altro!) con il soprannome di “La sagoma”. Perché uno che va in giro ringhiando a tutti “Call me Snake!” improvvisamente dovrebbe farsi chiamare “La sagoma”? Perché ha iniziato una carriera di cabarettista e tutti gli dicono «Sai che sei una sagoma?».

Una trovata talmente scema che anche la Cosmo ha cercato di mimetizzare, traducendo con “La sagoma” l’originale “The Shape”, che ai Carpenteriani (e non solo) dovrebbe ricordare qualcosina.

Insomma, citando proprio Plissken (chiamami Jena!): Erano anni che non vedevo New York.

Spero invece che sia Christopher Sebela a non vedere più i personaggi creati da Carpenter, che evidentemente non sa proprio come scrivere o gestire. Chris! Di corsa a ripassare i film del Maestro, iniziamo con dieci Essi Vivono, così, per scaldare i muscoli.

16 commenti:

  1. No, ti prego, 'Logan' noooooo...io adoro il personaggio di Jena, perché Duke Nukem (uno dei miei videogiochi preferiti) ha tratto molta ispirazione da lui. Mi hai fatto venire la voglia di rivedere il primo film..e di vedere il secondo! Non sapevo fosse il sequel. Ma purtroppo sono abbastanza ignorante in tema cinematografico!

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    1. Non una grande idea trasformare Jena in Logan, ma in generale di buone idee questo fumetto ne ha poche. Duke Nukem è un mito, che per altro prendeva "Frasi maschie" anche da un altro personaggio Carpenteriano, ovvero John Nada di "Essi vivono". Il primo film è una pietra miliare del cinema, il secondo "Fuga da Los Angeles" sembra un seguito/parodia, lo si ama tanto o lo si odio tanto, comunque te li consiglio entrambi ;-) Cheers

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    2. Essi vivono è nella mia personale dvdteca :D

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    3. Ho sempre saputo che sei un uomo di gran gusto ;-) Cheers

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  2. Preferisco rimanere con il ricordo di Fuga da Los Angeles che, nonostante sia uno di quei b-movies molto fordiani e molto cassidyani, mi aveva gasato un sacco. Forse pure più del primo!

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    1. Fai molto bene, Christopher Sebela non è proprio all'altezza di gestire questo materiale. "Fuga da Los Angeles" è controverso, se la gioca in territori Ford/Cassidyani ma anche secondo me è un film enorme, il primo è un capolavoro ma "Escape from LA" è un film unico, con un finale ancora più grandioso ;-) Cheers!

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  3. Non ho più seguito la saga di EFNY dal primo numero, ma se la Boom! Studios continua a sfornare episodi forse un minimi di seguito ce l'ha. Condivido il tuo senso di "stranimento", c'è qualcosa di leggermente sbagliato in queste storie, come se non avessero centrato l'obiettivo o semplicemente non riuscissero a ricreare la miticità del personaggio.
    Però continuo a plaudire alla Cosmo che porta in Italia le avventure di John e Jack. E visto che già in quest'albo l'eroe di EFNY si fa un po' Old Man Logan, spero che la Cosmo porterà l'eroe di Big Trouble in Little China con il suo "Old Man Jack" ;-)

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    1. Lo penso anche io, per assurdo con Jack Burton è andata un pochino meglio, Jena invece in questo volume (e in quello precedente) ha davvero poco da spartire con la sua controparte cinematografica. Ora sul mio comodino mi attende il secondo volume dedicato a Jack Burton sempre della Cosmo, intanto tengo le dita incrociate perché la casa editrice porti qui da noi anche "Old man Jack", che da quando ho scoperto dalla tue parti è diventato uno dei fumetti che più voglio leggere in assoluto! :-D Cheers

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  4. Ho il primo volume ma in effetti non mi entusiasmò.
    A leggere la tua rece, lascio perdere.
    Insomma, ci sono due film niente male (sììì, amo anche Fuga da Los Angeles, terribilmente new generation '90)

    Moz-

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    1. Questo secondo volume corregge un po' il tiro, ma davvero non sembra Jena il protagonista, inoltre certe trovate sono proprio scene, ma peggio della scena del Surf di "Fuga da Los Angeles"! I due film li amo tantissimo, anche il secondo così criticato, per me è la più sagace satira alla mania dei remake e dei sequel a tutti i costi mai fatta da un filmaker americano ;-) Cheers!

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  5. Wow non sapevo del fumetto, cmq si i due film sono una bomba...

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    1. Carpenter ultimamente va fortissimo anche a fumetti, ma i film non si battono quelli sono il meglio ;-) Cheers!

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    2. Concordo in pieno, per me Carpenter è un genio, sai che dice che in europa è più considerato che in america? La cosa mi sembra abbastanza stramba xD

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    3. Con me se parli bene, oppure molto bene di Carpenter, sfondi proprio una port aperta ;-) Penso che fosse stato lo stesso giovanni a dire una frase del genere ad inizio carriera, ma spesso nelle sue interviste questa cosa viene fuori, purtroppo non è tanto strana, i registi della sua generazione hanno sempre avuto problemi a trovare fondi per i loro film, pensa anche al grande Romero, lui aveva lo stesso identico problema. Cheers

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  6. Oh Jena Plissken ha sempre il suo dannato fascino

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    1. Eh si il fascino dell'anti eroe fa sempre il suo dovere ;-) Cheers!

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