giovedì 16 novembre 2017

Brawl in cell block 99 (2017): Gioco duro, vecchia scuola


Alla fine Vince Vaughn è uno di noi. Si è costruito una carriera come protagonista di commedia più o meno sceme, ma di fondo una certe predilezione per il film di genere l’ha sempre avuta.

Il grande Trollone (concedetemi un giovanilismo) Gus Van Sant lo ha voluto nel ruolo di Norman Bates nella sua versione di “Psycho” (1998), in “The Cell - La cellula” (2000) faceva l’agente dell’FBI ma è recentemente che Vaughn ha dimostrato di poter funzionare anche lontano da Owen Wilson e Ben Stiller. Della deludente (per me) seconda stagione di True Detective, la sua prova è stata una delle migliori, in contumacia con quella di Colin Farrell, ha saputo tirare fuori il meglio dal suo personaggio.

Deve aver pensato lo stesso anche S. Craig Zahler, che qui fa fare a Vaughn l’ultimo passo verso il ritorno al cinema di genere, e anzi intorno al corpaccione di Vincenzo costruisce tutto il suo nuovo film “Brawl in Cell Block 99”.


Vince impegnato ad espiare con i lividi roba tipo "Vicini del terzo tipo".
Dopo l’ottimo Bone Tomahawk, Zahler si è guadagnato tutte le attenzioni e con questo secondo lungometraggio conferma il suo stile, anzi, forse lo ribadisce con ancora più forza, al netto di due soli film Zahler si conferma un regista molto interessato a mescolare i generi, se Bone Tomahawk era un weird-western con forti connotati di horror cannibale, “Rissa nel braccio 99” parte come un film di gangster, diventa una pellicola carceraria con parecchie botte sempre senza rinunciare ad un tocco gustosamente horror.

Anzi, questo secondo film risulta ancora più asciutto, se il viaggio dei protagonisti di Bone Tomahawk era caratterizzato da una giustificata lentezza, qui la storia dell’ex pugile e futuro detenuto Bradley Thomas ha dei tempi ancora più dilatati.

Bradley Thomas, ma non azzardatevi a chiamarlo Brad che si incazza (Vince Vaughn) ha un passato criminale, un difficile rapporto con la moglie Lauren (Jennifer Carpenter la sorellina di Dexter nell’omonima serie tv), lui cerca di rigare dritto, lei di restargli fedele, insieme vivono in una bettola ed un giorno dopo l’ennesima litigata, Bradley si sfoga devastando l’auto della moglie, poi le giura che le cose andranno meglio.


"Ma perché ti ho sposata, a me Dexter nemmeno piaceva, io guardavo solo Miami Vice".
Qualche mese dopo è davvero così, Lauren aspetta un bambino mentre Bradley fa il corriere della droga, i soldi girano va tutto bene, se non che quello che io vi ho riassunto in poche righe, nel film accade nei primi 20 minuti. Quando poi una faccenda con i Messicani degenera, Bradley diventa ospite delle patrie galere, a questo punto siamo arrivati al minuto 45 del film, anche se il tempo percepito come spettatore pare superare l’ora abbondante. Anche perché S. Craig Zahler si prende tutto il suo tempo, considerate che solo le operazione di svestizione e vestizione con cui Bradley diventa ufficialmente un detenuto, richiedono da sole dieci minuti di pellicola, non proprio tutte piene di brio ecco, sembrano il negativo dell’uscita di prigione di Jake Blues, ma senza Frank Oz a fare da guardia giudiziaria e con la prospettiva di sette anni passati in gatta buia.

La svolta è la più classica dei film d’azione, moglie rapita dai cattivi (quanti film avete visto così?) e Bradley che per raggiungere i cattivoni (tra cui Udo Kier), deve trovare il modo per farsi trasferire in un carcere di massima sicurezza noto per non essere proprio l’Hilton Hotel e gestito da Don Johnson.


"Come non detto, ho appena rivalutato anche Dexter".
“Brawl in Cell Block 99” ha dei tempi estremamente dilatati, una trama che sarebbe perfetta per un film da 80 minuti dura la bellezza di 132 minuti, tutti caratterizzati da un ritmo come mi piace definire “Da film festival”. Capite che una pellicola ha fatto il giro dei festival (tra cui Venezia 74) quando il regista si esibisce nella ormai celebre NUCam! Ovvero l’inquadratura sulla nuca (in questo caso tatuata) del protagonista seguendolo con la macchina da presa. Il nome “NUCam” sarà presto brevettato, quando diventerà ufficiale ricordatevi dove lo avete letto per la prima volta!

Un paio di esempi di "NUCam" in azione.
Ma è proprio nella seconda parte che “Rissa nel braccio 99” tiene onore al suo nome, S. Craig Zahler tiene la macchina da presa alla distanza giusta, utilizza pochissimo il montaggio e ci mostra le botte, i pugni (come durante quelli in stile box con il secondino) e le gambe spezzate come si deve, trovando anche il modo di rendere assolutamente credibile Vince Vaughn.

Lo fa con un espediente semplice, non aspettatevi che il nostro Vincenzo sia diventato Tony Jaa ma nemmeno Dolph Lundgren, i pugni che assesta sono scolastici, lenti, la trama li giustifica dicendoci che Bradley in gioventù ha fatto della box, eppure S. Craig Zahler è molto intelligente perché tira fuori il meglio dal suo attore protagonista.

Vince Vaughn per la parte si è rasato e la testa e ha messo su sei chili di muscoli, ma un cristone di quasi due metri (1.96 per la precisione) lo è sempre stato, a Zahler tanto basta per costruire su quell’altezza un personaggio. Nella scena in cui Bradley furioso distrugge l’auto della moglie come spettatori capiamo tutto quello che ci serve sapere del personaggio, quando lo spilungone ci mette tre pugni per rompere il finestrino dell’auto, capiamo che non è il solito (anti) eroe da film, che manda a pezzi i cristalli con un pugno senza nemmeno graffiarsi le nocche, ma è chiaro che siamo davanti ad un personaggio fisicamente molto forte, lento, imponente ma molto forte, da qui in poi il resto è tutto giustificato.


"Vince facevi schifo ne L'isola delle coppie!".

"Noo! Devo ancora finire di pagarla! Scherzavo è il mio film preferito!!".
Infatti con un gusto per i trucchi prostetici in stile anni ’70, vediamo Bradley scappare gambe e frantumare capocce a calci, nel finale poi le trovate quasi splatter si sprecano, tutte in equilibrio tra il gore più spinto e quel sottile patto fatto con lo spettatore, ovvero credere alla “Super forza” di Bradley.

Quello che fa funzionare “Brawl in Cell Block 99” sono le carocchie, gli sganassoni che tira Vince Vaughn sono il film, alla fine si patteggia per lui, per i piccoli successi che riesce ad ottenere contro i suoi aguzzini e per le mazzate che rifila ai cattivi, S. Craig Zahler trasforma Vince Vaughn nella sua creatura, se il regista è il dottore, Bradley è il mostro di Frankenstein in cerca di vendetta, ad un certo punto ho iniziato a divertirmi sul serio proprio per questa ragione, a Vaughn mancano davvero solo i classici elettrodi nel collo, poi sarebbe un perfetto nel ruolo!
"Ora ti svito la testa come un tappo di bottiglia!".
Il film non vi rivoluzionerà la vita, forse sta mezzo gradino sotto Bone Tomahawk, inoltre la pellicola procede con un passo elefantesco quasi quanto quello del suo protagonista, ma nel finale sale di colpi, nel senso che il ritmo resta lo stesso ma è proprio il numero di colpi assestati da Bradley ad aumentare, carocchie che piovono come stelle cadenti nella notte di San Lorenzo. Non riesco a non pensare al pubblico di Venezia che si aspetta un dramma e finisce a guardare un Frankenstein che spacca crani a tallonate! Beh io una volta a Venezia ho visto un Kaiju diretto da Minoru Kawasaki (storia vera), quindi ci può stare anche Vince Vaughn in versione mostro gigante no?


Già che siete qui, non perdetevi il pezzo del Cumbrugliume su questo film!

18 commenti:

  1. Anche a me alla fine è piaciuto un filino meno di Bone Tomahawk, ma devo anche ammettere che mi basta vedere uno Stetson e qualche cactus che sono già contento come un bambino. Sto film spacca, e non solo le macchine!

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    1. Con il western ci conquistano sempre con facilità, in ogni caso ho apprezzato anche questo film, per altro ne approfitto per farti i complimenti per il tuo pezzo, la didascalia che strizza l’occhio a “Street Fighter” mi ha fatto morire ;-) Cheers

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    2. Il round bonus sempre nei nostri cuori!

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    3. Ma davvero una gioia raggiungerlo, una gloria superarlo! Cheers

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  2. Ti ho letto con un occhio solo perché voglio vedermi il film a breve: tornerò poi a commentare ;-)

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    1. Bene ottimo, non vedo l’ora di sapere il tuo parere sulle carocchie del film ;-) Cheers!

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  3. Anche se solo al secondo film, Zaher dimostra di avere la "stoffa giusta", quella dei film di genere duri e puri dei vari Siegel, aldrich, Frankenheimer, speriamo si mantenga così. Anche a me Bone Tomahawk era piaciuto di più, ma forse perché era un western e quindi va messo sopra a prescindere..

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    1. “Bone Tomahawk” era un film migliore, ma sono questioni di lana caprina, Zaher con due film ha già messo in chiaro la sua idea di cinema, che sa di vecchia scuola e proprio per questo mi piace molto ;-) Cheers!

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  4. Questo film non lo conoscevo :D Almeno hanno sfruttato il fisicone di Vince! Con la premessa lui incarcerato con moglie in pericolo fuori mi hai ricordato Sorvegliato Speciale con Stallone :D , un film molto sottovalutato secondo me!

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    1. “Sorvegliato speciale” è una figata! Uno dei quei film che ha contribuito a farmi venire l’ansia da film carcerario. Mi mettono sempre a disagio le storie di persone private della libertà, però al cinema funzionano alla grande, anche questo film è un ottimo esempio di questo sotto genere ;-) Cheers

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  5. Willoughby Kipling ( clone di John Constantine nella Doom Patrol di Morrison ndr non tanto per Carabara quanto per chi non ha letto quel fumetto ) viaggiava nello spazio con una variante di quel giochino che fanno i bimbi che fissano una luce a lungo e la vedono anche quando hanno chiuso gli occhi. Vedo la luce diceva Jake Blues. Io ho letto la rece, ho chiuso gli occhi - pericoloso per uno stuntman sul set di Miace Vice II : Swingers sulla isola delle coppie del terzo tipo - e ho visto solo 132 minuti. Centotrentadue. Minuti. Non ho tutto quel tempo. Ne avrò davvero poco se piallo quel muro con questa replica di Ferrari che sto guidando accecato da un toupet biondo anni ottantissima e che continua a scivolarmi sulla coccia da Yellow Kid di mezza età. Credo che mi fermerò stasera a vedere i giornalieri di uno spot che stanno girando nel teatro di posa a fianco in cui Owen Wilson magnifica una bottiglietta da happy hour e prende una testata ( una moda di questi giorni ndr ) da un ceffo tatuato e ripreso di spalle grazie ad un artificio chiamato ZUCcam ( registrazione in corso ). Ciao ciao.

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    1. Willoughby Kipling fa parte dell’eterno amore/odio di Morrison nei confronti di Moore, come imitare e prendere le distanze dal proprio Maestro.

      In 132 minuti si possono fissare tante luci, fare tanti viaggi e sfondare tanti muri con le Ferrari, tipo riflettere sul fatto che il toupet biondo anni ottantissima in questo momento lo sfoggia anche Owen Wilson l’uomo dell’aperitivo, non sarebbe male però vedere ZUCcam Vaughn riportare sulla retta via anche i suoi compagni di commedie. Con le cattive se necessario! ;-) Cheers

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  6. Questo film mi manca in agenda. Lo aggiungo alla sterminata lista di cose da recuperare. Onestamente anche dopo averlo visto in "True Detective" mi fa un certo effetto vedere Vaughn non fare il c@zzone ma fare l'attore serio!

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    1. Sarà che me lo ricordo sempre nei panni di Norman Bates, ma a ma fa sempre strano vederlo fare il cazzone ;-) Scherzi a parte, lo tratto male ma come attori lo trovo bravo, qui ha dimostrato un lato differente. Cheers!

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    1. Merito del NUCam, che distrae dalla faccia ;-) Cheers

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  8. Ok ho aspettato tipo un anno da quando ho saputo di questo suo nuovo film (grazie alla tua recensione, che ovviamente non ho letto fino a che non ho avuto la testa/tempo di vedermi la pellicola). Trama semplice (già vista) ma calibrata in un crescendo dalla sceneggiatura, attori pochi ma di quelli buoni che sanno fare una caratterizzazione (Vaughn conferma quello che già sapevamo), regia di Craig Z che spacca quando deve ed esplode quando deve ed una colonna sonora pulp. Per certi versi mi è sembrato di veder il vecchio modus operandi del terrorista Fulci con i make-up e via dicendo, che dire Craig è solo al secondo film ma si vede che sa fare cinema (con uno stile personale) e si prende in tutti i modi la tempistica giusta per raccontare una storia (cosa fondamentale). Da un certo punto di vista può sembrar di veder un Bronson ma senza quella ricercatezza visiva/artistica/esagerata dell'ultimo Refn. Promosso, questo è il cinema che piace

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    1. Analisi perfetta la tua, Craig sta per tornare sulla Bara Volante, ma soprattutto aspetto il suo prossimo film di sbirri, con Vaughn e "Mad" Mel Gibson, già mi frego le zampette ;-) Cheers

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