giovedì 26 gennaio 2017

Sherlock - Stagione 4: Il tocco supremo dell'artista, sapere quando fermarsi


Ormai è un appuntamento, l’inizio dell’anno si torna tutti a bussare alla porta del 221B di Baker Street. L’anno scorso abbiamo dovuto accontentarci dell’episodio speciale in stile “vittoriano” intitolato L'abominevole sposa, quest’anno ci è andata un pelo meglio, visto che sono arrivato i tre episodi che compongono la quarta stagione di questa amatissima serie.

Amore generale esploso in davvero una manciata di episodi, ok che Steven Moffat e Mark Gatiss, sono i due compari responsabili di un’altra serie molto amata come Doctor Who, ma i Whoviani non sono poi così tanti, il vero motivo va ricercato nella qualità della serie e nel fatto che chiunque conosce Sherlock Holmes, anche chi non ha mai letto un romanzo di Sir Arthur Conan Doyle.

Com'è andata questa stagione? Parliamone! Ma sappiate che da qui in poi volano SPOILER più veloci dei processi mentali dell’investigatore di Baker Street, quindi consideratevi avvistati, SPOILER come ridere!

4x01 - The Six Thatchers

Pronti via! La prima sorpresa è scoprire che l’episodio scritto da quello scemone (in senso buono) di Mark Gatiss è diretto da Rachel Talalay (“Tank Girl”, “Nightmare 6”) un’altra che è finita a dirigere solo serie tv, ultimamente ha firmato la regia di un episodio della seconda stagione di Daredevil.

Diciamolo subito: questo “The Six Thatchers” non verrà ricordato come uno degli episodi più riusciti della storia di “Sherlock”, ma la puntata termina con un colpo di scena notevole che, di fatto, ha un grosso peso specifico sull’andamento di tutta la stagione. Il vocione narrante di Benedict Cumberbatch, getta subito su tutta la puntata un presagio di morte, con il celeberrimo racconto del mercante arabo che fugge dalla morte a Samarra, di cui se volete sapere tutti i dettagli, ma proprio tutti, vi basterà fare un salto QUI.

Scagionato da ogni accusa, grazie all’intervento di suo fratello Mycroft (sempre Mark Gatiss), Sherlock è di nuovo al servizio (segreto) di sua Maestà e del suo Paese, anche se la sua ultima passione si chiama… Twitter!


" 'Sti giovani d'oggi! Sempre con sto cellulare a scrivere a fare robe!".
Sherlock “twitta” nei momenti più improbabili, sfruttando le solite capacità “multitasking” (dopo questo basta anglicismi giuro!) del suo notevole cervello, sta sempre attaccato a ‘sto telefono, anche durante il battesimo della figlia di John Watson, la piccola Rosamund Mary Watson (per gli amici Rosie), ma soprattutto continua a farlo anche di fronte agli alti vertici governativi e qui Mark Gatiss scopre un po’ troppo le carte, nel descriverci i nomi in codice dei tre tizi, mette parecchia enfasi su quella soprannominata “Love” ed è impossibile non notare quanto il dettaglio venga sottolineato, per considerarlo secondario, cosa che, infatti, non è affatto.

Il caso prevede la ricerca di sei busti in gesso di Maggie Thatcher, collezionati da altrettanti malinconici appassionati della lady di ferro, come al solito bisogna correre (anche solo per leggere i sottotitoli, questa serie senza non riesco proprio a seguirla) dietro ai processi mentali del detective che risolve tutto in pochi secondi, anche il caso del misterioso cadavere bruciato nell’automobile, un ottimo esempio di come questa serie possa inventarsi soluzioni imprevedibili.


Posso girare le ruota e compare una vocale?
I busti conducono ad una chiavetta USB (visto? L’ho detto in italiano!), identica a quella già vista nella terza stagione, che al suo interno conteneva i segreti del misterioso passato militare di Mary Morstan (Amanda Abbington) anche se dovrei chiamarla Mary Watson.

La puntata procede con un bel ritmo e alcune gag, come il palloncino sostituto di Watson (uno spasso!) e il cameo del cane Toby, se siete lettori, vi ricorderete di lui nel secondo racconto scritto da
Arthur Conan Doyle dal titolo “The Sign of the Four”, nel libro mi pare fosse un incrocio tra uno Spaniel e non ricordo cosa qui, invece, è un Bloodhound, che nella puntata avrebbe dovuto fare molto di più, ma pare che il suo ruolo sia stato dimensionato, perché il cagnone fornito alla produzione era molto pigro (storia vera!).


Così, più che "Sherlock" sembra di stare guardando "Tequila e Bonetti".
Dove la puntata cala di ritmo è nella fuga di Mary, certo è divertente vedere la donna lanciare i dadi per scegliere la sua prossima destinazione, ma non si accettano nemmeno scommesse sul fatto che al suo arrivo troverà Sherlock sul posto, cosa che puntualmente accade. Inizia, quindi, l’inevitabile momento espositivo (meglio noto come “Spiegone”) sul passato di Mary, finché nell’intreccio scritto da Gatiss, torna di moda quel “Love” di cui parlavo prima e la tavola è apparecchiata per il gran finale, in cui i personaggi, come l’arabo in fuga, hanno fatto e disfatto, ma si trovano proprio dove la morte li attendeva.

Almeno per uno di loro, ovvero Mary che con gesto eroico si butta sulla traiettoria del proiettile, sacrificando la sua vita per salvare Sherlock e Martin Freeman, che per tutta la puntata ha fatto solo la spalla, qui ha l’occasione per mostrarci un po’ del suo talento. Capisco che sia facile in una serie come questa avere occhi solo per Benedict Cumberbatch, che ormai è un divo a tutti gli effetti, ma fare il secondo violino, lasciando spazio agli altri, è ancora più difficile, quindi tanto di cappello a Martino Uomolibero, che da questo punto di vista è un vero soldato, proprio come il personaggio che interpreta.


La coppia di fatto, di cui uno è pure (stra)fatto.
Anche perché qui Watson vede i suoi principi morali messi in crisi, per via della ragazza conosciuta sul bus, personaggio che fa parte della trama orizzontale di questa quarta stagione. La cosa curiosa è che Martin Freeman e Mary Morstan, dopo sedici anni tra convivenza e matrimonio (e due figli) hanno da poco divorziato, quindi si potrebbe pensare che Steven Moffat e Mark Gatiss abbiano voluto sfruttare questo dettaglio per la trama, ma lascio questa dietrologia agli amanti del gossip, perché Moffat e Gatiss si sono attenuti fedelmente al canone dei personaggi imposto da Conan Doyle e nei libri John Watson è vedovo, da qualche parte, lo spirito di Sir Arthur, se la ride di gusto dell’ansia da SPOILER che sembra il principale flagello della nostra società.

A proposito di trama orizzontale, nel finale dell’episodio Mycroft, chiede di chiamare Sherrington, nome che da solo può far sobbalzare gli appassionati, perché Conan Doyle aveva ipotizzato l’esistenza di un terzo fratello Holmes e nei romanzi apocrifi il nome era proprio Sherrington, questo anche per dirvi di che livello di conoscenza Moffat e Gatiss hanno del materiale originale, mica pizza e fichi!

4x02 - The Lying Detective

I minuti finali dell’episodio 4x01, ci regalano il testamento su DVD di Mary, con quel “Miss me?” che complice la campagna mediatica della sedia, fa immediatamente pensare al malefico Moriarty. La richiesta post mortem della donna è quella di "salvare John Watson", ma da chi? Se guardate bene, alla fermata del bus dove scende John, si vede il faccione di Culverton Smith, interpretato da un magnifico Toby Jones, più diabolico che mai!

In questo episodio ricompaiono alcuni comprimari storici: Molly Hooper, l'ispettore Greg Lestrade (a cui Sherlock azzecca il nome per la prima volta! Vecchia gag dei romanzi), ma soprattutto la signora Hudson, che nemmeno fosse Hans Gruber, entra in scena sulle note dell’inno alla gioia, rombando sulla sua Aston Martin, giusto per far rosicare ancora un po’ quelli che hanno accusato Moffat di aver reso Sherlock troppo simile a James Bond.


Spin-Off sul passato della signora Hudson, tipo... SUBITO!
La donna vuole l’aiuto di un dottore, non uno a caso, ma proprio John Watson, ancora alle prese con il suo lutto, nemmeno le sedute di terapia impediscono all’uomo di continuare a parlare con sua moglie morta, che gli compare tipo Obi Wan Kenobi.

La Signora Hudson, però, non vuole un consulto medico per sè, ma per Sherlock Holmes, che ha passato il periodo in cui Watson lo ha scacciato via dandogli la colpa per la morte di Mary a fare due cose: devastare casa e drogarsi come se non ci fosse un futuro! Nulla da eccepire, “The Lying Detective” è una bomba, è Steve Moffat al 100% e non è un caso che gli episodi migliori di questa serie siano sempre scritti da lui.


"Devo ammetterlo, sai il fatto tuo Moffat".
Il girovagare (apparentemente) senza meta di Sherlock a Piccadilly e il mistero legato a Faith sono tutti colpi che "il Moffa" ha in faretra, ma staremmo qui a parlare della fuffa se non fosse per l’ottima prova di Toby Jones, gran talento visto in tutti i film (ha una filmografia sconfinata) che qui indossa una posticcia dentatura tutta storta e s'inventa un cattivo viscido che abbraccia tutti, fa beneficenza, parla con l’accento dello Yorkshire ed è convinto che la celebrità vada di pari passo con la possibilità di fare ciò che vuole, anche uccidere a piacimento.


Il 45esimo Presidente degli Stati Un... Ah no è Toby  Jones!
Un cattivo mediatico che rischia di passare per la prima (di immagino tante) parodie di Donald Trump, il fatto che nasconda i suoi misfatti in piena vista poi, è un dettaglio che Steve Moffat sottolinea con un gioco di parole che è tipico del suo stile, quel brillante “I’m a cereal killer”, la confessione travestita da pubblicità per la prima colazione.

Ora potrei sbagliarmi perché non leggo un romanzo di Sherlock Holmes da decenni, ma Culverton Smith mi pare comparisse in uno dei libri, mi pare di ricordare di un tentativo di avvelenamento, dopo una breve ricerca ho scoperto che il personaggio compare nel racconto “The Dying Detective”, quindi il detective morente, diventa il detective bugiardo del titolo di questa puntata, giusto per sottolineare la propensione alla bugia di Sherlock, che in questo episodio raggiunge nuove vette.

Quindi, il nostro Sherlock, “Tudofado” e ripieno di droga, per la prima volta è messo davvero in crisi da un cattivo che sembra molto più furbo di lui, la parola chiave di tutto è “davvero” perché nulla è come sembra con il detective di Baker Street, che tiene fede alla richiesta di Mary, anche a rischio della sua vita, che poi, nel suo modo diretto e anaffettivo, è il tentativo di Sherlock di chiedere scusa all’amico e di riallacciare il loro rapporto.


Non è trasandato, si sta facendo crescere il pizzetto da Doctor Strange.
Non è un caso che la puntata si concluda con Watson, che a sua volta confessa il (non) tradimento della moglie e qui ribadisco il concetto: poco spazio di manovra per Freeman, ma quando gli viene concesso campo libero, si conferma un attore davvero notevole. Non fai in tempo a realizzare che per la prima volta, quel computer con il cappotto e i riccioli in testa di nome Sherlock, ha fatto un gesto da umano (l’abbraccio all’amico) che il Moffat diabolico rimescola le carte.

L’analista di John, la ragazza del bus e l’aura di Moriarty che aleggia su tutto, si concludono in quel finale, i fratelli Sherlock sono davvero tre, ma l’ultimo… E’ una sorella! Purtroppo, è anche dove i problemi di questa quarta stagione cominciano.

4x03 - The Final Problem

I problemi di questo finale di stagione si vedono tutti fin dai primi minuti della puntata, l’episodio 4x02 terminava con Eurus, la sorellina Holmes che spara a Watson, un cliffhanger che viene enormemente ridimensionato nel giro di mezzo dialogo, per dare spazio a… Dei Clown assassini.

Ora, a me piacciono i clown assassini, però Mycroft impegnato a non riempire le mutande, in un inizio di puntata che sembra un blando omaggio agli Horror più che una puntata di Sherlock, fa già intuire l’andazzo della puntata, una serie di colpi di teatro tutti grossi, tutti ad effetto che, però, mascherano dai passaggi a vuoti della trama, dei buchi logici spesso anche troppo grossi per poter chiudere un occhio.


Un titolo che ai lettori, dovrebbe ricordare qualcosina...
Possibile che Eurus sia stata dimenticata da Sherlock? Lui che ha sempre fatto vanto del suo castello mentale mnemonico può davvero essersi dimenticato un dettaglio così? Nel corso dell’episodio scopriremo perché e Sherlock dovrà fare i conti con la sua famiglia, quella del passato, quella biologica, in contrapposizione con quella attuale, infatti nel corso dell’episodio, dovrà spesso scegliere tra sua fratello Mycroft e l’altro suo fratello, ovvero l’amico John Watson.

Questa scena nell'episodio non si vede, ma facciamo che vale come citazione.
Posso anche sopportare il colpo di voler inserire nella trama una “Sorella malvagia”, anche se sa tanto di soap opera, passi anche che Eurus e l’isola prigione di Sherrinford (ecco spiegata la telefonata di Mycroft) siano stati rappresentati senza troppo sforzo creativo, come Hannibal Lecter e la sua prigione in plexiglass, tanto che l’omaggio è palese, i carcerieri spiegano le regole della prigione citando proprio “Il silenzio degli innocenti” come esempio.

Quello che non funziona molto è tutta l’enfasi intorno ai “poteri” di Eurus, descritta come capace di “riprogrammare” le persone semplicemente parlando loro, ma anche un genio tale da definire un’era, a cui bastano cinque minuti sola con Moriarty per mettere su un piano capace di mettere in crisi i suoi fratelli.

"... Me lo farai sapere quando quegli agnelli smetteranno di gridare, vero?" (cit.)
Tutto molto bello, tutto molto figo, ma anche roba che necessita di una sceneggiatura ad orologeria che questo “The Final Problem” non ha, posso anche trovare divertente vedere la signora Hudson che fa pulizie ascoltando “The number of the beast” degli Iron Maiden, ma ancora mi chiedo come abbiano fatto Holmes e Watson a uscire illesi dall’esplosione dell’appartamento e dal salto dalla finestra.

Steve Moffat tira troppo la corda, una cosa è scrivere un episodio del Doctor Who, in cui l’elemento fantastico di base della serie, ti concede di far uscire il protagonista da tutte le situazioni, anche quelle impossibili, utilizzando un altro elemento fantastico a sorpresa, ma lo stesso trucco non può funzionare per un personaggio come Sherlock che può essere diverse mosse avanti a tutti i suoi avversari per via del suo intelletto, ma lanciandosi nel vuoto da un finestra al secondo piano non può uscire illeso. Troppo facile uscirsene con un rallenty figo e Sherlock che nella scena successiva gioca a fare il pirata.


Così te ne esci dai guai Moffat? Con un rallenty?
Allo stesso modo tutta la trovata della bambina sola sull’aereo che sta per precipitare, viene risolta per magia, distraendo tutto il pubblico con la rivelazione su “Barbarossa”, cacchio! La bambina sull’aereo è la motivazione che spinge Sherlock, Mycroft e Watson ad andare avanti come soldati (il paragone fornito da John è molto azzeccato) attraverso le prova in stile “Saw - L’enigmista” messe su da Eurus, ma non puoi risolvere la vicenda così, Puff! Magia!! Dai Moff, fai il bravo.

L’episodio è costellato di scene che sembrano fatte apposta per distrarre lo spettatore, tipo l’entrata in scena del gigioneggiante Andrew Scott, che se la balla sulle note di “I want to break free” dei Queen, facendo tornare in scena Moriarty, anche se solo in un flashback, perché mettetevi l’anima in pace, l’arci nemico di Holmes è morto, forse fin troppo presto nell’economia di questa serie che ora sente la sua mancanza.


Ci è andata di lusso che non era anche vestito da donna.
Per la prima volta in forse tutta la serie, Steven Moffat e Mark Gatiss rinunciano al sacro canone imposto da Sir Arthur Conan Doyle applicando della modifiche al personaggio, non tanto per l’introduzione della sorella, quanto cercando di fare quello che nemmeno Conan Doyle ha mai fatto, ovvero: mostrarci le origini del personaggio.

Posso apprezzare il tentativo di dare un origine emotiva al personaggio, “Sherlock” in fondo non è una copia pagina per pagina dei romanzi, ma il più riuscito tentativo di adattare il personaggio di Sherlock Holmes ai tempi moderni, di sicuro preferisco di più vedere Sherlock sfogare la sua rabbia distruggendo una bara vuota, dopo che Eurus lo ha punto sul vivo, costringendolo a confessare il suo amore a Molly Hooper. Sicuramente meglio questo che vedere Holmes trasformato in una specie di Sheldon Cooper senza magliette di Flash, com'è accaduto in almeno un paio di episodi della terza stagione.

"Abbiamo un buco nel soggiorno e questo si spara le pose plastiche".
“Sherlock” resta una bella serie, un paio di spanne sopra tante altre in circolazione a livello di qualità, ma Steve Moffat deve mettersi in testa che Sherlock Holmes e il Dottore, non sono personaggi intercambiabili e non possono essere scritti con lo stesso gusto per il colpone di scena che si risolve per magia. Steve concentrati sulla tua ultima stagione da showrunner di Doctor Who, regalaci un'uscita di scena grandiosa, ma poi concentrati solo su Sherlock, a questo punto è la soluzione migliore per tutti.

16 commenti:

  1. Ok, visto che sono al primo episodio e che hai messo in guardia dagli spoiler... facciamo che ti rileggo tra un paio di giorni ;)

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    1. Purtroppo è un casino parlare di questi tre episodi senza fare rivelazioni, ogni tanto mi ricordo anche io di mettere l'avviso di "Spoiler" ;-) Buona visione e fammi sapere come hai trovato la stagione che sono curioso. Cheers!

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  2. Non conoscevo questo Sherlock Holmes, ma mi pare sia un personaggio interessante. Mi pare di capire che sia un detective privato come Dupin di Poe. Credo che questo signor Doyle sia un Marvel Zombie perchè The Sign of The Four è un chiaro omaggio alla First Family di Lee/Kirby ( 1961 ) come Mary (Jane ) Watson ovvero la Rossa che Ditko disegnò solo di spalle ed in ombra fino al momento in cui Romita sr decise di scatenarla nella vita di Pavido Parker in arte Spidey. Uno dei miei collaboratori - sono uno degli spin doctors che hanno portato alla Casa Bianca il 45mo Prez di cui noto il pregevole cosplayer nel post - mi ha detto che questo Doyle ha anche stecchito il suo Holmes per poi riportarlo in vita e questo è parecchio Marvel ( ed anche DC Comics ndr ).
    Cercherò di recuperare materiale con il personaggio anche se mi pare un clone del Doctor House. Ben fatto, ma sempre un derivato.
    Adesso che qui nel batcave sotto la Cambridge University abbiamo finito di elaborare i dati del Midwest - non ti dico la faticaccia di vagliare ottanta milioni di potenziali elettori e guidare le loro testoline - mi frulla x la zucca la tentaz di prendere il ns HAL9000 e fargli scrivere il pilota di una cosa come Doctor Home At Last, la storia di un alieno che si è perso nel blu dipinto di blu e chiede al suo computer liquido senziente di calcolare una rotta, ma si sente rispondere che ha solo sette probabilità su cento di tornare a casa. Brr.

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    1. Citando la Rossa con fossette come Romita sr impone: “Hai appena fatto centro!”.
      In realtà era il piano a lungo termine di Doyle, prendere un personaggio altri, modificarlo quel tanto che basta da renderlo più “Amazing” (o “Fantastic”, o “Incredible”) e lanciare un universo di cose tipo “Sherlock Holmes agents of SHILED”, ma il sorridente Stan si è messo di mezzo.

      In effetti guardando l’episodio 4x03, Sherlock sembra davvero derivato da un altro Dottore, Who? Si ma chi? Who? Si ma chi? Un altro che ha una probabilità (pura al 7%) per tornare a casina sua perso nel blu dipinto di blu della sua cabina del telefono. I miei saluti anche gli spin doctors, “Jimmy Olsen's Blues” era un bel pezzo ;-) Cheers

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  3. Lo immaginavo. Anche il Mastino di Baskerville - parola che detta velocemente con il muso fuori del finestrino aperto del vagone della metro assomiglia a berserker - è un chiaro riferimento al Wolverine di tanti fumetti e film.
    Senza contare che Uno Studio in Rosso in origine era una dotta disquisizione sui motivi x cui Stan Lee e Wally Wood decisero con il numero sette ( come la soluzione percentuale ndr ) di Daredevil di sostituire la tutina gialla e nera da westler ideata da Bill Everett con il costume che Scavezzacollo ha portato + a lungo. Excelsior !

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    1. “Uno studio in rosso” conversazioni su che colore di costume preferirebbe indossare un non vedente.
      Un giorno magari scopriremo che il nome del personaggio in realtà era Herlock Holmes, per rispettare l’allitterazione Bruce Banner, Matt Murdock, Peter Parker, Reed Richards, solo che la doppia “H” può essere letale dopo il kebab con doppia cipolla. Ex(Cheers)ior!

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  4. HH se non ricordo male era un tale che allenava la squadra dell'Internazionale di Milano in anni in cui Basil Rathbone era riscoperto da chi si imbatteva nei suoi films in b/n sul primo canale RAI. Ora che ci penso, questo signor Doyle potrebbe aver visto la serie di anime di Capitan Herlock in cui si racconta di un pirata alieno che viaggia nel blu dipinto di blu con una cabina telefonica che dentro è grande come un appartamento di Baker Street, ma senza telefono per cui Herlock non può interpellare i suoi alleati quando affronta le micidiali donne che bruciano come la carta dello zine Strand. A conti fatti, Conan Doyle era solo un barbaro che cerca di preparare un cocktail con tutto quello che aveva davanti ai suoi occhi, agitandosi prima di mescolarlo.

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    1. Sai che ora passerò il resto della giornata a cantare Pam pam! Capitan Herlock! Pam Pam vero? ;-) Cheers

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  5. Post spettacolare e grazie per la doppia citazione: mi hai regalato una nuova "Citazione fantasma"! (Capita che usino gli scacchi per foto pubblicitarie o addirittura in scene poi tagliate dal montaggio, quindi questa di Sherlock finisce subito nella mia collezione)
    Dopo tanta attesa, due episodi da sballo e uno finale davvero deludente è davvero un po' poco, mi dovrò consolare rivedendomi i passati episodi.
    La terza puntata l'ho trovata odiosa, ma le altre due spettacolari: spero che i ritardi e le voci di chiusura non siano dovuti agli impegni di Cumbercomesichiama nei panni di un certo dottore...

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    1. Bene sono contento di aver trovato materiale per la tua collezione, in effetti è vero, spesso le scene di scacchi vengono tagliate, ora che lo so ci farò più attenzione ;-)

      La stagione resta molto valida, migliore della terza, ma il terzo episodio mi ha lasciato con dei dubbi, per il resto non credo, la minaccia “E’ l’ultima stagione”, ha sempre aleggiato su questa serie, certo che gli impegni (ben retribuiti) per la Marvel non giovano a favore di “Sherlock”, vedremo, Moffat ha dichiarato che lui vorrebbe arrivare a fare Holmes e Watson da anziani, non sarebbe male ;-) Cheers!

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  6. Concordo, l'ultimo episodio si spinge troppo oltre, con l'ansia di stupirci. Quando ci avrebbe stupito di più mantenedo intatta la coerenza e la credibilità. Resta però vero che in un prodotto seriale è la cosa più difficile e questo ci riesce molto più di altri e mantiene alta anche la qualità :D

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    1. Il paradosso dell serie tv, bisogna stupire ma restare coerenti, pensare che ho anche apprezzato veder e uno Sherlock con sentimenti, comunque è vero, resta una serie di alto profilo. Cheers!

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    2. bhè quello è un grande classico. Il personaggio che non esprime mai i suoi sentimenti che infine lo fa manda sempre in visibilio i fan. anche la sottoscritta ;P
      Vedi anche un Cox in Scrubs.;)

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    3. Mitico Cox ;-) Comunque molto meglio lo Sherlock furioso, dello “Sherlock Cooper” visto a tratti nella terza stagione, se devo scegliere non ho dubbi. Cheers

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  7. The Final Problem è veramente inguardabile. Secondo me Sherlock era cominciata alla grandissima con una prima stagione da incorniciare, poi però aveva introdotto troppo presto Moriarty per sbarazzarsene inevitabilmente in fretta (è un villain troppo ingombrante, infatti anche Doyle lo introduce poco e tardi).

    Poi tra la moglie di Watson super eroina e la sorella di Sherlock super villain che nemmeno alla Marvel, per me sono arrivati rapidamente al salto dello squalo, purtroppo...

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    1. La prima stagione é un gioiello, l'ultima termina malamente, Moffat passa da zero a cento e viceversa. Cheers!

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