1964, Kit
Walker (Evan Peters il Tate della prima stagione) torna a casa dalla sua
mogliettina Alma, un amore segreto perché non è bene che bianchi e neri si
frequentino troppo nei democratici Stati Uniti di Yankeelandia, quando ti
aspetti che la seconda stagione di “American Horror Story” inizi pescando a
piene mani dal genere “Home Invasion”, Kit si ritrova incollato al soffitto
prima e ospite di una nave spaziale dopo… Ok, Adesso avete la mia attenzione!
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"Oddio hanno preso la sorella di Mulder ed ora sono tornati per me!". |
Quale
occasione migliore dell’arrivo del nuovo paziente, Kit Walker accusato di essere
il famigerato serial killer “Faccia di sangue” responsabile del brutale
omicidio di svariate donne, anche se Kit si professa innocente, lui non ha
ucciso la sua Alma, sono stati gli omini verdi dallo spazio! Insomma, caso
disperato, ci vuole uno psicologo, il Dr. Oliver Thredson (Zachary Quinto in
gran spolvero) offre la sua consulenza anche agli altri pazienti del
manicomio, la presunta omicida Grace (Lizzie Brocheré, vista in The Strain), la ninfomane Shelley (ma perché
Chloë Sevigny si becca sempre queste parti?).
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"No, ho detto transfert non teletrasporto". |
Mix esplosivo?
Non avete ancora sentito niente, a questo aggiungete anche l’ambiziosa
giornalista Lana “Banana” Winters (Sarah Paulson) intenzionata a scoprire di
più su “Faccia di sangue”, ma, ahimè, ammalata di omosessualità, quindi bisognosa
di cristiana pietà e altrettanto amorevoli trattamenti per raddrizzare l’oscuro
male… Capito l’andazzo, no?
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"Ciao, il mio gruppo preferito sono gli Slipknot e il tuo?". |
Cosa manca? Vediamo: un primario spilungone particolarmente propenso alla sperimentazione interpretato
dal grande (in tutti i sensi) James Cromwell lo volete? Tranquilli, lo abbiamo.
Come vi suona, invece, la giovane Suor Mary Eunice (Lily Rabe) tutta preghiere e
timidezza che dopo un esorcismo finito male diventa il corpo ospite dello
Satanasso? Tranquilli, abbiamo anche lei, insieme ad una squadra di mostruosi
cannibali che si aggirano nel bosco intorno a Briarcliff, una “Pinhead” di nome
Peppper e poi… Degli Alieni vi ho già parlato, no?
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Se ve lo state chiedendo lei NON è un alieno (forse). |
Però magari
non vi basta, vorreste qualcosa di più succoso, che ne dite di un lungo
flashback, spalmato su tutti gli episodi della stagione, ambientato nel
presente e con protagonista un canottierato e trombicchiante (o almeno, le
intenzioni sarebbero quelle) Adam Levine, impegnato con una signorina focosa, ma
appassionata di luoghi macabri e soprattutto… Il ritorno in scena di Faccia di
sangue? No, dai, sul serio, direi che di carne al fuoco ne abbiamo abbastanza e
anche il sangue,vi garantisco, non manca.
Se la parola “Asylum”
evoca la follia, quei due matti di Brad Falchuk e Ryan Murphy questa volta
hanno alzato davvero in alto l’asticella della pazzia, mandando in scena una
seconda stagione a tratti davvero geniale, se Murder House si rifaceva a tutta l’iconografia della ghost stories,
“Asylum” pesca a piene mani dai generi più fisici e sanguinolenti del cinema
horror, come, ad esempio, lo slasher, ben rappresentato da “Faccia di sangue”, ma
visto che stiamo parlando di genere, “Asylum” a tratti corre sul filo sottile
tra l’horror e la Nunsploitation.
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Vi conviene fare i bravi bambini con Babbo Ian McShane. |
Ho apprezzato
molto questa seconda stagione, principalmente per la sua sfacciataggine,
bisogna essere davvero fuori di melone per incastrare in maniera logica e
sensata così tanti elementi in una sola storia ed esattamente come nella per “Murder
House”, l’apice della stagione si raggiunge con l’episodio doppio, intitolato “I
am Anne Frank” che vi fa intuire fin dal titolo che Falchuk e Murphy non si
sono negati nulla, nemmeno la possibilità d'infilare qualche criminale Nazista
dentro questo manicomio.
C’è stato un
momento di lucidità in questa serie, in cui ho realizzato che un ex gerarca
Nazista, impegnato a fare esperimenti sugli esseri umani, viene tenuto d’occhio
da alcuni misteriosi alieni, spesso interessanti a loro volta a fare esperimenti
sugli esseri umani…. Vi lascio il tempo per digerire l’idea.
Ora, vorrei
potervi dire che tutto questo è stato utilizzato in maniera grandiosa e coerente,
purtroppo dalla seconda metà di stagione in poi, il mio entusiasmo è stato
preso a schiaffoni in faccia da una serie di scelte di sceneggiatura piuttosto
anticlimatiche. Più il personaggio risultava carismatico, minaccioso o
importante ai fini della trama, più viene fatto fuori con (frettolosa) facilità
impoverendo la stagione e assottigliando le trame sempre più, insomma, la sensazione
che ho è che ad un certo punto Falchuk e Murphy abbiano realizzato di aver
davvero esagerato e non hanno più saputo come gestire tutta quella roba.
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Who watches the watchmen? |
Il finale
resta comunque valido, non voglio smorzarvi gli entusiasmi, perché questa
seconda stagione di “American Horror Story” regala dei momenti pazzeschi anche
grazie alle singole interpretazioni: Zachary Quinto pare uno di quelli che si
diverte più di tutti, ma per la seconda volta consecutiva, quella che si mangia
la scena è sempre Jessica Lange, in questa stagione il suo personaggio copre
una gamma di emozioni (e cambiamenti) che richiedono un'attrice pazzesca per
starle al passo e la Lange risponde sempre presente, che sia interpretare una
rigida suora, o una donna che vede tutte le sue certezze vacillare, ma, perché no,
anche un numero musical cantando e ballando sulle note di “The Name Game”, in fondo
e Brad Falchuk e Ryan Murphy sono sempre i creatori di “Glee” oltre che di Scream Queens, giova ricordarlo.
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"Chi non balla con noi finisce in isolamento!". |
Il mio
personalissimo premio di MVP della stagione, però, va a Lily Rabe, Suor
Mary Eunice buca lo schermo proprio grazie alla sua interpretazione, in un
attimo la Rabe riesce ad apparire fragile e indifesa, il secondo successivo
riesce a sembrare Satana in persona con un semplice cambio di espressione,
tantissima solidarietà all’attore Hamish Linklater, suo compagno nella vita, magari
è una ragazza dolcissima, non lo so, ma nel dubbio non la farei incazzare.
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"Dammi un fusto di birra" (Cit.) |
Ma colei che
davvero non riuscirete a togliervi dalla testa dopo la fine della stagione sarà
lei: Dominique.
Canzone
tradizionale francese, per altro legata ad una storia (vera) drammatica ed
enorme successo commerciale che in questa stagione viene fatta sentire a
ripetizione ai pazienti del manicomio (e a noi spettatori). Ho passato varie
fasi: l’odio iniziale, l’assuefazione ed ora sono in piena carenza, ogni tanto
ancora me la canto (legittimi i dubbi sulla mia sanità mentale…), ovviamente
alla mia maniera, siccome non parlo mezza parola di francese non ho idea di
cosa dicano le parole, so solo che nella mia versione suona così:
Dominique, GNICCHE GNICCHE!
San bonè bam bam
bom
Moet, moet chandon
Sono
abbastanza sicuro che il testo originale non fosse proprio così.
Tantissima carne al fuoco anche in questa seconda stagione, ma almeno qui la griglia ha prodotto una carne ben più succulenta della altre. :-)
RispondiEliminaSenza dubbio la stagione migliore del serial.
Anche secondo me è la più interessante, sarà perchè fa riferimento ai sottogenri più sanguigni (film con Alieni, Slasher movie) che sono anche quelli che preferisco. Mi spiace solo che ad un certo punto abbiano chiuso tante (troppe) sottotrame in maniera frettolosa, per concentrarsi solo su una, ma era inevitabile, questa stagione è un abbuffata degna della grigliata di ferragosto ;-) Cheers
EliminaHo visto solo il primo episodio e non mi ha convinto, ma è passato parecchio tempo e magari dopo la tua rece gli do una seconda possibilità ;-)
RispondiEliminaTi dico, ad un certo punto ho perso entusiasmo, tanto che la terza stagione non volevo quasi guardarla, hanno sforbiciato malamente tante sotto trame fighe, però la stagione è talmente piena di trovate matte che si lascia guardare, vedi un po’ come ti senti ;-) Cheers!
EliminaA me è piaciuta meno della prima, soprattutto per l'inizio un po' sottotono, poi si è ripresa... le stagion successive, ahimé, sono evitabilissime
RispondiEliminaA me stava piacendo per la follia degna della location, mi ha deluso il fatto che non abbiano gestito al meglio i tanti (troppi?) personaggi. Sono arrivato fino all'ultima, con fatica ma ci sono arrivato, un po' alla volta arriveranno anche gli altri commenti. Cheers!
EliminaCome ti dicevo altrove, tanta roba.
RispondiEliminaIo che faccio spesso le cose alla rovescia ho visto : Coven, Roanoke, Asylum. E sto per vedermi la quinta, Hotel.
Al momento questa Asylum è la migliore per me : tanta ciccia ma cucinata piuttosto bene. Pure la Lange ha un personaggio più digeribile (in Coven era odiosa imho ) e tutto fila meglio. Il dottore fino ad un certo punto Best Villain Ever. :D
Ti parla uno che ieri si è spolpato gli ultimi 7 episodi quasi senza interrompere. :D
Asylum è stra piena di ottime idee, non sono riusciti a far quadrare tutto, ma è la stagione più sfacciata di tutta la serie. Il Dottore è cattivissimo e la Lange è bravissima a farsi odiare, ti manca l'Hotel e il circo, e la prima stagione con la casa infestata. Se posso consigliarti, anche la serie "gemella" American Crime Story merita la visione. Cheers!
EliminaOkay, mi hai fatto spisciare dalle risate sto morendo
RispondiEliminaSono qui anche per questo, in ogni caso sappi che a casa Cassidy ancora oggi ogni tanto qualcuno attacca la cantilena "Dominique, GNICCHE GNICCHE!" (storia vera) ;-) Cheers
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