venerdì 22 luglio 2016

Pro-life (2006): (Gomito a gomito con l') Aborto


Nella vita arriva sempre un momento in cui devi affrontare la realtà, è inevitabile, alla fine è come le impronte di piedi nella sabbia, tu guardando le dimensioni dell’impronta… Eh su! Non iniziate a fare battutacce su cosa si dice di quelli con i piedi grossi, dai! E’ un momento difficile per me e voi mi distraete con queste cose... Oh, dai insomma, benvenuti all’appuntamento settimanale con la rubrica… John Carpenter’s The Maestro!

La prima stagione di “Masters of Horror” si è conclusa con un gran trionfo da parte di Carpenter, il suo Cigarettes Burns vince a mani basse sulla concorrenza e dimostra ancora una volta al mondo che il Maestro può dare lezioni di cinema a tutti, cosa può andare storto? Beh, direi TUTTA la seconda stagione di “Masters of Horror”, che sicuramente non pareggia i fasti della prima e si porta giù nello scarico del lavandino tutti quanti.

Quasi tutti i maestri della prima stagione tornano in pista, non proprio tutti, ma in generale tutte le trame dei 13 episodi sono molto meno ispirate, gli ascolti vanno a picco e Showtime cancella la già annunciata terza stagione. Mick Garris cerca di replicare il colpo con la serie “Fear Itself” nata da una costola dei Masters (“of Horror”, non “Of the Universe”), ma anche quella dura una sola (dimenticabile) stagione.

In questa seconda stagione, forse l’unico che tiene botta è John Landis con l’episodio “Family”, nemmeno Carpenter riesce a ripetersi e non vale nemmeno il discorso “Squadra che vince non si cambia” perché gli sceneggiatori, Drew McWeeny e Scott Swan sono gli stessi di Cigarettes Burns.


John Carpenter's "The opening titles".
Personalmente sto con la teoria di Cronenberg che il regista è sempre il responsabile del prodotto finale, ma qui è chiaro che la sceneggiatura è di una pochezza abbacinante, “Pro-Life” mi è sempre sembrato un grosso sgabuzzino riempito a forza di cose “alla Carpenter”, il risultato è che è talmente Carpenteriano, da non esserlo per nulla, un po’ lo stesso problema di Villaggio dei dannati, ma portato alle estreme conseguenze. Sembra un po’ la storiella di Elvis, che arriva terzo ad una gara di imitatori di Elvis.

Bisogna anche dire che salvare una trama del genere è davvero difficile… Parliamone!

Angelique (Caitlin Wachs) sta scappando (a rallentatore) nel bosco e quasi viene stirata dall’auto della coppia del monocorde Mark Feuerstein e dell’altrettanto piatta (ma almeno guardabile) Emmanuelle Vaugier. I due sono di ritorno da un fine settimana passato a giocare al dottore e all’infermiera, ma di fatto sono davvero un dottore e un'infermiera! Per accertarsi che la ragazza (palesemente illesa) non abbia riportato danni durante il non-urto con la macchina, la portano nella clinica dove lavorano per accertamenti… Lo so, le premesse mancano lievissimamente di logica, che vi devo dire?

Quanta fretta, ma dove corri, dove vai, se ci ascolti per un momento, capirai.
La struttura è una clinica per interruzione di gravidanza e, guarda caso, si scopre che Angelique è incinta, lei sostiene da una settimana, ma le dimensioni (galoppanti) della sua pancia lasciano intendere diversamente, la ragazza è con(fusa) e dal suo frammentario racconto il Dottore sospetta una violenza sessuale rimossa dai ricordi per via del trauma.


"Questa ragazza è traumatizzata" , "Si ho visto 'Pro-life'... Due volte!".
Non aiuta il fatto che ai cancelli della clinica, si presenti il camioncino rosso con vetri neri oscurati (come Christine… Sì, anche questa citazione ci hanno ficcato dentro) di papà Dwayne (Ron Perlman), fanatico religioso anti-abortista, convinto che i dottori tengano in ostaggio sua figlia e a giudicare le premesse della puntata è anche difficile dargli torto. Diventa difficile, però, ascoltare le sue ragioni, perché Dwayne non solo ha un mandato restrittivo che lo costringe a stare lontano dalla clinica, ma sente anche le (inquietanti) voci di un'entità superiore che gli dice di salvare il bambino.


Cristino, il camion infernale degli anti-abortisti.
Anche se la voce parla col candore tipico del vostro cantante Death Metal Norvegese preferito (sembra di vederlo mentre fa le corna con le dita), Dwayne si convince di essere “In missione per conto di Dio” (Cit.) e passa all’azione insieme ai suoi tre figli maschi, bianchi e armati fino ai denti, risultato: il resto dell’episodio diventa un assedio, nelle intenzioni di Drew McWeeny e Scott Swan dovrebbe essere un “Assault on Abortion Clinic 13” con qualche citazione extra a La Cosa e punte (cornute) di Satanasso, in realtà è… Verrebbe da fare una battutaccia parlando di aborto, ma non voglio urtare nessuno quindi diciamo che si salva poco o niente.


"Aborto aborto sai di stupida ironia, ma l’aborto sa anche farti compagnia" (Cit.).
L’episodio è stato parecchio chiacchierato alla sua messa in onda negli Stati Uniti, sono fioccate anche immotivate accuse a Carpenter di essere lui stesso un “Pro-Life”, un anti abortista, il che è semplicemente assurdo, perché guardando l’episodio è chiaro che il personaggio di Dwayne non abbia nessuna sfumatura positiva, se non quella di essere preoccupato per sua figlia, in quello che fa (sparare, uccidere e torturare) e in quello che dice, non esiste un singolo modo possibile per patteggiare per lui, anche se lo interpreta Ron Perlman, l’unico che di fatto recita davvero in questo episodio, circondato da un cast espressivo come dei mobili da ufficio svedesi. Sul serio, ho visto più coinvolgimento sfogliando il catalogo dell’Ikea.


Nel vocabolario alla voce: Intensità recitativa.
Ho visto “Pro-life” una sola volta alla sua uscita nel 2005 e da allora non ho mai avuto più voglia di rivederlo, al massimo ho avuto voglia di berne un paio per riprendermi dalla delusione, ho deciso di rivederlo per questa retrospettiva Carpenteriana in sacrificio per voi (pensate quanto vi voglio bene!). Devo dire che lo ricordavo brutto, con il tempo non è migliorato, togliendogli le (inutili) polemiche e se non fosse “Directed by John Carpenter” sarebbe già stato dimenticato da tempo, non è un brutto episodio, è piatto, sbilanciato nel suo voler essere Carpenteriano a tutti i costi, a dover inserire per forza scene grondanti sangue (come la serie “Masters of Horror” impone) per dovere di contratto e poi diciamolo… E’ scritto con i piedi, o forse, con parti ancora meno nobili del corpo.


“Pro-Life” è monocorde nel descrivere i personaggi, non c’è possibilità di confondere i buoni con i cattivi (anche se gli Yankee ci sono riusciti lo stesso, eh vabbè!) la storia richiederebbe un minimo di zone grigie, persino il monolitico Dwayne di fronte al frutto del grembo di sua figlia vacilla. Una storia e un argomento del genere andrebbero trattati non solo con più tatto, ma anche con più sale in zucca. Il risultato non è né provocatorio né arguto, sembra solo un bambino, uno di quelli non particolarmente intelligenti, che cantilena in continuazione la parola “Aborto” solo perché gli piace come suona.

"...E io qui che mi ritrovo da solo, a pensare all'aborto" (Cit-BIS).
Inoltre, la sceneggiatura fallisce anche nel suo voler essere Carpenteriana a tutti i costi, l’assedio pilastro della cinematografia di Giovanni, qui è gestito malissimo, gli assediati, ovvero i personaggi per cui lo spettatore dovrebbe fare il tifo, sono caratterizzati poco e male, Mark Feuerstein e Emmanuelle Vaugier non fanno altro che guardarsi intorno con aria affranta e restare abbracciati uno all’altra, sembra il giorno uno della scuola di recitazione: "Ok siete spaventati!".

Non aiuta nemmeno che Drew McWeeny e Scott Swan abbia scritto tutti i personaggi di contorno utilizzando il “Bignami dei personaggi triti e ritriti”. Abbiamo il figlio di Dwayne recalcitrante ad uccidere che, ovviamente, finisce a fare una strage, la famigliola con padre odioso che serve solo ad aumentare la conta delle vittime.


Anche quando quei due disgraziati (che il cielo vi fulmini!) di Drew McWeeny e Scott Swan cercano di gestire il fattaccio della gravidanza di Angelique lo fanno in un maniera involontariamente comica, la scena della ragazza sull’altalena che viene afferrata ad una caviglia da una manona uscita dal terreno… No, sul serio ragazzi? Questa è l’idea migliore che vi è venuta? Vi metterei in ginocchio sui ceci a guardare “Rosemary's baby” cento volte di fila!


We like short shorts, who wears short shorts...
Ma dove la sceneggiatura cola a picco come il Titanic è nella scena in cui Dwayne si vendica sul medico, praticando un… Ehm… Aborto maschile (!) al primario della clinica. Sorvoliamo sulla natura quasi trash della scena, il problema è che non ha nessun senso che Dwayne, dopo aver fatto irruzione nella clinica, perda tempo a torturare un uomo, invece di fare quello per cui è venuto, ovvero salvare sua figlia.


"Spinga signora vedo la testa" , "Papà quella non è la testa e questa non è una signora".
Gli effetti speciali non sono nemmeno così male, il pupo appena nato è ben fatto, ok è una citazione a La Cosa, ma anche al dispettoso alieno di Dark Star, non ci trovo nulla di male, anche il… Cognato di Dwayne è fatto piuttosto bene, design da classico diavolone con le corna e, ora che ci penso, è abbastanza ironico che Hellboy si trovi come cognato il Diavolo!


"Papà!" , "Ti ho detto di chiamarmi Sig. Hellboy, e tagliati quella corna drogato!".
Al Maestro posso recriminare… Niente, perché lui è il Maestro, al massimo posso notare che con i tipi del reparto effetti speciali/make up la comunicazione non ha funzionato molto, al guardiano della clinica, Dwayne spappola il cervello in favore di macchina da presa, nel controcampo, quando Carpenter ci mostra il cadavere, ha solo un buco in fronte e non il cranio aperto in due come un melone. Quando parlo di smania di mostrare sangue come imposto dalla serie, parlo proprio di sbavature come queste.


Perchè è uscita una rondine dal cranio? Aaah sarebbe il cervello quello? Bravi bel lavoro.
Provo a fare l’ottimista a tutti i costi? Non mi si addice lo so, ma se devo dire qualcosa di buono di “Pro-Life” è la sua scena finale, forse un po’ frettolosa, ma sicuramente forte, se si fossero concentrati su Angelique e il suo ehm… Bambino, sarebbe stato meglio.


Non aiuta nemmeno il fatto che i titolisti di uno strambo Paese a forma di scarpa ci abbiano messo lo zampino, optando per “Il seme del male” con chiarissimo e ammiccante riferimento al già non proprio centratissimo Il seme della follia, il problema è che usare la parola “seme” quando si parla di ragazze incinte per la credibilità è l’equivalente di spararsi in un piede da soli!

L’unica altra cosa che posso salvare di “Pro-Life” è la prova di Ron Perlman, un attore che adoro e che da solo mi convince sempre a guardare qualunque film in cui lui recita, tristissimo che due dei miei preferiti, John e Ron, abbiano potuto lavorare insieme solo su una sceneggiatura così pezzente.


"Signore ti prego fammi recitare di nuovo in un film di Carpenter... Uno scritto bene però".
Dopo una puntata così, viene da tirare un sospiro di sollievo per il fatto che Mick Garris e Showtime non abbiano mai sfornato una terza stagione, per fortuna il Karma di Garris è stato riallineato, quando molti dei “Masters” sono tornati a dirigere dopo parecchi anni di inattività, senza questa serie non avremmo mai avuto lo spassoso “Burke & Hare” di John Landis, ad esempio, ma soprattutto questa rubrica sarebbe finita qui, invece abbiamo un altro capitolo, l’ultimo.

Per concludere, posso solo dire che per un Carpenteriano convinto come me, parlare di “Pro-Life” non è semplice, non credo e non voglio essere uno di quei fanatici di Carpenter che non ascoltano ragioni quando si parla di John, ma non sono certo venuto qui per smollare il colpo, anzi, sappiate che ho finito le gomme…


Il padre del nascituro, visibilmente nervoso, attende fuori fumando.
Quindi, fatemi concludere quella frase di apertura sulle impronte nella sabbia: è proprio guardando le impronte, ovvero le dimensioni del vuoto lasciato da qualcosa che era qui ed ora non c’è più, che puoi iniziare a concepire la vera grandezza di quella determinata… Ehm... Cosa (mi sembra una scelta di parole azzeccata).

“Pro-Life” è la dimostrazione che proprio nell’assenza del Carpenter possiamo misurare la sua vera grandezza, la sua più chiara e totale affermazione!

…E dopo questa potete andare, ci vediamo qui, tra sette giorni, per l’ultimo giro di valzer! 


Che voi siate "Pro-Life" oppure "Pro-Choice", fate un salto sulla pagina de Il Seme Della Follia - Fan Page italiana dedicata a John Carpenter, che gentilmente ospita questa rubrica, loro sono sicuramente "Pro-Carpenter".

12 commenti:

  1. Non ho visto nulla della seconda stagione, ma a quanto pare non ho perso niente. Poveri John e Ron, loro sì assediati... da pessimi sceneggiatori :-P

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    1. Dici bene, il vero assedio è quello degli sceneggiatori! :-D Difficile trovare qualcosa di buono in “Pro-Life” anche per un Carpenteriano di ferro, ma è chiaro che con una sceneggiatura del genere si può fare ben poco, ma in generale tutta la seconda stagione dei “Masters” è davvero fiacca. Cheers!

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  2. La battuta su Elvis che arriva terzo a un concorso di imitatori di Elvis è bellissima. Ora tanto per andare sul concreto e rendere onore al tuo lavoro di impietoso critico, ho appena messo in scarico tutta la prima serie, voglio proprio vedere. Mi hai messo la curiosità.

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    1. Oh bene ti ringrazio per la fiducia, la prima serie è davvero meritevole ;-) Sulla faccenda di Elvis non ho mai ben capito se sia una storia vera o solamente un modo di dire, in ogni caso rende perfettamente l’idea ;-) Cheers!

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    1. Qui il feto è veramente mostruosissimo ;-) Infatti quel finale di episodio è l'unica cosa davvero azzeccata di tutto l'episodio. Cheers

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  4. oddio, me lo ricordo... terribile. Ma per me quasi tutti gli episodi di MOH sono agghiaccianti...

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    1. Anche io lo ricordavo tremendo, rivedendolo devo dire che i difetti della sceneggiatura sono tutti lì da vedere, sa tanto di grossa occasione sprecato, il soggetto in se è gustoso. Si la seconda stagione di MOH in particolare è veramente avvilente. Cheers!

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  5. Ok, questo è terribile. Ma si sa, anche Michelangelo ha fatto le sue cappelle :D

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    1. Davvero impossibile salvarlo, ma proprio per questo necessario, la sbavatura necessaria a sottolineare il talento ;-) Cheers!

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  6. lo vidi per purissimo caso su raitre e rimasi super piacevolmente colpito dalla quantità industriale di violenza che questo film conteneva. solo in seguito ho conosciuto la benemerita serie tv "masters of horror" che il Dio del cinema la benedica. il problema è che da almeno 15 anni ( tranne rarissime eccezzioni) i film horror ( uno per tutti halloween 2 di rob zombie) vengono pesantemente tagliati per poter essere visti da tutti. e così ti trovi con film incomprensibili e senza una goccia di sangue. ora questo non capita con pro life che è una storia sgangherata quanto si voglia ma che pesta l'acceleratore sul gore. che è quello che un estimatore dei film horror chiede. e poi diciamo la verità : hellboy che incontra il Maestro John Carpenter è un evento.

    saluti da RDM

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    1. In effetti uno dei precetti su cui era basata “Masters of Horror” era proprio questo: Violenza e sangue senza tirar via la mano. Mi spiace solo che Perlman, che è uno dei miei attori preferiti, abbia potuto lavorare con il Maestro su un soggetto così sgangherato. Cheers!

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