Ripercorrendo
la filmografia di un regista, puntuale come la morte e le tasse, ciccia spesso
fuori il famoso discorso sui film “minori”. Ecco, questa volta siamo finiti in
piena zona film minore con tutte le scarpe. Forza, parliamone! E come al solito…
Benvenuti al nuovo appuntamento con la rubrica John Carpenter’s The Maestro!
Oggi può sembrare una cosa molto strana, ma nel 1995, poteva capitare che nel giro di pochi mesi uno dall’altro, al cinema ci fossero non uno, ma ben due film di John Carpenter, il 3 Febbraio di quell’anno fece la sua comparsa nelle sale americane quel capolavoro senza sterzo de Ilseme della follia, mentre ad Aprile, il 28 per la precisione, il nuovo film del Maestro era questo “Villaggio dei dannati”.
Prodotto dalla
Universal Pictures, è il remake de “Il villaggio dei dannati” (occhio all’articolo
che fa la differenza) diretto da Wolf Rilla nel 1960, ispirato al romanzo “I
figli dell'invasione” (The Midwich Cuckoos) pubblicato dal grande scrittore
britannico John Wyndham nel 1957, già autore di cosine tipo “Il giorno dei
trifidi”.
Non è
difficile capire perché Carpenter abbia accettato di dirigere questo film, come
dico spesso, Giovanni è sempre stato il regista di genere più colto della sua
generazione, non ha mai nascosto la sua passione per i classici della
fantascienza, specialmente quelli diretti e prodotti da Howard Hawks (ricordate
i film che il piccolo Tommy guardava in tv la notte di Halloween?). Sono sicuro che tra quei classici in bianco e nero ci
fosse anche il film di Wolf Rilla, un soggetto che risultava già Carpenteriano,
ancora prima di diventarlo davvero e, forse, il problema del film è tutto qui.
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John Carpenter's Titoli di testa del film... |
Midwich è una
cittadina costiera della California, un posto tranquillo in fermento per le
celebrazioni locali (come la Antonio Bay di The Fog) quando improvvisamente, tutti gli abitanti crollano a terra svenuti,
per diverse ore nessuno può entrare all’interno del ben delineato confine della
cittadina, senza cascare a terra come una pera cotta.
Così com'è
arrivato, lo strano fenomeno scompare e al risveglio la popolazione di
Midwich scopre che dieci donne, sono rimaste misteriosamente incinte. Le cose
sono due: o qualche “Sperminator” ha approfittato della situazione, oppure
questa, come direbbe Lucarelli, è una storia strana (una storia che fa paura).
La CIA s'interessa al misterioso evento, la Dottoressa Susan Verner (Kirstie Alley)
supervisiona il tutto e offre bei soldoni alle donne per convincerle a portare
a termine la gravidanza, nella stessa notte di 9 mesi dopo, Midwich si addobba
con cinque fiocchi azzurri e cinque fiocchi rosa, anzi quattro, perché una delle
bambine nasce morta… Dovrei dire purtroppo nasce morta, ma come presto
scopriranno gli abitanti della città, forse non è stato poi un male.
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Gli abitanti di Midwich durante l'ora della siesta... |
I nove
bastardelli hanno tutti capelli canuti, la propensione a marciare in fila per
due (bambine a destra e maschietti a sinistra), ma soprattutto pensano come una
mente collettiva, capaci d'influenzare la volontà altrui utilizzando i loro
poteri mentali: non solo è impossibile tenere segreto il PIN della vostra carta
di credito quando questi piccoletti sono in giro, ma è anche meglio non farli
arrabbiare, perché possono costringere chiunque ad ammazzarsi nei modi più
brutali possibili.
A questa
storia aggiungiamo il Dr. Alan Chaffee (Superman, Christopher Reeve) e Jill
McGowan (Linda Kozlowski, la bionda di Mr. Crocodile Dundee), rispettivamente
vedovi e genitori di un paio dei bimbi. Se ve lo state chiedendo: sì, le due
cose sono legate. L’unico in città a sospettare dei piccoletti è il Reverendo
George (Mark Hamill, al suo secondo film con Carpenter dopo Body Bags).
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"La messa è finita andate in pace, che la Forza sia con voi!". |
Lo confesso
subito, così non passo il tempo a girarci attorno: “Villaggio dei dannati” non
è affatto un brutto film, però di tutti quelli di John Carpenter, è quello che
ad ogni visione, mi lascia davvero poco e, qualche volta, mi fa anche guardare
l’orologio, dettaglio che non mi capita MAI con nessun altro film del Maestro.
Il film ha dei
lati positivi e parecchie pecche, quasi tutte imputabili alla sceneggiatura di
David Himmelstein, a cui John Carpenter non ha collaborato. Lo spazio di
manovra del Maestro è decisamente limitato in un film che risulta, malgrado l’uso
del colore, più grigio e anonimo del suo predecessore (che invece era
in bianco e nero per davvero).
Il film di
Wolf Rilla durava 77 minuti spaccati, il tempo giusto per una storia come
questa che gira intorno a dei “Soliti sospetti” piuttosto riconoscibili: hanno
tutti i capelli bianchi, vanno in giro vestiti allo stesso modo marciando in
fila e da quando sono arrivati la gente ha iniziato a morire… Diciamo che non
è proprio necessario scomodare Sherlock Holmes per risolvere il mistero.
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"Non c'è nulla di sospetto in noi, siamo bambini perfettamente normali". |
Spostare la
location da una cittadina della costa inglese degli anni ’50, alla moderna
California, non basta a dare un tocco moderno alla storia e, anche se le atmosfere
da cospirazione aliena erano molto in voga nel 1995 (X-Files ha fatto scuola e proseliti), di fatto sono tutte mutuate
dal film e dal romanzo originali.
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I want to believe (cit.). |
L’unica vera
differenza su cui Carpenter può lavorare è l’ultimo bambino, quello rimasto
senza una compagna, che piano piano inizia a pensare autonomamente fuori dal
gruppo, sviluppando un po’ di empatia e qualche sentimento umano, il cane
sciolto, la mosca bianca, la sabbia che finisce in mezzo all’ingranaggio
bloccandolo. Una delle pennellate del Maestro, nonché uno dei miei
momenti preferiti del film, è una semplice inquadratura dove Carpenter ci
mostra le quattro coppie di bambini marciare uno accanto all’altra e a
chiudere il gruppo David, il nono bambino rimasto spaiato. Ogni volta che mi
capita di pensare alla diversità, o a persone messe ai margini dalla
maggioranza, mi viene sempre in mente questa potentissima immagine.
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Quarantaquattro gatti, in fila per sei col resto di due... |
Bisogna dire
che con un soggetto del genere oggi, come minimo tirerebbero fuori una serie tv
di cinque stagioni sulla falsariga di “The leftovers” o “Under the dome” (oddio
si spera un po’ meglio), Carpenter, invece, gestisce bene tutta la prima parte
del film, le messa in quarantena della città è davvero ben realizzata, il
problema è che la sceneggiatura fa un pauroso salto temporale in avanti dopo il
parto dei bambini.
Nella scena
successiva i canuti piccoletti hanno circa sei o sette anni ed iniziano a
vendicarsi dei torti subiti usando i loro poteri mentali sugli adulti, il che
per la credibilità è come un cazzotto nelle costole a gioco fermo. Possibile
che nessuno si sia accorto di nulla? Nove bambini nati nello stesso momenti,
identici uno con l’altro (le analisi dimostrano che condividono lo stesso
patrimonio genetico) e nessuno si pone il minimo problema?
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"Zitto e preparami la pappa umano!". |
E' un
errore (madornale!) che troppi film sci-fi e horror spesso fanno, quello
che nei celebri sette livelli dell’ubriachezza messicana di Paolo Rossi, viene
definitivo come il numero sei: Negacion de la evidencia.
Ed è proprio
qui che si vede che questo film non è stato scritto da Carpenter, perché i suoi
personaggi, hanno sempre dimostrato la stessa risolutezza del regista californiano, pensate alla “Jennyhayden” di Starman,
che capisce subito di essere di fronte ad una creatura aliena, o ancora meglio,
al John Nada di Essi Vivono, che
parte direttamente a prenderli a calci (perché aveva terminato le gomme).
La prima parte
del film è piuttosto lenta e mena un po’ troppo il can per l’aia intorno a
questo concetto, eppure Carpenter trova il tempo di mandare a segno la mia
seconda scena preferita del film, ovvero quando Mara, la bastardissima figlia
di Christopher Reeve, si vendica di sua madre colpevole di averle servito la
pappa troppo calda, costringendola a ficcare (più e più volte) il braccio nel pentolone
di acqua messa a bollire sul fuoco.
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"Forse sarebbe stato meglio preparere un insalata oggi...". |
A parte il
fatto che trovo sinceramente inquietante l’idea di qualcuno costretto a fare
qualcosa di così pericoloso contro la sua volontà (avete presente l’uomo
porpora della serie tv Jessica Jones,
no?) ma il Maestro piazza il suo tocco nella scena successiva. Grazie ad una
riuscita ellisse, Giovanni Carpentiere ci mostra la donna camminare verso la
scogliera per poi gettarsi nel vuoto, le urla disperate del marito e un
montaggio (volutamente retrò) sugli occhi della piccola Mara che si chiudono
prima di dormire completa una scena totalmente priva di dialoghi. Con davvero
niente il Maestro riassume la frustrazione di una donna che di quel tipo di angherie
ne avrà subite più di una, senza mai poterne parlare con nessuno, visto che
nessuno le crederebbe mai. Il film sarà anche minore e con evidenti difetti, ma
Carpenter la sua zampata la manda a segno ogni volta!
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Anche questa volta Giovanni piazza un colpo dei suoi! |
La sceneggiatura ha anche degli evidenti difetti di gestione del minutaggio: la prima parte
è fin troppo lenta e scarna di eventi, dopo il dialogo tra Christopher
Reeve e Kirstie Alley, che mette in chiaro la natura aliena dei bambini, il
governo improvvisamente decide di evacuare Midwich... Così... Un po’ a capocchia!
Quindi tutta l’ultima parte diventa una immotivata corsa contro il tempo puntellata da decisioni sbagliate dei protagonisti, tipo attaccare faccia a faccia i bambini, armati solo delle classiche torce e forconi (nella California del 1995?!?) non proprio una gran idea se vuoi prendere di sorpresa qualcuno che può controllarti telepaticamente, no?
Quindi tutta l’ultima parte diventa una immotivata corsa contro il tempo puntellata da decisioni sbagliate dei protagonisti, tipo attaccare faccia a faccia i bambini, armati solo delle classiche torce e forconi (nella California del 1995?!?) non proprio una gran idea se vuoi prendere di sorpresa qualcuno che può controllarti telepaticamente, no?
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"Ho come l'impressione di aver appena fatto una cazzata". |
La
sceneggiatura diventa didascalica nel sottolineare come il piccolo David inizi
a sviluppare sentimenti umani e batte un po’ sempre sullo stesso chiodo,
quando il Dr. Alan Chaffee viene nominato insegnante dei bambini, perché considerato
l’unico in città capace di insegnare loro un po’ di empatia.
Bisogna anche
dire che il casting di certo non aiuta: Mark Hamill è molto bravo, ma l’ex Luke
Skywalker è incastrato in un ruolo minore da caratterista con un arco
narrativo minimo, che viene concluso nel modo più scemo possibile dalla trama.
Linda
Kozlowski fa quello che può nei panni della madre di David, ma i limiti dell’attrice
sono sempre stati tutti lì da vedere, diciamo più bella che brava, non è un
caso se è famosa per i diciotto seguiti di Mr. Crocodile Dundee e poco altro. I problemi veri, però, arrivano con i due
attori più famosi del cast.
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"Sono una grande attrice drammatica, ho fatto Mr. Crocodile Dundee!". |
Christopher
Reeve e Kirstie Alley ai tempi erano famosissimi, infatti sono stati fortemente
voluti dalla Universal Pictures, il grande Reeve fa un lavoro più che decente,
anche rivedendo il film, forse, è davvero l’unico azzeccato del cast, il finale
in cui scherma i suoi pensieri dalla telepatia, pensando intensamente ad un
muro di mattoni risulta conta un buon momento di suspence, per quanto di fatto
sia lo stesso identico finale del film originale.
Kirstie Alley,
invece, è un mezzo disastro: l’attrice è passata direttamente dal set di “Senti
chi parla” a quello del film di Carpenter, ma considerando che in
carriera ha fatto quasi sempre solo commedie, risulta vistosamente fuori luogo,
il suo personaggio dovrebbe essere l’eminenza grigia che pilota tutto da dietro
le quinte. La prova della Alley sia un fastidioso tripudio di facce e faccette: non
ho mai capito dietro a questa scelta ci siano degli intenti parodistici, o
semplicemente un clamoroso caso di casting sbagliato, nel dubbio… La seconda
che hai detto (Cit.)!
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"Sono Kirstie Alley e non ho la minima idea di quello che sto facendo". |
Sono sicuro
che tutti già sapete che “Villaggio dei dannati” è stato l’ultimo film di Christopher
Reeve prima della maledetta caduta da cavallo che lo ha prima paralizzato e
che lentamente ci ha portato via il più celebre Superman del grande schermo,
quello che forse non sapete, è che Carpenter ha sudato sette camice per
dirigere questo film.
Sì, perché “Villaggio
dei dannati” è stato girato nella contea di Marin, in California, un posto dove
Carpenter da diversi anni aveva una casa, tanto che la località costiera, offrì
molte location anche per The Fog. I
problemi iniziarono quando i locali scoprirono che parte della trama del film,
prevedeva che una ragazza vergine, rimanesse misteriosamente incinta, dettaglio
che non venne preso molto sportivamente dalla popolazione.
Voi direte: "Come mai si sono incazzati così tanto se una nata a Settembre nel film, rimane
incinta, sono tutti fanatici di oroscopi nella contea di Marin?". Beh, questo non ve
lo so dire, ma la fervente comunità Cattolica del posto interpretò la scena in
questione come una poco rispettosa Immacolata Concezione, dando il via al
boicottaggio…
Carpenter era
impegnato a girare una scena con l’audio in presa diretta? Benissimo, allora
qualche simpaticone aspettava il momento in cui il Maestro gridava “Action” per
mettere in moto la motosega, che guarda caso, veniva spenta proprio quando
Carpenter chiamava il “Cut!”… Immagino che Giovanni abbia consumato anche più
sigarette del solito per portare a termine il film.
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"Scusate, chi è l'ultimo per il dottore?". |
Cosa ci
insegna tutto questo? Che puoi anche essere un Maestro del cinema, puoi essere fuggito da New York, o aver dato vita ad
una delle maschere più spaventose
dell’horror, ma non c’è davvero nulla che tu possa fare contro il vero male
dell’universo: i vicini di casa rompicoglioni!
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"La prossima volta mi prendo un eremo in montagna". |
Per la nuda
cronaca: dopo la fine delle ripresa Carpenter ha messo in vendita la casa ed è
tornato a vivere a Los Angeles (storia vera).
“Villaggio dei
dannati” manda in scena un paio di omicidi più truculenti rispetto alla media
di quelli che si vedono di solito nei film di Carpenter, niente di pazzesco,
giusto un pelo di sangue più del solito, uno dei quali (quello del bidello con
la scala e la scopa di saggina) vede come protagonista George 'Buck' Flower, ormai un veterano dei film del Maestro.
Se vi siete chiesti chi è quel signore con i capelli lunghi e il cappellino da baseball in testa, che parla al telefono pubblico in una delle prime scene del film, è proprio Giovanni Carpentiere in uno dei suoi camei più Hitchcockiani di sempre.
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"Pronto Alfred? Ciao sono Giovanni, si sto facendo un cameo...". |
A parte il
notevole sbilanciamento tra primo e secondo tempo del film, “Villaggio dei
dannati” è troppo simile al film originale del 1960, con davvero poco spazio
per operare, risulta uno dei film meno personali di Carpenter. Questo anche
nella colonna sonora: il tema principale non è affatto male, alterna una prima
parte più melodica, ad un cambio di ritmo più spettrale e quasi paramilitare, adatto
al passo per file parallele dei bambini, peccato che si senta davvero
poco e soltanto verso la fine del film, il resto dei pezzi,
composti da Carpenter insieme a Dave Davies (chitarrista dei The Kinks, già
chitarra solista nell’intro di Il seme della follia), sono troppo anonimi, a confronto con gli altri temi musicali
composti da Carpenter, il paragone è impietoso.
La scena
finale diverge rispetto al film di Wolf Rilla, solo per la
presenza di David. Ad una prima occhiata potrebbe sembrare uno dei pochi finale
positivi dei film di Carpenter, con i cattivi puniti e l’alieno che ha imparato
a provare sentimento al sicuro con sua madre, forse, però, il primo piano finale
che Giovanni riserva al piccolo David potrebbe non essere un happy ending. Chi
ci dice che David non sarà il primo di una nuova colonia di cuculi alieni? Non
abbiamo la certezza, ma anche qui, come per la colonna sonora, il confronto con
gli altri finali neri di Carpenter rischia di demolire “Villaggio dei dannati”
più del necessario.
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"Maledetti! Così mi fate a pezzi!". |
“Villaggio dei
dannati” resta, comunque, un film in cui il polso del Maestro è tutto lì da
vedere, ma purtroppo sono evidenti anche i limiti dell’operazione. Se pensiamo al fatto che l’unico
altro remake diretto da Carpenter, era quella bomba stratosferica de La Cosa, è facile intuire che non tutti
i pezzi del puzzle sono andati al loro posto.
L’idea che mi
sono fatto io negli anni è che il soggetto iniziale fosse già talmente
Carpenteriano da lasciare davvero poco spazio al regista per esprimersi, un
dettaglio che in questa rubrica tornerà a tener banco, quando sarà il momento
di parlare di un altro titolo di Giovanni (…tengo alta la suspense, dovrò aver
pur imparato qualcosa da Carpenter, no?), per assurdo Giovà ha saputo fare
meglio con altri film considerati da molti come minori e con spunti di partenza
molto meno Carpenteriani di questo (Starman
oppure Christine - La macchina infernale). In ogni caso, per quanto meno personale, resta un film che ogni volta mi trova
d’accordo con la sua frase di lancio promozionale, giusto perché ho parlato
di vicini di casa rompicoglioni: Beware the Children!
Se alcuni
strambi bambini canuti si aggirano per le strade della vostra città, fate un
salto sulla pagine del Faccialibro de Il Seme Della Follia - Fan Page italiana dedicata a John Carpenter, che ospita questa mia rubrica e mi raccomando…
Pensate intensamente ad un muro di mattoni!
Il libro è bellissimo, purtroppo cinematograficamente parlando è difficile rendere credibili fisiognomicamente quei ragazzini anche per un maestro come Carpenter.
RispondiEliminaIl libro avrei sempre voluto leggerlo, il film di Carpenter non è male, purtroppo è quello più ingessato tra tutti quelli diretti dal Maestro, non è affatto brutto, però non è di certo uno dei miei preferiti. Cheers!
EliminaL'ho visto una volta sola quando arrivò in TV e non ne serbo un buon ricordo, ma essendo passati vent'anni non mi prendo la responsabilità del giudizio :-P
RispondiEliminaNon mi è mai piaciuto Reeve come attore (a parte "Trappola criminale" con Michael Caine) quindi la sua presenza non aiutò: non ho alcuna voglia di rivedere il film, e questo ti fa capire quanto non mi sia piaciuto la prima volta...
Quello era un bel film, anche se la presenza di Caine aiuta sempre. Ti capisco benissimo, sono un Carpenteriano convinto, e questo film del Maestro è quello che ho visto meno volte... Tipo solo una decina ;-) Non è un brutto film, è un po’ insapore quello sì. Cheers!
EliminaIl peggior film di Carpenter, inutile nasconderlo...
RispondiEliminaCerto ha dei buoni momenti ma i bambini, in alcune scene, sono davvero risibili e la sceneggiatura è davvero imbarazzante!
Peccato perché le potenzialità per farne un remake migliore dell'originale (come avvenne per The Thing) c'erano tutte!
Mi sono sempre chiesto cosa avesse spinto John a voler dirigere questo film che non sentiva nelle proprie corde, credo di averlo intuito in una sua vecchia intervista.
Il vero pallino di Carpenter, il film che più di ogni altro ha sempre sognato di dirigere era il remake di Creature of the Black Lagoon. C'era una sceneggiatura pronta (sua e di Nigel Kneale) definita da chi ha avuto la fortuna di leggerla, straordinaria; c'era Kurt Russell disponibilissimo a tornare a lavorare col Maestro; c'era la "creatura" creata da Rick Baker la cui statuina in miniatura fa ancora oggi bella mostra sulla scrivania del suo studio (di JC intendo). Purtroppo però non c'era la disponibilità dei sicofanti della Universal ad affidarglielo. Un no talmente netto e convinto, che hanno indotto il nostro a dirigere Village of the Damned pur di liberarsi di un contratto che lo legava a loro.
Risultato: un filmettino girato per onor di firma. Un compitino senza anima.
Cavolo è vero! la statuetta del mostro della laguna sulla scrivania di Carpenter! Mi pare ci sia un foto della scultura nel saggio di Paolo Zelati sul Maestro, ecco, quello sarebbe stato un bel soggetto, uno dei tanti "What if?..." Carpenteriani. Questo "Village of the Damned" non è brutto, qui da me si direbbe "Gnecco", sa di poco, e lascia pochi strascichi... Peccato! Cheers
RispondiEliminaTi dico solo che l'ho recuperato grazie ad un episodio dei Simpson... Questo fa capire da dove proviene la mia cultura degli horror ahah
RispondiEliminaEheeh me lo ricordo bene l'episodio dei Simpson che cita questo film, era quello dello scontro tra adulti e ragazzi, come sempre i Simpson non citano mai a casaccio ;-) Cheers!
EliminaEh qui l'originale è indubbiamente superiore al remake, nonostante qualche buona zampata del maestro...Trovo anch'io sbagliata la scelta della Alley, ormai troppo legata ai ruoli da commedia. Ho trovato poco azzeccata anche la fotografia...per fare un buon horror con scene diurne, ci vuole una solida sceneggiatura alle spalle (vedi "Ma come si può uccidere un bambino?"), ma in questo caso questa manca...I capelli bianchi dei bambini con tutta quella luce, non riescono a dare lo stesso effetto del film originale, che per forza di cose, essendo in b/n, anche in quelle scene riusciva a essere inquietante...
RispondiEliminaIl film originale di Rilla funzionava perchè era breve e in bianco e nero, qui la sceneggiatura è un mezzo disastro che allunga il brodo, il Maestro fa quello che può, amo molto l'idea del nono bambino spaiato, ma resta il film più debole di Carpenter, hai ragione, i capelli dei bambini non funzionano, sarebbe stato meglio provare altre strade, Cheers!
EliminaAvevo visto questo film una sola volta nella mia vita - caso più unico che raro con i film di Carpenter - in occasione di un passaggio televisivo quando ero bambino. Ieri, approfittando del fatto che Iris che lo avrebbe trasmesso in seconda serata, ho deciso di rivederlo per farmi un'opinione più precisa. Infatti, anche se io ho notoriamente una pessima memoria, i film del Maestro normalmente mi rimangono bene impressi nel cervello e ogni volta che li rivedo ricordo molto bene quasi tutte le scene e le battute, e questo vale non solo per le sue opere che ho visto innumerevoli volte ("chiamami Jena!") ma anche per quelli che ho visto meno spesso. Ecco, nonostante il mio amore per il vecchio John, questo "Villaggio dei dannati" non mi aveva lasciato proprio niente: non ricordavo praticamente più nulla (nemmeno il finale!), era come se non lo avessi mai visto! Prima di rivedere il film avevo presente solo una scena, quella in cui la scienziata governativa porta il dottor Superman negli scantinati della clinica per mostrargli il feto alieno. A onor del vero durante la visione ci sono state un paio scene che mi sono risultate familiari (il suicidio del bidello e il bambino che stringe la mano a Reeve nel cimitero). Ma per il resto il buio più completo.
RispondiEliminaBeh, che dire? Intanto, nonostante tutte le critiche che si possono fare, secondo me il film arriva tranquillamente alla sufficienza, come dici anche tu NON è un film brutto. Il problema è che, arrivato alla sufficienza, poi da lì non si schioda e procede in modo piatto e senza grossi guizzi. Il classico lavoro senza infamia e senza lode, insomma, in cui la mano del Maestro si vede molto meno del solito; per me infatti anche The Ward, pur essendo un po' impersonale, sta ad un livello superiore.
Tra l'altro anche io ho trovato l'originale decisamente migliore. Sarà che, come dice qualcuno più sopra nei commenti, l'ambientazione pomeridiana fa perdere un po' dell'atmosfera carpenteriana, chissà!
In ogni caso meglio avere un film di Carpenter così così che non averne affatto :D Io ancora spero in una sua nuova fatica!
Anche secondo me "The Ward" è un pelo meglio, anche se stiamo parlando delle retrovie della filmografia del Maestro, non è un brutto film, è piattino, quello si, purtroppo non si ricorda molto facilmente, mi fa "piacere" notare che non accede solamente a me allora! ;-) Confido molto nelle serie tv a cui il Maestro sta lavorando, dita incrociate e buon lavoro Maestro! Cheers
EliminaGran bella recensione! Dici quindi che il finale è più carpenteriano di quanto mi fosse sembrato? Non so se ha avutov tutta questa libertà il vecchio John, però le zampate che hai individuato sono notevoli!
RispondiElimina(mi fa sorridere vedere come sia nella tua che nella mia recensione abbiamo sottolineato George "Buck" Flower!)
Come si fa a non farlo, dai è un nome troppo figo! Questo film ha alcuni momenti di grande classe per la regia del Maestro, resta un suo film minore in cui non è riuscito a replicare il gran colpo di "La cosa", ma il materiale originale era già molto Carpenteriano di suo ;-) Cheers
EliminaVisto dopo secoli l'altro giorno su Italia 2 ed il tempo è stato inclemente con questo film.
RispondiEliminaSembra uno di quei film di cassetta anni 90 fatti da anonimi mestieranti .
Le scene con i bimbi che si illuminano gli occhi, fanno ridere, invece che terrorizzare....
Poi non capisco una cosa : se i bimbi alieni sono nati tutti nello sesso giorno, perché David è vistosamente più piccolo degli altri ?
Sembra un piccolo Frank Dravin Jr, quello della Pallottola Spuntata ( hai presente quando Frank immagina di avere una famiglia con il figlio uguale a lui ?)
Contiene un paio di zampate di regia ma è invecchiato maluccio, la storia originale era già troppo Carpenteriana di suo ;-) Cheers
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