martedì 10 maggio 2016

Codice 999 (2016): Ma in caso di rapina non bisognava chiamare il 911?


La prova del nove, ve lo ricordate a scuola che ci facevano fare la prova del nove? Ecco, una prova di calcolo matematico che in maniera chiara, semplice e infallibile permetteva di verificare se avevi eseguito l’operazione nel modo giusto, consisteva nel prendere il dividendo, no il divisore… O forse era il risultato finale? Vabbè, insomma si divideva per nove, o forse si moltiplicava… Oh, al diavolo, il film di oggi è “Codice 999” di John Hillcoat, tanto io in matematica ero una pippa.

Giovanni Collinacappotto non so come andasse in matematica, ma con i film se la cava benino e poi è amicone di Nick Cave, cosa che ti salva sempre la serata. Al cinema ha fatto cose interessanti come il Western australe “La proposta” (2009) e la commedia romantica tutta battute, gag e sorrisoni “The Road” (2009), una cosa che ai tempi arrivai a definire, non post-apocalittica, ma “Post-speranza”, anche perché essendo tratta da un romanzo di Cormac McCarthy, ogni sentimento positivo è bandito.

In ogni caso, meglio il dramma di “The Road” a quella noia mortale di “Lawless” (2012) ero partito tutto gasato a vederlo, per la presenza di Tommaso Resistente e per il soggetto del film, ricordo solo che sono arrivato ai titoli di coda sui gomiti, anzi, rotolando sulle gonadi.

Ora arriva questo “Codice 999”, titolo italiano abbastanza sensato che traduce l’originale “Triple 9” e pensate, nel cast ci sono ben nove attori Casey Affleck, Chiwetel Ejiofor, Anthony Mackie, Aaron Paul, Woody Harrelson, Kate Winslet, Norman Reedus, Gal Gadot, Clifton Collins Jr. Beh, in realtà ha molti più di nove attori e forse è proprio questo il problema principale di nove-nove-nove.


"Quanta gente hai portato? Ti ho detto chiama qualche amico, non una squadra di football".
Ambientato nella sudata Atlanta (Georgia, non Bergamo) il film parla di un gruppo di poliziotti corrotti ricattati dal cartello della mafia russa ebraica (“la mafia eschimese!” cit.), per ripagare il loro debito, rapinano banche sfruttando le loro conoscenze da sbirri, ma di fronte ad una rapina apparentemente impossibile, gli agenti capiscono che l’unico modo è generare il caos tra i loro colleghi, in modo da poterlo sfruttare per mandare a segno il colpo, il massimo livello di allerta per la polizia è il codice 999: agente colpito in azione.


Se ti beccano quelli della mafia russo-ebraica, è meglio se dici che ti piace Woody Allen.
Sulle loro piste il sergente Jeffrey Allen e il fratello di Ben Affleck, o qualcosa del genere, perché la sceneggiatura dell’esordiente Matt Cook, riesce a mandare in noia, confusione e personaggi caratterizzati poco e frettolosamente, un soggetto che da solo ha causato la mia (temporanea) custodia presso le locali forze dell’ordine, sapete ho scoperto che se alle tre di notte, prendete a calci la porta di un cinema (chiuso) gridando “Prendetevi i miei soldi!! Voglio vedere il film”, i gendarmi vi porteranno via per una cosa che si chiama, aspettate che leggo sul verbale: "Disturbo della quiete pubblica".

Ora non so voi, ma io gradisco abbastanza i film di rapine in banca, dev'essere qualcosa che deriva dalla mia passione per i Western, ma le rapine in banca, al pari degli inseguimenti in auto, per me sono le basi del cinema, poco importa che a ripulire le casse sia una leggenda delle rapine, o magari quattro surfisti mascherati da Ex presidenti, i film di rapina in banca mi esaltano sempre un sacco.

Giovanni Capottocollina apre “Triple 9” con una sequenza esageratamente bella, tesa, tirata, davvero ben girata, dove il colpo di genio dei fumogeni rossi delle mazzette false resta sicuramente la trovata più memorabile dell’intera pellicola, non è un caso se è ripresa pari pari anche sulla locandina del film.

Se ve lo state chiedendo, no, non è una scena del film Deadpool.
Anche la rapina impossibile è diretta veramente alla grande, dimostrazione che Hillcoat non è l’ultimo della pista anzi, è uno che sembra davvero pronto a girare un film della stramadonna se avesse per le mani la sceneggiatura giusta, il problema è che quella di “Codice 999” non lo è affatto.

Perché tra la prima e l’ultima rapina del film, ci perdiamo in una marea di personaggi gettati nella mischia, tanti, troppi per garantire a tutti il giusto spazio, un'evoluzione e degli archi narrativi decenti, il risultato è una partita delle stelle, una marea umana di facce note e talento da far girar la teste, prestati a personaggi piccoli, o a volte piccolissimi. Qualche esempio?

Casey Affleck è il veterano che non si è ancora ripreso dalla guerra, lo capiamo perché preferisce fissare un muro, invece di dedicare attenzioni alla sua (poco vestita) mogliettina. Fine, tutto quello che ci dicono di lui è qui e fatevelo bastare, per gli altri personaggi va persino peggio.

Chiwetel Ejiofor che sappiamo essere carismartico, qui si perde in un generico capoccia maniaco del controllo, Anthony Mackie ha il fisico giusto per il film con l’azione, qui sembra una specie di Chris Rock serio, quello che ogni tre per due dice “C’mon maaaaaaan!”.

Chiwetel Ejiofor dopo il dodicesimo “C’mon maaaaaaan!” di Anthony Mackie.
Aaron Paul è il fratello minore che si droga e vederlo in queste parti da macchietta, dopo cinque stagioni di “Breaking Bad” fa male agli occhi, il fratello maggiore, invece, è Norman “Daryl Dixon” Reedus, che non si droga, ma ha la faccia di uno che lo ha fatto parecchio negli anni, compare all’inizio poi torna a tirare frecce agli zombie in The Walking dead.


"Ho sentito che gira della roBBBa blu troppo buona...".
Il tempo di dire: “Quella è quella che fa Wonder Woman!” e Gal Gadot è già fuori dal film, Clifton Collins Jr è un mito, si vede parecchio, ma è anche il meno famoso della compagine, almeno per chi non ha visto “Pacific Rim” 278 volte come il sottoscritto. Il bonus talento sprecato in particina inutile, però, va al grande Michael K. Williams, che compare tre secondi nei panni di un transessuale (roba da far paura pure alla Cinzia Otherside di Ortolaniana memoria), tanto perché dopo Omar in “The Wire” e Hap & Leonard, i ruoli gay-friendly sono tutti suoi.

Il peggio la sceneggiatura la riserva per i due attori più famosi e un po’ mi sbilancio, dai, anche i più talentuosi del gruppo, il grande Woody Harrelson qui è un (True) Detective molto, forse anche troppo simile al suo stesso ruolo in “Rampart”, però… Con i baffi.

Il monologo al distretto in cui urla fortissimo: “Do you believe in Jeeeeeeeeeeeesus?” è qualcosa che nemmeno il suo talento può rendere credibile e se non può farlo Woody, allora su questo gnocco minerale che ruota intorno al Sole nessuno può.

Dai Woody non fare così, sei sempre il numero uno!
Kate Winslet che in un film del genere non ti aspetteresti tanto di vedere, s'inventa un accento russo del tutto credibile, per una cattiva rosso-vestita (non si sa perchè, forse per fare essere allineata alla locandina del film) che quando entra in scena ad inizio pellicola, fa il vuoto. Roba da cambiare posizione sulla poltroncina pensando: “Ok, questa è una cattiva con gli attributi”.

E poi? E poi ciccia perché la Winslet compare ogni tanto sfoggiando regale sdegno, il suo arco narrativo si conclude in un modo che posso riassumere solo così: Facciapalmo!


Però Kate è sempre un bel vedere...
“Codice 999” spende un sacco di tempo a battezzare chi sono i personaggi principali e quali sono quelli che servono solo a mandare avanti la storia, il problema è che avendo una faccia nota in ogni ruolo, questo confine presso il pubblico diventa meno labile e puntualmente Matt Cook fa di tutto per buttare carne sul fuoco, l’effetto collaterale è che l’effettiva importanza del “Triple 9” del titolo, personalmente non mi è arrivata molto, in questo mare magnum di drammi umani, familiari e di squadra, tutta l’esigenza e il climax drammatico di un agente a terra mi è scivolato via senza troppo coinvolgimento.

Peccato, perché Giovanni Collinacappotto gira tutto credendoci, dopo quattro film non ho ancora ben capito quali siano le tematiche del suo cinema, ho capito che è bravo, ma anche che “Codice 999” non è la prova del nove del suo talento… Ma alla fine si divideva per nove o si moltiplicava? Ma poi il moltiplicando e il moltiplicatore quali erano? Ma che ne so! Io volevo solo vedere un film con le rapine!

6 commenti:

  1. Ormai la crisi del cinema fa sì che gli attori vengano via a poco e se una volta era difficile averne due famosi nello stesso titolo, ora i registi devono cacciare i volti noti dal set col bastone! :-D
    Ti ricordi "Blindato" (Armored)? Una bella storia minimalista di rapina+assedio in cui si affollano volti noti in cerca di un'inquadratura :-P

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    1. Hai fatto l’esempio giusto “Armored” era una cosa tipo “Le Iene” ma con i furgoni blindati, bello dritto, minimale, peccato che si perdeva cercando di dare spessore ai (troppi) personaggi, mi ricordo che il Sucre di “Prison Break” era mosso da motivazioni illogiche, e Matt Dillon faceva capolino come dici tu, in cerca di un inquadratura. Qui la cosa si ripete, fa un po’ girare le balle, perché le rapine sono dirette alla grande, gli attori sono bravi, ma il film si perde comunque… Rivoglio i caratteristi al cinema! ;-) Cheers

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    1. Concordo in pieno, ed è un pò un peccato, Hillcoat (detto Cappottocollina) è bravo, prima o poi il colpo del super film lo piazza. Cheers!

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  3. A causa di Civil War non l'ho ancora visto, spero di recuperare nella settimana

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    1. Solo che dopo Civil War potresti rimanere doppiamente deluso ;-) Cheers

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