sabato 16 aprile 2016

Kobe Bryant: Spero che ritorni presto l'era del Black Mamba



Estate del 1996 o del ’97, sono poco più di un bimbo e partecipo al mio primo campo di basket estivo organizzato dalla società per cui giocavo. Tra gli istruttori c’era un tizio di cui non ricordo affatto il nome, si faceva il grosso perché era stato negli Stati Uniti e aveva visto una partita NBA dei Phoenix Suns.

Tanto bastava per renderlo un Dio dorato agli occhi dei miei compagni di camp, viene fuori un discorso sui Los Angeles Lakers di allora, “Tu vuo fa l'americano” sostenne che i gialloviola avessero troppe guardie, tra Eddie Jones e il ragazzino lì, il 18enne, quello nuovo. Io gli rispondo che secondo me Kobe Bryant promette bene e anche in prospettiva futura sarebbe meglio puntare su di lui, anche perché Eddie Jones non era proprio di primo pelo.

Coso “Born in the USA” mi guarda con la faccia di uno che ha appena scoperto di aver pestato una merda, ora, io non so bene cosa abbia fatto Eddie Jones in carriera dopo essere passato per i Miami Heat, non so nemmeno che fine abbia fatto “Tu vuo fa l'americano”, dubito fortemente che leggerà mai queste righe in ogni caso, spero abbia visto l’ultima partita della carriera di Kobe Bryant, ma più in generale, la sua carriera da giocatore. Nella mia vita ho sbagliato tante cose e tante predizioni, ma questa era talmente facile che persino il me stesso gagno di allora poteva indovinarla.


Sorridi Kobe sei nella NBA!
Quando una leggenda dello sport come Kobe passa, possiamo solo essere contenti di essere stati testimoni della sua carriera. Per motivi anagrafici, ho avuto la fortuna di assistere agli ultimi anni del mio grande eroe cestistico (MJ) e di vedere tutta la carriera di Kobe, dal suo primo anno da Rookie, fino alla sua ultima partita contro gli Utah Jazz di qualche sera fa.

Posso dire che l’ho visto nascere cestisticamente Kobe, anche se non è mai stato tra i miei preferiti ho sempre seguito tutta la sua carriera con una consapevolezza: questo è sempre stato diverso dagli altri.

Simpatico? Ecco, magari no, ma per vincere a quel livello devi avere così tanta “Cazzima agonistica” che automaticamente non ti rende simpatico, certo, ci sarebbe anche quella storiaccia della cameriera nell’albergo di Denver, il momento più oscuro della vita di Bryant, che ormai è passato come l’acqua sotto i ponti, perché vincere pulisce tutti e in pochi hanno vinto come Kobe.

Il basket non è una questione di numeri, ma i numeri aiutano spesso a decrittarlo, 5 titoli NBA, due ori olimpici con la nazionale, 18 volte NBA All-Star, 3 MVP (di cui due delle finali), terzo miglior marcatore di OGNI EPOCA della NBA, relegando al quarto posto un tale di nome Michael Jordan.


Siam cinque piccoli porcellin...
Ecco, Michael Jordan, per Kobe una vita cresciuto nella sua ombra prima e in una stima di ordinanza poi, il numero di maglia che è passato dal numero 8 al numero 24, ufficialmente perché era il suo numero di maglia all’High School, ma io a questa versione non ho mai creduto.

Una delle prime partite di Kobe di cui conservo un chiarissimo ricordo, è stato proprio l’All-Star Game della stagione 1997/98, l’ultimo di Jordan in maglia Bulls, quello in cui Kobe marcava il suo idolo, MJ si è messo il cappello da autista e lo ha portato a scuola. Come dice l’avvocato Federico Buffa, la stessa partita in cui, quando Karl Malone (non proprio l’ultimo della pista) gli portava i blocchi, Kobe gli rispondeva: “Veh palestrato, via con sti blocchi che non mi servono”, mai mancata la personalità al ragazzo…


Da qualche parte ho ancora la VHS registrata di quella partita.
Per mia fortuna, ho potuto vedere tutte le finali, vinte e perse da Bryant con i suoi Gialloviola e durante tutti questi 20 anni ho avuto continui dejà vù: il modo di mettere la palla per terra e iniziare l’uno contro uno, certi cambi di direzione, spesso anche il modo in cui sudava alla linea del tiro libero, mi hanno sempre ricordato i movimenti di MJ e questo è il più grosso attestato di stima che possa fare al Black mamba.

Nessuno come lui, con la cattiveria agonistica che lo ha sempre contraddistinto, ha mai saputo e voluto essere come MJ, meglio di MJ, il fatto che in carriera abbia collezionato “solo” cinque anelli da campione (contro i sei di Jordan) sono sicuro che gli farà girare ancora le palle, negli anni da pensionato del gioco che lo attendono.

Numeri ed anelli, però, contano il giusto, perché la grandezza del giocatore è sempre stata sotto i nostri occhi, come quella sera quando l’ho visto segnare 81 (OTTO-UNO seconda miglior prestazione singola dopo i 100 di Wilt Chamberlain, imprendibile) contro Toronto, per altro, con una facilità disarmante e quasi tutti nel secondo tempo di gioco, a metà partita era a quota 20 o giù di lì…


La sera in cui Kobe fece accendere il tabellone segna punti come un albero di Natale.
Il Black Mamba, soprannome che si è scelto da solo e che ha attecchito, ispirato al film “Kill Bill” (Kobe nella sua casuccia di Los Angeles ha un CINEMA personale tutto per lui, chiamalo scemo), che descrive personalmente il suo gioco e anche la sua personalità, ricordate il monologo di Daryl Hannah? Che diceva che in Africa molte bestie possono ucciderti, ma solo con il morso del Black Mamba la morte è sicura? Ecco, stessa cosa, ma su un parquet da pallacanestro, dove Kobe ha sempre colpito a ripetizione letale come il celebre serpente.


Speriamo che la maglia abbia l'antidoto.
L’ultimo morso del Mamba è arrivato l’altra sera a Los Angeles, dove il pubblico della grandi occasioni (anche se ad LA i VIP ci sono sempre) prima si è goduto l’inno nazionale eseguito al basso da Flea dei Red Hot Chili Peppers (sentito di peggio in vita mia) e poi è stato testimone dell’ultimo spettacolo di uno che è nato a Philadelphia, ma è stato fatto dal sarto per la città del cinema. Guarda caso, la vittima sacrificale erano ancora gli Utah Jazz, come per l’ultima partita di Michael Jordan in maglia Bulls (ci credete che ho i brividi mentre scrivo se ripenso a quel giorno a Salt Lake?), vite parallele…

I Jazz sono entrati nell’ultimo quarto di gioco avanti di nove punti (66-75), Kobe era già sul cottino andante, ma se grande spettacolo deve essere, che grande spettacolo sia, 23 punti in un quarto, frutto di un furioso 8/16 dal campo, i due tiri liberi finali sono la celebrazione, sul foglio del referto della sua ultima partita da professionista, alla voce punti, il Black mamba segna 60, sei-zero e noi qui, tutti testimoni, ancora una volta.


Sessanta sfumature di morso del Mamba.
Il domani di Kobe Bryant? Boh, che ne so io, chiedete a lui, cresciuto in Italia (parla un Italiano perfetto, infatti insultava i compagni usando le nostre parolacce locali, storia vera) dove suo padre Joe "Jellybean" Bryant giocava, pare che voglia tornare, tanto che ha dichiarato: “Avrò più tempo davanti a me, tornerò in Italia per aiutare i ragazzi e insegnare basket”.

Come il maestro di arti marziali dei film, come Carradine in “Kung Fu”, che guarda caso era Bill in “Kill Bill”, dove vai? Vado ad insegnare il basket, tutto in linea con uno che ha un soprannome da cinema, che ha avuto una carriera da cinema per di più nella città del cinema.



Siamo stati tutti testimoni del passaggio della cometa Black Mamba, un giorno potremmo dire: “Io c’ero”, gli Americani dicono “Thanks For The Memories”, per ora basta un grazie Kobe, tanto l’Italiano lo capisci benissimo.

8 commenti:

  1. Suo padre giocava nella squadra di basket mia città, tanto che ricordo ancora molte foto di un Kobe bambino che calcava il campo di gioco nei pre e post partita.
    Semplicemente un'icona.

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    1. La storia del piccolo Kobe impossibile da far uscire dal campo è un classico, tu hai la testimonianza diretta ;-) Che poi papà Joe era un comico prestato alla pallacanestro, di sicuro la cattiveria agonistica di Kobe non arrivava dal lato paterno. Dici bene un icona, in questi casi si dice che ne passa uno ogni tot anni così, per fortuna siamo stati testimoni ;-) Cheers

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  2. Dopo Jordan, lui è il basket. Omaggi a te grande Bryant!

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    1. Molto d'accordo con te, MJ è sempre il numero 1, ma sono schifosamente di parte ;-) Ci mancherà il Mamba... Cheers!

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  3. MACHECAZZODIROBBABELLISSIMAHOAPPENAVISTOINFONDOAQUESTOPOST????????????? mA è' MERAVIGLIOSA E LA IGNORAVOHHHHH!!!!!

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    1. Davvero ti mancava? Era andato in onda prima di un all-star game di qualche anno fa, contento di avertelo fatto conoscere, vogliamo dire… La miglior cosa mai diretta da Robert Rodriguez? O almeno da top five ;-) Cheers

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  4. Ancora non ti conoscevo, meno male che me l'hai linkato! Ottimo pezzo, come sempre!

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    1. Grazie mille! Ancora mi ostinavo a scrivere di basket qui sopra, non che mi sia stufato di farlo eh? anzi! ;-) Cheers

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