I
Creedence ci chiedevano se abbiamo mai visto la pioggia, io invece ora vi
chiedo un’altra cosa: avete mai visto la nebbia? Quella vera, non la foschia
mattutina. Al cinema un uomo meglio di tutti ci ha mostrato quanto possa essere
spaventosa la nebbia… Benvenuti al nuovo appuntamento con John Carpenter’s The
Maestro!
Non so se
avete avuto la mia stessa sfiga, ma prima di trasferirmi in città, sono nato e
cresciuto in un paesello nebbioso di provincia e quando dico nebbioso,
parlo della nebbia vera, quella che in alcune giornate sembra eterna, spessa
tanto che non basta il proverbiale coltello per tagliarla, bisogna passare
direttamente alla motosega! Per darvi un'idea: più di una volta giocando a
basket al campetto alle tre del pomeriggio, capitava di arrivare a
centro campo palleggiando e non riuscire a vedere il canestro, anzi, nessuno
dei due, quello di fronte a te e quello nella tua metà campo difensiva (storia
vera).
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"Scusi, ancora molte miglia prima del prossimo canestro?". |
In una nebbia
del genere, si può davvero nascondere di tutto, anche qualcosa di meno
inoffensivo di un canestro da Basket, probabilmente John Carpenter, nella sua
soleggiata Los Angeles non ha mai avuto problemi di questo tipo, eppure la
nebbia è il perfetto esempio dell’orrore che Giovanni ha sempre narrato nei
suoi film: l’eterno scontro tra il visibile e l’invisibile.
Come sapete,
sono un grande appassionato di film dell’orrore, una delle tipologie più
difficili da portare sul grande schermo, a mio avviso, sono le storie di
fantasmi: è molto più facile fare paura con una minaccia concreta (tipo un
assassino armato di accetta, o il vostro capo che vi chiede di consegnare in
tempo) di riuscire a spaventare quando la minaccia è rappresentata
da qualcosa di incorporeo. Molti (troppi) considerano “The Fog” quasi un
Carpenter minore, io invece sono convinto che questo film sia un esempio su
come si possano raccontare le Ghost stories, farcendole di letture di secondo
livello, critica sociale, ma, soprattutto facendo paura, facendo davvero paura…
Classido! Alla faccia di chi lo vorrebbe film minore.
Dopo il
clamoroso successo di Halloween, Carpenter era nella non semplice posizione di
dover tener testa alle aspettative, in diretta competizione con se stesso, con
tutta questa pressione addosso Giovanni cosa ha fatto? Facile: è andato in
vacanza con la sua (allora) fidanzata, nonchè produttrice e fidata
collaboratrice: Debra Hill.
Siccome a Los
Angeles di nebbia ce n'è pochina, per trovarne un po’ i due sono andati nella vecchia
Inghilterra, per la precisione a Stonehenge, durante la visita ai celebri
monoliti un nebbione calò di colpo, rendendo improvvisamente invisibile
qualunque cosa. Come racconta lo stesso John nei contenuti speciali del DVD del
film, nel suo testone iniziò a pensare che dentro una nebbia del genere, poteva
nascondersi davvero qualunque cosa.
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Come da tradizione di questa rubrica, i titoli di testa del film... |
Di ritorno in
patria, insieme a Debra Hill buttò giù la sceneggiatura del film, ma a questo
punto il gossip entra a gamba tesa nel nostro racconto. Per motivi che solo
Giovanni e Debra conoscono, i due si lasciano e John convola a nozze con Adrienne
Barbeau, conosciuta sul set di Pericolo in agguato. Ora, se in passato mi sono già lanciato in odi sperticate per Debra Hill, mi tocca nuovamente spezzare una
lancia a favore della sua professionalità. Sul set di “The Fog” Carpenter
raduna di nuovo tutti i suoi amici e collaboratori, quella che potremmo tranquillamente
definire la sua factory, tra cui proprio Adrienne Barbeau, a lei affida il ruolo
della DJ radiofonica Stevie Wayne, protagonista del film. A Debra Hill tocca
come da abitudine il compito di dare spessore ai personaggi femminili, si dice
che nel passato di Stevie Wayne, arrivata da Chicago ad Antonio Bay in cerca di
un nuovo inizio (proprio come succedeva alla Leigh di Pericolo in agguato), Debra ci abbia messo dentro qualcosa della
sua delusione amorosa… La prossima volta che l'amore vi da una scoppola a mano aperta sulla nuca, fatevi
venire in mente la professionalità di
Debra Hill, una di cui purtroppo si è perso lo stampo dopo che è stata
forgiata.
Nel cast
ritorna anche Jamie Lee Curtis, lanciata da Carpenter in Halloween, affiancata da sua madre Janet Leigh (tenetevi l’icona
aperta che ripasso…) e dal fidato Tom Atkins, ma direttamente da Distretto 13 anche Darwin “Napoleone
Wilson” Joston, nei panni del coroner Dr. Phibes, una delle tante citazioni del
film, un chiaro omaggio al personaggio di Vincent Price nel film “L'abominevole
Dr. Phibes” (1971).
"Hai da fumare?" (Cit.). |
Al montaggio
ritroviamo Tommy Lee Wallace, mentre gli effetti speciali vedono la prima
collaborazione tra Giovanni e l’uomo con il nome più bello della storia del
cinema: Rob Bottin
Allora 21enne,
Rob tornò a lavorare con Carpenter ne “La Cosa” ed è anche il responsabile del
design dell’armatura di Robocop, a questo punto vi risparmio la freddura su
Robocop e Rob Bottin (consideratevi fortunati…)
L’atmosfera è
talmente familiare sul set, che molti personaggi del film hanno il nome di
storici amici e collaboratori di Carpenter, quindi non stupitevi se sentirete
parlare di Tommy Lee Wallace, Dan O'Bannon o Nick Castle (il
personaggio interpretato da Tom Atkins). Ed ora è il momento di parlare della
trama!
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"Sas-so, car-ta, for-bi-ce!". |
Nella
cittadina di Antonio Bay sono in corso i preparativi per il festeggiamento del
centenario della fondazione, quando una serie di strani eventi iniziano a
sconvolgere la quiete, una notte orologi e congegni elettrici impazziscono e
l’intero equipaggio di un peschereccio viene trucidato, dopo essere stato
avvolto da una strana nebbia che viaggia contro vento…
Il prete
locale, Padre Malone (Hal Holbrook) ritrova nella sua chiesa il diario di uno
dei fondatori della città, suo nonno, in cui confessa di essere stato uno dei
sei responsabili dell’affondamento della Elizabeth Dane, il battello capitanato
da Blake insieme ad un gruppo di lebbrosi. Il 21 Aprile 1880, per evitare che
gli appestati fondassero una loro comunità nei pressi di Antonio Bay, nonno
Malone e i suoi compari, hanno attirato la nave di Blake verso gli scogli
utilizzando il faro facendola affondare e rubando tutto l’oro contenuto a
bordo.
Esattamente
100 anni dopo, nascosti nella nebbia, i fantasmi di Blake e dei suoi uomini
tornano per reclamare la loro vendetta… Paura? No? Dovreste averne!
John Carpenter
manda a segno un gioiellino di suspense che scopre le carte poco a poco, i
pirati fantasma mantengono la loro sinistra previsione, un pezzo di legno del
relitto della Elizabeth Dane, inizia a grondare acqua e a mostrare la scritta
“6 must die”, mentre i cadaveri vengono ritrovati (numerati) uno dopo l’altro…
L’idea di
Giovanni era quella di ricreare le atmosfere sinistre dei film di Jacques
Tourneur, come “I Walked with a Zombie” (1943) e non manca di farcire questa
storia di fantasmi di citazioni, ad esempio la scena della pompa di benzina
impazzita è un omaggio di Carpenter ad un film che lo terrorizzò da bambino,
ovvero “The Tingler” (“Il mostro di sangue” 1959), sia nella creazione della
tensione, il film ci mostra di nuovo un assedio, quello di un'intera cittadina
questa volta, minacciata da qualcosa di sovrannaturale e in cerca di vendetta,
come detto lasciatemi ancora un po’ l’icona aperta, ma tenete a mente un
titolo che ha molto in comune con “The Fog”, ovvero "Gli uccelli"
("The Birds" 1963) di Alfred Hitchcock.
Terminato il
film, Carpenter non era del tutto convinto del risultato finale, proprio
come il suo Maestro Hitchcock, oltre a produrre film con una chiara coerenza
artistica, ha sempre tenuto a mente il dettaglio (di certo non secondario) che
i film debbano anche incassare, va bene tutto, ma le bollette vanno pagate no?
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"Lì vedi quelli? Si chiamano Produttori, sono peggio dei pirati di Blake". |
Dal punto di
vista degli incassi dei suoi film, Carpenter non è mai stato molto fortunato,
ma temendo la concorrenza di Horror più grondanti sangue come “Scanners” di
David Cronenberg e della neonata saga di Venerdì 13, Giovanni richiamò parte del cast per aggiungere alcune scene.
Normalmente una mossa del genere non porta quasi mai a nulla di buono, ma John
non è mica “The Maestro” per nulla, infatti le sequenze aggiuntive sono tre
delle migliori del film: il prologo iniziale con il marinaio, lo scontro tra Stevie
Wayne (Adrienne Barbeau) in cima al faro e, forse la mia scena preferita di
tutto il film, quella dell’obitorio.
Inizio da
quella che amo di più, nell’obitorio del Dr. Phibes, Darwin Joston è intento a
spiegare quanto sia impossibile che il corpo dei marinai uccisi sul
peschereccio, siano decomposti in tal maniera, il mitico Napoleone Wilson qui è
impegnato a ricoprire il ruolo di un personaggio ricorrente nei film
Carpenteriani: lo scettico.
Ovvero colui
che risponde con la logica negando con forza l’elemento paranormale, non
dovrebbe essere una sorpresa scoprire che Carpenter, titolare di un piglio da
generale, nella via sia lui stesso scettico, non crede nel paranormale, negli
alieni o tanto meno in Babbo Natale, fate mente locale e scoprirete che “Lo
scettico” compare in varie incarnazioni in tutti i film di Carpenter.
La scena
dell’obitorio è un gioiellino di suspense, impreziosita dalla prova di Jamie
Lee Curtis, personalmente mi ha sempre ricordato un po’ “L'aldilà", non so se
Carpenter avesse in testa il film di Lucio Fulci, quando girò la scena, ma non
mi stupirebbe se così fosse.
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Il momento della paurona arriva tra 5, 4, 3, 2... |
Per la scena
del faro, invece, Carpenter alza il telefono e spiega a grandi linee a Rob
Bottin quello che ha in testa, ovvero mostrare uno dei pirati fantasma in
faccia, aumentando il livello di “Schifidume” (termine tecnico) del film,
Giovanni la buttà lì: "Rob vedi un po’ te cosa riesci a fare, magari una faccia
piena di vermi non so, ci vediamo sul set, ciao-cia!".
Per stessa
ammissione di un piacevolmente sorpreso Carpenter, Rob Bottin supera se stesso,
arrivando sul set con una testa posticcia ricalcata sulla propria (la parte
facile, visto che Bottin nel film interpreta anche il “ripieno” del pirata
Blake), un modello ben fatto con la possibilità di essere retro illuminato
dell’interno. Il mamozzone, che sul set è stato simpaticamente soprannominato
“Wormface”, prende il suo nome proprio dai vermi che gli strisciano sulla
faccia, da dove arrivavano? Rob Bottin se li era portati da casa (storia vera).
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"Jamie Lee apri! Sono io Rob, ho portato i vermi!". |
L’ultima scena
aggiuntiva è il prologo del film, l’ennesima pietra preziosa incastonata in
questo gioiellino di nome “The Fog”: “Le 11 e 55... Tra poco sarà mezzanotte...
C'è ancora tempo per un'altra storia…” dice il marinaio Machen, interpretato da
John Houseman, personaggio che deve il suo nome dallo scrittore inglese Arthur
Machen.
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"No bambino, non sono il capitano Findus smettila di chiedermelo". |
Ed è proprio
la storia di come la Elizabeth Dane si è schiantata sugli scogli quella che ci
racconta il signor Machen, impiegando proprio i cinque minuti iniziali di “The
Fog” per farlo, regalandoci tutto il background della cittadina di Antonio Bay
e preparandoci alla storia di fantasmi di cui saremo testimoni nel corso del
film.
La tradizione
(più americana che nostra) vuole che le storie di fantasmi vadano raccontate
intorno ad un fuoco, infatti è proprio qui che incontriamo Machen, davanti ad
un fuoco insieme ad un gruppo di bambini intenti ad ascoltarlo, la cosa
divertente è che John Houseman, dall’aria burbera e molto concentrato sul suo
monologo, era riuscito con la sola presenza a intimorire i bambini presenti sul
set. La situazione si è molto (ma parecchio proprio) rilassata, quando Houseman
sbagliando un passaggio del monologo, scoppiò in una sequela di parolacce senza
fine, una roba tipo “Porca di quella zozza ladre infame incastrata nana e
butterata” che fece scoppiare a ridere tutti gli infanti sul set (storia vera).
Con “The Fog”
Carpenter fa fare un salto di qualità alle sue capacità di narratore, di fatto
il film è composto da tre ideali voci narranti, quella di Machen che accoglie
gli spettatori e li fa idealmente sedere attorno al fuoco. Il secondo narratore
è padre Malone, che leggendo il libro di suo nonna, spiega allo spettatore il
passato della storia.
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"Padre cosa dice il libro?" , "Donne, anziani e bambini morranno per primi...". |
Infatti, il
ritrovamento del diario nella chiesa avviene quasi per caso ad inizio film, in
una scena in cui fa anche un piccolo cameo lo stesso John Carpenter, nei panni
di Bennet, una specie di sacrestano/tutto fare di Padre Malone. Giovanni ha
sempre ammirato molto Hal Holbrook, fin da quando lo vide in Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan
e avrebbe voluto che il suo personaggio scambiasse molte più battute con quello
di Holbrook, ma rendendosi conto di essere un attore così così, ha preferito
ridurre al minimo gli scambi… Certo non deve aver aiutato avere tutto il resto
della troupe che lo prendeva per il culo per la sua prova attoriale! (Storia
vera). Questo è quello che succede se ti porti tutti i tuoi amici sul set per
girare il film…
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Il cameo del Maestro nei minuti iniziali del film. |
L’ultimo
narratore è, ovviamente, Adrienne Barbeau, la sua DJ radiofonica Stevie Wayne è
il personaggio che non solo deve cercare di svelare il mistero della profezia
“6 must die”, ma ha anche il compito di narrare il presente, è proprio lei che
fa la “telecronaca” degli spostamenti della nebbia cercando di avvisare gli
abitanti di Antonio Bay.
Proprio questo
ruolo di Stevie giustifica anche la presenza della citazione di Edgar Allan Poe,
fortemente voluta da Debra Hill, che vediamo all’inizio di “The Fog”, ovvero la
celebre: “È tutto ciò che vediamo o sembriamo null'altro che un sogno dentro a
un sogno?”.
Giunti alla
fine del film, è proprio il personaggio di Adrienne Barbeau a provare a rispondere
a questa ideale domanda posta a tutti gli abitanti di Antonio Bay, con una
frase che ha lanciato direttamente la Barbeau nella storia del cinema: “Non so
cosa sia successo stanotte ad Antonio Bay. Dalla nebbia è uscito qualcosa che
ha cercato di distruggerci e improvvisamente è svanito. Ma se tutto questo non
è stato solo un incubo, da questo momento nessuno andando a letto sarà più
sicuro di risvegliarsi vivo. A tutte le barche al largo che ricevono la mia
voce io dico: "Tenete d'occhio il mare, scrutate l'oscurità: la nebbia è
in agguato".
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"Le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile... Forse". |
Oltre ad
espandere le capacita di narratore di Carpenter, “The Fog” amplia il discorso
sulla rappresentazione del male nel nostro mondo iniziata già con Halloween,
qui per la prima volta Carpenter fa trapelare le chiare influenze Lovecraftiane
del suo cinema, che diventeranno palesi nei film successivi.
Antonio Bay
somiglia alle cittadine della provincia americana tanto care ad H.P. Lovecraft,
così come il male assoluto venuto dal mare, non può che rievocare il lavori del
“Solitario di Providence”, ancora una volta i nomi dei personaggi del film
sottolineano gli intenti di Giovanni, Malone e Blake sono i nomi dei
protagonisti di due celeberrimi racconti di Lovecraft, “Orrore a Red Hook” e il
paurosissimo “L'abitatore del buio”.
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"Hey ma quello là fuori non è H.P. Lovecraft?". |
Visto che ho
scoperchiato il vaso di Pandora dei nomi, Elizabeth Solley, il personaggio
interpretato da Jamie Lee Curtis, deve il suo nome ad una vecchia fiamma di
Carpenter dei tempi della scuola… Sarà per via del baffo, non so, un rubacuori
il Maestro, non ne ha lasciata scappare nessuna!
Parlando del
personaggio di Jamie Lee, posso finalmente riprendere quell’icona lasciata
aperta lassù da qualche parte, come di certo sapete, Jamie Lee è la seconda
figlia (dopo Kelly) nata dal matrimonio tra Tony Curtis e Janet Leigh, per la prima volta in questo film madre e figlia
recitano insieme ed è stato proprio Carpenter a volere la Leigh in questo film
a tutti i costi, dopo averla ammirata ne “I vichinghi” di Richard Fleischer
(1958), ma soprattutto in “Psyco”.
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"Vai piano, piano... Accellera! Sgomma! Portaci via di qui!". |
Il personaggio di Elizabeth Solley può sembrare accessorio, ma in realtà è il più Hitchcockiano mai comparso in un film di Carpenter, entra in scena scroccando un passaggio a Nick Castle e appena parla delle sue (alterne) fortune, il vetro dell’auto si rompe misteriosamente, dando il via al primo degli strani eventi che sconvolgeranno Antonio Bay.
Viene quasi
naturale per lo spettatore, sospettare immediatamente di lei, la straniera
arrivata in città, esattamente quello succedeva al personaggio di Tippi Hedren,
quando arrivava a Bodega Bay ne “Gli uccelli” di Hitchcock. Da qui in poi la
storia procede incrementando la suspense e man mano che il male fa capolino
nella storia, il personaggio di Jamie Lee Curtis esce dalla lista dei possibili
colpevoli… Ovviamente, il male è rappresentato dalla nebbia, il membro extra del
cast di questo film.
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Questo per la Scozia è bel tempo. |
Oltre alla
classica macchina per il fumo, sul set è stato sperimentato di tutto, soprattutto
un abbondante utilizzo del ghiaccio secco immerso in acqua, pur di ottenere
l’effetto desiderato, ovvero: una spessa nebbia molto dinamica nel movimento, un
vero e proprio personaggio aggiuntivo della storia in grado di muoversi
indipendentemente. Ditemi cosa volete, ma secondo me metà della nebbia che
vediamo nel film è il frutto dello spipacchiare costante di Giovanni, tanto
nebbia per nebbia tanto vale che me ne fumo un paio mentre sono al lavoro.
Oltre ad
essere un efficace storia di fantasmi è impossibile non notare che “The Fog” ha
una lettura di secondo livello caratterizzata da una grossa critica sociale,
attraverso il personaggio di Padre Malone (e si suo nonno) Giovanni inizia a
piazzare la prima stoccata alla Chiesa e al ruolo della religione, argomento
che avrebbe approfondito in altri suoi film come “Il signore del Male” e “Vampires”.
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Con il potere di METAFORONE io ti esorcizzo! |
Ma “The Fog”
non alza mai il piede dal pedale della critica, la cittadina di Antonio Bay è
stata fondata sulla prevaricazione, i fondatori non volendo dividere il loro
territorio con la comunità di lebbrosi (una minoranza), hanno fatto di tutto
per distruggerli e sfruttarne le ricchezze, rappresentate dall’oro fuso nella
croce di Padre Malone. Con il suo piglio ribelle e un “Fottesega” dentro il
cuore, Giovanni porta in scena una versione oscura del sogno americano ed è
impossibile non notare che Antonio Bay, dietro la sua facciata di perbenismo,
non sia che un'altra Haddonfield in grado di generare ancora mostri, ma in
senso più ampio, una versione in piccolo della storia degli Stati Uniti d’America.
In questo
senso, i Blake e la sua ciurma di pirati fantasma, hanno molto in comune con il Michael Myers di Halloween: assassini
silenziosi armati di lame (un coltello Mike, un uncino Blake) entrambi tornati
per vendicarsi e riprendersi qualcosa che gli appartiene, in un giorno
specifico dell’anno, dopo la festa di Halloween del 31 Ottobre, anche il 21
Aprile diventa un'altra data di morte… Siete nati il 21 Aprile? Allora sappiate
che siete nati in una data di morte, di moooooorteeeeeeeeeeee!!!
Moooooorrtteeeee, ah scusate, mi sono fatto prendere dalla storia.
Detto questo,
la scena finale del film guadagna di spessore, non si tratta del solito finale
in cui il mostro, creduto erroneamente sconfitto, torna a colpire come succede
in circa quei due, tre, quattro miliardi di film Horror no, una volta scoperti
i peccati degli abitanti di Antonio Bay, siete ancora sicuri di voler fare il
tifo per loro? Mentre ci pensate, compare Blake, che rivolto verso la macchina
da presa, piazza il suo colpo migliore. Visto finali appena appena peggiori in
vita mia!
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"Aaaaaand... CUT!". |
Non si può
parlare di Giovanni Carpentiere senza citare la musica, anche per questo film
John compone la colonna sonora, il tema musicale di “The Fog” non è uno dei più
celebri mai composti da Carpenter, nel senso che non è riconoscibile
immediatamente alle orecchie di chiunque come il famigerato cinque/quarti di Halloween, ma resta una delle colonne
sonore più striscianti e serpeggianti mai composte da Carpenter, procede lenta
e inarrestabile proprio come la nebbia maligna che avvolge Antonio Bay, forse
non sarà famoso come altri temi musicali Carpenteriani, però siete mai tornati
a casa la sera con la colonna sonora di “The Fog” in cuffia? No? Provateci, poi
ne riparliamo…
A proposito di
musica, tra i vari pezzi Jazz suggeriti da Stevie Wayne, ad un certo punto del
film, Adrienne Barbeau ne mette uno dei “Coupe DeVilles”, per chi non li
conoscesse sono un trio musicale composto da Nick Castle, Tommy Lee Wallce e…
John Carpenter!
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"Ed ora ci rilassiamo con un bel pezzo dei Coupe DeVilles". |
Di questo film
esiste anche un remake, dico esiste perché di più in merito non so, non ho mai
avuto davvero voglia di vederlo, anzi, un paio di cose in merito al film le
conosco, uscito nel 2005 per la regia di Rupert Wainwright, pare che abbia
volutamente rinunciato al caratteristico uncino con cui Blake falcia le sue
vittime, poiché i produttori non volevano che il remake ricordasse troppo il
film del 1997 “So cosa hai fatto” (I Know What You Did Last Summer), in cui l’assassino
uccideva utilizzano proprio un uncino e sapete perché? Per omaggiare “The Fog”
di John Carpenter! Detto questo, capirete da soli come mai non ho mai avuto
voglia di vedere il remake…
Invece, state
certi che non mi stancherò mai di rivedere questo capolavoro di John
Carpenter, un titolo fondamentale per la crescita artistica di Giovanni, ma soprattutto
una storia di fantasmi con uno spessore che spesso le ghost stories non hanno ed
ora vi rinnovo la mia domanda iniziale: avete mai visto la nebbia? Quella vera. Se sì, saprete che non va sottovalutata, specialmente dopo che John Carpenter ci
ha mostrato cosa può nascondersi al suo interno…
“There's something
in the fog!”.
Fate un salto sulla pagina del Faccialibro de Il Seme Della Follia - FanPage italiana dedicata a John Carpenter, che gentilmente ospita anche le mie caSSate sulle sua pagine.
Fate un salto sulla pagina del Faccialibro de Il Seme Della Follia - FanPage italiana dedicata a John Carpenter, che gentilmente ospita anche le mie caSSate sulle sua pagine.
Gran, gran film ( il remake lo manderei al rogo ).
RispondiEliminaLa locandina era meravigliosa, ma quella italiana era uguale?
Uno dei migliori Carpenter di sempre. Ne esistono svariate, una è quella con Jamie Lee Curtis contro la porta (che ho usato come immagine nel post) l’altra italiana celebre è quella della mano che spunta dalla finestra, per la rubrica di solito uso le locandine originali americane, e poi la mia copia del DVD del film ha la copertina con il nebbione verde, quindi è un legame affettivo il mio ;-) Cheers!
EliminaAltro grande capolavoro, sia il film che il post ^_^
RispondiEliminaLa colonna sonora l'ho molto amata, avevo pure trovato un riversamento in mp3 della versione LP, con tanto di splendido fruscio di fondo che rende tutto ancora più inquietante. Per un periodo lavoravo con Carpenter nelle orecchie: un balsamo per l'anima ;-)
Ti ringrazio moltissimo, ho sbracato nella lunghezza, ma per un paio di Venerdì sarà così, con Carpenter non riesco a trattenermi ;-)
EliminaIl fruscio di fondo di vinile ed LP è la marcia in più, pensa che ancora oggi giro con Carpenter in cuffia, che siano le colonne sonore dei suoi film che il suo disco “Lost Themes” di cui sto aspettando il seguito, in uscita ad Aprile, non il 21 purtroppo ;-) Cheers!
filmone che non vedo da decenni e mi hai fatto venire voglia di recuperare...il remake é da galera
RispondiEliminaEsiste una storiella di io (pischello) che provo a far vedere questo film a dei miei amici (pischelli), una storia di dramma umano e cinefilo ;-) In ogni caso, anche se datato, è un film che ti entra ancora sottopelle come solo Carpenter sa fare.
EliminaIl remake ogni tanto dico, mah, quasi quasi lo guardo, e poi finisce sempre allo stesso modo: Naaaaaa! ;-) Cheers
E niente..E' di gran lunga meglio la tua rece bumbastica del film IMHO
RispondiEliminaPrima di tutto grazie, anzi Grazione (grazie grande), ero curioso di conoscere il tuo parere su John Carpenter, io sono schifosamente di parte lo ammetto, personalmente considero che storie di fantasmi le più difficili del genere Horror, in pochi hanno saputo renderle davvero interessanti, e poi sono abituato alla nebbia fitta ;-) Cheers!
EliminaDi Carpenter ho guardato l'essenziale (abbastanza distrattamente9 perchè semplicemente è Capisaldico ed onestamente inderogabile per comparare o capire la cinematografia.
EliminaHo un problema con l'horror in genere come con altri due o tre tipologie filmiche
: semplicemente non valgono la pena della visione. Come concetto, proprio.
Sapevo della tua distanza con l’horror, questa poi la approfondiamo, sembra un cosa interessante, non la classica domanda fatta per… Cavolo sto citando di nuovo “Pulp Fiction” ;-) Cheers
EliminaAltro capolavoro di Carpenter e gran bella recensione!
RispondiEliminaRicordo perfettamente la prima volta che lo vidi, da bambino in un passaggio su Italia 1. E sarà stato il caso, o il potere di Giovanni perchè non è il Maestro per puro caso, quando si fu fatta l'ora di andare a letto guardai fuori dalla finestra e un nebbione denso e lattiginoso era sceso sulla città durante il film. Passai una gran bella nottata...
Ho sempre pensato che la frase finale di Adrienne Barbeau fosse un omaggio alla frase pronunciata dal giornalista nel finale de La cosa di un altro mondo: Tutti voi che ascoltate la mia voce, dite al mondo, ditelo a tutti dovunque si trovino: attenzione al cielo; dovunque, scrutate il cielo!
Film, che come ben sappiamo, il Maestro ha omaggiato in seguito in ben altra maniera.
Che in effetti è un analisi con cittadinanza la tua, si sa che Giovanni “La cosa di un altro mondo” lo conosce molto bene ;-) Ti ringrazio molto, e si, sono certo che sia stato il potere del Maestro a far calare il nebbione, per la serie, buona notte e sogni d’oro ;-) Cheers!
EliminaIl film è stupendo, io poi non faccio testo perché venero Carpenter come pochi altri registi al mondo.
RispondiEliminaSiamo in due allora, noi Carpenteriani siamo pochi, ma siamo una lobby molto potente ;-) Cheers
EliminaSai che non l'ho mai visto... Ma grazie alle millemila parodie è come se lo conoscessi :D
RispondiEliminaTra le parodie consideriamo anche il remake? ;-) Cheers!
EliminaBellissima e simpaticissima recensione, piena di gustose curiosità!
RispondiEliminaDopo i giusti e meritati complimenti veniamo al film in questione: io lo A-DO-RO!!! E' stato il primo film di Carpenter che abbia visto ed é quello che preferisco su tutti! Lo vidi su Italia1 il 6 aprile 1984 nella sua prima TV... lo registrai e lo rividi non so quante volte... ci sono praticamente cresciuto! Ho ancora la video cassetta conservata!
Quando lo presi in DVD (l'edizione in digipack) fu un vero e proprio riscoprirlo... soprattutto per quanto riguarda "wormface"!
Ho anche la soundtrack in doppio CD!
Il remake l'ho snobbato per anni e quando l'ho visto ne sono rimasto imbarazzato... anche per lo stesso Carpenter che l'ha permesso, mi spiace dirlo!
Comunque... capolavoro imprescindibile! L'originale naturalmente!!!
Ti ringrazio molto e ti do il mio benvenuto sulla Bara volante! ;-) Ti ricordi anche la data fantastico! Se lo avessero mandato in onda il 21 sarebbe stato perfetto ;-) Giovanni ha una politica molto chiara sui remake, ho letto una sua intervista di qualche giorno fa, il succo è, non c'è una legge per impedirli, e poi mi pagano per continuare a guardare il basket, quindi va bene così, sempre pragmatico il Maestro ;-) Cheers!
EliminaTi ringrazio del benvenuto! La data la ricordo semplicemente perché all'epoca, e per un bel pò di tempo, ero solito conservare le pagine del "TV Sorrisi e Canzoni" dove c'erano i trafiletti dei film che mi piacevano! Anni dopo, STUPIDAMENTE, buttai via tutto! Oggi avrei potuto farne un sito apposito, mannaggia a me!!!
EliminaRiguardo la politica pragmatica del buon John... magari il permetterli servisse a fargli guadagnare abbastanza per fregarsene dello star system e dei loro soldi e realizzare altri capolavori! :-(
Si avresti avuto una bella raccolta... Hai ragione, il bello di Carpenter è che non ha mia smesso di essere un ribelle, è solo nato fuori dal suo tempo come Napoleone wilson ;-) Cheers
EliminaVisto ieri dopo anni, e che dire ?
RispondiEliminaPalloso come lo ricordavo !
Carpenter fa tutto quello che un regista di successo non dovrebbe fare alla seconda prova.
A cosa era dovuto il successo di Halloween ?
A un protagonista carismatico e originale ( non moriva mai, lanciando la moda della resurrezione a sorpresa, ad esempio ).
Al suo post verrebbe da pensare " rifaccio tutto uguale ma meglio"
E invece no !
Facciamo una classica ghost story vista e stravista da fumetto della EC Comics.
Invece di un cattivo carismastico daL LOOK CARATTERISTICO , mettiamo degli anonimi fantasmi sempre in ombra, di quelli che dimentichi subito.
E facciamoli pure della mutua questi spettri, che hanno bisogno di sfondare una porta per entrare ( mentre nel finale passano dagli stipiti tramite la nebbia, mah !)
Peggio degli alieni sfigati del " il sesto senso".
Non ho neppure capito il finale con lo loro che tornano a far fuori l'ultima vittima .
Non potevano farlo prima, quando ne avevano la possibilità ?
Insomma, un film sgangherato , lento , a tratti noioso e con nulla che lo differenzi da altri mille horror esistenti dell' epoca.
Il remake in questo senso, cercava di rendere i cattivi più personaggi , anche se mi ricordo che non faceva gran chè paura.
Più lo rivedo più mi affascina, non ha davvero nulla di noioso, non so come sia possibile annoiarsi con quell'ansia crescente, orgogliosamente fuori dal tempo perché sospeso, Antonio Bay sarà sempre dentro quel banco di nebbia, gran modo di apprezzare quanto imparato dal suo Maestro Hitch. Se questi sono i film noiosi, voglio vedere solo film noiosi come questo ;-) Cheers
EliminaI gusti sono gusti, ma ritengo che Carpenter con questo film volesse fare un film "d'autore " che piacesse anche alla critica ( c'è pochissimo di quel sangue e budella che tanto fastidio danno alla critica fighetta e snob ) forse per scrollarsi la fama di regista di serie B di successo avuta con Halloween .
EliminaE ne è venuto un film oggettivamente depotenziato ( e lo stesso Carpenter se ne è accorto, aggiungendo scene per farlo sembrare più spaventoso, A mio dire però, non è cambiato molto).
Si, oggi è rivalutato, ma diciamocelo , col tempo si rivaluta tutto ( e quindi anche se questo mio commento risultasse impopolare, mi rassicuro: tra 10 anni verrà sicuramente rivalutato da qualcuno :))
La scene violente sono state aggiunte dopo su pressione esterna, l'intento di Carpenter era quello di fare un film sullo stile di Jacques Tourneur, non definirei Tourneur fighetto e snob, detto questo non è vero che si rivaluta tutto, pensa che qualcuno ancora è convinto che "The Fog" sia noioso, inoltre se davvero si rivalutasse tutto, Carpenter verrebbe riconosciuto come il genio che è ;-) Cheers
EliminaMah, io so che aggiunse scene perché non era convinto del risultato , come il prologo inziale ( e se non è convinto il regista...) e già il fatto che volesse fare un film come quelli di Tourner era già sbagliato di per se.
RispondiEliminaCome oggi, quando cerchi di fare nel 2020 un film alla anni 80, e viene solo una roba posticcia fuori tempo massimo, lo stesso accade quando cerchi di fare film degli anni 40 negli anni 80.
Ogni cosa è figlia del suo tempo, non si può rifare quello che appartiene al passato remoto .
Carpenter con Halloween fece il colpaccio in quanto fece un film con un idea fresca in sintonia col suo tempo .
Invece con Fog ha voluto fare il contrario , un horror palesemente autoriale, ma secondo me, col freno a mano tirato.
E penso sia stato positivamente rivalutato col tempo, in quanto era un film che dopo la sua uscita, era stato dimenticato da tutti ( come altri suoi film, tipo Starman, all' epoca famosissimo)
Il film è tornato famoso con l'uscita in dvd, tanto da farne il remake.
Quanto alle rivalutazioni, si rivaluta in meglio come in peggio.
Carpenter mi sembra stia subendo la seconda : a parte Fuga da New York e Grosso guaio a Chinatown e un poco Halloween , il resto della sua produzione sta venendo sempre più avvolta dal mortale abbraccio dell' oblio presso le nuove generazioni ( se a torto o ragione, lo lascio decidere a chi legge )
Credo che gli intenti abbiano il loro peso, Robert Eggers nel 2020 sta facendo film quasi in stile espressionista tedesco ("The lighthouse"), senza risultare posticcio. Carpenter poi ha sempre guardato al passato e ai film del suo Maestro Howard Hanks, inoltre per Carpenter "Halloween" era una faccenda conclusa, secondo me ha fatto molto bene a muoversi in altri territori, quando ha guardato al futuro (spinto da una passione per Jackie Chan ancora non popolare ad occidente come ora) ha firmato un flop, che oggi é il film preferito di tutti, per quello dico che gli intenti contano. Per il resto concordo, la memoria collettiva tende ad omologare, Carpenter dovrebbe essere celebrato già solo per "Distretto 13", titolo che invece non viene citato, non come un "Halloween" qualsiasi. Cheers!
EliminaCmq per gli yankee, Tourner ( e un pò tutto il cinema europeo, specie se francese ) è roba da critica e pubblico fighetto e snob che va nei cinema d'essai a vederli sottotitolati.
RispondiEliminaCome si vede in un episodio di Animaniacs o de i SImpson
Però Carpenter haawmpee avuto Hanks come riferimento, ha fatto un remake di "Villaggio dei dannati" e allungo lavorato ad uno mai realizzato su "Il mostro della laguna nera", quindi gusti decisamente retrò e se vogliamo di nicchia, come approccio, piglio e tipo di regia, Carpenter é tutto tranne che fighetti ;-) Cheers
EliminaE' vero, ma Hawks lo ha usato come modello per il suo cinema commerciale .
EliminaQuando ha fatto il botto con Halloween, ho avuto la sensazione che si fosse montato la testa , e avesse voluto fare il regista di serie A , con un film che piacesse più alla critica che al pubblico.
Il successo sotto le aspettative, lo ha poi convinto a fare quello che il pubblico voleva ( tipo Halloween 2 ).
Ho letto un'infinità di interviste a Carpenter, mai avuto l'impressione di uno che si sia montato la testa. Se così fosse avrebbe puntato su budget enormi, attori ultrafamosi. Non trovo proprio alcun riscontro in nessun del materiale consultato su Carpenter. Persino il suo maestro zio Hitch faceva film per fare prima i soldi, piacere al pubblico ed essere arte in parte Uguale, Carpenter é della stessa scuola, quindi rispetto la tua sensazione, ma credo che sia tale. Cheers!
EliminaScusa però , se anche si fosse montato la testa, lo andrebbe a dire in giro ?
EliminaRipeto, è una mia sensazione , basata non tanto sulle parole del regista ( che lasciano il tempo che trovano), quanto su dei fatti . q
Quando faceva film come Halloween,per me li faceva per motivi alimentari.
Non ci credeva, o gli importava davvero di essi.
Cose come Fog invece , avverto che li facesse con un certo orgoglio autoriale .
Come anche il Signore del Male, o Essi Vivono,o il seme della follia.
Che però furono dei flopponi.
E lì Carpenter, in cerca del successo ai botteghini per avere l fiducia dei produttori e continuare a lavorare, faceva poi "commercialate" come " le avventure di un uomo invisibile"
Perché se vai a guardare bene , la filmografia di Carpenter era un alternarsi tra film commerciali ( la cui qualità oscillava dal mediocre all' ottimo ) e film indipendenti .
Ogni volta che faceva successo con i primi, passava ai secondi , e floppati questi, tornava a quelli commerciali.
Quando poi ha cominciato a floppare pure con i film commerciali, non gli hanno più dato da fare nulla , ahinoi ( e ahilui).
La tua teoria salta, perché "Le avventure di un uomo invisibile" faceva parte di un contratto da tre titoli insieme a "Il signore del male" e "Essi vivono". Inoltre definire "Halloween" un film commerciale fatto per motivi alimentari non si può proprio leggere scusa se te lo dico, uno slasher, in cui questo genere nemmeno era così facile da identificare dal grande pubblico, con attori sconosciuti e un solo grande vecchio, girato da un regista e una produttrice giovani con due spicci sarebbe il film alimentare? Diciamo che è stata una bella scommessa in cui nessuno pensava di fare soldi, per primo Carpenter, lo dovettero chiamare settimane dopo per organizzare una sorta di prima, perché il film stava andando alla grande (storia vera). Se vuoi fare un film "alimentare" non fai "Halloween", non nel 1978 quindi la tua teoria non sta in piedi. Cheers!
EliminaScusa, ma Halloween era un film per i Drive In a basso costo, dove Carpemtner veniva assunto perché i filnm se li scriveva, dirigeva e musicava da solo ( un bel risparmio, vero ?).
RispondiEliminaNon credo facesse il film con chissà ambizioni autoriali , anche se di certo non è che lo fece alla buona la prima.
Il fatto che tornasse a dirigerne il seguito ( che a Carpenter fregava zero) è indice di come avesse bisogno di un grosso successo per continuare a lavorare.
E' vero che l'uomo invisibile faceva parte di tre titoli, ma non negherai certo che i primi due sono molto meno commerciali e più personali del terzo .
Evidentemente, qualcuno gli avrà detto " vuoi continuare a fare film ? Facci qualcosa che venda " o magari lo ha pensato lo stesso Carpenter.
Percghé Carpenter ha rischiato più volte di giocarsi la carriera con flopponi inaspettati, tipo la Cosa, Starman o Grosso guaio a Chinatown ( a leggere Box office Mojo,sembrerebbe il contrario, ma io so che gli ultimi due furono dei flop, al cinema . Guadagnarono molto in vhs a noleggio . Questa cosa la seppi più di 20 anni fa guardando un programma sulla carriera di Carpenter con intervista allo stesso. Non è che Mojo conta come incassi anche quelli delle vhs e simili ?)
Personalmente non ci credo che film come Starman o l'Uomo Invisbile fossero in cima alle sue priorità, e che li abbia fatti più per soldi che per altro.
Se un giorno lo becco per strada glielo chiedo . :)
"Halloween" se vogliamo definirlo un film da drive-in, non è certo l'investimento sicuro che ti fa fare soldi, in ogni caso il primo dei due che lo incontrerà sotto con la domanda, ma visto il pragmatismo del Maestro penso di conoscere già la risposta ;-) Cheers
EliminaScusate, Halloween due lo produce soltanto, non diretto.
RispondiEliminaCorretto, tranquillo avevamo capito. Cheers
Eliminafilm che rivedo almeno una volta l'anno. la prima volta al cinema nei primi ottanta.mi apri' un mondo, il mondo di carpenter. da quel momento bastava che nel mio paese io e i miei amici si vedeva nel cartellone del cinema la scitta " un film di john carpenter" e si andava di corsa al cinema. sono cresciuto in un paese che incredibilmente aveva 3 sale.the fog valutato oggi, al netto dei ricordi, rimane un capolavoro,basta leggere la critica bigotta che col tempo lo sta rivalutando.un saluto da luigi. starei a parlare di carpenter per ore
RispondiEliminaCome dico sempre Luigi, ogni giorno passato a parlare di Carpenter è un giorno ben speso ;-) Cheers
Eliminala scena dove la mitica adrienne barbeau scende la scalinata PER RAGGIUNGERE LA RADIO al faro,in pieno giorno, e' una scena che fa percepire il pericolo incombente. e poi e' di una bellezza assurda. da far andare in pensione tanti pseudoregisti odierni. luigi
EliminaPer altro quella scalinata è diventata un luogo di pellegrinaggio per i fan del film in California (storia vera). Cheers
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