Le gioie della
vita: dormire fino a tardi, la birra fredda… I film di John Carpenter!
Quello di cui
parliamo oggi, è uno dei suoi migliori di sempre, serve aggiungere altro? Forse
solo introdurre la rubrica, benvenuti ad una nuova puntata di John Carpenter's The Maestro!
Non so voi, ma
personalmente vado giù di testa per la fantascienza post datata, anche se
spesso è frutto dei titolisti italiani, in ogni caso “1997 Fuga da New York”
resta uno degli apici della carriera di John Carpenter, un film capace di
sfornare iconografia a palate, un film talmente fondamentale che davvero non
sono in grado di riassumerne la grandezza con un solo aggettivo, quindi non ci
proverò nemmeno, farò una cosa molto più facile, lo farò entrare nel club dei
Classidy! Non può esistere questo logo rosso senza questo film.
Dopo il grande
successo al botteghino di Halloween - la notte delle streghe, la casa di produzione AVCO Embassy Pictures, chiese a
Carpenter di sfornare il prima possibile un nuovo film, spingendo parecchio sul
copione di “The Philadelphia Experiment", ma Giovanni, come suo solito, aveva
in mente qualcosa di più personale, passò la palla al regista Stewart Raffill
e rimase a bordo del progetto solo in veste di produttore. Carpenter nel 1981 era già
alle prese con una soggetto a cui temeva molto, una, ehm… COSA su un alieno che
richiedeva almeno un altro anno di pre-produzione, ben felice di riempire
l’attesa sfruttando la proposta di lavoro della AVCO, Carpenter cercò di
proporre un western scritto insieme a Tommy Lee Wallace intitolato “El Diablo”
che venne, però, bocciato. A quel punto Giovanni decise di rimettere mano ad un
vecchio soggetto precedentemente scartato da altre case di produzione, perchè considerato troppo pessimista, si trattava proprio della prima bozza di “Escape
from New York”, la AVCO diede il suo “Go
volo” per il progetto. Devono aver pensato: "D’altra parte, se abbiamo fatto i soldoni con un
assassino di Baby sitter, non potrà mica essere un film più nero e pessimista di così, no?".
Sempre con
l’aiuto dell’amico Nick Castle, Carpenter completò la sceneggiatura
definitiva, tra le varie fonti di ispirazione del Maestro, la fantascienza,
rappresentata dal racconto di Harry Harrison “Planet of the Damned” la prima
ispirazione per la trama generale del film, ma nella sceneggiatura pesano molto di più le altre influenze, due temi molto cari a Carpenter: il Western
e la politica.
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"Ok Cassidy, ma sbrigati, non ho tempo da perdere a sentirti parlare di politica!". |
In “1997 Fuga
da New York” Giovanni dà libero sfogo al suo amore per il suo genere
cinematografico preferito, ma soprattutto la sua disillusione per la politica,
il presidente alle prese con dei nastri contenenti informazioni scottanti, non
è altro che una rilettura satirica dello scandalo Watergate.
La cassetta (e
il presidente) da recuperare non sono altro che il MacGuffin che fa cominciare la
storia, certo si potrebbe dire che è abbastanza assurdo che il governo non
possieda una copia delle informazioni, ma tutto questo non fa che sottolineare
l’assurdità delle azioni di chi tiene le mani sul volante del mondo, prima, ma di certo non ultima
volta, in cui quel ribelle di Giovanni, prenderà a picconate il suo stesso
governo.
In una New
York futuristica (anche se ormai retrodatato) l'isola di Manhattan, circondata
da un muro di cinta super-sorvegliato, è stata trasformata dal governo in un
carcere di massima sicurezza, dove i prigionieri si sono organizzati in bande, un microcosmo dove sopravvive solo
il più forte o il più spietato, come ci ricorda la voce narrante: “Una volta
entrati, non si esce più.”
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Greeting from New York city! |
A proposito della voce narrante: si tende a
credere che sia quella di una non accreditata Jamie Lee
Curtis, in realtà, è quella della mitica Debra Hill, storica
produttrice e collaboratrice di Carpenter che dopo aver prestato la sua manina
per la scena iniziale di Halloween,
qui contribuisce a livello vocale. Santa donna!
La trama fa un
balzo in avanti quando, nel bel mezzo della Guerra, il presidente (“Il
presidente di che?”) degli Stati Uniti precipita con l'Air Force One nella
città, il tempo stringe, l’uomo più potente del mondo e il nastro con le
informazioni che trasporta dovranno arrivare in tempo al summit mondiale con
gli altri Paesi, per non alterare il sottile equilibrio della guerra in corso.
L’unico modo per salvarlo da quell’inferno, è mandare l’uomo più pericoloso del
mondo, il suo nome è Plissken, ma preferisce essere chiamato Jena.
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Siamo sicuri che bastino due guardie in tenuta anti sommossa per lui? |
Jena Plissken
è (l’anti) eroe Carpenteriano per eccellenza, un personaggio uscito da questo
film per entrare dritto sparato a far parte delle più riuscite icone della
storia del cinema. Il suo look immediatamente riconoscibile è diventato un
marchio di fabbrica copiato e omaggiato al cinema, nei fumetti e nei
videogames. Eroe di guerra decorato per le sue missioni a Leningrado, Plissken
(Chiamami Jena!) sfoggia le stesse caratteristiche principali e la stessa
passione per le sigarette del Napoleone Wilson di Distretto 13, infatti i due
personaggi condividono la stessa frase tormentone: “Hai da fumare?”.
Ribelle per
indole e totalmente insofferente nei confronti dell’autorità (proprio come
Carpenter), Jena (Chiamami Plissken!) è un anarchico che pensa solo a salvarsi
la pelle e magari trovare una sigaretta, in un western urbano come “Escape from
New York” lui è il pistolero solitario preceduto dalla sua fama.
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"Il pistolero di che?" |
Carpenter per la parte aveva in mente Clint Eastwood, la produzione, invece, propose il ruolo a diversi attori come Nick Nolte, che però, rifiutarono. Kris Kristofferson venne preso in considerazione, ma presto bocciato dopo il flop al botteghino de “I
cancelli del cielo” (1980), un altro a rifiutare la parte fù Tommy Lee Jones,
che per la seconda volta in carriera sfiorò la collaborazione con Carpenter,
dopo aver già recitato in Occhi di Laura Mars, ma i due si sarebbero (quasi) incontrati
nuovamente più avanti… Tranquilli, ne parleremo in questa rubrica.
Alla fine la AVCO
Embassy Pictures si convinse che l’uomo giusto per la parte poteva essere
Charles Bronson. Secondo voi, il regista poco più che 30enne Carpenter, di
fronte alla possibilità di lavorare con una leggenda come Bronson cosa ha
fatto? Una mossa tipica di un tipo come John: “Naaaaa troppo vecchio, ho io
l’attore giusto per la parte!”. Ciao Charlie, sarà per un'altra volta...
La proposta di
John era Kurt Russell, i due erano diventati amici sul set del film tv Elvis il re del Rock, la risposta della
AVCO fu un convinto: “CHIIIIIII?????” e mi immagino anche qualche svenimento
in sala riunioni quando scoprirono che Russell arrivava dai film della Disney,
tipo “Il computer con le scarpe da tennis”. Eppure, la scelta del grande Kurt
per il ruolo fu a dir poco fondamentale per la genesi del personaggio.
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"Non ho la faccia di un peluche del Disney Store? Ho anche il nome da animaletto". |
“L’ingrugnato” (come lo chiama mio padre) s'inventò una parlata a toni bassi, ispirata
a quella di Clint Eastwood, ma anche la scelta della giacca di pelle e della
mitica benda sull’occhio, sono frutto dei suggerimenti di Kurt Russell, il più
felice di tutti di poter finalmente interpretare un eroe d’azione dopo tanti film per la Disney. Pensate che
Russell era così sul pezzo, che per testare l’efficacia della benda, un sera
uscì dal set con indosso i vestiti di scena, il film è stato girato quasi tutto
a St. Louis (tenetemi l’icona aperta che ripasso…) ora, non so se avete
presente, ma la città del Missouri è poco raccomandabile di giorno, figuriamoci
di notte! Girando per le strada malfamate Kurt Russell si trovò di fronte ad un losco figuro, che vedendolo conciato così indietreggiò spaventato cambiando lato della
strada. Quando Kurt raccontò questa storiella a Giovanni, i due capirono di
aver azzeccato il look giusto per Jena Plissken.
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"Hey! Un tabacchi aperto qui a St. Louis a quest'ora, si trova?". |
Il nome del
personaggio deriva da un compagno di scuola di Carpenter, come per il
bullo che terrorizzava Wes Craven (tale Freddy Kruger... Storia vera) pare che
Giovanni per una volta nella vita non fosse il gatto più strambo del vicinato, più colorito di lui c'era questo ragazzo Punk di nome Plissken, che andava in giro per la scuola ringhiando a
tutti “Call me Snake”, da qui il nome del personaggio.
Sì, perché solo
qui da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa il personaggio si chiama Jena
Plissken, in tutto il mondo, invece, è noto come Snake Plissken, questo spiega
anche il suo tatuaggio sugli addominali (o sul braccio come viene ritratto
erroneamente in alcune locandine del film, diffuse prima che il personaggio
trovasse il suo look definitivo). La scelta del nome Jena probabilmente è
stata fatta per venire incontro alla scarsa diffusione delle lingua inglese in Italia, o
più probabilmente per tentare di mantenere il labiale, in ogni caso ancora oggi
il cambio di animale genera discussioni, persino Quentin Tarantino ha
scherzato su questo argomento nel suo ultimo film The Hateful Eight, dove Kurt
Russell viene nuovamente chiamato Jena (Hyena) da Bruce Dern… Però non gli
risponde “Chiamami Plissken!”, purtroppo. Per completare il giro del mondo, Paese che vai, Plissken che trovi, in Corea, ad esempio, il personaggio si chiama
Cobra… Noi Italiani doppiamo sempre farci riconoscere!
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Sarà pure sbagliata, ma è rimasta appesa in camera mia per ANNI! |
Nel corso del
film, tutti i personaggi che incontrano Jena si esibiscono nella loro versione
della frase: “Tu sei Jena Plissken… Pensavo fossi morto” ("I thought you
were dead"). Questo tormentone potrebbe essere l’ennesimo omaggio di
Carpenter al grande John Wayne, nel film “Il grande Jake” dove tutti ripetevano lo
stesso quesito al protagonista, ma l’omaggio più evidente è il nome del cattivo
del film, chiamato Il Duca (The Duke), più John Wayne di così si muore!
Il personaggio
di Jena Plissken ha una aurea di mito (ma anche di uomo condannato)
che lo anticipa, per sottolineare questo dettaglio fondamentale del
personaggio, Carpenter ha deciso di lasciare sul pavimento della sala di
montaggio una lunga sequenza, una delle poche ambientate fuori
dall’isola-prigione di New York, ovvero la fuga in metropolitana dopo la rapina
in banca di Jena e del suo socio Taylor (come il regista Don Tayor)
interpretato da Joe Unger. La scena in sè è molto ben fatta, se volete
recuperarla è disponibile nei contenuti speciale dell’edizione in DVD del film,
ma se volete saperla tutta, il Maestro tanto per cambiare, ha fatto la scelta
giusta eliminandola.
Non solo perché è quella dove Plissken pronuncia più
parole (più che in tutto il resto del film), ma soprattutto perché il
personaggio mostra qualche sentimento che non sia l’assoluto disgusto contro
tutto e tutti, tanto che viene arrestato proprio per correre in soccorso al suo
compare. L'unico rammarico viene dal sacrificio di un (ottimo) brano della colonna
sonora “The Bank Robbery” composta da… John Carpenter, ma dai questa era
facile, suvvia!
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"Fermi tutti! Questa scena la tagliamo...". |
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My daddy was a bank robber, but he never hurt nobody... |
Oltre a
sfornare con l’aiuto della performance di Kurt Russell un personaggio degno del
Valhalla cinematografico, Giovanni Carpentiere fa un lavoro enorme anche nel
mostrare l’altra grande protagonista del film, ovvero la città di New York.
Riprendendo
quell’icona lasciata aperta lassù: una sola scena del film è stata girata nella
grande Mela, quella iniziale dove l’elicottero (altra grande passione del
regista) vola intorno alla statua della libertà, il resto del film è stato
interamente girato a St. Louis… Ma mi rendo conto che “Fuga da St. Louis” non
suona figo come il titolo definitivo.
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New York, la (Grande?) Mela... |
La città di St.
Louis era stata funestata da un enorme incendio da cui doveva ancora
riprendersi e, siccome già di suo non è proprio un posticino raccomandabile
(sempre se non andate in giro con una benda nera su un occhio…), era la
location ideale per la città-prigione del film. Carpenter è riuscito a convincere
il comune a togliere la corrente a dieci isolati della città, per sottolineare
lo stato di abbondono dei carcerati, oppure era solo un modo per risparmiare
sul budget e non pagare le bollette, sentite me, Giovanni è un dritto…
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I tradizionali titoli di testa del film, come vuole questa rubrica. |
Nell’ottica
del risparmio più totale, Carpenter è riuscito a cavare sangue dai centesimi del
suo, non propriamente stratosferico, budget (sei milioni di ex Donald Pleasence defunti stampati su carta verde), anche nelle scene del volo di Jena con
l’aliante, invece di spendere soldi inutili, il volo aereo è stato ricreato con
il solito gran talento di Carpenter nel portare in scena la soluzione più
efficace ed economica possibile.
Un paio di
primi piani su Kurt Russell (“Plissken... Plissken, che cosa fai?” , “Mi sto
masturbando, ora atterro”, guardate che ve lo cito tutto a memoria questo film,
eh!), alternati alle inquadrature aeree simulate sullo schermo computerizzato
dell’aliante, ma invece di spendere soldi in costose animazioni in 3D, per
simulare il “Wireframe” (si chiama così in gergo) dei palazzi sottostanti,
tutto è stato ricreato in studio, con un modellino in scala della città dipinto
di nero, mentre i bordi dei palazzi in miniatura sono stati ripassati con una
vernice fluorescente, una carrellata con la macchina da presa e via, ecco fatto
il vostro skyline in 3D fatto in casa… Colla vinilica? Roba da dilettanti!
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Sorvoliamo New York, la temperatura è di circa 20 gradi, e la vernice fluorescente si sta asciugando... |
Alla
realizzazione del modellino lavorò anche un ragazzo canadese uscito dalla
scuola di Roger Corman, tale James Cameron (storia vera) e subito dopo, il
modellino della città venne riciclato per un altro film, una cosina intitolata
“Blade Runner” (storia vera, secondo estratto).
Quello che
Carpenter sa fare alla grande è trasformare la città di New York in un girone
infernale, i prigionieri al suo interno risultano tutti quanti minacciosi e
inquietanti, proprio come gli assalitori senza volto di Distretto 13, ad esempio i “Crazies”, gli abitatori delle fogne che
catturano Maureen (interpretata da Season Hubley, allora fidanzata di Kurt
Russell) ricordano molto gli Zombie di George A. Romero, omaggiato da Carpenter
con uno dei personaggio più spaventosi e riusciti che popolano il film, chiamando Romero
(appunto…) il biondino con i capelli assurdi, braccio destro del Duca,
interpretato da Frank Doubleday, l’assassino del gelato di Distretto 13. Non so voi, ma ho sempre trovato il personaggio pauroso
da morire, il modo in cui Doubleday ridacchia, o pronuncia le frasi in modo
meccanico (“Se mi toccate muore, se non sparite entro 30 secondi muore, se
ritornate muore”, ve lo cito tutto questo film!) lo rende spaventoso da morire.
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"Se non mi portate un gelato muore...". |
L’ambientazione
notturna, poi, non fa altro che sottolineare la natura horror della storia, da
questo punto di vista, l’aggiunta del direttore della fotografia Dean Cundey al
cast tecnico è stata la scelta migliore per un film ambientato
interamente di notte. Il ritmo è impeccabile, Carpenter domina alla
perfezione i tempi del film, rallenta e allunga le attese sottolineando la
pericolosità degli carcerati che popolano New York, ma anche la rassegnazione
di Plissken (Chiamami Jena!), la scena in cui il personaggio raccatta una sedia
mal messa e si siede meditando sul da farsi, è stata improvvisata da Kurt
Russell sul set ed è finita direttamente nel montaggio finale, perché
Carpenter l’ha ritenuto abbastanza Western per i suoi gusti.
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Affrontare questa città è una...Sfida infernale. |
Da quando Jena
viene infettato con le capsule esplosive iniettate (a tradimento) nel suo
sangue, che lo costringono ad accettare la missione suicida, il film diventa
quasi in tempo reale ed è inevitabile anche dopo 8746 mila visioni ritrovarsi a trattenere il fiato per il destino di Jena (Chiamami Plissken!)
impegnato in una corsa contro il tempo.
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"Che ora fai? Questo è fermo sull'ora di New York". |
Il Western
è ovunque in questo film, se il protagonista è il pistolero solitario e gli
abitanti di New York gli Indiani (nei titoli di coda del film, una delle gang
ha proprio il nome “Indians”), allora le facce che popolano il cast non fanno
altro ricordarci che “Escape from New York” è un Western travestito da film di
fantascienza.
Iniziamo dal
tassista, interpretato da Ernest Borgnine, personaggio creato in fase di
sceneggiatura da Nick Castle (responsabile anche della scena finale, appena
appena riuscita direi). Cabbie è il perfetto controaltare di Snake: sorridente
e solare malgrado il luogo in cui vive, riesce ad essere l’elemento comico (non
fastidioso) della storia e poi gente: Ernest Borgnine! Stiamo parlando della
storia del cinema, quest’uomo ha fatto tutto e recitato con tutti i maggiori
registi, se penso al numero di capolavori della settima arte in cui quest’uomo
compariva mi gira la testa!
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Per elencare tutti i film mitici di Ernest, bisogna prendersi una settimana di ferie. |
Il personaggio
che più di tutti dimostra il pegno d’amore di John Carpenter per il genere
Western è l’alto commissario Bob Hauk, interpretato da Lee Van Cleef… Se avete
un cappello in testa, questo è il momento di toglierlo.
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"Quando cerco qualcuno io lo trovo sempre. Per questo mi pagano" (Cit.) |
Carpenter è
riuscito a convincere Lee Van Cleef andando a trovare l'attore nella sua casa, Van Cleef non se la sentiva di partecipare perché aveva un ginocchio molto mal messo dopo
una caduta (ovviamente da cavallo), alla fine, però, accettò la parte perchè Carpenter gli disse che sarebbe stato seduto per la maggior parte del tempo, ma soprattutto che avrebbe potuto recitare tenendo l’orecchino, evidente il grande Lee ci teneva alla sua gioielleria da orecchio, perché accettò subito la parte.
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"Carino l'orecchino, lo fanno anche da uomo?". |
Lee Van Cleef
in questo film è talmente figo che anche con gli occhiali a culo di bottiglia
con cui guarda gli schermi, risulta stiloso da morire, inoltre con la sola
presenza fa aumentare il carisma del protagonista, quando realizzi che Jena
(Chiamami Plissken!) sta rispondendo malamente a “IL CATTIVO” allora capisci
davvero che Snake è fatto di un'altra pasta: “Fate un nuovo Presidente...” No,
dai, basta altrimenti ve lo cito frase per frase questo film!
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Questa foto è talmente mitica che forse me la faccio tatuare. |
A contribuire
alla nutrita compagine di personaggi coloriti, abbiamo anche la coppia
composta da Maggie e Mente (Brain in originale) interpretati da due miti come Adrienne
Barbeau (allora moglie di Carpenter) e dal leggendario Harry Dean Stanton (sempre sia lodato!). Con
veramente pochissimo Carpenter tratteggia due personaggi fantastici: Maggie è
la tipica eroina tosta Carpenteriana, risoluta nei modi e fedele fino alla
fine, tanto da guadagnarsi la stima di Jena, che senza dire una parola
asseconda la scelta della donna di affrontare il Duca sul ponte nel tiratissimo
finale del film.
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"Hey! Occhio a dove punto quel cannone Adrienne!". |
Carpenter fece
visionare il film completato ai produttori della AVCO, durante la proiezione
speciale, una vocina sollevò una questione all’attenzione del regista:
“Signor
regista con i baffi? Dopo la sparatoria non si capisce che fine fa Maggie nel
film”
“Hai ragione
piccolo bambino fastidioso con gli occhiali tondi, ma dimmi un po’, chi sei?
Come ti chiami?”
“Sono il
figlio del produttore, mi chiamo Abrams, J.J. Abrams” (Storia vera).
Peccato che il
Maestro sia stato un tale signore, da non aver strangolato sul posto il pupo
spaccamaroni, quanta sofferenza avrebbe evitato alle generazioni future…
Forte della
critica (sensata) Carpenter girò una scena extra, che mettesse in chiaro il
destino di Maggie, una cosa piuttosto semplice da fare quando la protagonista
è anche quella che trovi nell’altra metà del letto quando ti svegli la mattina.
Infatti, la scena aggiuntiva venne girata da Carpenter e Adrienne Barbeau nel
cortile della loro casa (storia vera).
Curioso, però,
che il piccolo J.J. fosse così attento alla continuità nei film altrui, quando
nei suoi i personaggi compaiono e scompaiono senza soluzione di continuità…
Evidentemente, ha perso questa capacità con l’arrivo della pubertà.
Brain/Mente,
invece, è il personaggio che serve ad approfondire il passato di Plissken
(Chiamami Jena!), i due hanno dei trascorsi come ex commilitoni, anche se non
si sono lasciati proprio da amiconi. La cosa curiosa è che anche Mente, proprio
come Jena, sembra ossessionato dal proprio soprannome, tanto che risponde
sempre stizzito, quando Jena provocandolo lo chiama Harold. Poi, vabbè, Harry
Dean Stanton gente, cosa volete di più, una leggenda, anche lui ha lavorato
con chiunque, regalando momenti epici della storia del cinema…
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"...E ho anche inventato il Trolley, storia vera!". |
Nei panni del
dittatoriale Duca di New York troviamo il grande Isaac Hayes, leggenda della
musica Soul e noto al pubblico più giovane come il doppiatore ufficiale di
Chef, il cuoco della scuola di “South Park”. Il Duca, antesignano della
automobili “Pimpate” (nel suo caso con lampadari sul cofano), è il personaggio
che incarna il ribaltamento dei ruoli all’interno della prigione-città di New
York, la velata critica Carpenteriana sottolinea come un leader nero, nell’America
degli anni ’80, possa esistere solo in un mondo senza regole.
Isaac Hayes ha
contribuito alla caratterizzazione del personaggio inventandosi il tick all’occhio,
effetto collaterale della vistosa cicatrice (finta) sul volto del Duca, l’idea
piacque molto a Carpenter e finì dritta nel film.
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You see this cat Isaac is a bad mother (Shut your mouth!) But I'm talkin' about Isaac Hayes (Then we can dig it). |
Un altro
attore feticcio di Carpenter presente nel film è il grande Donald Pleasence,
che qui interpreta il presidente degli Stati Initi, malgrado il fatto che sia
nato e cresciuto in Inghilterra. Questo turbava parecchio Pleasence che
si rivolse al suo regista per chiedere spiegazioni in merito, Carpenter con il
solito piglio che lo contraddistingue rispose una cosa del tipo: “Tranquillo
Don, recita pure con il tuo accento Inglese, fai conto che il tuo personaggio
sia il figlio di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher”, l'ho già detto che questo è un film politico vero?
A proposito di capi di stato, tra gli assistenti del presidente sull’Air Force One, fa una piccola parte anche Steven Ford, figlio dell’Ex Presidente Gerald Ford… A questo punto siete liberi di dire “Il presidente di che?”.
A proposito di capi di stato, tra gli assistenti del presidente sull’Air Force One, fa una piccola parte anche Steven Ford, figlio dell’Ex Presidente Gerald Ford… A questo punto siete liberi di dire “Il presidente di che?”.
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L'Espressione di Pleasence nel finale resta un capolavoro! |
Tra le varie
sfide che Jena Plissken deve affrontare nella sua corsa contro il tempo, anche
un duello sul ring con un enorme lottatore, interpretato da Ox Baker. Durante
la scena Baker continuava a malmenare pesantemente Kurt Russell, che ad un
certo punto disse: “Basta adesso” e afferrò per le palle Baker, ma non in senso
figurativo, lo minacciò davvero di strizzargli quello che i francesi chiamano
“Il secondo cuore” se non si fosse dato una calmata. Risultato: uno dei due portò a casa la pelle, mentre l'altro le palle.
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"Ox abbassa le braccia, in prima fila uno è svenuto". |
E' impossibile non parlare dalle musiche del film, come al solito curate da
Giovanni, il tema principale di “Escape from New York” è uno dei più iconici e
riconoscibili mai composto da Carpenter, a mio avviso perfetto nel sottolineare
l’incedere di Jena Plissken e la sua natura un po’ sopra le righe (quasi da
cartone animato), ma estremamente stilosa. Oltre al tema principale, uno dei
miei pezzi preferiti è quello che sentiamo durante l’inseguimento sul ponte
minato, ennesima dimostrazione che la musica nel cinema di Carpenter va di pari
passo con le immagini, aumentandone esponenzialmente il valore.
Quando uscì
nelle sale, “1997 Fuga da New York” costato solo 6 milioni di dollari,
portò a casa 25 milioni di bigliettoni verdi, ma i
numeri non dicono del perso specifico di questo film, il suo lascito va
misurato sull’effetto dirompente che ebbe sulla cultura popolare. Qui in uno
strambo Paese a forma di scarpa, vennero sfornati una sere infinita di seguiti
apocrifi ispirati al film di Carpenter, titoli come “2019 - Dopo la caduta di
New York” di Sergio Martino, oppure “1990 - I guerrieri del Bronx” di Enzo G.
Castellari.
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Un influenza sulla cultura pop che non si sconfigge nemmeno con gli antibiotici. |
Ma più in
generale, senza questo film non sarebbe mai esistito il personaggio di Snake,
nella celebre serie di videogiochi “Metal Gear Solid” e probabilmente persone
come Robert Rodriguez e Neil Marshall ora farebbero un altro mestiere. Il primo
cita “Escape from New York” ogni volta che ne ha l’occasione nei suoi film, mentre
il secondo, quello che più di tutti ha appreso la lezione Carpenteriana, e ha
messo su pellicola il suo amore per questo film quando ha diretto “Doomsday”.
Non passa anno
se almeno una volta non mi rivedo, sempre con enorme piacere, questo capolavoro che unisce
con sapienza fantascienza dispotica, omaggi al genere Western, il tutto condito
da messaggi politici senza mai tirare via la mano. Quando si parla di aerei che
precipitano su New York e atterraggi sul World Trade Center è chiaro che
Carpenter ha saputo anticipare i tristi eventi futuri, sbagliando per altro di
poco la data (1997 contro 2001), ma è in quello scambio di cassette finale, che per altro ricorda vagamente “Agente 007 una cascata di diamanti”, che Carpenter
sottolinea tutta la sua disillusione per la politica del suo Paese.
Plissken
(chiamami Jena!) chiede al presidente cosa prova per le persone che sono morte
per salvargli la vita, la frettolosa e distaccata risposta del capo di stato
determina la reazione anarchica di Jena. Carpenter crede ancora nel suo Paese,
esattamente come farà John Nada in “Essi vivono”, ma di fronte alla prova
lampante che il “Buon” presidente non è tanto diverso dal dittatoriale Duca di
New York, Jena, il vero alter-ego di Carpenter, interviene alla sua maniera. "Preferisco
un fallimento alle mie condizioni che un successo alle condizioni altrui" diceva
Tom Waits, qui è la stessa cosa.
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Giorni di un futuro passato. |
Quando poi Bob
Hauk propone a Jena di collaborare, lui ignora la proposta di fare parte
dell’establishment, si riprende il suo nome e per la prima volta nel film
risponde dicendo: “Chiamami Plissken”.
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"Hai anche l'accendino per caso?". |
Un finale
Carpenteriano (quindi nerissimo) che è la somma di tutto il Giovanni-Pensiero,
quasi un manifesto programmatico, raramente in un film di intrattenimento così
ritmato abbiamo assistito a tante prese di posizione politiche e riflessioni sulla società moderna. Frank Sinatra cantava che se puoi farcela a
New York, ce la puoi fare davvero ovunque e Carpenter nella sua immaginaria e
dispotica New York, ha fatto la storia del cinema.
Mi ucciderai ora, Jena?
Sono troppo stanco... forse più tardi. I ragazzi de Il Seme Della Follia - FanPage italiana dedicata a John Carpenter, sulla loro pagina del Faccialibro, gentilmente ospitano questa rubrica, passate a trovarli, magari loro hanno da fumare!
Per il mio modesto parere questo è il suo miglior film, dopo "La Cosa" ovviamente!
RispondiEliminaSono molto d’accordo, aggiungerei anche “Il seme della follia”, però ti prego, non chiedermi quale dei tre sia il numero 1 ;-) Cheers!
Eliminavabbè 92 minuti Di applausi per un ottimo post che omaggia un mito di filmone!
RispondiEliminaIn risposta mi prodigo in inchini di ringraziamento ;-) Uno dei miei film preferiti di sempre e un icona cinematografica grossa così, non potevo non omaggiarlo... Cheers!
EliminaImmenso, divertimento allo stato puro. Per la mia generazione un Must. Bello, bellissimo, di più. Grande omaggio Cassidy.
RispondiEliminaAnche per molte altre dopo, non buttarti già così non sei mica matusalemme ;-) Ti ringrazio moltissimo, è un film che amo molto… Cheers!
EliminaUn cultone! Quella è la benda più famosa di Hollywood...
RispondiEliminaAssolutamente sì, ci starebbe bene una bella classifica di bende celebri del cinema ;-) Non vedo l’ora di parlare di quando questa benda qui, poi ad Hollywood ci è andata davvero, ma mi trattengo per il sequel. Cheers!
EliminaPost super-fanta-mitico, mi hai esaltato alla follia: Jena for President! :-D
RispondiEliminaOgni volta che vedo Lee Van Cleef in questo film, vestito di nero come in "Master Ninja", ho un tuffo al cuore: prima di sapere il passato western dell'attore, per me era il Maestro Ninja per eccellenza ^_^
Malgrado il disguido del tatuaggio, considero la locandina italiana una delle più alte vette della grafica cinematografica anni Ottanta: è il canone a cui un'intera generazione di "locandinari" ha dovuto per forza rifarsi!
Ancora bravo: John sarebbe orgoglioso di te ^_^
Jena risponderebbe: Il presidente di che? ;-)
EliminaInfinite grazie, ti rispondo con un inchino ninja perché sei andato a ripescare una chicca a cui non pensavo da anni… The Master che figata! Se non sbaglio accanto a Lee van Cleef recitava Tim Van Patten, uno che da regista ha fatto un sacco di cose fighe dai Soprano a The Wire fino a Boardwalk Empire... Mammia mia cosa hai citato ;-) Concordo, e poi ci sono legato a quella locandina, come detto, è rimasta appesa nella mia camera per anni. Cheers!
Già! Tra l' altro le locandine dei film di Carpenter sono tra le più belle! ^^
EliminaNe sono profondamente convinto, questa poi è un pezzo di cuore, è stata appesa nella mia cameretta per una vita ;-) Cheers!
EliminaCome sempre gran bel post, pieno di curiosità e amore verso il Maestro.
RispondiEliminaPer uno come me che considera John Carpenter il miglior regista di tutti i tempi il venerdì è ormai diventato un appuntamento fisso col post della Bara Volante!
1997 Fuga da New York per quelli della mia età non può che essere un classico senza tempo. La storia, la musica e soprattutto i personaggi sono diventati mitici nel giro di una serata, da Romero a Hauk, da Mente al Duca. Ma soprattutto Jena (Chiamami Plissken) che resterà sempre il manifesto di una generazione che sognava di essere forte, diversa e tosta ma che poi si è persa per strada. John Carpenter ha creato un personaggio irripetibile, forse soltanto guardandosi allo specchio, e Kurt Russell, nel ruolo di una vita, gli ha prestato perfettamente faccia e fisico. Come hai detto tu da allora le imitazioni sono state innumerevoli. Tra i tanti omaggi però vorrei ricordare Mauro di Francesco ne Il ras del quartiere con Diego Abatantuono!
Ecco, adesso aspetto impazientemente il prossimo post e qualcosa mi dice che ci dovremo spostare da New York in un luogo meno affollato e molto più freddo...
Posso essere onesto? Non so se si vede ma mi sto divertendo come un bambino in un negozio di caramelle, ti ringrazio moltissimo, il Venerdì con Carpenter è una cosa a cui tengo molto, mi fa piacere che ti piaccia ;-)
EliminaDici bene, un icona creata guardandosi solo alla specchio e affidata all’attore (e amico) giusto, Mauro di Francesco che si faceva chiamare Jena da tutti, hai ragione!
Prepara la giacca pesante, e tieni il lanciafiamme a portata di mano, torneranno utili entrambi tra sette giorni… Cheers!
Azz, mi hai "rubato" la citazione del film dei Vanzina! XD Comunque quoto!
EliminaAhaha si vero, non sono un grande cultore dei Vanzina, però quella è talmente famosa che la conosco anche io ;-) Cheers
EliminaSi, si vede eccome che ti stai divertendo come il proverbiale bambino nel negozio di dolciumi. E ti assicuro che anch'io, come sono sicuro tutti gli altri, mi sto divertendo con te. In generale con tutti i tuoi post e in particolare con quelli dedicati al Maestro.
RispondiEliminaContinua così!
Infinite grazie, il mio obbiettivo è proprio quello, muchas gracias! ;-) Cheers
EliminaBella recensione ma la città della fu URSS citata nel film è Leningrado e non Stalingrado...
RispondiEliminaTi ringrazio e hai ragione, correggo grazie mille ;-) ho visto troppe volte "Caccia ad ottobre Rosso" e mi lascio prendere ;-) Cheers
EliminaRicordo che al Mediaworld c'era l'offerta 3x2 sui dvd. Io volevo prendere "Gran Torino" e "Il labirinto del fauno", mancava il terzo titolo. Ed esso fu la steelbox di questo filmone.
RispondiEliminaGrandioso, Carpenter allo stato puro!
Ottima scelta, tre dei miei registi preferiti, e poi la steelbox di fuga da NY ha una copertina fighissima ;-) Cheers!
EliminaUno dei primi (insieme a "Fog" e "Halloween") grandi cult movies del Maestro Carpenter che ho visto e amato, quando ero un pischello di scuola media!
RispondiEliminaSe me lo concedete, mi fa piacere mostravi la parodia che ne ho fatto con l'associazione di filmakers di cui faccio parte, la 3dproduction - Associazione Culturale.
Si intitola "SFIGA DA NEW YORK": https://www.youtube.com/watch?v=JNAWwO5fhBA
Fantastico! Jena Friskies e Sapientone... Ottima scelta di nomi! ;-) La linguetta della lattina mi ha fatto rotolare dal ridere ;-) Davvero uno spasso si vede dai dettagli che avete studiato il film di Carpenter fotogramma per fotogramma... Ottimo lavoro! ;-) Cheers
EliminaGrazie di cuore... a nome di tutta l'associazione naturalmente!
EliminaNon potevamo prescindere dall'omaggiare questo grande intramontabile cult!
Inoltre prima di girarlo organizzammo una doverosissima proiezione a beneficio dei futuri interpreti che ancora non l'avevano visto!
Bravi avete fatto bene, bisogna sempre diffondere il Carpenter-verbo ;-) Ottimo lavoro... Cheers!
EliminaThanks!!! ;-)
EliminaYou welcome ;-)
EliminaA proposito, ma i fucili M16 senza impugnatura che fanno "futuro" hanno mai spiazzato nessun altro oltre me?
RispondiEliminaCassidy, ho quasi finito un articolo su questo film, ti ho nominato già tra le letture consigliate.
Secondo me li hanno avuto a prezzo scontato, e siccome appunto facevano futuro Carpenter ha deciso di usarli, però è vero sono troppo strani! ;-) Cheers
EliminaEra dovuto un link a questo articolo nel mio trattato sull'adattamento italiano di questo film https://doppiaggiitalioti.wordpress.com/2016/12/11/1997-fuga-da-new-york-jena-non-snake-psicologia-di-un-nome/
RispondiEliminaCausa lo scherzetto che mi ha fatto il filtro commento di Blogger, posso ringraziarti solo adesso, ma mi ero già goduto il tuo gran articolo ;-) Cheers!
EliminaAdesso basta, voglio l'autorizzazione automatica a commentare!!! Dopo tutti questi anni voglio poter spammare in libertà!!!
Elimina;)
Mi sembra cosa buona è giusta, adesso con frusta, cilindro e frusta ho domato il filtro di blogger, vai e spamma come se non ci fosse un futuro! :-D Cheers
EliminaDevo rifarmi subito. I dottori lo odiano, clicca qui per scoprire il segreto della sua...
EliminaAhaahha esatto! Voglio proprio una cosa così! :-D Cheers
EliminaMe ne parlò mio zio da ragazzino e mi affascinò molto. Sono riuscito però a beccarlo solo alcuni anni dopo su "Fuori orario" che lo trasmise in lingua originale e quindi paradossalmente sono più abituato a chiamare il protagonista "Snake". XD
RispondiEliminaL' ambientazione notturna è davvero affascinante e tetra, il ritmo incalzante e i personaggi sono l' uno meglio dell' altro. XD Dialoghi veloci ed essenziali. Chissà oggi che robe lunghe metterebbero! XD
Curiosa la presenza della testa ella statua della libertà che richiama un altro famoso film. Nella pellicola però non compare se non erro.
Della sequenza computerizzata ho letto qualche anno fa! Mamma mia come si ingegnavano fino ad alcuni anni fa! Pensare che è ancora una figata! XD
Ho visto in un documentario su GS che KR prese parte ai provini per Han Solo. Probabilmente fossero stati fatti qualche anno dopo avrebbe probabilmente vinto. XD Vabbé, si è "accontentato" di interpretare Plissken e Jack Burton! XD Certo che il nostro Kurt nei film diretti da Carpenter riesce ad interpretare personaggi davvero diversi!
"Curioso, però, che il piccolo J.J. fosse così attento alla continuità nei film altrui, quando nei suoi i personaggi compaiono e scompaiono senza soluzione di continuità… Evidentemente, ha perso questa capacità con l’arrivo della pubertà."
Ho pensato la stessa cosa! XD Per me Abrams e Joss Whedon dovrebbero fare solo TV! XD
Il “Fuori orario” Ghezziano, sempre sia lodato, ci ho visto tutti i primi Cronenberg ;-) No nella pellicola non si vede mai, costava troppo! Kurt è più versatile di quello che si pensi, con Giovanni Carpentiere ha formato la più bella coppia cinematografica di sempre, non accetto discussioni in merito! :-P
EliminaCon tutto che Joss Whedon è molto più bravo, anche a fare tv ;-) Cheers
Troppe cose da dire su questo film che non abbia già detto tu in questo bellissimo post,quindi ti sparo qiualche considerazione sparsa : Serpente è meglio ma Jena non mi dispiace,purtoppo col labbiale non ci entra propio,JJ Abramo all'epoca era un nanerottolo con,molto probabilmente delle turbe ormonali nei confronti della Barbeau,per questo era cosi attento. Carpenter è uno dei più grandi registi Western di sempre.Non so cosa darei per vedere il momento in cui Russel strizza le palle a OX Baker per dargli una calmata,chissa se in qualche magazzino polveroso esiste il video della scena ? Cassidy ti concedo l'onore di chiamarmi Pist..,no no emm,aspetta,molto meglio Jena.
RispondiEliminaMolto felice che ti sia piaciuto, considerando il tuo nome di battaglia, il tuo parere conta molto ;-) Le turbe per la Barbeau le abbiamo avute in tanti. Kurt si era leggerissimamente calato nel parte bisogna dirlo, penso che ti chiamerà Jena, mi sembra una scelta in continuità ;-) Cheers!
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