venerdì 12 febbraio 2016

Occhi di Laura Mars (1978): Eye of the Beholder


Il 1978 è stato un anno piuttosto impegnato per il nostro John, sono ben tre i film che portano la sua firma, ma soltanto uno di questi lo vede impegnato solo come sceneggiatore ed è il primo uscito quell’anno, per la precisione ad agosto. Benvenuti ad una nuova puntata di Giovanni Carpentiere’s The Maestro!



Quando uscì Distretto 13 - Le Brigate della morte, fu il primo dei grandi film di Carpenter ad incassare bruscolini al botteghino, inoltre per via della famigerata scena del gelato, fece storcere i nasi della critica americana. Ma come si dice: nessuno è profeta in patria. Sicuramente è stato così per Giovanni, nel 1977, Distretto 13 presentato al London Film Festival raccolse i meritati applausi, lo stesso successo arrivò anche in Francia e in Germania, intervistato da SFX anni dopo, Carpenter dichiarò: “In Francia sono un autore, in Inghilterra sono un regista di film horror, in Germania sono un filmmaker, negli Stati Uniti sono considerato un buono a nulla".

Di sicuro il Maestro non è rimasto con le mani in mani ad aspettare la gloria, tutt’altro, Giovanni scrisse un sacco di sceneggiature e tre di queste videro la luce proprio nel 1978. Bisogna sottolineare che i tre film hanno tratti distintivi comuni, sia in “Pericolo in agguato” (Someone's Watching Me!, novembre 1978) che in “Halloween” (uscito ovviamente ad Ottobre del ‘78) le protagoniste sono donne toste alle prese con un assassino senza volto che le tormenta, ma le prove generali di tutto questo, Carpenter le ha fatte nella sceneggiatura di “Occhi di Laura Mars”.

La fotografa professionista Laura Mars (la grande Faye Dunaway) ha raggiunto il successo grazie alle sue foto di moda provocatorie, che ritraggono affascinanti modelle intente a ricreare cruente scene di violenza, morte e omicidio. Siccome morte e violenza vendono, Laura Mars diventa l’idolo dei pubblicitari, le sue foto fanno vendere qualunque prodotto… Avete presente le foto di Oliviero Toscani per la Benetton? Ecco immaginatevi una cosa così, ma con meno cavalli e più sangue.

Oliviero Toscani? Tzè, dilettante... Guarda e impara.
Le cose si fanno complicate quando qualcuno inizia ad inscenare gli omicidi delle fotografie, sulla faccenda indaga il detective di polizia John Neville (Tommy Lee Jones), che non solo intreccia una relazione con la fotografa, ma scopre il suo grande segreto: Laura attraverso alcune visioni extra sensoriali, riesce a “vedere” gli omicidi, del passato, mentre stanno accadendo, ma anche quelli dell’immediato futuro.

Il soggetto originale di John Carpenter prende ispirazione dai Gialli all’Italiana degli anni ’60, da Sergio Martino a Mario Bava, ma l’attenzione di Giovanni si pone sul discorso dello sguardo. Come spiega Laura stessa a Tommy Lee Jones nel film: le sue visioni sono vere e proprio soggettive, come quelle di una macchina fotografica (o da presa), il rapporto tra vittima e assassino va di pari passo con quello di osservatore e osservato, esattamente come gli altri due film del 1978.

"La punti verso quel tipo mascherato che ti segue da stamattina, e premi il grilletto, facile facile...".
Il discorso sullo sguardo viene sottolineato da Carpenter anche nel titolo originale della sceneggiatura, che originariamente era “Eyes”. L’altra grande caratteristica che accomuna questa pellicola ai suoi fratellini del ’78 è lo stampo volutamente Hitchcockiano dell’opera, sia nella costruzione della suspence, che nella messa in scena delle violenza, se siete fanatici del sangue e delle budella esposte, il 1978 di Carpenter non è l’anno che fa per voi.

La sceneggiatura di Carpenter è passata per le mani di parecchi registi, prima di essere accettata da un grande studio ha dovuto incassare il no di Michael Miller e Lindsay Anderson. Gira che ti rigira, il regista scelto fu Irvin Kershner ed è proprio con “Occhi di Laura Mars” che George Lucas si convinse che Kershner era l’uomo giusto per dirigere L’Impero colpisce ancora. Ora sapete chi dovete ringraziare…

"Il padre di Luke Skywalker è LUI?!?".
Purtroppo la sceneggiatura originale di John Carpenter venne riscritta svariate volte, modificando anche l’identità dell’assassino, quindi quello che possiamo vedere sullo schermo non è certo il finale che aveva in mente Carpenter, che venne contattato dal produttore Jon Peters per rimettere le mani sul suo lavoro, ma a quel punto Giovanni era già completamente assorto nel suo progetto successivo… Quello uscito in prossimità di una festa Americana che cade l’ultimo giorno di Novembre e ha anche lo stesso titolo. Visti i risultati direi che va bene così per tutti e pace fatta.

Certo, se Carpenter fosse rimasto a bordo, sono sicuro che uno specialista di finali fighi come lui, avrebbe sfornato qualcosa di meno prevedibile per l’identità dell’assassino, ma forse il bello di “Occhi di Laura Mars” è anche questo: si tratta di uno di quei film in cui si sospetta di tutti ed il pubblico durante la visione formula teorie e scommette sull’identità del killer, il casting da questo punto di vista aiuta molto.

La facciona da schiaffi del grande Raul Julia (Quanto mi manca quest'uomo...).
Laura Mars è circondata dal suo isterico Manager René Auberjonois (l’odioso Odo della serie tv “Star Trek - Deep Space Nine”), dall’ex marito violento e alcolizzato interpretato dal grande Raul Julia e da un autista dal passato turbolento che ha il faccione di Brad Dourif (visto in tanti film di Lynch, ma anche ne “Il Signore degli Anelli”, ovviamente nella parte del perfido Grima Vermilinguo), ma se proprio volessimo dirla tutta, persino il detective che veglia su di lei ha la faccia di Tommy Lee Jones, uno rinomato per il suo rassicurante sguardo da tenerone, insomma!

"Ah quindi Deep Space Nine non ti piaceva? Questa me la segno...".
Non avevo mai visto il film, ho deciso di colmare questa lacuna in vista di questa rassegna Carpenteriana, la cosa che ho trovato buffa è che Tommy Lee Jones, quando girò questo film, aveva 32 anni e già ne dimostrava 54! Quindi, sono ancora convinto che l’attore di origini texane non sia MAI stato giovane, nemmeno quando lo era anagraficamente. Una di quelle facce di granito che non cambiano mai nel tempo stile Charles Bronson.

Per chiudere il discorso sul “giovane” Tommy Lee Jones, pare che tutti i dialoghi del suo personaggio siano stati riscritti dallo stesso Jones, ma accreditati al regista Irvin Kershner per non incappare in problemi con il sindacato sceneggiatori, a cui Jones non era iscritto. Ma la cosa più divertente che ho letto riguarda Josh Brolin che, per prepararsi a interpretare Tommy Lee Jones da giovane in “Man in Black III”, è andato a rivedersi proprio questo film, per tentare di carpire espressioni e movenze da imitare… Evidentemente averlo frequentato sul set di “Non è un paese per vecchi” non è stato sufficiente. Josh te l’ho detto! Tommy Lee non è MAI stato giovane!

Tommy Lee, il 32enne più vecchio del mondo...
Anche il ruolo della protagonista è stato in forse a lungo, originariamente Laura Mars avrebbe dovuto essere Barbra Streisand, ma alla fine si è limitata a comporre “Prisoner” unica canzone composta dalla cantante per un film in cui lei non recita. A portarsi il film sulle spalle ci ha pensato Faye Dunaway, molto brava e convincente nella parte iniziale del film, purtroppo nei minuti finali il personaggio diventa sempre più svenevole e svampito, ma ritengo che sia più un problema derivato dalle varie riscritture che alla prova di Faye Dunaway che comunque resta valida, basta dire che per calarsi nel ruolo della fotografa, iniziò a frequentare il fotografo inglese Terry O'Neill, al fine di carpirne i segreti… Considerando che i due da lì a poco si sarebbero sposati (per poi divorziare) forse Faye Dunaway ha preso il suo ruolo fin troppo seriamente!

Il film risente un po’ del passare del tempo, ma la mano di Irvin Kershner si nota, la pellicola ha un ritmo più che decente, anche se tra il look dei protagonisti e le musiche (martellanti) della colonna sonora è impossibile non capire il decennio di cui fa parte, “Shake Your Booty” di KC & The Sunshine Band, “Boogie Nights” degli Heatwave… Sono gli anni ’70 bellezza!!

Non si esce vivi dalle pettinature anni '70.
“Occhi di Laura Mars” è invecchiato e forse anche un po’ prevedibile nel finale, ma sono sicuro che potrebbe piacere agli appassionati di thriller vecchio stampo. Sono contento di averlo recuperato perché s'incastra alla perfezione in questo percorso Carpenteriano che sto ripercorrendo, l’ennesima dimostrazione che Giovanni, oltre ad essere un autore estremamente coerente nelle tematiche, in quella sua testona ha sempre avuto una caterva di idee, che anche se rimaneggiate e annacquate da altri, possono comunque illuminare una pellicola… Mica uno diventa “The Maestro” per niente, no? 

8 commenti:

  1. Tommy Lee Jones è un pò come Christopher Lee,guardi un suo film da giovane e mostra sempre almeno cinquant'anni XD XD XD

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    1. Hai fatto l'esempio giusto, Christopher Lee è un altro con le stesse caratteristiche, ma anche lo stesso John Carpenter, quando aveva 29 anni ne dimostrava 29 di più ;-) Se non altro si conservano bene sulla lunga distanza, che è anche una tattica furba a ben pensarci ;-) Cheers!

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  2. Sai che non ho mai visto questo titolo? Anche all'epoca di Italia1 non mi sembra lo trasmettessero molto: devo recuperare ;-)
    Mi hai fornito una chicca: questa protagonista ricrea visivamente omicidi del passato e del futuro... e quella di "Basic instinct" fa lo stesso ma tramite romanzi! Lì certo non c'è paranormale ma chissà se Joe Hesteras ha pensato a Laura Mars :-P

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    1. Mancava anche a me, ho deciso di recuperarlo proprio per questa Carpenter-Rassegna, devo dire che sono contento di averlo fatto ;-) Non avevo pensato a questo paragone, ma direi che ha decisamente cittadinanza, potrebbe anche essere, complimenti per l’intuizione! Cheers ;-)

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    1. Una fatica per trovare quella giusta ;-) Ma ci tenevo perché riassume alla grande il senso del film. Cheers!

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  4. Questo non l'ho mai visto ma, a parte la sceneggiatura del Maestro... Che cast c'è qui dentro??? Fosse anche solo per questo, devo recuprarlo!

    Però devo farti un appunto: Odo...odioso? E perché mai??? È un bellissimo personaggio! :--)

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    1. In effetti avrei potuto scegliere un aggettivo migliore, conta che non avevo visto tutta "Deep Space nine" ai tempi di questo post, forse la parola che cercavo ai tempi era altezzoso, che suona un po' più azzeccata. In ogni caso il film merita, penso che potrebbe piacerti. Cheers!

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