lunedì 15 febbraio 2016

L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo (2016): Dalla blue meth alla minaccia rossa


Dalton Trumbo, uno dei più grandi scrittori e sceneggiatori del mondo, interpretato da Bryan “Più grande attore del mondo” Cranston. Mi sono convinto a guardare film per molto meno, dico sul serio.

Come sapete ho un brutto rapporto con le biopic, inoltre sembra che in questo periodo dell’anno, siano i film più in voga, nemmeno fossero la frutta di stagione, ma che ci volete fare, fino a fine febbraio, qui una volta era tutta Accademy e anche oggi le cose non sono cambiate. Da un certo punto di vista, “Trumbo” ha tutto quello che non mi piace vedere nelle biopic, a questo aggiungete anche il lavoro del titolista italiano, che trasforma un titolo semplice, diretto ed efficace, in una roba smarmellata ad esageratamente lunga, sono sempre un fanatico dei vecchio titoli tipo “L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente”, ma ditemi cosa volete “L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo” non ha lo stesso livello di carisma.

Dalton Trumbo era a dir poco mitico, autore di uno dei romanzi più anti militaristi di sempre come “E Johnny prese il fucile” e regista dell’adattamento cinematografico dello stesso, se dovessi iniziare ad elencarvi tutti i suoi lavori, i suoi camei (come quello nel film “Papillon”) o le curiosità tipiche del genio, tipo il fatto che amasse scrivere nella vasca da bagno, mi ritroverei a riscrivere la sua pagina di Wikipedia, cosa che a suo modo ha già fatto il regista del film, Jay Roach.


"Eh allora! Vogliamo chiudere la porta, c'è gente che sta cercando di scrivere qui!".
Al pari della biografie, ho uno strambo rapporto anche con GIEI Scarafaggio, gli ho sempre voluto benissimo per la serie “Austin Power” un po’ meno per i vari “Ti presento i miei”. Impossibile non notare il fatto che il nostro “Scarrafone” sia da regista che da produttore, denota una certa passione per i provocatori, i personaggi controversi e non disegna certo storie di natura politica, che siano più comiche (“Borat” o la serie tv The Brink) oppure più realistiche, come “Game Change” un film per la TV in cui Julianne Moore interpretava quella scoppiata di Sarah Palin, per altro, con pellicola con molti punti in comune con “Trumbo” lasciateli l’icona aperta che ripasso.

Basato sulla biografia di Dalton Trumbo scritta da Bruce Alexander Cook, il film ha un buona messa in scena, poi io ho un debole per i film ambientati nell’epoca d’oro di Hollywood, dove TUTTI i personaggi fumano e bevono come se non ci fosse un futuro, da questo punto di vista non si può criticare nulla a Jay Roach, al suo direttore della fotografia e al reparto costumi che fa un ottimo lavoro, anche solo per lo sforzo di confezionare gli assurdi cappellini di Hedda Hopper (Helen Mirren).

Se conoscete Dalton Trumbo saprete già di che parla il film, a grandi linea sappiate che è la storia di come Trumbo e altri nove scrittori (i famigerati “Dieci di Hollywood”) finiscono prima nelle liste nere e poi in carcere, per le via del loro simpatizzare con il partito Comunista. In direzione ostinata e contraria (citando Fabrizio De André) Trumbo continuò a lavorare usando mille pseudonimi e vinse non uno, ma due premi Oscar per le sceneggiature di “Vacanze Romande” e “La più grande corrida”. Serve che aggiunga "storia vera"? Vabbè lo dico… Storia vera.


"I'm not in danger Skyler, I'm the danger!"
Il problema di “L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo, che picchiò il cane, che morse il gatto che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò”, sta proprio nella mancanza di dramma della storia, al protagonista capitano cose atroci, lui e la sua famiglia vengono perseguitati per qualcosa che non è nemmeno un reato, viene bollato come traditore e si ritrova costretto a subire l’infamia di lavorare in gran segreto. Tutto questo viene portato in scena con una leggerezza disarmante.

L’esperienza devastante subita da Trumbo viene rimpicciolita sullo schermo (invece che enfatizzata), tutto è talmente edulcorato che anche il soggiorno in prigione dello scrittore, sembra quasi un piccolo incidente di percorso, infatti tutta la parte carceraria del film non solo è gestita poco (e male) e frettolosamente, ma si conclude anche in maniera sbrigativa per procedere con la storia.


...Put him in a prison cell but one time he could-a been. The champion of the world.
L’inizio del film ha un buon ritmo, poi, purtroppo, la sceneggiatura di “Trumbo” non è all’altezza del Trumbo sceneggiatore, parafrasando una battuta del film, se avessimo avuto la possibilità di sottoporla all'eccentrico scrittore, probabilmente lui avrebbe detto: “Qui dentro, da qualche parte, c'è una buona storia", purtroppo non esce mai fuori a vedere la luce. Il risultato è un compitino, fatto bene, ma comunque scolastico.

Essendo lievissimamente appassionato di Cinema, penso sempre che, in quanto arte, dovrebbe fornire il suo contribuito, come per The Imitation Game, quando un film risulta essere l’alternativa a leggersi la pagina di Wikipedia del protagonista (e in certi passaggi sfoggia anche lo stesso livello di pathos) vuol dire che qualcosa non sta funzionando. “Trumbo” è l’ennesima biopic che chi non ha mai sentito parlare di Dalton Trumbo può guardare per sapere tutto quello che serve sul personaggio, efficace certo, ma il Cinema dovrebbe essere qualcosa di più dal mio punto di vista.


Speravo fosse un falso, invece è la vera locandina Italiana del film (FACCIAPALMO).
Andando a riprendere l’icona lasciata aperta lassù, posso dirvi che GIEI Scarafaggio ha utilizzato nuovamente lo stesso registro di “Game Change”: un grande cast, con attori famosi in ogni ruolo (altra cosa che amo molto poco vedere al cinema) che con l’ausilio di trucco, parrucco e del loro talento, sono chiamati ad impersonare i reali protagonisti degli eventi. Il tutto è portato in scena lasciando i giusti tempi di “Stupore” allo spettatore, ad esempio, quando Kirk Douglas (un Dean O'Gorman abbastanza somigliante) propone a Dalton di riscrivere la sceneggiatura di un film a cui sta lavorando, arriva l’inevitabile domanda “Come si intitola?”, la risposta (che è ovviamente “Spartacus”, come sono sicuro avrete già intuito) arriva dopo quei due secondi di silenzio, messi apposta per stupire il pubblico…

Inoltre, Jay Roach cercando di confondere le acque tra realtà a finzione, utilizza filmati d’epoca (ad esempio il processo di Trumbo) su cui va ad aggiungere le scene girate dagli attori, quindi non stupitevi quando vedrete una scena (vera) del film di Stanley Kubrick, ma con un primo piano su Dean O'Gorman, invece che sul vero Kirk Douglas, mentre interpreta il finto Spartaco, però in un film vero, che in quanto film però è finto… Qualcuno di voi ha una pastiglia per il mal di testa?


"Dai gente, sono l'unico al mondo con la fossetta giusta per fare Kirk".
Visto che sono sull’argomento, parliamo ancora una volta della questione somiglianza degli attori con i personaggi (reali) che interpretano, una cosa che piace molto all’Accademy è vedere i Divi di Hollywood trasformarsi (e spesso imbruttirsi) per somigliare al vero qualcuno. Personalmente non ritengo che la somiglianza con il personaggio interpretato sia fondamentale alla riuscita del film (tipo “The Social Network” per fare un titolo), ma è qualcosa che capita spesso e, a volte, con risultati fin troppo esagerati (sto pensando a “Black Mass”). Però se si sceglie la via della somiglianza a tutti i costi, caro il mio Jay Roach, non puoi far venire giù David James Elliott per interpretare John Wayne! Elliot è stato scelto perché è evidentemente il più alto di tutto il cast, ma le somiglianze con il Duca terminano qui.


"Sei proprio tu, John Wayne? E io chi sarei?" (Cit.)
Sono, quindi, arrivato al cuore di “L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo travolto da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto si sospettano moventi politici”, ovvero: il fatto che quanto c’è di buono nel film, arriva tutto dagli attori.

Edda Hooper, paladina dell’America ossessionata dalla “Minaccia rossa”, risulta una cattiva monodimensionale nella sua fissazione, ma è proprio Helen Mirren a riuscire a caratterizzarla come un animale perfettamente a tuo agio sui red carpet, guardatela come sorride in posa davanti ai fotografi, ad esempio.


"Bevo per dimenticare" , "Che cosa?" , "Il tuo cappello".
Michael Stuhlbarg dopo Steve Jobs, pare si stia specializzando in biopic, l’ho sempre considerato un attore magnifico dai tempi di “A serious man” dei Coen e della sua parte in “Boardwalk Empire”, qui si divincola molto bene con il non semplice personaggio di Edward G. Robinson. Nei ruoli minori ho apprezzato Christian Berkel nei panni di Otto Preminger. Tranquillo Chris, tutte le parti da Tedesco/Austriaco nei film di Hollywood, da qui ai prossimi vent’anni sono tue!

Piccola nota personale: il fan di “Firefly” che c’è in me si esalta tantissimo ogni volta che rivede (anche per poco) il grande Alan Tudyk.

Ma la vera costante è un'altra: ogni volta che compare in un film, l’uomo di cui sto per parlarvi ha la capacità di mangiarsi la scena, personalmente lo considero uno degli attori più sottovalutati di sempre, ma anche questa volta John Goodman è il migliore tra i personaggi di contorno del film. il suo produttore di B-movie Frank King è talmente magnifico, che verrebbe voglia di vedere uno spin-off su di lui, la scena con la mazza da baseball (con le buone si ottiene tutto…) è da applausi a scena aperta!


"Ricordati che io sono 'Buonuomo' solo di cognome!".
Il meglio me lo sono tenuto per la fine, ovviamente sto parlando della prova di Bryan “Più grande attore del mondo” Cranston, la cui nomination come migliore attore per la prossima cerimonia degli Oscar è del tutto meritata. Cranston scompare dentro il personaggio di Dalton Trumbo, riuscendo a portare sullo schermo la sua energia, il suo genio, la sua grossa attitudine alla polemica, ma anche una certa aggressività mai fisica, ma molto visibile (il suo incontro/scontro con John Wayne ad esempio). Un personaggio non semplice, perché se sei un ricco padre di famiglia e allo stesso tempo credi nei valori del comunismo, rischi di peccare di poca coerenza. In realtà il personaggio funziona alla grande e in certi momenti è impossibile non pensare al fatto che abbia molto in comune con il cuoco di metanfetamina Walter White/ Eisenberg, ma anche delle notevoli differenze, se non volete SPOILER su “Breaking Bad” tranquilli, non ne farò, amo troppo quella serie per rovinarvela in questo modo.


"Say my name...".
L’ego smisurato e la voglia di essere riconosciuto è la stessa del “Mite” (si fa per dire) Walter White, la differenza sostanziale tra i due personaggi sta nel rapporto con i familiari: il chimico in tutte le stagioni di “Breaking Bad” non ha mai ascoltato ragioni passando sopra tutti i rapporti umani pur di arrivare. Dalton Trumbo, invece, dopo uno scontro con la moglie (l’ottima Diane Lane) e con la figlia Elle Fanning (la sua sola presenza nel cast garantisce uno scontro con il padre, tutto come da programma), cambia direzione e comprende i suoi sbagli. In soldoni: il classico ruolo simile-ma-diverso di cui Cranston aveva bisogno.

Quello che resta costante è il talento di Bryan Cranston, che s'inventa tutta una mimica adatta a Dalton Trumbo, ma, soprattutto, fa un lavoro micidiale sulla voce del personaggio. Confrontatela con quella del vero scrittore nell’intervista che si vede sui titoli di coda (pensavate davvero non ci fosse insieme alle foto dei veri protagonisti? Il manuale della biopic standard la impone) e capirete perché questo film va visto in lingua originale. Se sono riusciti a stravolgere il titolo in quel modo, non voglio nemmeno sapere cosa potrebbero fare con il doppiaggio.

16 commenti:

  1. Confesso di non conoscere Trumbo e i confusionari trailer non mi hanno fatto capire la trama: leggendoti ho però pensato a "Il prestanome" con Woody Allen, che mi ha fatto conoscere il mondo degli pseudonimi sotto il maccartismo.
    Grazie della dritta, lo vedrò di sicuro ;-)

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    1. In effetti il paragone con il film di Woody Allen ci sta tutto, prego figurati, il film è un pò laccato (molto a tratti) ma potrebbe piacerti ;-) Cheers!

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  2. vero, giusto l'accostamento ad imitation game come struttura, paginetta di wiki eccetera... :-)

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    1. In questo periodo dell'anno pre-Oscar, i film biografici di questo tipo spopolano, vengono venduto ad un soldi alla dozzina ;-) Cheers

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  3. Da me purtroppo non lo danno.... Mi dispiace un pochino...

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    1. Uscito in pochissime sale, e non ho idea di come sarà stato trattato dal doppiaggio, il lavoro sulla voce di Cranston in originale è metà della sua ottima prova. Cheers!

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  4. Io invece conoscevo la storia di Trumbo e delle altre vittime hollywoodiane del Maccartismo!
    Debbo dire che Bryan Cranston si sta dimostrando un ottimo attore, in grado di sorprendere ogni volta ad ogni nuova interpretazione!

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    1. Trumbo era a dir poco mitico, mi spiace solo che Bryan Cranston lavori così poco, ma ormai sta per entrare in una fascia di età che gli aprirà le porte per mille mila ruoli interessanti, se lo merita, è uno che ha fatto la gavetta vera prima di arrivare ;-) Cheers!

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  5. non c'entra niente col topic, ma non so come segnalarlo, ma il link alla review di green inferno è rotto

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    1. Azz hai ragione, grazie per la segnalazione ;-) Sto rivedendo i collegamenti, avevo una mezza idea di spostare i film del 2015 in un unica categoria... Grazie ancora ;-) Cheers!

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  6. Conoscevo Trumbo solo di fame, e ho trovato questo biopic interessantissimo e lieve, nonostante mi aspettassi il polpettone politico. Una visione che non mi è dispiaciuta per nulla, e lui bravissimo. Mi lascio anch'io il beneficio del dubbio sulla versione italiana... Già hanno rovinato Deadpool (e la colpa, lì, è anche della sceneggiatura risicata del film in sé). ;)

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    1. Conto di vedere Deadpool presto, se possibile in lingua originale, mi sa proprio di film devastabile dal doppiaggio, e tu mi hai confermato il dubbio. "Trumbo" è un pò patinato, ma davvero poco politico, Bryan “Più grande attore del mondo” Cranston si conferma ancora una volta, se portasse via l'Oscar a Di Caprio, non sarebbe affatto scandaloso ;-) Cheers!

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    2. Anche perchè Di Caprio lo avrebbe dovuto vincerlo l'Oscar già ai tempi di The Wolf of Wall Street, secondo me lo hanno dato in The Revenant forse solo per pietà, e la mia strana teoria è che l'Academy detesta i personaggi scomodi come Jordan Belfort nel primo caso, dove in Trumbo è un personaggio scomodo in questo film. (Come ci insegna Bojack Horseman, quando Bojack aveva fatto il film su Secretariat).

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    3. Infatti nemmeno BoJack ha vinto ;-) Scherzi a parte, su "The Wolf of Wall Street" con me sfondi una porta aperta, mi fa impazzire quel film! Cheers

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  7. Visto su tua segnalazione, mi è davvero piaciuto: ho così scoperto che Trumbo era un Zinefilo di qualità! I film dei fratelli King ora li voglio assolutamente vedere, e mi piacerebbe andare a cercare le sceneggiature citate.
    Il mitico Reb di "JAG" che fa John Wayne è da applauso, e non sapevo che Edward "Gangster" Robinson avesse spifferato alla grande: è stata una pagina medievale della storia d'America, un paese che dà fuoco alla propria casa per paura che arrivino dei piromani...

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    1. Oh meno male! Sono contento di non averti consigliato un brutto film ;-) Si esatto, Il personaggio di John Goodman è mitico, d’altra parte è interpretato dall’attore giusto.
      Analogia perfetta, lo scontro verbale tra Trumbo e John Wayne sembra quello tra Davide e Golia ;-) Cheers!

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