mercoledì 3 febbraio 2016

Carol (2015): BOOM! Bang! BAM!


Mi trovo in una condizione preoccupante, devo scrivere di un film che ha tutto quello che mal sopporto in una pellicola, ma anche il numero sufficiente di cose giuste che mi bloccano dal parlarne male a tutti i costi, ma perché non mi limito a guardare quei bei film dove la gente si mena e le cose esplodono?

Diamo le coordinate: “Carol”, tratto dal romanzo “Il prezzo del sale” di Patricia Highsmith (che non ho letto, quindi non potrò fare paragoni con il film), è l’ultima fatica di Todd Haynes, uno che in passato ho apprezzato per la (non) Biopic su Bob Dylan “Io non sono qui” (I'm Not There, 2007). A ben pensarci Todd Haynes era proprio l’uomo giusto per portare al cinema questa storia che è ambientata negli anni ’50 come “Lontano dal paradiso” (Far from Heaven, 2002) e parla anche di omosessualità come “Velvet Goldmine” (1998), film che avevo apprezzato molto soprattutto per i vari omaggi musicali a David Bowie ed Iggy Pop, trama e poi cerco di affrontare il mio dilemma.

Nel 1952 Therese Belivet (Rooney Mara) è una commessa in un negozio di giocattoli e aspirante fotografa, per finire gli ultimi acquisti natalizi nel negozio arriva Carol Aird (Cate Blanchett) affascinante signora bene, con qualche problemuccio famigliare: suo marito Harge Aird (quel faccione di Kyle Chandler) le sta tentando tutte per tenersi sua moglie e salvare le apparenze, l’uomo sa che sua moglie è “Una di quelle”, ma in soldoni, solo l’amore per la figlia Rindy che tiene ancora insieme la coppia. Therese e Carol inizieranno un'intensa quando osteggiata relazione, rigorosamente da mantenere sotto silenzio…

Come avete intuito, nel film non esplode nulla (non fisicamente intendo), non ci sono calci volanti, ad un certo punto ciccia fuori un revolver, ma è scarico ed esce quasi subito dal film. “Carol” è la storia di due donne che scoprono l’amore della loro vita, ma devono viverselo di nascosto perché negli anni ’50 era un argomento tabù e sconveniente. 118 minuti di “faccio cose vedo gente”, dove la passione non è propriamente manifesta, il ritmo si adatta di conseguenza e la sensazione generale a fine film è quella di pensare: "Ok, stringi-stringi, di che parla questo film? Dopo che conosco il soggetto, cosa aggiunge la storia?".


"Sei proprio sicura che non ci sia nemmeno un esplosione?"
Formalmente è un film molto ben fatto, non posso criticare davvero nulla allo sceneggiatore Phyllis Nagy, alla regia di Todd Haynes o alla coppia di bravissime protagoniste, quindi dove sono i pro e i contro di questa pellicola? Fino a questo punto ho camminato sulle uova, ora faccio una sparata estrema delle mie, che probabilmente servirà ad attirarmi l’odio di chi ha amato questo film, ma abbiate pazienza un minuto, non trovo un modo stringato e diretto per dirlo.

I film come “Carol” mi hanno stufato (sento gli sguardi di odio da qui…), perché nel 2016 ancora si consuma tempo, soldi e pellicola, per produrre, dirigere e distribuire film che parlano di quanto l’omosessualità sia un tabù e le persone negli anni ’50 non erano libere di essere felici senza doversi nascondere. Siccome non mi sono ancora fatto odiare abbastanza adesso butto il carico…

Mi sono stufato, “è ora di finiamola” di robe come “Carol”, è tutto un gran spreco di pellicola che potrebbe essere utilizzata per fare dei gran film di menare, tutta roba dove la gente si spara, esplode, esplode mentre spara, oppure mentre sgomma in auto inseguendo degli Zombie, a loro sgommanti in auto (che esplodono), basta! Voglio le mie esplosioni grosse, non ne posso più di questo tipo di storie. Ah, ma io lo so di chi è la colpa per cui questo tipo di film vengono ancora prodotti, è colpa di quelli là, quelle persone degenerate e senza morale, sto parlando… Sì, loro: gli Omofobici.


"Non so cosa darei in questo momento in cambio di una bella esplosione".
Guardi “Carol” e pensi che le due protagoniste sono costrette a nascondere quella che è l’emozione più potente che una persona possa provare nella sua vita, ovvero: l’amore. Ma se era assurdo dover celare al mondo qualcosa che ti rende felice e ti fa stare bene negli anni ’50, figuriamoci quanto possa essere scandaloso per molte persone doverlo fare ancora oggi nel 2016. Non vi serve andare al cinema a vedere “Carol” per sapere che il tema dei diritti degli omosessuali è ancora caldissimo anche oggi, ma mi sono stufato di vedere ancora storie che parlano di questo argomento, cari i miei omofobici, basta, è colpa vostra se non posso vedere i miei film con le esplosioni, perché voi continuate ad avere paura (e disprezzare) qualcosa che esiste, che non è contro natura e che non mette a repentaglio la vita sul pianeta o la sicurezza dei vostri matrimoni e delle vostre famiglie tradizionali, famiglie regolari, famiglie standard, o qualsiasi altro concetto senza senso vi siate inventati questa settimana per discriminare. Arriva il finale con francesismo… Avete rotto la minchia!

Il giorno in cui non farà più scalpore parlare di omosessualità avremo più esplosioni al cinema e meno drammoni, d’altra parte nessuno fa film con protagonisti che respirano, o che sbattono le palpebre, no? Quando una cosa è naturale e scontata non è più materiale da cinema…

A questo punto ho esaurito i “Contro” del film, che poi forse non erano del film, ma vabbè ci siamo capiti. Iniziamo con le cose buone delle pellicola: personalmente l’ho trovato un film molto etico, sono sicuro che là fuori ci siano un sacco di persone che non vedono nulla di etico in una coppia omosessuale, ma “Carol” ribadisce l’importanza di essere se stessi, senza doversi nascondere o vergognare, per questo è tutto molto etico.


"Nella remota possibilità che qualcosa esploda, sono pronta a fotografarla".
Inoltre, devo cercare di avere un minimo di coerenza (o di provarci almeno): sarebbe stupido da parte mia parlare bene di tutti quei film che mostrano invece di spiegare, che usano il cinema più che le parole per far arrivare il concetto allo spettatore e poi non parlare bene di “Carol”. Ho letto pareri in giro, il modo in cui la passione e i sentimenti di questo film arrivano al pubblico può risultare molto soggettivo, una gran fetta di pubblico lo ha trovato un film freddo e distaccato.

Uno dei registi che sa mostrare meglio le passioni, i turbamenti e le emozioni dei personaggi, usando le immagini e non i dialoghi, secondo me è Michael Mann. Nei suoi film i sentimenti dei personaggi non sono mai manifesti ed espliciti, è fuoco che brucia sotto la cenere, non parlano, ma agiscono dimostrando quello che provano, azioni (e azione cinematografica) che hanno la meglio sui dialoghi, se parlo bene di Blackhat, non sarebbe logico non farlo anche per “Carol” solo perché qui non esplode nulla e non si sparano.

L’amore tra Therese e Carol non è quasi mai fisico, è sempre mascherato per non turbare quelli che ben pensano (come cantava Frankie Hi NRG), è un amore fatto di “Mi manchi” pronunciati al telefono DOPO che l’altra persona ha già messo giù la cornetta. Un amore dimostrato con un gesto (il sorriso che chiude il film) e non con le parole, gesti e azioni che Todd Haynes ci mostra e che arrivano senza bisogno di parlare.


"Capito Cate? Un colpo secco di Kung fu sul collo, e poi ci mettiamo una bella esplosione".
Anche l’ottimo “La vita di Adele” trattava un tema molto simile, ma il film di Abdellatif Kechiche mostrava molto e si parlava parecchio, le scene di sesso di “Adele” erano più che esplicite, quella (l’unica) di “Carol” è pudica, anche se Rooney Mara esce le sise, mentre (secondo me) Cate Blanchett si è giocata una controfigura per girarla, ma poco importa, in ogni caso è una scena quasi di troppo nell’economia di un film come questo. Guardandola viene quasi voglia di alzarsi in piedi in sala e gridare: “Ok gente, adesso per cinque minuti guardiamo tutti la punta delle nostre scarpe ok?”, solo per lasciare quelle due da sole e libere di esprimere il loro amore fisicamente, invece che doverlo sempre nascondere.

Il film più sembrare freddo, e magari lo è davvero, ma in quei gesti ci ho visto tutto l’amore dei personaggi, sempre osteggiato e sempre da tenere nascosto come il più lurido dei segreti, quando invece è il sentimento forse più bello di cui uomini e donne sono capaci. Da questo punto di vista ho trovato brillante il fatto che Todd Haynes ci mostri la scena del “Ti amo” due volte, all’inizio e verso la fine del film, in una specie di campo e controcampo, la prima volta inquadrando le protagoniste da lontano, perché ancora non le conosciamo e poi da vicino, a fine film, quando ormai sono diventate familiari.

"Bah io me ne accendo una, tanto qui non siamo a rischio esplosioni".
Ancora più brillante (e tostissimo) è il fatto che quel primo “Ti amo”, che in una storia d’amore è sempre una pietra miliare, venga interrotto dal classico rompicoglioni che arriva a parlare di cose del tutto inutili e costringe di nuovo le due protagoniste a nascondere loro stesse, nel momento in cui si stanno mostrando più vere che mai.

“Carol” non è il film che farà cambiare idea agli omofobici e per 118 minuti ad un'occhiata distratta e non coinvolta (e qui la soggettività regna sovrana) può sembrare uno di quei drammi da pomeriggio di Canale 5, inoltre non ha esplosioni o sparatorie, ma favorisce i gesti e le azioni alle parole, usando il Cinema per mostrare il fuoco nascosto (per tabù in questo caso) sotto la cenere come nei migliori film (Manniani) dove sparatorie, bombe e inseguimenti non mancano, per questo motivo non potevo parlarne male, ecco il perchè del mio turbamento di inizio commento.

Quando l’omosessualità smetterà finalmente di essere un argomento così scandaloso e sconvolgente, e diventerà finalmente la normalità, avremo più film d’azione e meno drammoni… Omofobici in fila al botteghino, siete nel mio mirino. Ho fatto pure la rima!

12 commenti:

  1. Hai messo bene a fuoco il punto: più il bacchettonismo ipocrita fa proseliti, più si continua a ripetere cose già dette all'infinito. Temo però che sia un viaggio verso l'abisso, e torneremo all'omosessualita' latente che ha fatto grande Hollywood...

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    1. Temo anche io, ancora dobbiamo trattare questo tema? Fa ancora scalpore, poi meglio che se ne parli bene come fa “Carol”, però sarebbe davvero ora che diventasse la normalità e non più un tabù, e non solo al cinema ;-) Cheers!

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  2. è un film garbato e molto ben recitato (da lei e dall'altra lei)
    certo che se metti su il dvd di SICARIO (dove si sparaspara e si fa bumbum dall'inizio alla fine) trovi un ritmo più coinvolgente

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    1. Ho letto in giro molti dire (penso anche giustamente) che è un film freddo, a fine visione sono rimasto piuttosto distaccato, ma è una di quelle pellicola la cui emotività arriva dopo, a me succede sempre con i film di Michael Mann, per questo ho fatto questo paragone (ardito? Bah forse…) uno che della spara spara e del bumbum ha fatto il suo marchio di fabbrica, giustamente mi citi “Sicario” che è molto Manniano in questo senso, e l’emotività dei personaggi viene mostrata più che spiegata, infatti “Carol”, “Sicario” e “Blackhat” a loro modo, mi sono arrivati tutti e tre, con i loro tempi ;-) Cheers!

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  3. Un remake di Carol con Ronda Rousey e Michelle Rodriguez come lo vedresti? :D

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    1. Mica male! Ti nomino direttore del Casting! ;-) Cheers

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  4. Adoro i tuoi francesismi. Per il resto concordo: sono un'eterosessuale cattolica e non per questo mi turba o mi dispiace che la gente si ami, anche se è dello stesso sesso, e non penso che la mia famiglia venga messa in pericolo dal fatto che qualcun altro si vuole bene su questa Terra. Mi turba di più quando si amano meno... e le esplosioni mi piace vederle al cinema! Sono catartiche: più esplosioni sullo schermo, meno... nei teatri, per esempio.

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    1. Si sono di scuola Oxfordiana in certi momenti ;-) Concordo bisogna consumare al cinema l'aggressività, voglio più BOOM sullo schermo e meno nella realtà ;-) Cheers!

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  5. Non concordo su certe cose, ma il mio parere lo conosci. Tanto di cappello per gli attacchi contro gli omofobici e alle loro idiotissime idee sulla famiglia!

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    1. Lo conosco e alcune tue critiche hanno cittadinanza, é un film che secondo me arriva dopo la visione, emotivamente parlando. Per il resto bro-Fist ;-) Cheers!

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  6. Carol è tratto da un libro che è il primo che all'epoca decise di terminare con un lieto fine per la coppia di protagoniste lesbiche e non in modo negativo, come a dare una speranza per una possibile vita tranquilla, pacifica e serena anche per chi è omosessuale, la ragione principale è quella. chiaramente il libro non poteva essere adattato così com'era negli anni 50', perchè avrebbe fatto la fine dei drammi di Tennesse Williams (che tranne 2-3 opere teatrali a me non è mai garbato molto come scrittore teatrale) o la prima versione cinematografica di Children's Hour di Wyler di cui non rammento il titolo della prima versione però; cioè avrebbero tolto ogni riferimento omosessuale che era concepito come devianza dal codice Hayes. In pratica al teatro potevi parlarne, al cinema no... ipocrisia a 1000.
    Todd Haynes è omosessuale dichiarato, quindi il tema non è calato dall'alto per moda, ma per questioni in primis personali, inoltre i suoi sono melodrammi alla Douglas Sirk che era abile nel descrivere le ipocrisie e la vita della provincia americana dell'epoca di Eisenhower, però aveva il problema della censura che Haynes non ha per fortuna e nell'ottimo Lontano dal Paradiso ha mostrato tutte le proprie abilità con un melodramma dolente, sull'incapacità di accettare la propria omosessualità per via di una società meschina che reprime ed odia quello che è fuori dall'ordinario, l'omosessuale stesso si scaglia contro il giardiniere di colore anch'egli vittima di discriminazione, senza capire che lui soffre tanto quanto lui, manca il passaggio decisivo insomma; cioè l'unità delle minoranza contro il sistema; invece di discriminare il nero anch'egli (mentre lui ipocritamente ha taciuto le tendenze a sua moglie per anni), avrebbe dovuto essere il primo a capirlo.

    In Carol la battaglia ha successo, perchè le due protagoniste sono unite tra loro. Cate Blanchett è in tutto e per tutto una diva anni 30' (Molto Marlene Dietrich o Greta Garbo), Rooney Mara conciata come una pura e candida Audrey Hepburn (e già di suo le somiglia un sacco): stuarietà e trasgressione contro innocenza ed eleganza, la cosa funziona, forse nel complesso un film meno riuscito di Lontano dal Paradiso perchè più freddo, però Haynes a conti fatti insieme a Dolan è l'unico autore di melodrammi di qualità attualmente in vita e che lo pratica come quest'ultimo come "genere" e non una tantum.

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    1. Grazie per l’analisi, lo aveva capito anche zio Martino Scorsese che Cate Blanchett è atterrata da un’altra epoca, infatti in “The Aviator” le aveva affidato il ruolo più consono. Cheers!

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