Non credo esista qualcosa di più fastidioso su un campo da basket, di giocare una bella pallacanestro, e portarsi a casa sistematicamente la parte sbagliata del referto. Sono sicuro che Utah preferirebbe sentire qualche “Bravò!” in meno e qualche vittoria in più.
In casa di Houston, i Jazz avevano anche la possibilità
di giocarsela con una squadra della loro stessa “Categoria di peso” prendendo
in prestito un termine dalla boxe. Con Dwight Howard ancora fuori per
infortunio alla schiena, Utah non doveva gestire il problema di avere “Quel
cristone” (cit.) sul campo.
Infatti è proprio la squadra ospite a dettare il ritmo
(basso, giocando sui 24 secondi) della partita, si perché i duellanti di questo
match sono due squadre agli antipodi. I Texani sono abituati a correre e a
difendere poco, mentre Utah, ha una delle difese (26esima della lega) più
efficaci, ma anche belle da vedere per
chi ama questo giochino con la palla a spicchi.
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Alla voce: Improvvisazione jazzistica del Barba. |
Utah si mantiene in linea di galleggiamento proprio
grazie alla difesa, e concedendo il minor numero di contropiedi a Houston. La squadra
della “Clutch City” invece spesso somiglia al suo leader James Harden, capace
di improvvisazioni Jazzistiche (non me ne voglia Utah, che come diceva Michael
Jordan, non ha nemmeno un locale Jazz in tutta Salt Lake city) abbacinanti, ma
anche a cali di concentrazione notevoli, in questo match due giocate sono state
significative in tal senso: La palla passata ad uno degli spettatori sugli
spalti dal “Barba” ma ancora meglio, il ribaltamento di Jason Terry al compagno
Trevor Ariza… In panchina (FACCIAPALMO!).
Nel quarto quarto il match (non propriamente “Sexy”) si
arena in una fase di stanca notevole, per poi prendere la via della squadra di
casa, che con un accelerazione nel finale si porta via la vittoria. Risultato,
Houston continua a vincere giocando malamente, e Utah perde portando a casa l’ennesimo
“Bravò!”, proprio come dicevo all'inizio.
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