martedì 19 gennaio 2016

Homeland - Stagione 1: Va' e uccidi (The al-Qaida Candidate)


Mi sembra di sentirvi da qui, i vostri cori di “BUUUUUUU”.
Lo so, lo so, recupero questa serie con un ritardo vergognoso, ma ho un'attenuante: sono stato prigioniero di al-Qaida per gli ultimi otto anni. No non è vero, sono vittima di una cosa anche peggiore… Gli SPOILER!

Sì, perché non ho fatto in tempo ad esprimere il mio interesse per questa serie, che sono stato bombardato di anticipazioni sulla trama, comprese le svolte grosse, compresa quella grossa grossa grossa della terza stagione.
Quindi, potete immaginare che la mia voglia di iniziare la serie sia finita sotto le suole delle scarpe.

In compenso più voci mi hanno confermato che la qualità generale è rimasta alta e poi proprio alla luce di QUELLA rivelazione mi sono chiesto come fosse possibile far proseguire la storia, insomma… Ho iniziato a guardare “Homeland”. Ve lo dico subito: io sono stato vittima di SPOILER (il governo dovrebbe fare una campagna pubblicitaria tipo quella anti bullismo che sono molto uti… Vabbè lasciamo perdere), ma non ho intenzione di rifarmi su di voi, quindi tengo la bocca cucita, niente anticipazioni promesso.

Il marines Nicholas Brody (Damian Lewis) in missione in Afghanistan, viene catturato e dato per disperso, tanto che la sua moglie Jessica (la sempre guardabile Morena Baccarin), novella Penelope, ha atteso il suo ritorno per sei anni, prima di consolarsi tra le braccia del migliore amico del marito, il soldato Mike (Diego Klattenhoff… Salute!).


Il collo di Morena Baccarin avrebbe fatto la gioia di Modigliani.
Sorpresa! Dopo otto anni, un'operazione di salvataggio coordinata dalla CIA, durante un tentativo di cattura del terrorista internazionale Abu Nazir (nome con schema 3 + 5, così suona come Bin Laden), trova Nicholas (anche se tutti, parenti compresi lo chiamano Brody) vivo e vegeto. Tornato in patria come un eroe dovrà affrontare le difficoltà del trauma subìto e oltre alla difficoltà familiari, il “Roscio” si ritroverà al centro delle mire politiche del Vice Presidente degli Stati Uniti, che vuole sfruttare Brody come uomo copertina a favore della guerra, nella sua corsa alla Casa Bianca… Stacce! Prima devi scalzare Frank Underwood ciccio!

Quello che nessuno sa, è che nel frattempo Brody si è convertito all’Islam ed è la pedina chiave in un grande attentato terroristico sul territorio americano… Ho sentito soggetti appena appena meno interessanti di questo.

Confesso subito di aver scambiato a lungo il rosso Damian Lewis, per il protagonista della serie Tv “La Zona Morta” tratta da un gran libro di Stephen King, invece era il rosso de “L'acchiappasogni”, quindi è un caso di Lapsus Kinghiano. Ma forse nemmeno tanto, perché “La Zona Morta” (libro) era geniale nel farci provare empatia ed addirittura affezionare al povero John Smith, l’uomo comune (anche nel nome) che incarnava da solo il grande incubo americano, l’uomo con il fucile che spara al Presidente.


Ho capito perchè li ho confusi: uno dei due era il rosso di "The Breakfast club".
Per anni è stato il grande spauracchio a stelle e strisce, almeno fino ad una brutta mattina del Settembre del 2011, dove la paura è cambiata, diventando molto simile, ma su scala internazionale. In questo senso Nicholas Brody e John Smith hanno molto in comune, può sembrare un modo per giustificare il mio lapsus, ma mi rendo conto che alla fine i due personaggi hanno davvero qualcosa in comune… Minchia, ma allora qualche neurone ancora in vita qui dentro c’è!

“Homeland” è liberamente ispirato alla serie israeliana “Hatufim", che non conosco, quindi, non vi posso dire nulla. Quello che vi posso dire, invece, è che il cast è davvero azzeccato: Damian Lewis ha l’occhio lucido e lo sguardo impassibile di chi nasconde un grosso segreto, per altro alimentando involontariamente la già brutta fama delle persone con i capelli rossi… Ma credo che questo non fosse previsto dalla sceneggiatura.

Il bello della prima stagione di “Homeland” è la sua capacità di tenerti incollato fino all’ultimo episodio, un po’ perché vuoi capire quali sono le motivazioni che hanno spinto un orgoglioso Marines (per altro fiero di esserlo) ad abbracciare una nuova religione, ma soprattutto una missione suicida. Bisogna dire che le sue motivazioni tengono abbastanza botta e sono meno banali di quello che si potrebbe immaginare.


American dream (plan B)
La prima stagione si gioca bene le carte del grande attacco organizzato dai terroristi, siccome ho promesso nessuna anticipazione, non vi dirò nulla, ma si arriva al (decisivo) dodicesimo episodio, carichi di voglia di conoscere il finale della vicenda.

Le prove del cast sono notevoli, l’agente della CIA Carrie Mathison, impegnata a dare la caccia ad Abu Nazir, che finirà ad indagare (ma non solo) su Brody è interpretata da Claire Danes, una che non ricordavo avesse fatto “Romeo + Giulietta” di Baz Luhrman, perché per deformazione, tendo a ricordarmi di lei per la parte della cagacazzo di Terminator 3 - Le macchine ribelli.

 Devo dire che Claire Danes è molto azzeccata, il suo personaggio è condito da un piccolo problema, è bipolare come suo padre e la sorella medico la tiene in riga grazie a tante pastigliette verdi, da tener segrete insieme alla sua patologia, per evitare di essere cacciata dalla CIA. Questo dettaglio aggiunge spessore ad un personaggio che rischierebbe di essere il solito “sbirro” ossessionato dalla sua preda ed è interessante che i due protagonisti della serie, Carrie e Brody, siano due “toccati”, sui due lati della barricata, ma molto simili. Inoltre, Claire Danes è perfetta per il ruolo, ha quell’aria da precisina irritante che va benissimo per il personaggio, anche se in molti momenti si calamita proprio l’antipatia, ma forse è perché Terminator 3 non mi ha mai esaltato più di tanto.


Lui reduce di guerra, lei bipolare, una bella coppia di pazzarelli...
Per fortuna, tra le fila della CIA, c’è anche il suo collega più anziano Saul Berenson, il classico ribelle, quello che mette alla prova il sistema e tante volte lo forza pur di portare a casa il risultato e fare la cosa giusta. Un personaggio posato, ma con il fuoco dentro, interpretato alla grande dalla barba confortante e il sorriso pacioso di Mandy “Hola. Mi nombre es Inigo Montoya. Tu hai ucciso mio padre. Preparate a morir!” Patinkin!

Il problema è che ogni volta che entra in scena, mi viene voglia di iniziare il monologo di Inigo Montoya, o alternativamente a gridare “Mandy Patinkin!!” pronunciandolo come faceva Lilly di “How i met your mother”, se seguivate quella serie capirete l’entusiasmo.


Have no fear, Mandy is here!
Mandy Patinkin! No scusate, Saul, è il personaggio che sta a questa serie, come C1 (o R2) sta a Guerre Stellari, in pratica tutti i casini grossi li risolve lui, senza beccarsi mai la giusta dose di gloria… Poi chiedetevi perché è palesemente il mio personaggio preferito della serie.

Sempre senza fare rivelazioni, l’unica cosa che vorrei sottolineare è un clamoroso colpo di teatro proprio sul finale della stagione. Diciamo che ho trovato molto irrealistica la “Scelta medica” (chiamiamola così) fatta dalla protagonista nel finale, che per altro mi è sembrato un mezzuccio, da parte degli sceneggiatori, per mettere in scena un'amnesia controllata, necessaria allo sviluppo della trama nella seconda stagione, ma che sa tanto di Soap Opera.

Detto questo, è l’unico difetto nella stagione di esordio di una serie che potrebbe riservarmi delle sorprese… Nel senso che potrei scoprire che ci sarà qualche colpo di scena grosso che NON mi è ancora stato raccontato per filo e per segno, vedremo!

6 commenti:

  1. Grande Cass, ricordo di aver sudato sette camicie l'ultima puntata della prima stagione XD Per me bellissima serie, che con gli anni continua a rinnovarsi benissimo. Saul Berenson uno dei personaggi televisivi migliori degli ultimi anni

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    1. Gracias ;-) Il finale di prima stagione è un piccolo gioiellino di suspence, sono alle prese con la terza stagione in questi giorni. Saul Berenson è palesemente il mio personaggio preferito, e non solo perchè ha il faccione del grande Inigo Montoya ;-) Cheers!

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  2. Ho molto amato la prima stagione, tanto che sono andato a vedermi coi sottotitoli l'originale israeliano. Lì sono due a tornare, dopo tipo 18 anni di reclusione tra i palestinesi, ma non parlano: tutta la serie è incentrata sulle rispettive famiglie che si ritrovano in casa dei fantasmi ormai sconosciuti. C'è la moglie che ha aspettato e ha combattuto per la liberazione, e quella che invece s'è subito consolata con il fratello del marito. Ecco, è molto soap opera più che spy story.
    La cosa curiosa è che nell'originale la bionda dei servizi segreti cerca è la falsa e la cattiva della storia mentre il "ritornato" è buono. La serie americana è molto più complessa e scritta meglio, con personaggi molto più complessi. Un ottimo prodotto che però onestamente non ha mantenuto la freschezza nelle stagioni successive, sebbene più che ottime.

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    1. Quando dico che le sai tutte, parlo di cose come questa ;-) I due ritornati ci sono, e anche il differente approccio delle due mogli, ma da quello che scrivi mi sembra abbastanza differente, diciamo che l'elemento soap opera sta prendendo (a forza) il proscenio della serie delle stagioni a seguire ;-) L'idea dell'agente dei servizi segreti cattiva, non so perchè, mi sa di trovata molto Israeliana. Ti farò sapere come procede la mia visione di questa serie ;-) Cheers!

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  3. a me sta piacendo un sacco, ogni puntata è molto coinvolgente ^_^

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    1. Il finale di stagione poi é bellissima sul serio, non posso dire la stessa cosa delle altre stagione ahimé. Cheers!

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