sabato 12 settembre 2015

Preacher - Fino alla fine del mondo: La famiglia è per sempre (ma anche l'amore e John Wayne)


Continua la ricerca di Dio del reverendo Custer e dei suoi compari (iniziata nell’albo precedente Texas o Morte) ed è il momento delle confessioni per Jesse, ma anche di quello che probabilmente è il miglior ciclo di storie di tutta la serie, capolavoro non è la parola giusta, ma è la prima che mi viene in mente…

Come detto “Preacher” è una serie violenta, che non tira via la mano quando è il momento di mostrare scene di sesso, anche parecchio bizzarre o disturbanti (e nelle seconda metà di questo volume Gesù DeSade vi fornirà tutta quelle che volete…), una serie rivoluzionaria, grondante umorismo nero, satirica e per qualcuno anche blasfema, quello che non si dice mai, è che “Preacher” è una storia d’amore, una di quelle belle, non quelle robe melense da mammolette.

L'Amore al tempo del predicatore.
Tulip vuole sapere perché Jesse l’ha scaricata 5 anni prima a Phoenix, la prima a vuotare il sacco è lei, raccontando i suoi trascorsi e del come ha fatto a diventare una sicaria, ma rapiti da due vecchie conoscenze del reverendo, i redneck Jody e TC (tranquilli, da queste parti si parlerà in dettaglio anche di loro in futuro…) Jesse e Tulip sono costretti ad una notte di attesa dalla terrificante Nonna di Jesse, qui Custer ha il tempo di raccontare tutti i trascorsi della sua famiglia e citando uno dei capitoli “Come ho imparato ad amare il Signore”.

Non spiccicherò una sola parola (o quasi) per raccontarvi quello che succede o riassumervi il racconto di Jesse, vi dirò solo che la mia copia del volume Magic Press cade a pezzi (letteralmente!) per il numero di letture che mi sono concesso negli anni del ciclo di Anneville.

Il passato di Jesse inizia subito forte con un omicidio, a pagina uno, pronti via, il suo racconto è un “Coming of age” Sudista, fatto di Fede forzata nel Signore e una famiglia che in confronto, quella di “Non aprite quella porta” vi sembrerà la famiglia Bradford, lo so che è un'affermazione forte, ma leggete per credere. Garth Ennis non tira indietro la mano e strapazza i suoi personaggi, ma anche noi lettori, vi giuro che dopo ogni rilettura del volume, i colpi di scena continuano a colpirmi in piena faccia con la forza di un treno, non oso immaginare cosa potrebbe essere per qualcuno leggere questo volume per la prima volta, in ogni caso lo consiglio a tutti.

Tipo "Stand by me" ma con più matrimoni tra fratello e sorella.
“Fino alla fine del mondo” è la storia d’amore di due coppie che per stare insieme, sono costrette ad affrontare l’inferno. Da una parte abbiamo John Custer e Christine l'Angelle, i genitori di Jesse, in uno dei (tanti) dialoghi riusciti bene, John di ritorno dal Vietnam dice alla futura moglie “Christine l'Angelle: "Che io sia dannato se non è il più bel nome del mondo” e lei gli risponde che il brutto è quello che quel nome si porta dietro e qui arriviamo alla vera bellezza (o al vero orrore) di “Fino alla fine del mondo”.

La famiglia ci condiziona, volenti o nolenti siamo tutti figli del nostro ambiente e sposare una persona, vuol dire sposare anche la sua famiglia, con tutto quello che ne consegue, leggendo questo volume, è impossibile non immedesimarsi nei personaggio. Ora, io spero davvero di cuore per voi che nessuno abbia una famiglia come quella che ha avuto Jesse, però durante la lettura (anche la centesima) è impossibile non riflettere su quanto la formazione ricevuta sia fondamentale a determinare le persone che siamo. Jesse e Tulip, così come John e Christine devono affrontare tutto questo e lo fanno per amore, due coppie disposte a tutto pur di condividere la vita con la persona amata, fino alla fine del mondo e, per fortuna, nella vita può capitare di immedesimarsi anche con questa parte della storia.

Trattandosi di amore, io sfido chiunque a trovare da qualche parte, una dichiarazione per il Duca John Wayne come quella che ha fatto Garth Ennis in questo volume ed è proprio qui che “Fino alla fine del mondo” si mette in tasca tutti i lettori uomini, sì, perché anche qui, non ho potuto fare a meno di immedesimarmi con il piccolo Jesse che vede El Grinta al cinema per la prima volta e impara ad amare il West, inutile dire che questa parte della storia è autobiografica per Ennis, gli Irlandesi hanno una venerazione per John Wayne (e per Johnny Cash) e lui non è da meno.

Parola del Duca, quindi puro Vangelo pellegrino...
Ho citato i bei dialoghi, quello di John Custer a suo figlio, per quanto mi riguarda è il più bello di tutti, non ve lo cito, ma se dovessi provare a riassumere cosa vuol dire essere un uomo, dovrei per forza parafrasarlo, perché tanto non potrei mai trovare parole migliori, schiena dritta, non farsi mettere sotto e cercare di essere uno dei buoni, perché di cattivi ce ne sono già troppi.

Non sono lacrime, e che mi sudano le palpebre...
La seconda metà del volume cambia tono, ma parla sempre di amore… Beh, diciamo amore nel senso più fisico, però,dai.
Jesse a Tulip vanno a San Francisco e ritrovano Cassidy, nella storia arrivano finalmente quelli che saranno i cattivi ufficiali da qui alla fine, ovvero: il Graal, la potentissima associazione segreta impegnata a trovare (o conservare) un Messia in vista della fine del mondo, inoltre fa il suo esordio uno dei cattivi più folli mai visto in un fumetto, Herr Starr, il personaggio con il più alto quantitativo di parolacce per numero di dialoghi mai visto, veramente, leggendo ciò che Ennis gli mette in bocca c’è da farsi una cultura di parolacce.

La parola che state cercando è "Cazzuto".
Questa seconda metà è decisamente più grottesca, infatti Starr inizia ad accumulare mutilazioni fisiche, ci rimette un orecchio per colpa di Tulip e ci rimette… No vabbè dai leggetelo e basta!

Ennis ci dà dentro con il grottesco, Gesù DeSade e le sue feste sono qualcosa che farebbe sembrare il Bunga Bunga una gita parrocchiale. De Sade è il più sadico e decadente cattivo visto da parecchi anni a questa parte e da allora secondo me detiene ancora il titolo. Aggiungete i due spassosi “Detective Sessuali” Bob Glover e Freddie Allen e il quadro è davvero completo.

Ennis ha dichiarato che dopo la chiusura di “Preacher” non avrebbe mai più scritto nulla riguardo a nessuno dei personaggi della serie, al massimo, avrebbe potuto scrivere una miniserie sui due Detective sessuali, non lo ha mai fatto, però sarebbe stato divertente, ammettiamolo!

Una volta ho salutato uno allo stesso modo ma si è offeso, forse non aveva mai letto Preacher.
Il reparto disegno come al solito è nelle ottime mani di Steve Dillon e se la prosa di Ennis è folle, Dillon a quelle follie deve dare una forma. Ricordo un'intervista a Garth Ennis che spiega tutto, diceva: "Ok, io posso inventarmi un personaggio assurdo come la nonna di Jesse, ma poi Steve deve passare mesi, con quella strega che lo fissa dalle tavole da disegno"… Direi che non c’è bisogno di aggiungere altro.

Concludo citando l’altro grande artista che ha contribuito al mito di “Preacher”, cosa sarebbe questa serie senza le copertine pittoriche di Glenn Fabry? Potrei perdere ore a cercare di dirvi quanto io stimi questo straordinario artista, oppure posso dirvi di guardare il mio Avatar. E’ sempre lo stesso da decenni.

Per questo volume è tutto, ma la corsa della serie “Preacher” non si ferma qui, abbiamo ancora un sacco di albi da rileggerci… Restate Tonnati!

2 commenti:

  1. Gran bel ciclo: ora ho il dovere morale di leggere Preacher! :-P

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    1. Devi devi, anche solo per gli omaggi a John Wayne ;-) Ci voleva una grande storia per rendere credibile il personaggio di Jesse e la sua ferrea volontà di trovare Dio.... Questa è quella storia ;-) Cheers!

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