In un film di
Vittorio De Sica, il giudizio universale era in programma per le ore 18.00,
invece per Zerocalcare la sveglia (digitale) è puntata sulle ore dodici. Il
mondo è invaso dagli Zombie, o meglio, Rebibbia lo è sicuramente, il resto del
mondo chisseloincula…
Michele Rech
in arte Zerocalcare, abbandona le storie personali viste in La profezia dell’armadillo o in Un polpo alla gola, ma gioca sempre in casa. L’autore romano ha sempre giustificato questo volume come “volevo fare una roba di
Zombie” e in effetti ci è riuscito alla grande, forse somiglia più a “28 giorni
dopo” (lo so, quelli NON erano zombie, erano persone infette…) che a The Walking Dead, però la storia è davvero riuscita.
Non c’è
bisogno di spiegare l’origine dei non-morti, ma vengono ribadite le regole
imposte da sua Maestà (Zio) George Andrew Romero (invocato a gran voce da
Secco), l’outbreak zombesco è il primo evento a cui l’umanità si è preparata
prima nelle fiction che nella realtà.
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Zombie kill of the week. |
Qui tocca a
Secco, Katja (il miglior personaggio femminile visto in un fumetto da anni…) e
il fedele e allupato Cinghiale salvare Zero ridotto in fin di vita. Secco ormai
è assorto ad assoluto protagonista (come John Locke in Lost) il ragazzo di
Rebibbia che predica la venuta del “Cristo di Hokuto” e si nutre di Soldino….
Se eravate piccoli negli anni’ 80/90 lo ricorderete. I suoi battibecchi con
Katja sono fantastici, la ragazza di Roma Nord (armata di spada) che crede nel
Karma e ci costringe a riflettere sull’effettiva utilità di Peppa Pig, facendo
vacillare (GIAMMAI!) la nostra fede in Ken Shiro (non è vero Ken, io credo
sempre in te!).
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Devota al Karma e a Peppa Pig. |
L’atmosfera è
quella di uno “Shawn of the Dead” in salsa romana, non voglio impadronirmi di
un dialetto non mio, ma avrebbe potuto tranquillamente intitolarsi “Secco de lì
mortacci”, ma “Dodici” non è solo un orario importate per la storia, è anche la
metà di “24” (così faccio vedere che so anche contare…) e proprio come la serie
con Jack Bauer, i nostri eroi corrono contro il tempo.
Lo fanno
grazie agli ottimi disegni di Zero, davvero in grande spolvero, che rimbalzano
la storia costantemente tra il presente (in bianco e nero con note di rosso….
Sangue) e le tavole ambientate nel passato, impreziosiste dai colori di Sara
Basilotta.
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Faccio la stessa cosa anche quando suonano alla porta di casa mia. |
Zero, inoltre,
ci regala delle tavole color seppia che ricordano un vecchia fotografia, dove
ci parla della sua Rebibbia, una specie di “Stato della mente” in cui il
carcere (e il più grosso accumulo di corpi in attesa) sembra l’ideale scenario
per una storia di Zombie, o forse la storia di zombie è solo la metafora per
parlare di quella che per Zero è casa sua. Un luogo talmente in attesa da
sembrare un pezzo dei Radiohead (“Mo forse sembra più No Surprises. Ma so'
sempre i Radiohead").
Quello che
forse manca non è tanto una conclusione, ma un percorso per i personaggi, le
dinamiche tra di loro sono molto ben gestite e Zero colma da solo i buchi di
sceneggiatura della storia (tipo, che ci fa una ragazza di Roma Nord a
Rebibbia?), forse manca una vera evoluzione dei personaggi, che spariscono in
quel finale scandito dallo scorrere del tempo.
Non dico che
sia un difetto, anzi, giù il cappello di fronte ad un autore che prova ad
evolversi, cercando di allontanarsi dalla tipologia di narrazione che conosce
meglio (la striscia/storia breve che utilizza spesso sul suo blog), in ogni
caso tranquilli, si ride, si ride forte per tutto il volume, anzi quasi spiace
che la storia sia così breve.
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Sarà un pò brutale, ma come fai a dargli torto? |
Il finale, poi,
mi ha ricordato quello di un'altra (atipica) zombie-Story, ovvero: “Dellamorte
Dellamore”. Buffalora e Rebibbia che fanno da sfondo ad entrambe le storie
hanno davvero molto in comune, soprattutto perché diventano un micro-mondo che
i protagonisti non possono (o non vogliono) lasciare e i lettori insieme a loro.
Uuuuhhh questo mi manca: già so che mi piacerà... da "morire" :-D
RispondiEliminaEh eh, si e poi si legge velocissimo, arrivi alla fine che ti dispiace che siano già finite le pagine ;-) Grazie per il commento, Cheers!
EliminaMi è piaciuto il modo di come ha sperimentato. Zerocalcare diventerà sempre più grande
RispondiEliminaVero, mi aspettavo pochissimo da questo invece è stato uno dei suoi libri migliori ;-) Cheers!
EliminaTi dirò che, salvo qualche sporadica risata, non mi ha appassionata quanto avrei creduto. Preferisco quando Zero si basa su "fatti realmente accaduti", come in Un polpo alla gola oppure La profezia dell'Armadillo (per paura di piangere aBBestia non ho ancora avuto il coraggio di aprire l'ultimo, mannaggia. E si che ormai ce l'ho da un anno!)
RispondiEliminaTra tutti Dodici é quello più leggero (immagino volutamente), tentativo di espandere le classiche trame, ma "Dimentica il mio nome" é molto più riuscito, ti posso dire che il groppone tosto sta nel primo capitolo, che fa venire il magone, poi non é tutto così greve, ti consiglio di fare lo sforzo, ne vale la pena... Lo commenteró qui a breve ;-) Cheers!
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