Non conoscevo
Fabrice Du Welz, questo è il primo lavoro del regista Belga in cui mi è capitato
di imbattermi. Sono arrivato a fine visione abbastanza pesto e con il fiato
corto, non ho idea di come siano gli altri film di questo regista, posso dirvi
che questo è molto bello… Se non avete paura di farvi trattare male da una
pellicola.
Gloria (Lola
Dueñas) è una madre single che lavora all’obitorio di una città Belga. E’ una
donna comune con poca autostima, ma quando la vediamo guardare in camera verso lo spettatore, capiamo che dentro Gloria
si agita qualcosa di più terribile. Michel (Laurent Lucas) è un gigolò
con il debole per l’esoterismo e per le signore mature (e piene di soldi),
seduce Gloria che per un po’letteralmente rifiorisce di fronte ai nostri
occhi. Ma quando lui la abbandona, lei lo ritrova facendo il giro dei Night
club, insieme vanno alla ricerca di signore a cui spillare denaro… Segue
massacro grondante sangue.
Il soggetto di
“Alléluia” si ispira ai fatti reali di Martha Beck e Raymond Fernandez i
cosiddetti “Lonely Hearts Killers”, solo che De Welz, con l’aiuto del suo
co-sceneggiatore Vincent Tavier, prosciuga la storia di ogni sua possibile
spettacolarizzazione. E' impossibile ammirare Gloria e Michel, non parliamo poi
di provare empatia per loro, non troverete fascinazione nei confronti degli
assassini, ma soltanto un orrore malato, che Du Welz ti costringe a guardare
per 90 e qualcosa minuti.
Invece di girare glorificando (non sono riuscito a
resiste alla tentazione…) il dramma e sfoggiando sangue a palate, Du Welz
divide la pellicola in quattro atti, ognuno dedicato ad una delle donne cadute
vittima di Michel, la prima è proprio Gloria, quindi il primo capitolo serve ad
introdurre la protagonista e a farci vedere come riesce a trasformarsi da
vittima a carnefice.
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E' importante per una coppia avere interessi comuni, la fotografia, lo sport, il massacro, cos'è così... |
Ma da qui in poi “Alléluia” sceglie di percorrere tutte
le strade meno battute, la storia non è raccontata in maniera lineare, ma procede
saltando interi blocchi narrativi senza apparente soluzione di continuità,
lasciando allo spettatore il compito di riempire le abbondanti porzioni
mancanti di storia e spesso tali salti, coprono anche spazi temporali
abbastanza lunghi… Ve lo dico così vi mettete l’anima in pace.
In tutto questo gli omicidi sono diretti in maniera
realista e del tutto non spettacolare, il fuoco sotto la pelle di Gloria, fa a
cazzotti con il gelo della regia, che imprime tutto il dramma su pellicola da
16mm, il risultato sono immagini costantemente sgranate che riescono, però, ad
essere anche bellissime. La scena del falò, anche grazie alla fotografia di
Manuel Dacosse è una gioia per gli occhi, i due protagonisti che danzano
intorno al fuoco sono completamente folli, ma non si può evitare di restare
ipnotizzati.
I due protagonisti fanno un percorso inverso: Gloria
inizia fragile e traumatizzata, per poi diventare la figura dominante della
coppia, Michel si presenta come un maschio alfa, un elegante “Tombino di
femmine”, ma sotto sotto è un ometto da niente, incapace di opporsi alla piega
sanguinolenta presa dalla vicenda. Ho adorato il modo in cui Du Welz dà
l’assist allo spettatore per decrittare il personaggio.
Nella sua camera ha foto e poster di Humphrey Bogart, del quale imita le pose nella vita, ma alla fine è più simile a Bogey di quanto
vorrebbe, se al Cinema il Divo sembrava alto tre metri, nella realtà rimbalzava
tra un matrimonio e l’altro, scegliendo sempre donne forti che lo rendevano
succube. Questo parallelismo Du Welz lo suggerisce allo spettatore, mentre
continua a prenderti a pugni in faccia con il suo film. Michel non sa come
reagire all'amore di Gloria, di fronte ai cadaveri collezionati dalla donna,
ridacchia come uno scemo, non è chiaro se la sua sia una reazione al terrore o
semplice sottomissione.
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Sabbath bloody sabbath... |
Il film alterna sequenze realistiche, a momenti onirici
surreali e sistematicamente anticipa ogni pronostico, facendo svoltare la
trama e la narrazione in una direzione completamente inattesa, appena ti abitui
alla telecamera tremolante, arriva la bellissima scena del falò, dove luci e
colori virano su una scala cromatica inedita fino a quel momento. Quando pensi di aver trovato un filo conduttore tra le varie ellissi temporali,
Du Welz ti butta dentro delle scene che (probabilmente) sono il frutto della
mente di Gloria: il suo matrimonio immaginario, oppure i filtri rossi che
sottolineano i momenti orgasmici della protagonista. Ma dove il film arriva a
spaccarti le gambe con una mazza da baseball e quando piazza una scena tanto
delirante quanto composta nella messa in scena, Gloria canta una tenerissima
canzone ad un cadavere sdraiato sul tavolo della sua cucina, prima di segargli
via un piede. Grazie Du Welz, ti voglio bene anche io…
Per prendere una storia come questa e farla
volontariamente andare in una direzione costantemente opposta a tutte le
aspettative, devi essere un regista con la mano fermissima, anche per chiedere
ai tuoi attori di calarsi nei panni di personaggi tanto disturbanti. Du Welz
guida il suo carrozzone psicotico verso quel finale che un film con più soldi,
più visibilità e un regista meno convinto dei suoi mezzi, non potrebbe mai
permettersi. Io l’ho trovato fantastico, ma prima di rivederlo magari
ci penso su 14 volte, se avete voglia di lanciarvi nell'impresa vi avverto: ne
vale la pena, ma preparate i cerotti per rattopparvi a fine visione e non
ditemi che non vi avevo avvisati!
Ma se siete arrivati alla fine ancora interi, vi
siete meritati la più facile citazione musicali di tutti i tempi, consolatevi
con questa:
ho letto qua e là per non guastarmi una delle prossime visioni...recupera gli altri di Du Welz perché sono validissimi, Calvaire e Vinyan
RispondiEliminaLo farò questo mi é piaciuto dovró approfondire, ma prima devo riprendermi, se Du Welz fa tutti film così serve un po' di decompressione ;-) Grazie per il commento! Cheers
EliminaNoooo non dare retta, Calvaire è una MMMM....eenchiata pazzesca!!! C'è sempre sta belin di Gloria che manca nell'aria, ma che diavolo hanno fatto le Glorie a Du Welz?
RispondiEliminaSe vuoi farti due spoilerose risate sul Bollalmanacco l'ho recensito Calvaire... ho fatto praticamente un cineracconto. L'orrore XD
Forse aveva una fidanzata con quel nome che lo ha mollato ;-) Andrò a leggermelo di sicuro, a questo punto devo vederlo assolutamente ;-) Cheers!
EliminaRecupera assolutamente Calvaire e (soprattutto) Vinyan che a mio parere modesto e umile, è il capolavoro di Du Weltz. O almeno, io un film più nero di quello non l'ho mai visto. E ho dovuto aspettare circa quattro anni per vederlo una seconda volta. E alla fine ero, ancora, arrotolata sotto il letto a dondolarmi in fase autistica.
RispondiEliminaIl mio letto ha il cassettone, quindi dovrò trovarmi un posto dove andare a rifugiarmi… magari il tavolo della cucina ;-) Mi mandate segnali contrastanti, ma con un filo comune, in ogni caso devo recuperare i vecchi film di questo Belga pazzo, vi farò sapere, non mi tiro mai indietro a qualche film nerissimo ;-) Cheers!
EliminaNon credo che lo vedrò...
RispondiEliminaOh, però non si può dire che questi due si annoiano!
É abbastanza tosto come film, devi essere un po' in vena. Loro si divertono abbastanza, chi li incontra un pochino meno ;-) Cheers!
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