sabato 7 marzo 2015

Mr. Mercedes di Stephen King: Lo Zio si è comprato il macchinone



L’appuntamento con il nuovo romanzo di Stephen King è sempre qualcosa di imperdibile, ho realizzato solo poco tempo fa di aver letto tutti i suoi romanzi (anche se le mensole piene di suoi libri erano un buon indizio), è talmente una costante nella mia vita che è un po’ come se fosse uno di famiglia, questa volta, si è comprato il Mercedes e ovviamente lo guida a modo suo…

In coda alla fiera del lavoro, centinaia di aspiranti impiegati vengono falciati da una rombante berlina tedesca, l’autore della strage, viene soprannominato dai media Mr. Mercedes, ma a distanza di anni dalla strage nessuno è mai riuscito a catturarlo. Nemmeno il detective William Hodges che nel frattempo è andato in pensione… Dopo un anno passato a (mal) adattarsi alla ruotine da pensionato, Hodges riceve un beffardo messaggio di sfida da Mr. Mercedes. Inizia la partita a scacchi tra l’ex detective e il sadico assassino.

Leggere il nuovo romanzo di Zio Stevie è come tornare a casa: trovi sempre tante cose familiari anche se è passato molto tempo. In teoria, avrei dovuto odiare “Mr. Mercedes” perché mette in contrapposizione un vecchiaccio che non sa usare il PC e un giovane smanettone informatico. Ma King riesce a farti fare il tifo per i buoni, proprio grazie alla caratterizzazione dei personaggi: il sadico assassino è talmente marcio nel midollo che non si può provare empatia per lui, ogni suo (raro) errore è una gioia per il lettore, ogni sua macchinazione ti fa sperare che si spenga contro una delle contromosse di Hodges.


Sembra lo Zio Tibia, ma in realtà è Zio Stevie
Stephen King che conosce bene i meccanismi di una buona storia, apre il primo capitolo portandoci in coda tra i disoccupati in cerca di lavoro, appena pensi di aver fatto la conoscenza del protagonista del libro, lo Zio usa lo stesso trucco utilizzato da Alfred Hitchcock in “Psycho”, conclude il primo capitolo con una strage e introduce il vero protagonista, il Detective Hodges, solo nel secondo capitolo.

Ma i paragoni con “Psycho” non finiscono qui. Sì, perché abbastanza presto nel corso del libro, King ci mostra il punto di vista dell’altro duellante: Brady Hartsfield, il ragazzo della Mercedes, un nerd esperto di computer, anonimo quanto pericoloso. King ci racconta del suo strambo rapporto con la madre che ricorda sinistramente quello di Norman Bates del celebre capolavoro di Hitchcock.

Anche se di fatto nel romanzo possiamo trovare un macchina assassina e una maschera da Clown, dimenticatevi “Christine” o “IT”: l’elemento soprannaturale in questo romanzo è completamente assente, quindi più che di fronte ad un Horror, ci troviamo davanti ad un Thriller. Brady sembra l’assassino di un episodio di “Criminal Minds” (uno di quelli venuti bene però), lo stesso King nel romanzo fa continui riferimenti alla serie tv, tutta la vita lavorativa del detective Hodges viene costantemente paragonata alla serie tv “The Wire” (tanto che viene citato anche Omar)… Anche Stephen King si è innamorato della serie di David Simon, chiamatelo scemo!

Come sempre, in ogni libro di Zio Stevie è possibile trovare i topoi classici della sua letteratura: l’orrore si nasconde sempre dietro una facciata di normalità, infatti Brady è il tecnico che viene a casa tua ad aggiustarti il pc, ma è anche l’amichevole omino che guida il camion dei gelati. Anche l’eroe di turno è del tutto normale: un pensionato sovrappeso con un nome da Muppet (il detective di primo nome fa Kermit, cosa su cui si ironizza parecchio nel libro).


I scream, you scream, everybody scream for ice cream!
Questo arrugginito Sherlock Holmes che necessita di un Watson (Jerome) che gli spieghi come funzionano i computer. La strana coppia diventa un trio grazie a Holly Gibney, una quarantenne un po’ suonata (in senso buono) che tra un tic nervoso e l’altro, aiuterà molto i protagonisti.

A metà romanzo la narrazione ha un calo di ritmo che coincide più o meno con l’arrivo della bella ereditiera Janey Patterson, il personaggio in sè è molto ben caratterizzato, ma da King non mi aspetto niente di meno. Non entro nei dettagli della storia, vi dico solo che a metà libro, preferivo leggere i capitoli dedicati a Brady, piuttosto che quelli con protagonisti Janey e Hodges. Le parti dedicate all'assassino, sono le uniche che portano davvero avanti la storia.

King esce dal vicolo cieco prima del pre-finale del libro con una svolta che non rivelerò, ma che se siete anche voi Fedeli Lettori vi risulterà molto familiare (di solito è il modo che lo Zio usa quando non sa come far andare avanti una storia, non dico altro giuro!).

Negli ultimi romanzi dello scrittore del Maine ho notato una cerca esigenza di modernità, già in “Doctor Sleep”, lo zio parlava di connessioni 4G e tecnologia varia, qui si scontra con l’ossessione tutta moderna per le boy band, fornendosi la sua versione (e il suo punto di vista) su un gruppo che potrebbero essere gli odiosi One Direction. Lo Zio ultimamente si diverte a parlare di cose giovani evidentemente…
Christine non è l'unica auto assassina nel curriculum di King
Quello che resta constante, invece, è il fatto che anche questo “Mr. Mercedes” si divora velocemente, le pagine scorrono, malgrado la parte centrale, ci si schiera, si fa il tifo e qualche volta si esulta, non è sicuramente uno dei più bei libri scritti da Stephen King, ma tutto sommato non ha grossi difetti. Lo Zio sembra aver recuperato il brio di un tempo, per fortuna uscendo dalla sabbie mobili di cose come “Duma Keys”, ha asciugato un po’ la sua prosa che resta comunque dettagliata, ma continua a scorrere via bella fluida.

Risultato: leggere il nuovo libro di Stephen King è come sentir suonare il disco nuovo di qualche vecchia gloria del Rock, una di quelle conservate bene intendo dire. Riconoscibile da subito, anche se cerca di aggiornarsi un po’ resta una sicurezza, lui fa la sua cosa divertendosi riuscendo comunque ad intrattenere a dovere anche noi. State sicuri di una cosa: leggendo questo libro, vi chiederete dove avete messo la copia delle chiavi della vostra auto, potete starne certi!

2 commenti:

  1. Nonostante non ami molto il genere poliziesco\ thriller ( Hap & Leonard a parte ), quando si tratta di King non posso esimermi dal leggerlo.
    L'inizio è davvero coinvolgente ed incalzante, tuttavia mi pare che cali e di molto nella seconda parte.
    Risibile e scontata la storia d'amore, un po' easy ed improbabile il gruppo dei buoni.
    Ottimo Brady, presentato come un folle e lucido assassino, quanto straniante nella sua complessità, visto che ti aspetti di tutto dopo quell'apparizione iniziale al fulmicotone, tranne che un " bamboccio " complessato.
    Rispetto alla patacca di Doctor Sleep siamo all'oro, però oggettivamente pur essendo un romanzo coinvolgente, fatico a ritrovare il vecchio King a cui sono affezionato.
    Spero in Revival.

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    1. Hap & Leonard, ma in generale tutto Lansdale, fa categoria a se ;-)

      Concordo su tutto, sull’ottimo inizio, sulla storia d’amore al limite del comico (se non del fantascientifico), e soprattutto sul calo di ritmo verso la metà. C’è una buona porzione di romanzo in cui gli unici capitoli interessanti, sono proprio quelli dedicati a Brady.
      Di quelli recenti, non mi è piaciuto quasi per niente “Joyland” un intreccio veramente banale e telefonato. Il King dei tempi che furono è andato, resta un appuntamento fisso perché sa scrivere… ed è un po’ come tornare a trovare un vecchio Zio ;-) grazie per il commento! Cheers!

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