martedì 9 ottobre 2018

La casa delle bambole - Ghostland (2018): niente più sedativi per Laugier, grazie


Ve lo ricordate Pascal Laugier? Sì, dài, è il regista di quel capolavoro di “Martyrs” (2008), uno di quei pochi titoli capaci di uscire apparentemente dal nulla, se non dalla testa di Laugier e di imporsi subito come un classico istantaneo, un titolo che alza l’asticella della qualità (e della violenza) nei film horror.
“Martyrs” è uno di quei film talmente malati che i sanitari hanno immediatamente messo sotto medicinali il buon Pascal per tentare di sedarlo e, purtroppo per noi, ci sono riusciti benissimo, perché il film successivo del regista francese era quella porcheriola di “I bambini di Cold Rock” (The Tall Man, del 2012), una roba praticamente innocua, specialmente dopo i calci in bocca di “Martyrs”.

“The Tall Man” era il tentativo di mettere il piedino nella terra della torta di mele che, non paghi di aver sedato il francesino, hanno approfittato del suo stato catatonico per sfornare un remake americano di “Martyrs” uscito nel 2015, la prova concreta che gli Yankee del film Laugier non ci hanno capito un’infiocchettatissima. Cosa aggiungere di questo remake? Direi nulla, perché non sarebbe carino da parte mia, voi siete venuti fino qui su questa Bara, dedicando minuti del vostro tempo e non sarebbe il massimo farveli spendere leggendo io che snocciolo insulti e bestemmie.

“Con chi stai parlando?” , “Cassidy, ma sta dicendo un sacco di parolacce dopo che gli ho chiesto del remake”.
“Martyrs” il remake, faceva così schifo, ma così schifo che evidentemente è riuscito ad interferire con l’effetto dei sedativi nel sangue di Laugier che torna nel mondo dei registi con delle cose da dire con il suo nuovo film, “Ghostland” anche noto con il titolo “Incident in a Ghostland” che da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa uscirà con il titolo di “La casa delle bambole - Ghostland” e, siccome è un titolo che NON parla di fantasmi, per assurdo, forse, sarebbe stato meglio intitolarlo solo “La casa delle bambole” che ha un riscontro all’interno di una storia che cambia direzione, almeno un paio di volte, dettaglio che mi piace sempre in un film.

Ecco, se inizi un film così, decisamente hai tutta la mia attenzione.
L’inizio, bisogna dirlo, attira subito l’attenzione una foto di H.P. Lovecraft e sotto un’ideale dedicata al solitario di Providence, definito di gran lunga il migliore di tutti da una certa Elizabeth Keller. Chi è Elizabeth, detta Beth, Keller? Quando facciamo la sua conoscenza è una ragazzina interpretata da Emilia Jones (vista in High-Rise e Brimstone), parecchio dark e molto appassionata dei lavori di Lovecraft, il suo sogno è quello di fare la scrittrice, ovviamente di romanzi horror, all’inizio del film legge in auto il suo ultimo lavoro all’entusiasta mamma Pauline (l’attrice e cantante canadese Mylène Farmer) e alla decisamente meno galvanizzata sorella Vera (Taylor Hickson, intravista in Deadpool).

“Ci dormi tu qui con quella roba inquietante, io faccio le valige!”.
Pascal Laugier ha già ampiamente dimostrato in “Martyrs” di conoscere i cliché del cinema horror e di divertirsi a lanciarli in faccia al pubblico utilizzandoli come indizi da seguire, per poi colpirci sulla capoccia quando siamo distratti a seguire false piste, questa volta il classico elemento dell’orrore è un camioncino dei gelati guidato da due loschi figuri che avvicina la famigliola in viaggio verso la casa della defunta nonna, un'ex scrittrice con il pallino delle bambole con cui ha riempito la casa, così abbiamo dato un senso anche al titolo del film.

L’unico altro indizio fornito da Laugier è un titolo di giornale, letto distrattamente durante una pausa per il rifornimento, che racconta di pazzoidi che rapiscono e seviziano giovani ragazzine, state iniziando a notare come i pezzi vanno al loro posto? Bene, è solo Pascal che ci sta mandando a zonzo per i pom, per i pim, per i prati.

Ma ci saranno ancora i camioncini dei gelati negli Stati Uniti? Ma soprattutto: qualcuno ancora si fida a comprarci davvero il gelato? Gli autori nel corso degli anni sembra che si siano uniti tutti insieme per trasformare la musichetta dei camioncini in qualcosa di sinistro, da John Carpenter, ai fumetti di Spawn, passando per Borat e i racconti di Stephen King, ormai si contano solo esclusivamente esempi negativi di camioncini dei gelati e dei loro autisti, “We all scream for ice cream”, diceva un tradizionale pezzo Jazz e, purtroppo, le giovani protagoniste di “Ghostland” si ritroveranno a farlo parecchio.

I scream, you scream, we all scream for ice cream.
In “Ghostland” Laugier riesce a tratteggiare due giovani protagoniste, sorelle proprio come quelle di “Martyrs” stereotipate, ma credibili: da un lato Beth la darkettona, dall’altra Vera, simpatica come un calcio negli stinchi. Che, comunque, riescono a guadagnarsi l’attenzione del pubblico, specialmente per il modo brutale e ingiustificato in cui vengono aggredite una volta raggiunta la casa della nonna, ma anche per tutto quello che capiterà loro nel resto del film.

Sì, perché Beth definisce la casa della nonna, come «È la casa di Rob Zombie» e con tutte quelle bambole di porcellana inquietanti, magari non proprio di Roberto Non-Morto, ma di sua nonna sì! Nella casa ci sono bambole ovunque, non vengono fuori dalle fottute pareti (cit.), ma dai fottuti specchi sì, visto che l’adorabile nonnina ne aveva anche uno (inquietantissima) a molla pronta a cicciare fuori da uno specchio. Ecco, sei tutto intento a pensare che ora Pascal Laugier metterà su il classico film, con dei tizi di città finiti a sbagliare strada e ad aprire una porta che sarebbe stato meglio non aprire ed invece lui ti sfila via il tappeto da sotto i piedi cambiando lo scenario, quindi ve lo dico per correttezza: da qui in poi moderati SPOILER sul resto della trama, roba da poco, ma per analizzare il film qualcosa bisogna svelare.

L’arrivo in scena di due figuri loschissimi, coincide con l’inizio della mattanza, diretta senza tirar via la mano da Laugier che improvvisamente pare giocarsi un altro classico trucchetto del cinema horror: la protagonista che si sveglia urlando nel suo letto, era tutto un sogno? Più o meno, visto che ora Beth è cresciuta (ed è diventata la Crystal Reed vista in qualche stagione di “Gotham”), una scrittrice affermata, con marito e figlio piccolo fanatico del suo costume da Arlecchino. Il suo sogno di diventare una scrittrice horror si è avverato, il suo nuovo romanzo intitolato “Incident in a Ghostland” (quindi stiamo già guardando il film che ne hanno tratto? Non so, chiedete John Trent) sta per uscire ed è anche il più autobiografico della scrittrice.

Non facciamo le solite battute del tipo è cresciuta bene, dai su! Fate i seri.
 Tutto prosegue bene, fino a quando una strana telefonata non fa correre Elizabeth a casa di sua madre, solo per trovare sua sorella Vera (nella versione adulta interpretarla da Anastasia Phillips), chiusa nello scantinato, impegnata ad urlare strambe frasi. Pascal Laugier ha fatto svoltare ancora una volta il film passando da una roba in stile "Non aprite quella porta" a un film sugli esorcismi? Prima di tirare le fila vi suggerisco di tenere a mente il dettaglio dello scantinato, un posto dove per accedere bisogna scendere in profondità, spesso usato nelle storie (anche horror) per rappresentare l’inconscio, basta ho detto troppo, FINE SPOILER!

“Ghostland” si gioca un elemento che gradisco molto, ha una chiave di lettura quasi Gilliamesca (ma ho promesso di non aggiungere altro, quindi qui mi fermo) che mi trova parecchio ben predisposto, ma poi trattandosi, comunque, di un film di Laugier piazza sonore botte e notevoli sganassoni a noi spettatori e alle sue due protagoniste che recitano tutto il tempo tumefatte in volto, peste e gonfie.

Ora mi piacerebbe dire che l’elemento del dolore è ancora una volta la via verso l’illuminazione come accadeva in “Martyrs”, trattandosi dello stesso autore, è impossibile non fare il paragone, ma “Ghostland” non ha la stessa brutale potenza del suo predecessore e quando smette di far cambiare (sotto) genere alla storia, imbocca gli ultimi cento metri e corre dritto verso il traguardo.

“Shhh, non fare rumore o Manuel Agnelli ci sentirà”.
Il risultato è una buona vittoria, ma a differenza di “Martyrs” manca l’ultima volta, quella che trasformava quel film in qualcosa di geniale e lascia “Ghostland” ad un gradino più basso del podio. Ora, siccome ho deciso di non rivelare altro, posso dire che ho gradito il grosso METAFORONE di fondo sul potere dell’immaginazione, ho gradito un po’ meno quella strizzata d’occhio con mascherone di gomma tanto vistoso quando molto farlocco a cui Laugier non riesce a dire di no.

Questo appiattimento nell’ultima mezz’ora di film è stata la non svolta che non mi attendevo, per più di tre quarti la pellicola tiene benissimo botta, poi (purtroppo) il metaforone termina la benzina e tocca accontentarsi degli ultimi ammazzamenti e della violenza orrende perpetuata contro le due protagoniste.

"Non piangere, alle protagoniste di Martyrs è andata pure peggio".
Diventa davvero impossibile non provare empatia per quelle due poverette, persino Vera fino a poco prima odiosa diventa subito una vittima che di certo non si merita una violenza crudele quando mostrata e ancora più crudele quando solo accennata da Laugier, un regista che, se fosse per me, dovrebbe stare lontano a vita dalle medicine calmanti, perché il cinema brutto sporco e cattivo lo sa davvero fare.

Purtroppo, la missione di mescolare realtà e finzione di “Ghostland” ha tracimato oltre il bordo del vaso, trovo davvero assurdo (per non dire vergognoso) che un film che lavori sull’empatia che proviamo per due ragazzine maltrattate, poi maltratti sul serio ragazzine per essere realizzato. La storia è abbastanza nota da aver anticipato l’uscita del film, durante uno degli ultimi giorni di lavorazione, Taylor Hickson girando una scena piuttosto concitata è rimasta gravemente ferita al volto sul set, per la mancanza di precauzioni prese, a detta dei legali della Hickson per la fretta e l’incuria.

“Inizio a capire cosa provano i protagonisti di Toy Story”.
Su indicazioni del regista Taylor Hickson stava colpendo con i pugni una porta, accanto alla quale era appeso uno specchio che cadendo e frantumandosi ha sfregiato il volto della 19enne, si parla di una cosa come 70 punti di sutura per lei, più i dubbi sul suo eventuale recupero fisico e in seconda battuta, il resto della sua carriera di attrice.

Mi limito a riportarvi i fatti perché io la mia idea me la sono fatta, voi vi sarete fatti sicuramente la vostra, ma personalmente le crociate da “Indignados” le lascio volentieri a chi piace condurle, perchè sparare giudizi è fin troppo facile, per quello che vale spero che Taylor Hickson recuperi in pieno, ma se davvero questo brutto incidente è avvenuto negli ultimi giorni di riprese del film, una tiratina di orecchie a Laugier me la concedo, considerando la perdita di potenziale del finale del film, forse il Francese non è molto portato per concludere al meglio le sue storie. Oppure, sono le medicine che gli hanno somministrato per sedarlo ad essere tornate in circolo a scapito, purtroppo, prima di Taylor Hickson e poi di noi spettatori.

18 commenti:

  1. Con "Martyrs" sfondi una porta, ma che dico porta, un cancello aperto! Lo metto in coppia con "A l'Interieur" e li colloco lassù in cima nella lista degli ultimi horror (che poi possono essere considerati horror veri e propri? Chiedo eh...) decenti, originali e "da calci in bocca" che ho visto. E sono passati 10 anni...

    Ho letto il post fino alla parola SPOILER e poi ho chiuso tutto. Segnato e cerchiato. Non me lo perdo!

    Domenica sono finalmente riuscito a recuperare "Hereditary". Ottimo fino alla svolta soprannaturale. Poi tutto diventa la fiera del già visto. Peccato perché poteva essere una bomba totale, malato e disturabante al punto giusto e invece è un film sopra la media ma nulla di clamoroso.

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    1. Sono horror al 100%, con nessuno altro genere si sarebbero potute raccontare le storie di "A l'Interieur" e "Martyrs", classici istantanei fin dalla loro uscita. Questo merita la visione, non arriva a quei livelli ma si lascia guardare.

      “Hereditary” è la sagra del già visto, ma ho apprezzato il modo in cui scene viste mille volte, si siano riprese la loro cattiverai originale, che anche a causa della sovra esposizione era andata persa. Non è tutto perfetto (anzi), però anche quello merita. Cheers!

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  2. Dopo averlo guardato non ci ho dormito per tre notti di seguito.. vedevo bambole ogni volta che chiudevo gli occhi. Se avessi saputo prima che stavo guardando un Pascal Laugier probabilmente mi sarei preparato meglio (l'ho scoperto solamente guardando ai titoli di coda).
    Ghostland? Per una volta un titolo italiano che non c'entra un ca##o con l'originale mi pare più azzeccato... chissà cosa aveva in mente Pascal Laugier quando ha pensato alla "Landa dei fantasmi"? Boh...
    Ad ogni modo bello, bellissimo.... solo forse un po' troppo estesa la parte iniziale dove si vede la vita farlocca di Beth, ma ci sta.
    Particolare cult: il mento sproporzionato di HPL!

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    1. Mi confermi quello che ho riscoperto da anni, vedere i film sapendo il meno possibile su di loro, è il modo migliore per goderseli, uno deve andare ad informarsi dopo averlo visto, insomma l’anti-Hype ;-) “Incident on qualchecosa” è una roba molto Yankee per dire “Grosso guaio a…”, almeno credo di averla capita così, forse voleva farci guardare la mano destra anche con il titolo, per poi colpirci con la sinistra come fa sempre. Ma per questa volta, il titolo italiano è più centrato, e poi le bambole sono sempre inquietanti!

      Perde un po’ di mordente nel finale, diciamo che quel cameo lì è molto divertente, ma mi è sembrato pure un po’ troppo didascalico, però dai, come omaggio è sicuramente molto gradito ;-) Cheers!

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  3. Mmmmmm che ghiottoneria! Non ho letto lo spoiler e quindi sono prontissimo a gustarmi il film ^_^

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    1. Bene, non leggere niente e guardati il film, finché regge è un bello spettacolo ;-) Cheers!

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  4. Dopo "Raw" mi hai venduto pure questo. E' che per me ormai horror fa rima con Francia. Rigorosamente evitato lo spoiler, ardunque. Muchas Gracias ;-)

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    1. Ultimamente davver i francesi ci stanno regalando delle gioie, sto pensando anche a "Revenge", spero che questo ti piaccia, aspetto il tuo parere ;-) Cheers!

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    2. Ti farò sapere.

      P.S. Ho adorato anche "Revenge", ma quello me lo aveva già venduto un altro blogger ;-D

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    3. Ma io non sono un Blogger geloso, quello che conta è vedere bei film ed evitare quelli brutti ;-) Cheers

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  5. Non proferisco parola sull'incidente finale.
    In realtà questa recensione l'ho letta con un occhio aperto e uno chiuso sin da quando hai parlato di camioncino dei gelati & depistaggi... Perché amo Martyrs e ovviamente so come funziona Laugier se ci si mette d'impegno.
    Insomma, lo vedrò :)

    Moz-

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    1. Merita la visione, non arriva ai livelli di “Martyrs” ma si lascia davvero guardare, aspetto il tuo parere! ;-) Cheers

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  6. Un raro caso in cui il titolo italiano ha più senso 😄 Solitamente capita quando sono gli americani a cambiare un titolo di una trasposizione, mentre gli italiani mantengono quello del libro.
    Adoro le bambole nei film horror, anche quando non sono possedute (hai presente The Boy con la gnocca di TWD?).
    Comunque penso che potrebbe piacere alla mia ragazza, che odia gli horror coi fantasmi, penso di recuperarlo e poi ti faccio sapere la nostra.
    In effetti hai ragione, il camioncino dei gelati fa più paura dei pagliacci dei film horror!

    p.s. stasera se 'sta ritardata-ritardataria si sbriga a tornare, andiamo al cinema a vedere The Noon.... scherzo, è The Nun, anche se leggo recensioni negativi, me ne fotto, adoro il conjuringverse, una serie di film che finora ho sempre apprezzato ed è raro che promuova film horror moderni.
    p.p.s. se hai tempo passa da me perché ci tengo a sapere se almeno tu conosci il film del post di oggi... non deludermi!

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    1. Anche perché l’espressione “Incident on qualchecosa” non ha un vero corrispettivo in italiano, quindi hanno puntato dritto al sodo. Le bambole fanno sempre il loro dovere negli horror, qui sulla Bara ne avremmo parecchie nel breve e medio periodo. “The Boy” mi era piaciucchiato, anche se nel finale sbragava male, diciamo che 90 minuti di Lauren Cohan aiutano ;-) Secondo me potrebbe piacervi, perché cambia generi svariate volte, fatemi sapere ;-)

      “The Noon” è tra i prossimi che devo smontare con il cacciavite, ma trovo sempre qualcosa di più interessante su cui scrivere, ma il post devo farlo! Con il fatto che sono senza Internet a casa mi sto perdendo un sacco di roba, ti ho intravisto nel blogroll oggi cerco il tempo di passare a leggerti giurin giurello! ;-) Cheers

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    2. L'incident stradal?
      Cazzate a parte, è vero, The Boys si è perso nel finale, nonostante la rivelazione si un buon colpo di scena.
      Questo film invece l'ho cercato oggi ma con scarsi risultati... dovrò attendere che me lo passi la TV per comuni mortali.
      Attendo la tua su The Nunna, la suora nonna. A me è piaciuto, uno dei meno riusciti ma arriva alla sufficienza, mentre la mia lei me lo ha completamente bocciato (e ho dovuto pagarle il biglietto). Ma ne riparleremo a tempo debito!
      Ti sto rispondendo ora che hai già commentato da me e ti ringrazio. Ora dovresti sapere qualcosa in più sulla mia parentela 😝

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    3. Oppure “The Fagiolat” :-P La tua parentela è micidiale, voglio leggere un post per ciascuno! Appena riesco affronterò anche la suona nonna, mi tocca per forza ;-) Cheers

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  7. Cassidy, dovresti guardare anche il cartone di Spawn, dove c'è sempre quel simpaticone di Billy Kinkaid e il suo furgoncino dei gelati ( e si mette pure a cantare "ice cream , you scream " quando è solo con la figlioletta di Spawn )

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    1. Ai tempi qualche episodio lo avevo pure visto, ma più che altro ero legatissimo al fumetto, ok il pezzo Jazz, ok che Stephen King lo ha citato in un paio di sue romanzi, ma quando penso alla canzoncella “ice cream, you scream” io penso subito a quella merda di Billy Kincaid, potrei citarti ancora i dialoghi del fumetto a memoria (“faceva urlare bambini e bambine, io ho fatto urlare lui”) ;-) Cheers!

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