Trovo già piuttosto incredibile che una saga intitolata “The
Purge” sia riuscita ad arrivare a sformare il quarto titolo in pochi anni, in
questo caso un prequel. Trovo meno incredibile, ma comunque clamoroso che la
saga che ha anticipato l’allegro mondo in cui viviamo nell’anno di grazia 2018,
sia sempre quella intitolata “La purga”. Meditate gente, meditate.
Non che io mi sforzi poi molto a farne, però mi capita
raramente di riuscite ad azzeccare una previsione, eppure chissà come si sarà
sentito James DeMonaco, quando alla ricerca di un espediente narrativo per
tenere Ethan Hawke e la sua famiglia barricati dentro casa, ha sfornato l’idea
di “The Purge”, trasformata dalla distribuzione di una strambo Paese a forma di
scarpa in “La notte del giudizio”, anche se poi nei dialoghi del film lo
chiamano sempre “Lo sfogo”, insomma, quella roba lì per cui per una notte all’anno
puoi ammazzare chi ti pare senza venire perseguito.
Il secondo capitolo, forte dell’inaspettato successo del
primo film, espandeva timidamente il concetto, portandoci fuori di casa, per le
strade, insieme ad un
Frank Grillo sempre più lanciato come eroe d’azione. Ma è
stato il terzo capitolo
La notte del giudizio - Election Year, quello con cui James DeMonaco e il suo produttore
Jason “Braccino corto” Blum, devono aver pensato: «Eh eh, sai che ridere se
quest’anno vincesse un conservatore reazionario? Facciamo uscire il film in
prossimità delle elezioni!» E sotto di cinque alti e pacche sulle spalle negli
uffici della Blumhouse.
Sfiga! Alla fine al 1660 di Pennsylvania Avenue a Washington
D.C. ha traslocato davvero un reazionario, lo so che non è bello citarsi da
soli, che poi si rischia pure di diventare ciechi, però avevo battezzato “Election
Year” come il
film preferito di The Donald, ed ora che ci siamo sul serio mi
gira un po’ la testa (diciamo la testa via, per non dire altro), quindi ribadisco,
chissà come deve essersi sentito James DeMonaco, novello Cassandra un po’ per
caso e un po’ per tempismo.
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Riferimenti velati, metafore susurrate. |
All’annuncio di questo prequel dedicato alle origini del
rituale annuale, il massacro noto come “The Purge” (ma non basta lo shopping
Natalizio, no vero?), abbiamo pensato tutti la stessa cosa, questo è il film
con cui la Blumhouse deciderà di buttarla sulla politica, il cambio alla regia
sembrava il definitivo segnale, anche perché Gerard McMurray, era tra i
produttori di quel gioiellino di “Fruitvale Station” (2013), insomma gli astri
sembravano allineati, com’è andata? Bah più o meno.
Bisogna dire che “La prima notte del giudizio” parte con il
piede giusto, un breve riassunto ci mostra l’ascesa del partito noto come i nuovi
padri fondatori, un terzo polo capace di cavalcare il malcontento nei confronti
dei partiti classici e arrivare al potere, imponendosi come qualcosa di nuovo,
quando invece ha avuto forse solo la botta di culo di intercettare la delusione
e di ricamarci sopra costruendo la sua maggioranza, mentre in questi minuti
iniziali volano parole come “Crisi economica”, oppure “Populismo” e “Sostengo
dai gruppi di estrema destra”, diventa pure difficile non immaginarsi DeMonaco,
sorpassato a destra dalla realtà, che non paga, gli sventola pure il dito medio
fuori dal finestrino.
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“Dove si prende il primo traghetto per il Canada?” , “Laggiù, e non sbagliate strada, nel Mediterraneo tira una brutta aria”. |
The Purge, lo sfogo, la notte del giudizio, meglio noto come
“La notte dello sfogo purgoso del giudizio” parte come un esperimento di
laboratorio, da applicare in maniera controllata solo in uno dei quartieri di
New York, e nemmeno un quartiere a casa, ovvero Staten Island.
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"Le regole sono semplici: una volta entrati, non si esce più" (se non capite la cit. potete lasciare questo blog per sempre). |
Particolarità di Staten Island? Come dice il nome, beh il
fatto che sia un’isola quindi la natura ha già pensato a separarla dal resto
della città, la storia invece, lo ha reso il quartiere di New York con meno
attrazioni da visitare, quindi forse anche il più sacrificabile. Inoltre la
popolazione nera di Staten è in netta minoranza rispetto ai bianchi (anche se
nel film non si direbbe) quindi giunti al quarto film diventa pure chiaro che “La
notte dello sfogo giudizievole e purgante” serve a sfoltire una determinata
fascia di popolazione, preferibilmente colpendo i diversamente ricchi e i
diversamente bianchi.
Armato di lenti a contatto particolarmente avanzate (sai che
casino se ne perdi una?) capaci di trasmettere tutto in diretta, i volontari
sono quasi tutti pronti a partire, che poi volontari, qualcuno come il tossico
pazzoide noto come Skeletor (Rotimi Paul) attende solo un pretesto per fare
casino, gli altri invece volontari ci diventano per esigenza, con 5000 ex
presidenti morti stampati su carta verde come incentivo per partecipare, vorrei
vedere voi cosa fareste, se casa vostra fosse a Staten Island e 5000 non
riusciste a metterli insieme nemmeno in un paio di partite a Monopoli,
figuriamoci sul conto in banca.
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Quando ti inseguono quelli con i cappucci bianchi, per dirla come lo sbirro di “La 25a ora”: "Sono caaaaaazzi". |
Proprio per questo “The First Purge” parte piano presentando
i personaggi, senza particolari guizzi, con uno stile che cerca di risultare
documentaristico ma senza provarci poi troppo, ah! Piccola annotazione per il
nostro doppiaggio (il migliore del mondo!), se durante una partita di basket qualcuno
parla di “ISO” sta per “Isolation”, che non è una metafora cestistica della
condizione di Staten Island, ma semplicemente vuol dire che il tipo con la
palla in mano vuole giocarsela uno contro uno contro il proprio difensore, perché
sa di poterlo battere e andare a canestro con facilità (ok forse è una metafora
sul film), se voi me lo traducete alla lettera con “Puntare gli occhi su ISO”,
non vuol dire una beneamata e soprattutto non si capisce, ma tranquilli, tanto
nessuno gioca a basket in questo strambo Paese a forma di scarpa, quindi potete
ancora andare in giro a dire che siete il miglior doppiaggio del mondo.
Ma per me il problema principale di questo “La prima notte
del giudizio” è una certa sciatteria di fondo, hai per le mani un soggetto che
urla fortissimo
1997 Fuga da New York per l’ambientazione e “I guerrieri della notte” (1979) per i contenuti, perché in
soldoni questo “The First Purge” potrebbe tranquillamente essere riassunto citando
i Guerrieri di Gualtiero Collina: «Abbiamo combattuto tutta la notte per
tornare in questo posto di merda?».
Invece i modelli di riferimento vengono abbastanza sprecati,
inoltre quando il livello di coinvolgimento raggiunge il suo apice, nel finale
del film, ormai è davvero troppo tardi, specialmente per affezionarsi alle
vicende dei personaggi, ed è un peccato anche che il mezzo piano sequenza di
lotta sulle scale, sia stato diretto tutto con la macchina da presa un po’
troppo ravvicinata ai personaggi, capisco che non siamo qui a rifare
Atomica Bionda (“The Raid” non oso
nemmeno pensarlo), però relegare l’azione ai pochi minuti finali mi è sembrato
un gran spreco.
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"Vieni in California a Staten Island, vedrai che bello, ci divertiremo da matti" (Quasi-cit.) |
Cosa funziona di “The First Purge”, forse i momenti in cui
diventa chiaro che il film vorrebbe non mandarle e dire, ma lo fa sempre in
modo timido, ad esempio non manca una scena dove la protagonista Nya (Lex Scott
Davis), in fuga viene quasi afferrata al volo da un aggressore che viene
definito (in originale) “Pussy grabber”, insomma ogni riferimento a fatti,
cose, persone o presidenti con cravatta rossa e capelli arancioni sono
puramente voluti.
Quello che invece scricchiola, è pure parecchio, sono quasi
tutte le scene con l’attrice che sembra la sosia stropicciata di Marisa Tomei
(salvo poi scoprire, grazie ai titoli di coda che invece è proprio Marisa Tomei)
la psicologa armata di buone intenzioni che prende un esperimento sociologico e
lo regala ai fascisti vestiti da nuovi padri fondatori. Insomma da una parte
abbiamo un personaggio che ammette di aver sbagliato, ma armato di buone
intenzioni, dall’altra degli stronzi armati, che nascondono razzismo dietro a
buone intenzioni, capite che questa roba sarebbe perfetta per fare metafora di
come va (male) il mondo nel 2018, ma perde di efficacia se poi riduci tutto a
zia Marisa Tomei che dice: Ooops! Mi sono sbagliata!
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“Nel grafico a destra la percentuale di quanto abbiamo sbagliato” (No sul serio, quella vi sembra Marisa Tomei?). |
Per quanto mi riguarda “La prima notte del giudizio” è
quello che succede quando l’idea di un film, diventa più interessante del film
stesso, ed è un enorme peccato, perché sono profondamente convinto che i
momenti di merda della storia umana, siano quelli in cui l’arte riemerge forte,
e sono anche convinto che le opere che meglio rappresentano la nostra
condizione, non sono i film ricercati che dicono le cose in punta di fioretto,
ma i film di genere, che magari ci danno sotto a colpi di accetta, le opere un
po’ incazzata, tipo gli
Essi Vivono o
i “Society” (1989) di questo mondo.
Come rappresentazione poi della vita dei “Fratelli” negli
Stati Uniti di Trump, questo “The First Purge” si pone nel mezzo, non farà
scaldare i cuori ricordando le proprie radici come un
Black Panther qualunque, anche se è molto meno manicheo e più
riuscito nel suo inquadrare la vita nel ghetto rispetto al Micione della
Marvel, però non riesce a coinvolgere ad esempio come
Get Out, quello sì un titolo riuscito ed efficace, senza l’ansia da
prestazione e l’obbligo di dire qualcosa di politico a tutti i costi, che
sembra pesare sulle spalle di questo “La prima notte del giudizio”.
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"Wakanda per sempre!" , "Seee vabbè, ti mando a ripetizione da Spike Lee". |
Mentre gli Yankee si preparano a sfornare anche una serie tv
su “The Purge”, noi come al solito stiamo a guardare, perché siamo sempre fuori
tempo massimo, una volta sapevamo fare i film di genere, ed ora che non abbiamo
più un’industria cinematografica all’altezza, abbiamo fin troppi spunti forniti
dalla realtà. Quindi ancora una volta “The First Purge” funziona meglio come
idea, che come film, perché di suo vale pochino, ma mentre lo stai guardando diventa
difficile non pensare al fatto che se un’iniziativa come “La notte del giudizio”
venisse applicata qui da noi, in tanti ne prenderebbero parte senza nemmeno
bisogno dell’incentivo economico. Ribadisco, se la saga che meglio rappresenta
i nostri sghembi tempi moderni è quella che si chiama “La purga”, vuol dire che
siamo davvero nella cacca.
grande recensione.
RispondiEliminami ritrovo.
ma il film sta incassando di brutto e perciò ha ragione il film.
marisa tomei ha 55 anni e perciò sì è marisa tomei( ma anchio non lo sapevo)
gli unici attori del film che conoscevo sono la tomei e quella di dexter ( ma adesso mi sfugge il nome9
ciao e grazie
rdm
Grazie capo sempre gentilissimo!
EliminaSi, un’altra tacca alla cintura della “Blumhouse” anche se su (quasi) lo stesso tema, ho preferito “Get Out”. Non sapevo fosse nel cast, inoltre è spesso inquadrata così da lontano che non mi sembrava Marisa Tomei ma una che le somigliava, poi ho letto i titoli di coda, in fondo servono a quello. Ah vero recita pure la capa di Dexter, però ogni volta che la vedo, penso a quando faceva l’infermiera in “Oz”. Grazie a te! Cheers
Ah sì, se la purga si materializzasse qui da noi avrei sicuramente parecchio da lavorare.... specie qui in ufficio.
RispondiEliminaNon dirmi nulla, sono ancora al lavoro pure io quindi ti capisco, però per gli uffici dovrebbe esserci una regola speciale, mi spiace non aver avuto il tempo di commentare “Mayhem”, bellissimo horror pieno di azione (e spunti comici) con la guardabile Samara Weaving e il tizio dei “Camminamorti”, consigliatissimo, specialmente per chi è ancora al lavoro il sei di agosto ;-) Cheers
EliminaMi unisco anche io ai complimenti per la recensione :). Non mi piace questa saga e condivido che l'idea è meglio della sua realizzazione. Dovrebbero farne una versione giocosa, con un protagonista che prende a calci in culo tutti i fanatici: e soprattutto meno ansia :D.
RispondiEliminaCinque alto, mille grazie! ;-) Il soggetto è perfetto per i nostri (brutti) tempi, chissà cosa tireranno fuori dalla serie tv. Questo capitolo aveva parecchio potenziale, ma il soggetto continua a restare la parte migliore della saga. Cheers
EliminaE dai, Cassidy! Lo sai bene che tra "traduzione" e "doppiaggio" c'è differenza; quindi restiamo il paese con il miglior doppiaggio al mondo... ma con pessime traduzioni XD
RispondiEliminaIl film lo recupererò quando posso ma non ho avuto timore a leggere la tua recensione.
Nel complesso questo franchise mi piace, specialmente grazie al secondo capitolo; si porta con sè tanti difetti ma un sano dito medio al tizio arancione col parruccone biondo non è uno di questi!
Saluti pieni di sfogo!
Traduzione degna di Google translator, tanto era un dialogo ultra secondario quindi chissene, fanno strafalcioni peggiori per le scene madre, figuriamoci per una secondaria.
EliminaPeccato non aver visto tornare Frank Grillo e il suo personaggio, ma il buon Frank è (forse) in rampa di lancio, per il resto d’accordo, siccome il parruccone fa il mediatico e scrive panzane su twitter, ci sta che gli venga risposto per via mediatica, tipo al cinema ;-) Cheers
La prima trilogia, passata un po’ troppo in sordina, non è male per nulla. Un’ottima idea di base e un terzo capitolo sopra la media la rendono un buon prodotto. Non un capolavoro, ma tre onesti film che fanno il suo.
RispondiEliminaQuesto me lo sono perso e cercherò di recuperarlo al più presto. Certo che avere l’idea buona, essere in anticipo sui tempi e poi farsela addosso (o “avere la caghetta”) e al posto di spingere sull’acceleratore premi forte sul freno... Allora non ci siamo. Peccato perché oltre a sprecare una buonissima idea, butti via pure i due film di riferimento (1997 e I Guerrieri). Qua un bel PG18 ci stava a pennello e poteva fare veramente il botto. Sia tra i redneck ultra-conservatori che avrebbero fantastico e sognato una roba del genere, sia tra i fratelli che tra i dem che avrebbero sbandierato ai quattro venti “Avete visto? Volete arrivate a sto punto?”. Il resto del mondo si sarebbe accodato e diviso come sopra.
Ottima recensione come sempre. Bravo Cassidy che spiega pure le regole del gioco ai doppiatori migliori del mondo!
Per molte cose, sono “Landissiano”, John Landis prendeva apertamente per il culo i repubblicani con le sue commedie, che pagavano per vedere i suoi film senza spesso nemmeno capire di essere l’oggetto dello scherno. Qui l’occasione era ghiotta per rifarsi a Maestri come Carpenter e Hill, solo che davvero, sono stati un po’ timidi, al regista interessa più mostrare la vita delle persone di colore che fare azione, lo posso anche capire, però se avessero alzato il volume della radio, non sarebbe stato male.
EliminaHai mai sentito su un campo da basket qualcuno dire “Tieni gli occhi su ISO?”, se ho letto bene il labiale (quindi potrei aver sbagliato), mi pare abbiano tradotto alla lettera “Looking for ISO”, è chiaro che tra chi ha curato il doppiaggio nessuno gioca a pallacanestro ;-) Cheers
"un terzo polo capace di cavalcare il malcontento nei confronti dei partiti classici e arrivare al potere, imponendosi come qualcosa di nuovo, quando invece ha avuto forse solo la botta di culo di intercettare la delusione e di ricamarci sopra costruendo la sua maggioranza" ehm ehm mi ricorda qualcosa sta cosa, ma non solo negli USA :D Marisa Tomei su Spider-Man Homecoming era una milfona (anzi AILF) spero non si sia rovinata.. di sta saga non ho visto niente, non so perché ma non mi attira, sono i genere di film che mi metterebbero solo su una ansia incredibile!
RispondiEliminaCapisci il mio grosso “Gulp!” mentre guardavo il film? Perché ho riassunto, ma il succo dell’inizio del film è proprio quello. Pensa DeMonaco come deve esserci sentito, per quello dico che questo film è quello che ha davvero capito dove tira il vento. Zia Marisa Tomei qui si vede pochino e pure da lontano, no no, direi che è sempre un gran forma, santa donna, deve riabilitare il ruolo di Zia May per i prossimi setto o otto Spider-Man, deve far rivalutare polpettoni e attacchi di cuore fumettistici ;-) Cheers
Elimina"Sono profondamente convinto che i momenti di merda della storia umana, siano quelli in cui l’arte riemerge forte, e sono anche convinto che le opere che meglio rappresentano la nostra condizione, non sono i film ricercati che dicono le cose in punta di fioretto, ma i film di genere, che magari ci danno sotto a colpi di accetta, le opere un po’ incazzate."
RispondiEliminaGAME - SET - MATCH! La penso esattamente alla stessa maniera!
Per il resto, ho visto solo il primo film, ma non mi ha mai convinto, tanto che non ne ho mai scritto :/ mi è sempre sembrato un "il ragazzo è intelligente, ma non si applica"...
Grazie Genius, qui ci scappa un Bro-Fist!
EliminaHai ragione, in effetti è un po’ sempre la sensazione generale intorno a questi film, un po’ come se avessero capito in che direzione va il vento, e abbiano sul groppone zero ore di navigazione. Come mi è venuta questa metafora marinaresca proprio non lo so, Arrrr dannata balena bianca. Cheers!
Gli antichi avevano Cassandra, noi abbiamo Cassindry :-D
RispondiEliminaDevo ancora riprendermi dalla sofferenza del secondo film, non ho avuto il coraggio di vedere il terzo e non so se vedrò il quarto: preferisco ricordare il primo come un ottimo film inaspettato e fare finta che non esistano sequel/prequel. Così come faccio finta che il seggio della Casa Bianca sia vagante :-P
Ahaaha Cassindry è bellissimo :-D Il primo resta ancora il più solido, die tre sequel/prequel la parte migliore resta ancora il soggetto. Qui ci sta tutta la citazione: Il presidente di che? (Cit.) Cheers!
EliminaQuello che mi ha sempre lasciato perplesso di questa saga ( che comunque a me piace ) è che spesso i protagonisti diventano un miscuglio tra Commando e Rambo messi insieme.
RispondiEliminaanche se in fin dei conti ci si passa sopra.
In questo capitolo, considerando anche la canotta, direi John McClane, in effetti si, ok tirare fuori la grinta, ma diventare eroi d'azione tutto d'un colpo è un pochino troppo ;-) Cheers
EliminaCommento in ritardo direttamente dalla Puglia - vacanze meritatissime quest'anno! -. Come giá sai il film mi ha deluso dall'inizio alla fine: non ha un costrutto vero e proprio, fa passare per positivi personaggi che non lo sono - e non sono nemmeno borderline -, quando tenta di buttarla in politica sembra un gattino piuttosto che una tigre... insomma... l'idea é davvero piú interessante del film stesso, e vedere come era nata la purga era una cosa che mi interessava davvero cinematograficamente parlando. Invece é solo una lotta impari e inverosimile tra gangster e squadristi addestrati.
RispondiEliminaPer raccontare una storia di origini dovresti avere davvero qualcosa da dire, non sembra proprio questo il caso, sono perfettamente d'accordo con te, stammi bene e fai buone vacanze! Bro-Fist ;-) Cheers
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