lunedì 2 aprile 2018

Hellraiser - Judgment (2018): L’inferno è la ripetizione (dei brutti film)


“L’inferno è ripetizione”.
Sono sicuro che zio Stephen King quando ha usato questa evocativa frase nella raccolta “Tutto è fatidico” stesse citando qualcuno di più blasonato, ma in ogni caso è quello che ho pensato guardando “Hellraiser - Judgment”. A dirla tutta ho anche pensato: «Che merda!» ma non volevo scadere in volgarità già al primo paragrafo.

Ripetere in eterno gli stessi errori, anzi rivedere gli stessi orrori, continuare fino allo sfinimento ed oltre a perpetuare dolore. Deve essere questa l’idea della Weinstein Company e della società sottoposta, la Dimension Films che non ha nessuna intenzione di mollare la presa sui diritti della saga di “Hellraiser” motivo per cui con sinistra puntualità continuano a sfornare titoli in modo che nessuno possa contestare la patria potestà su Pinhead, i Cenobiti e tutto il cucuzzaro infernale.

Risultato? Siamo passati al primo capitolo diretto dal creatore Clive Barker, un capolavoro malsano che tanti hanno provato a replicare senza riuscirci mai davvero, ad una serie infinita di seguiti uno più scarso dell’altro. Una discesa all’inferno in termini di qualità che non accenna a rallentare, un viaggio allucinante dalla A alla Z che soltanto un cinefilo, anzi chiedo scusa, un Zinefilo senza paura poteva affrontare, infatti come un novello Virgilio l’eroico Lucius Etruscus ci ha condotti di settimana in settimana attraverso tutti i capitoli, in una rubrica che, se non lo avete già fatto, dovreste davvero leggere.

Il banner del Zinefilo è una bomba, ma aspettate di leggere l'intera rubrica!
Siccome qui alla Bara Volante abbiamo una predilezione per gli audaci, non potevo certo restare impassibile, per quello che ad oggi, anno di grazia 2018, anno del cane secondo il calendario cinese, è l’ultimo capitolo della saga di Hellraiser, sono salito a bordo pure io, ma non chiedetemi di fare l’imitazione di Dante Alighieri, non sono Benigni e l’accento toscano mi viene malissimo.

Proprio per questa ragione, non perdetevi il pezzo del Zinefilo su questo decimo capitolo della saga di Hellraiser!

In questo gioco al massacro, in cui è obbligatorio buttare fuori un nuovo film a cadenza periodica, ormai non si guarda più in faccia nessuno, tutti quelli coinvolti nel progetto fanno velocemente carriera, come è successo a Gary J. Tunnicliffe, esperto di effetti speciali dal curriculum interessante, che improvvisamente si è ritrovato sceneggiatore, il risultato del suo lavoro è il poverissimo ma almeno decente a livello di storia Hellraiser: Revelations. Al momento di produrre un nuovo capitolo, io me lo immagino Tunnicliffe nascosto malamente dietro la pianta di Ficus, mentre il megadirettore galattico della Dimension Films chiama: «Lei, lei lì dietro che ha già sceneggiato, venghi a dirigere, venghi Tunnicliffe, venghi», e queste bambini è la storia di come Gary J. Tunnicliffe improvvisamente è diventato un regista.

"Senti Gary, ma eri già combinato così oppure ti hanno pestato i fan della serie?".
Bisogna almeno riconoscere a Tunnicliffe di avere una vera passione per Hellraiser, se Revelations era per certi versi il capitolo con più somiglianze al film diretto da Clive Barker, questo “Judgment” si impegna ad espandere un po’ l’iconografia dei Cenobiti, ma tutte le sue intuizioni sono condensate nell’incipit del film, che per quanto realizzato in ristrettezze è la parte più efficace. Problema, copre i primi dieci minuti di una pellicola che ne dura 80, insomma, una coperta corta fatta di mancanza di mezzi ed esperienza che ci ricorda che le buone intenzioni sono una bella cosa, ma la strada che porta all’inferno del Direct-To-Video è lastricata di buone intenzioni.

In una diroccata casetta non si sa bene dove, alcuni loschi figuri fanno cose e vedono gente, si capisce che non sono comparse di un film di Nanni Moretti solo perché hanno una collezione di scatola di Lemarchand appoggiate sulla mensola del camino, perché sapete come funziona no? Due mobili finto usurati fanno subito shabby chic, mentre una scatola di Lemarchand fa subito Hellraiser.

Lemarchand, la scatola che crea un'atmosfera.
In questa casetta vengono condotti solo personaggi dalle abitudini violente, ed è qui che i “Volontari” fanno la conoscenza di un tizio che secondo i titoli di coda si chiama the Auditor of the Stygian Inquisition, uno che nel look ricorda l’uomo invisibile del film del 1933, solo che al posto delle bende sulla faccia, ha un mucchio di cicatrici e per altro è interpretato dallo stesso Gary J. Tunnicliffe in persona, uno che si è davvero caricato il film sulle spalle. Entrando in una casetta così, è chiaro che nessuno si aspetta di trovare un tipo del genere rappresentante dell’inquisizione Stigiana… Nessuno si aspetta l’inquisizione Stigiana!

Sul serio, era impossibile resistere alla tentazione di citare i Python.
Il nostro amico Scarface interroga i suoi ospiti chiedendo loro di raccontare i più sordidi gesti di cui si sono resi protagonisti, riportando tutto sulla sua macchina da scrivere, ed ora occhio, che qui la faccenda si fa complicata. Le pagine dattilografate vengono condite con lacrime di bambino (eh?) e divorate da un ciccione che pare uscito da una puntata a caso di “Cinico Tv”.

Spero almeno che sia un omaggio a Ciprì e Maresco.
Il corpulento omaccione dopo essersi abboffato di carta, vomita tutto in un piccolo lavandino (eh!?) che attraverso un sistema di tubature arriva ad una giuria, composta da tre ragguardevoli biondone, che inquadrate di profilo offrono tutte insieme una vista su circa un sesto di poppe, salvo poi voltarsi in favore di macchina da presa e con le loro faccette scarificate ti ritrovi a pensare: «Ragazze, il profilo destro è quello che vi dona di più».

Uhm scusami cara, da lontano mi sembravi più carina.
Le tre bionde rimestano nella, vabbè diciamo che rimestano quella roba uscita dalle tubature ed esprimono un giudizio sulla cattiveria del soggetto, se pensate che sia qualcosa di troppo disgustoso, provate a guardarvi una puntata intere di un talent show a caso poi ne riparliamo.

Salto in avanti della storia, siccome Gary J. Tunnicliffe è sicuramente uno di quegli uomini che preferisce le bionde, la scena successiva vede come protagonista una molto ragguardevole e per fortuna non sfregiata. La ragazzona dal vestito succinto rientra in casa tutta ‘mbriaga (e per altro recitando MALISSIMO) lasciando intendere che ora seguirà la tradizione delle bionde poppute nei film dell’orrore, ovvero mostrare un po’ di epidermide prima di morire male. Sbagliato! Nemmeno una scena di nudo allevia la sofferenza di questo film! Siamo destinati ad essere torturati dal Cenobita Tunnicliffe fino alla fine.

Spoiler alert: No, non si spoglia, così almeno non vi fate illusioni.
Da qui in poi si prosegue con quello che ormai è il canone di questa serie, un’idea mutuata da fumetti (anche quelli di Hellraiser) ovvero storie di umani, in cui l’elemento fantastico e in questo caso gotico e horror, arriva solo prima della fine della storia. Un po’ come quando in Sandman, Morfeo faceva la sua comparsata, solo che qui al posto del principe delle storie c’è il nostro amico Pinhead, qui interpretato per la prima volta da Paul T. Taylor, che nel corso del film si vede poco o niente, a volte un primo piano, altre solo una mezza frase barbosa e senza senso, ma per tutto il tempo è accompagnato da una maledizione, sono gli accidenti che l’attore Doug Bradley rimasto a casa lancia al suo collega per avergli soffiato il ruolo di Pinhead! Un “Cambio basket” che Bradley ha preso molto bene, si si, credeteci.

Ad indagare sulla morte della bionda, purtroppo trapassata con ancora tutti i vestiti addosso (ancora non mi metto l’anima in pace!) arrivano i Detective Sean Carter (Damon Carney) ruvido, con la giacca di pelle e la barba di tre giorni e David Carter (Randy Wayne), quello fighetto con il completo e la cravatta. Ed è qui che “Hellraiser - Judgment” cala la maschera confermandosi una poverata senza speranza.

"Ero appassionato di agopuntura, poi mi è scappata un po' la mano".
Quella è una scena del crimine? Dove sono i nastri per delimitare la scena del crimine? Dove sono gli agenti della scientifica che cercano prove ed impronte? Non ci sono perché costano troppo! Quindi dobbiamo credere che due detective arrivino così, di loro spontanea volontà in una casa e toh! Una bionda morta! Apice dell’involontariamente comico, quando i due a pistole spiatane quasi sparano in testa a Christine Egerton (Alexandra Harris) terza detective assegnata al caso. Ma quale caso? Sapevano che c’era un caso?! A me sembra che questa sceneggiatura sia scritta a caso.

"Poi ci metto dentro anche un po' di Seven di David Fincher e il gioco è fatto".
Vogliamo aggiungere poi che il trio di detective, capisce al volo di avere per le mani un serial killer, che pensate un po’ che cosa originalissima, uccide mettendo in scena di dieci comandamenti! Mamma mia che roba originaleeeeee! Non si è mai vista un’idea del genere.

La coperta corta di “Hellraiser - Judgment” però torna un argomento di attualità quando Sean Carter si mette alla ricerca di una delle scatole di Lemarchand e fa visita alla casetta, risultato, se l’incipit iniziale del film, bene o male rischiava di essere la trovata più memorabile del film, se ripetuto uguale identico a sé stesso, con il dattilografare e le giudici bionde di Hellraiser-Factor, il risultato può essere solamente uno: Una noiosa replica.

"Ma perché dici così Cassidy, io mi sono impegnato tanto, uffa!".
Inoltre ditemi che non avete già capito come finisce, l’indagine sull’assassino? Dai cavoli sono sicuro che potete indovinare l’identità del Killer anche sulla base di questo mio sommario riassunto.

Ovviamente il finale poi prevede la solita entrata in scena di Pinhead e con lui arriva anche il massacro finale, ricalcato sulla falsariga di quello del primo film, solo che qui ganci e catene vengono usati in maniera poco convinta e tutto termina tra gli sbadigli più che come sarebbe lecito attendersi, ovvero tra i brividi.

"Guarda che quando dicono obbligo di catene, non intendono mica così".
Anzi mi viene proprio da pensare che la scelta di Gary J. Tunnicliffe di interpretare il ruolo di uno che scrive pagine di dolore con cui torturare il suo pubblico, sia la più azzeccata metafora di questo film, non a caso le pagine vengono masticate e vomitate, il risultato finale è qualcosa di disgustoso e inguardabile, più o meno come questo film.

16 commenti:

  1. Salviamo il biondame, il resto direi che è tutto da buttare nel bidone :D

    Povero pinhead, dovrebbero fare un film su un povero demone di un'altra dimensione che viene massacrato dagli uomini, metafora di quello che hanno fatto con tutti questi seguiti!

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    1. Il testo battuto a macchina, masticato, vomitato e che provoca dolore è la metafora migliore di dove sia scivolata questa serie, persino il notevole biondame è stato sfruttato male, una tragedia su tutta la linea! Cheers

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  2. «venghi Tunnicliffe, venghi»: qui sono morto, ho fatto una chiacchierata coi cenobiti, ho raccontato loro la battuta e mentre ridevano me ne sono tornato sulla terra :-D
    Questa del decimo e speriamo per sempre ultimo film della saga è stata la recensione in assoluto più dura che ho dovuto scrivere: il mio primo istinto è stato di cominciare a tirare giù tutti i santi del calendario, da Santo Abaco a Santo Zuzzurellone, perché in anni di Zinefilia raramente ho visto qualcosa di più orrendamente brutto di questa roba, ma in qualche modo dovevo chiudere il ciclo. Spero che alle convention i fan di Hellraiser portino catene sufficienti per immobilizzare Tunnicliffe e spiegargli che non è auspicabile un nuovo capitolo.
    Per fortuna abbiamo sette anni di riposo, prima che scadano di nuovo i diritti e arrivi un nuovo fatale Hellraiser.
    Ah, le grandi menti pensano all'unisono: la citazione di Ciprì e Maresco era davvero irresistibile da citare :-D
    Per finire, non far spogliare quella procace bionda succulenta è stato il più grave peccato mortale di questo film!

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    1. Non vedo l'ora di correre dalle tue parti a leggerti, sono felice di essere arrivato in qualche modo in soccorso, sei già stato un eroe nel ripassare nove film, ci mancava questa zozzeria inguardabile per finire! I fan sono assurdi, sono tutti pronti a sputare su un remake, ma puntualmente sperano che il prossimo nuovo capitolo sia buono, io non sopporto i remake, ma potrebbe davvero essere peggio di questa roba? "Cinico tv" era molto ma molto meglio ;-) No sul serio, quando ho visto che la bionda non si spogliava, ho capito in che girone dell'inferno è finita questa saga, dici bene, un peccato mortale! ;-) Cheers

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  3. Gran bel post Cassidy! Non so se questa pellicola merita lo sforzo tuo e di Lucius però... Anche se, come detto di là, mi dispiace pure sparare merd@ perché quel povero Tunnicliffe si trova a dover cantare e portare la croce. Se non è passione questa allora non lo so...
    Ora siete liberi. Per i prossimi anni nessun cenobita potrà torturarvi con pessimi film! Andate in pace! Amen...
    Speriamo che col fallimento dei Weinstein il franchise venga ceduto a chi ama Hellraiser e può rilanciarlo come si deve.

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    1. Il poveretto davvero ha portato la croce, due soldi in più non avrebbero fatto male però. In ogni caso Lucius ha tirato fuori una gran rubrica, a cui sono molto felice di aver preso parte per l'inizio e la fine ;-) Ora siamo due Blog De-Cenobizzati, almeno fino alla prossima trafila di filmacci ;-) Cheers!

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  4. Ma per me che mi sono fermato tipo al terzo, con il primo che ho davvero fatto fatica a farmelo piacere un minimo, vedermeli tutti e 42 potrebbe essere un problema? A quanto dici parrebbe di sì....

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    1. Un enorme problema direi! ;-) Ma forse anche una salvezza per te :-P Cheers

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  5. Complimenti per la perseveranza, io mi sono fermato al settimo film, di cui tra l'altro non ricordo praticamente più nulla. Ciò che mi ha sempre fatto rabbia di questa saga è che ci sarebbe un patrimonio sconfinato di puro horror splatter da raccontare, un potenziale decisamente superiore a quanto offerto dai vari Venerdì 13, Nightmare e Halloween, ma è incredibile la quantità di brutti film che sono riusciti a fare sfruttando il nome di un brand che non si sa bene perché continui ad andare avanti.
    Non credo nemmeno che questi film finiscano per essere brutti per mancanza di mezzi, lo sappiamo che il cinema horror (e il cinema di genere in generale) ha sempre sguazzato nella pochezza dei mezzi e faceva la storia per le trovate di artigiani degli effetti speciali, registi creativi e sceneggiature ben scritte. Qui il fatto che i mezzi non ci siano è perché, dopo tanti anni, forse non ci dovrebbero proprio essere, e perché chi si ostina ad andare avanti non lo fa con la vera intenzione di fare qualcosa di nuovo (ma è anche scontato, se fai il capitolo 10 di qualsiasi cosa...)
    Perciò questa saga continuo a vederla come un triste aborto di se stessa, il 2° capitolo era un gradevole fantasy-horror ambizioso, il 3° faceva un po' il verso al divismo di Freddy Krueger, poi il 4° capitolo, che doveva essere il reboot-rilancio finì per essere firmato da Alan Smithee, pasticciato e disastrato, pietra tombale di una saga che ha continuato senza motivo.

    Bob

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    1. La disparità tra il potenziale e quando è stato sfornato è davvero imbarazzante, meglio un qualunque venerdì 13 o degli ultimi capitolo di Halloween, anche uno di quelli poco ispirati di questa roba.
      Penso che il problema sia proprio che a nessuno frega di fare un bel film, l’importante è sfornare qualcosa per tempo e tenersi i diritti sulla saga, ecco perché si arriva a toccare il fondo, e poi a grattare. Cheers!

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    2. Che poi, la trilogia di Hellraiser è l'unica che mi abbia DAVVERO dato degli incubi notturni. Freddy è "uno di noi!" (per citarti), Jason mi ha sempre quasi-annoiato, Pinhead invece è uno da non prendere sottogamba. Posso rivedermi un qualsiasi film di Freddy per rilassarmi, ma prima di rivedermi Hellraiser ci penso 2 volte. E questo è un patrimonio (psicologico, horrorifico, cinematografico) che una saga non può sprecare così.

      Bob.

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    3. Molto d'accordo, Pinhead e Michael Myers sono quelli che non ti lasciano tranquillo, nemmeno dopo i titoli di coda, segue Freddy (i primi due in particolare), Jason invece si guarda per la caciara. Peccato che nella saga di Hellraiser, il vero potere di Pinhead non sia stato esplorato poi così bene, il potenziale era davvero infinito. Cheers!

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  6. Oh, avevo dimenticato l'esistenza di questo capitolo :I

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    1. Fresco fresco come uscita, ma credimi, ora che l'ho visto pure io vorrei dimenticarlo! ;-) Cheers

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  7. Io ho deciso di fermarmi a quelli con solo Bradley, giusto per stima nella sua presenza scenica...almeno quella.

    L'ultimo che mi manca è quello con Henry Canvill e la Winnick nei loro primi ruoli. Se non sbaglio si chiama "Hellworld" ed è sempre diretto da Bota, stesso regista di quello precedente ambientato (per ovvio budget, girati uno dietro l'altro) in Romania.

    La particolarità era di essere un "effetto Cloverfield J.J." prima che venisse applicato, visto che la sceneggiatura non era stata scritta per essere un seguito di Hellraiser.

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    1. Esatto, ma direi che si vede anche, visto che i Cenobiti qui entrano nella trama per puro caso ;-) Cheers

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