mercoledì 13 dicembre 2017

Pearl Jam - Let's Play Two: (Someday We'll Go) All The Way


Sapete qual'è il problema di andare al cinema a vedere un film concerto dedicato ai Pearl Jam? Che mi devo prendere a schiaffi in faccia per restare seduto sulla poltroncina senza saltare in piedi e mettermi a cantare tutte le canzoni, porco mondo!


Nel nostro piccolo noi fan italiani dei Pearl Jam abbiamo avuto modo di capire gli appassionati dei Chicago Cubs, certo per la vittoria in campionato della loro squadra hanno dovuto aspettare 108 anni, noi per vedere “Let’s play two” in sala solo fino al 30 novembre, unico giorno in cui il film è passato nelle nostre sale, ma considerando che nel resto del mondo era già uscito e la colonna sonora, con i pezzi suonati in questo documentario, è tra i miei ascolti costanti da quasi due mesi, beh, un minimo di quella pazienza tipica dei fan dei Cubs abbiamo dovuto usarla anche noi.

Pazienza del tutto ripagata, però, perché il documentario diretto dal fotografo Danny Clinch e prodotto dalla Monkey Wrench racchiude in due emozionanti ore, il meglio dei due concerti che i Pearl Jam hanno tenuto dal vivo allo stadio dei Chicago Cubs, il Wrigley Field il 20 e il 22 agosto del 2016, per celebrare la vittoria in campionato della squadra di cui Eddie Vedder è gran tifoso.


Ecco come passa il tempo libero Eddie, quando non fa surf o suona l'Ukulele.
Sì, perché i Pearl Jam sono una band di Seattle, ma il loro cantante è nato a Chicago e super tifoso delle squadre della “Windy city”, tra cui proprio i Cubs, il documentario di Danny Clinch, infatti, ci mostra alla perfezione la passione di Vedder per la squadra, con tanto di filmati risalenti al 1992 quando Eddie, con i suoi caratteristici braghini tipici dell’epoca e il berretto (dei Chicago Bulls) in testa, fa da perfetto cicerone lungo la città, un invasato assoluto che si esalta quando trova gettate su un lato della strada alcune zolle di terra provenienti proprio dal Wrigley Field (storia vera!).

Non sono un grande appassionato di Baseball, conosco giusto le regole generali, ma da fanatico di basket so bene a quale livello di mistica gli Americani sanno portare le loro squadre professionistiche, inoltre il mito (o per meglio dire, la maledizione) dei Chicago Cubs è talmente leggendario da essere parte della cultura popolare americana.


Questa serie i Chicago Cubs affronteranno i... Pearl Jam? EH!?
Penso che sia pure molto facile fare il tifo per una squadra che vince sempre, la passione vera si vede quando la tua squadra del cuore non vince mai, ma mai proprio, nella storia dello sport professionistico americano nessuno è stato più sfigato dei Chicago Cubs, la cosiddetta Maledizione della capra ha tenuto banco per 108 anni, vi rendete conto? Ci sono stati tesserati della squadra bianco blu che sono nati e morti senza aver mai visto i loro colori trionfare, mi dicono che qui farebbe molto ridere una battuta sugli Interisti, ma non capisco una cippa di calcio, quindi passo.

Tifare per una squadra che non vince per 108 anni di fila ti trasforma in qualcuno con il muscolo della speranza molto ben allenato, come dice Vedder nel documentario, una passione vera che da parte mia riconosco solo nella musica (per quanto mi riguarda proprio quella dei Pearl Jam) ed è proprio qui che il documentario di Danny Clinch si gioca la sua carta migliore.

Lo sport spesso è la migliore metafora della vita e per quanto tu sia nato con la camicia, avrai sempre momenti duri da affrontare, prima o poi per quanto tu desidererai qualcosa arriverai a perderla o a non riuscire a conquistarla, come i Cubs con la vittoria a fine stagione. La determinazione, la speranza e la dedizione con cui farai fronte ai momenti duri della vita non può trovare una rappresentazione dei Cubs che davanti all’ennesimo sconfitta hanno ripetuto “Ci proveremo ancora l’anno prossimo” per poi ricominciare tutto da capo, per 107 anni di fila prima di sconfiggere la maledizione, “Non abbiamo paura di nessuna capra”, come dice Eddie nel film.


A human being that was given to fly.
Personalmente non ho dubbi, quando ho bisogno di motivazioni è proprio alla band di Seattle che mi rivolgo, gli unici che da una vita (mia) e una carriera più che ventennale (loro) hanno la capacità di azzeccare sempre la canzone giusta per il momento che sto passando che sia felice o triste, che io sia incazzato con il mondo e gioioso, i Pearl Jam hanno sempre la canzone giusta per festeggiare, per fare casino e brindare, oppure per farti ringhiare, sfogare e riprendere quando sei incazzato.

Che poi dicono che nella vita chi si somiglia si piglia, quindi solo dei sopravvissuti all’era del Grunge come loro potevano essere quelli giusti per mettere in musica la caparbietà dei Chicago Cubs e del loro presidente Theo Epstein per arrivare fino in fondo e andare finalmente “All the way” proprio come il titolo dell’inno della squadra composto, guarda un po’, da Eddie Vedder in tempi non sospetti (parliamo dell’agosto del 2007) proprio per la sua squadra del cuore, citando nel testo proprio le parole della leggenda della squadra, Ernie Bank, «It’s a great day for a ballgame, let’s play two» che è proprio quello che hanno fatto i PJ, che al Wrigley Field di concerti ne hanno fatti bene due.


Ernie "Mr. Cub" Banks, in MLB dal 1953 al 1971, sempre in maglia Cubs.
Il film ripercorre la stagione in cui i Cubs hanno sconfitto la maledizione, procedendo di pari passo con alcuni momenti presi dai due concerti tenuti dal gruppo, ad esempio, “Lightning Bolt” è perfetta per ricordare il fulmine che ha colpito il Wrigley Field proprio durante la prima esibizione del gruppo, una sfiga degna dei Cubs da cui, però, tutti sono usciti illesi, perché il concerto è stato interrotto in tempo per portare tutti al sicuro.

Se un prolungamento delle gradinate dello stadio, sono rappresentate dai tetti delle case accanto al Wrigley Field, dei veri e propri “Posti in piedi” da cui seguire la partita, allora i Pearl Jam si esibiscono a loro volta in un set acustico proprio su uno di questi tetti, suonando un paio di rarità come “Thumbing My Way” e di “Dirty Work” degli Steely Dan, appena accennata dal chitarrista della band Stone Gossard.


No tranquilli, non si accorgerà nessuno che state suonando.
Per sottolineare l’unione tra la band di Seattle e la città di Chicaco, come da tradizione, in ogni concerto tenuto dal gruppo nella “Windy City” sulle note di “Black, Red, Yellow” sale sul palco il mitico Dennis Rodman, ex cestista dei Chicago Bulls a cui la canzone è dedicata, sì, perché pare che il titolo del pezzo sia venuto fuori, guardando i colori presenti in un polaroid scattata sull’occhio (come sempre truccatissimo) del “Verme”, immagine che, per altro, è finita nella variopinta copertina dell’album dei Pearl Jam “No Code” (1996).

Eddie prova l'ebbrezza di cantare dai due metri d'altezza del Verme.
La meravigliosa “Given to fly” diventa una dedica all’allenatore Joe Maddon e ai suoi ragazzi, mentre uno dei momenti più toccanti è sicuramente “Inside Job”, brano scritto dal chitarrista del gruppo Mike McCready e dedicato al suo amico ed ex giocatore di football Steve Gleason, colpito dalla SLA, inutile dire che se una persona colpita da una malattia tanto terribile, riesce se pur con carrozzina e computer per decrittare la sua voce, a dirci con le sue parole dal palco del Wrigley Field: «Ho scoperto che mi sento davvero forte e sto fottutamente bene», dovrebbe farci riflettere tutti sul vero valora della caparbietà e della resistenza.

Bravo ragazzi tenetevi in forma, che ci vediamo a Giugno.
Una passione che un gruppo come i Pearl Jam è perfetto per metterla in musica, il documentario chiarisce come la passione dei fan dei Cubs per la loro squadra e di quelli dei Pearl Jam non siano così distanti, solo gli appassionati di sport e di musica possono ritenere sacro un luogo come uno stadio e i fan dei Pearl Jam arrivano da tutto il mondo armati di bandiere pur di sentire il loro gruppo preferito, come fa John nel film che pur di godersi “Release” in prima fila, la fila fuori dallo stadio ha cominciato a farla quattro giorni prima del concerto. Questo John potrebbe essere il mio migliore amico, ho trovato uno che parte anche prima di me per andare ad un concerto!

Ma la cavalcata dei Cubs non potrebbe essere la loro se non fosse un percorso ad ostacoli, perché a mettergli i bastoni tra le ruote ci pensano gli Indians, che vanno sopra tre a uno nella serie, mettendo i Cubs spalle al muro. Con la prospettiva di un altro anno da perdenti, i Cubs rialzano la testa e vanno a vincere anche l’ultima gara in casa ed è proprio Eddie Vedder che nella pausa del settimo Inning canta la tradizionale “Take me out to the ball game” che porta bene alla squadra locale, che pareggia e resta viva, sportivamente parlando. Avrete giù intuito che il pezzo che celebra questo loro ennesimo colpo di coda, non può che essere “Alive”.


Our heroes with pinstripes and heroes in blue (Cit.)
Sì, perché “I’ve Got A Feeling”, cover dei Beatles con cui i Pearl Jam avevano chiuso il loro live al Metro, primo concerto a Chicago della band avvenuto 25 anni prima è un'ideale chiusura del cerchio, mentre l’inno della squadra “All the way” è una sacrosanta festa, il baricentro morale (ed emotivo) su cui si basa tutto il film, l’inno di tutti quelli che sanno che prima o poi arriveranno a vincere anche l’ultima partita, ma è proprio “Alive” il motivo per cui i Pearl Jam e i Chicaco Cubs sembrano fatti gli uni per gli altri.

La band che ne ha passate di tutti i colori nella sua storia, gli ultimi sopravvissuti del Grunge, un movimento che è quasi più famoso purtroppo per i lutti (alcuni anche fin troppo recenti e dolorosi…) che per la musica, che come i Cubs non ha mollato mai, d’altra parte se un giocatore di baseball svicola sulla base prima dell’arrivo della palla, l’arbitro gli grida “Salvo!”, ma potrebbe anche cantargli “Alive”.


"Salvo! Anzi nel tuo caso... Alive!".
“Let's Play Two” è proprio questo, un inno alla capacità di resistere, al far fronte ai brutti momenti per quanto lunghi essi possano essere ed uscire vincitori, a testa alta, ancora vivi, sicuri del fatto che un giorno arriveremo fino in fondo. Quindi, mentre aspettate la prossima partita dei Cubs o il prossimo concerto dei Pearl Jam, che dite? Ne giochiamo un paio?

14 commenti:

  1. Uh, non seguo il gruppo quindi non credo che vedrò il film, però da qualche piccolo indizio mi sembra di capire che ti sia piaciuto :-P

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    1. Davvero? Si è capito tanto? ;-) Si siamo in piena zona (mio) fanatismo, bisogna dire che però i PJ quando si muovono lo fanno bene, è il secondo documentario che fanno (il primo PJ Twenty era diretto da Cameron Crowe) e non si limitano ai classici film pensati solo per i fan, anche questo è un documentario ben fatto che racconta una storia, le parti dedicati alla storia dei Cubs sono una figata anche per uno come me che di Baseball conosce poco o nulla ;-) Cheers

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  2. Quando penso ai documentari musicali mi viene sempre in mente This is spinal tap, non ci posso fare niente. Questo lo potrei vedere, anche per prepararmi in vista del concerto del 26 a Roma,già presi i biglietti ;)

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    1. Beh ma “This is spinal tap” è molto di più di un semplice documentario, è uno stracapolavoro! Prima o poi dovrò scriverne per forza, amo molto quel film e il suo tipo di umorismo ;-) Grande! Io ho preso quelli per Padova, purtroppo Roma per giorni e distanza mi era un po’ scomodo, anche se mi sarebbe piaciuto molto.

      Anzi, lo dico anche qui, ci fosse qualcuno interessato cerco compari per il concerto di Padova, ho due biglietti! Fine angolo dei fattacci miei ;-) Cheers!

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    2. Si parlane assolutamente di Spinal Tap, in Italia purtroppo non lo conosce nessuno ma è un film geniale! Sullo stesso genere, anche se un po' di nicchia, è uscita la serie Documentary now! che è realizzata in maniera sopraffina ed è davvero divertente

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    3. Lo metto in pista per le vacanze di Natale, era un pezzo che volevo rivederlo, ogni tanto mi guardo qualche spezzone sul TuTubo ;-) Non la conoscevo questa serie! Dovrò vederla il formato del falso documentario mi piace davvero molto, anzi avevo anche una cosa in testa sull’argomento, chissà se avrò mai anche il tempo per realizzarla, grazie per la dritta! Cheers

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  3. Mi sono sempre piaciuti i Pearl Jam (anche se i miei grunge preferiti rimangono gli “Alice in Chains” di Layne Staley e ritengo “Jar of Flies” uno dei più bei album mai prodotti) ma il tuo è vero e proprio fanatismo!
    Mi piacciono i documentari o i concerti al cinema, anche se l’unico che sono riuscito a vedere in sala fu quello dei Led Zeppelin 5-6 anni fa. Li tengono troppo poco in sala!
    Questo dei Pearl Jam vedrò di recuperarlo in seguito...

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    1. Con me sfondi una porta aperta, i PJ sono i miei preferiti del movimento Grunge ma vado giù di testa anche per gli altri, sono molto legato al gruppo di Layne Staley, giusto per darti un’idea, “Nutshell” è uno dei miei pezzi del cuore degli Alice in catene ;-)

      Di solito i concerti al cinema mi dicono poco, ma per questo potevo fare un’eccezione, come dicevo sopra, i PJ hanno fatto due documentari, ed entrambi sono davvero ottimi. Cheers!

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  4. I PJ sono stati a lungo tra i miei preferiti ed "Alive" ha rappresentato un difficile periodo della mia vita,quindi che dire se non PJ Uber Alles.

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    1. Sapevo della tua passione per il gruppo, anzi, già ti volevo bene prima di saperlo per dirla proprio tutta ;-) Bravissimo hai centrato proprio una capacità dei PJ, o comunque di chi fa musica di qualità, la capacità di consolare/confortare/far saltare con il pezzo giusto al momento giusto. Numeri uno assoluti ;-) Cheers!

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  5. Non vado mai a vedere i concerti al cinema e a questo ci tenevo particolarmente in realtà. Però mi sa che mi consolo con il concerto a Rho.

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    1. Grande! Ci ho pensato pure io di andare, poi ho preferito prendere i biglietti per Padova con il Ten Club ;-) Cheers!

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  6. Risposte
    1. Woa grazie mille! Passo subito a trovarti ;-) Cheers!

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