venerdì 17 novembre 2017

Basic Instinct (1992): Una parola con tre "S", volete comprare una vocale?


Quanto lo stavate aspettando questo film? Dai, lo ammetto, anche io ero curioso di rivedermi il titolo che oggi è protagonista delle rubrica… Sollevare un Paul Verhoeven!


Lo dico sempre che l’inconscio di un cinefilo è sempre in movimento, nel fondo del mio cervello (o di ciò che ne resta) quando è stato il momento di pensare ad un titolo per la rubrica, forse in fondo è a questo film che stavo pensando, anche se come abbiamo visto, di polveroni in carriera Verhoeven ne ha sollevati parecchi, ma con “Basic Instinct”... Beh, si è davvero superato.

Se c’eravate negli anni ’90, non potrete non ricordare l’impatto culturale che questo film ha avuto sul pubblico, Sharon Stone era LA DIVA sexy di quel decennio, un modello di bellezza che è diventato il metro di paragone con cui tutte le sue colleghe (e non solo) hanno dovuto fare i conti. Un polverone mai finito quello sollevato dal film alla sua uscita, fatto di versioni censurate prive di tutte le scene più discusse messe su per il mercato televisivo, ma soprattutto la comunità gay di San Francisco sul piede di guerra contro Verhoeven e la sua pellicola, colpevole, secondo loro, di aver associato alla bisessualità della protagonista, concetti come violenza e depravazione.


"Paul tu si che sai mettere a proprio agio gli attori" , "Metodo stanislavskij, zitto e recita!".
Un film che ha messo d’accordo praticamente solo i detrattori, perché se da una parte proliferavano i picchetti davanti ai cinema che trasmettevano il film, con tanto di cartelli con su scritta l’identità dell’assassino (se accadesse oggi finirebbe in rissa con i maniaci anti-Spoiler, sai che botte?), anche la comunità cattolica si mosse contro i contenuti troppo spinti del film e in tutto questo, Verhoeven riuscì a beccarsi anche un paio di accuse di fascismo, così, tanto per gradire. Che, poi, come fai a dire che “Basic Instinct” è un film fascista? Sharon Stone è troppo ariana? Bah, se le accuse di fascismo per Verhoeven mi sono sempre sembrate insensate, qui più che mai. Insomma, un enorme polverone che per anni ha rischiato di oscurare gli effettivi meriti della pellicola.

Fun fact: Verhoeven ha chiesto a sua moglie Martine, se poteva fare sesso con la Stone, risposta della moglie: "Sicuro sia una buona idea per la tua carriera" (storia vera), la signora Verhoeven è il mio nuovo mito!
Ed il vostro amichevole Cassidy di quartiere in tutto questo? Ah, voi mi vedete così, ma io in fondo (molto, molto in fondo) sono un'anima candida, il film mi è sempre capitato di vederlo solo nei passaggi televisivi e mai per intero, giusto qualche spezzone qua e là… Ok, dai, ditelo tanto lo so che volete dirlo, guardavo solo CERTI spezzoni. Avete ragione il film ha delle scene che diciamo calamitano l’attenzione, specialmente per un ragazzetto in età pre-puberale in un'era pre-internet, mi sento vecchio come Fred Flinstone.

Ma già allora i film di Verhoeven che amavo erano altri, tipo Robocop e Atto di Forza, questo film mi è capitato di vederlo per davvero soltanto anni dopo, anzi rivedendolo dall’inizio alla fine per questa rubrica, mi sono reso conto che un paio di scene mi mancavano completamente (storia vera), che poi è anche il modo migliore per apprezzarlo, ovvero goderselo dalla poltrona comoda dell’anno 2017, ora che il polverone sollevato si è finalmente diradato ed è chiaro che “Basic Instinct” al netto di qualche ingenuità dettata più che altro dal periodo storico, ha il peso specifico di un Classido!


Se i Classidy sono quei film che hanno saputo imporre un modello, beh allora “Basic Instinct” deve fare parte di questa categoria, da sola questa pellicola ha dato il via a tutto quel filone molto in voga durante tutti gli anni ’90, quello dei thriller con la coppia di divi Hollywoodiani che facevano le cosacce, dai che li conoscete tutti, quasi tutti i registi hanno dovuto tener conto della rivoluzione portata nel cinema da Paul Verhoeven, film come “Body of Evidence” e “Sliver” (entrambi del 1993) sono l’effetto collaterale del nuovo standard imposto dall’Olandese sbarcato ad Hollywood.

Sì, perché da pirata dei generi cinematografici quale è, quasi tutti i film americani del nostro Polveròn sono allo stesso tempo fulgidi esempi del genere di cui fanno parte, ma anche quasi delle parodie, dopo aver ironizzato sulla società americana utilizzando un poliziotto Robot e dopo aver deformato il volto e il corpo dell’ultimo eroe dell’azione, Verhoeven era pronto a cambiare nuovamente genere ma non approccio.


Minuto uno del film, siamo già nel vivo dell'azione!
La sua idea è quella di fare un thriller alla Hitchcock, ma con molto più sesso, sesso, la famigerata parola con tre “S” che piace a tutti, è proprio quello che Verhoeven porta ad Hollywood, l’Olandese arriva nella più grande industria cinematografica forte di due blockbuster di enorme successo e con l’atteggiamento del ragazzo ripetente che arriva in una nuova scuola, mentre i suoi compagni faticano a parlare alle “Femmine” lui ne ha già orizzontalizzate un paio, in pratica è un uomo tra i bambini, infatti entra a gamba tesa (meglio non indagare su quale gamba) in un'industria che trattava la parola con tre “S” in modo pavido, anzi, forse non ne parlava proprio.

Se volessi metterla giù dura potrei dire che Verhoeven con Hollywood intreccia un rapporto simile a quello che c’è tra Catherine Tramell e Nick Curran, un continuo inseguirsi, provocarsi, diventare strambi compagni di letto solo per poi scacciarli via con una scrollata di spalle, ma in generale preferisco continuare a porre l’attenzione sull’abilità di Verhoeven di cambiare agilmente da un genere cinematografico all’altro, il modello sono i noir classici come “La fiamma del peccato” (1944) che Verhoeven e lo sceneggiatore Joe Eszterhas omaggiano, ma allo stesso tempo smontano.


"A proposito di smontare, vieni com me che ho due paroline da dirti, vieni vieni...".
Cos’è “Basic Instinct” un thriller? Un Noir? Un poliziesco, oppure un film erotico? Un po’ di tutte queste cose, ma per assurdo considerando il gigantesco far parlare di sé, è anche il film MENO esplicito mai diretto da Verhoeven, i titoli di testa sulle sinuose note di Jerry Goldsmith lasciano intuire più che mostrare, è chiaro cosa stanno facendo quei due corpi in azione, ma le immagini ci arrivano riflesse su superfici opache, quasi ad introdurre un'atmosfera onirica da noir che terrà banco fino ai titoli di coda.

Poi? Pronti via! I famigerati cinque minuti iniziali che come mi piace ripetere, sono quelli che determinano il passo di un film, uno specchio sul soffitto alla Tinto Brass, due che trombano in un letto, sesso, tette, un rompighiaccio, gli effetti speciali di Rob Bottin e poi sangue e morte, eros e thanatos, carne e sangue, insomma tutti gli elementi del cinema di Verhoeven.


Non cercate di girare lo schermo o di voltare la testa come le civette per sbirciare meglio dai!
Il casting del film è al limite del geniale, il ruolo del detective Nick Curran pensato originariamente da Joe Eszterhas come una donna bisessuale, diventa un uomo e viene proposto a TUTTI gli attori di Hollywood, proprio tutti da Jack Nicholson a Bob De Niro, ma quello che arriva più vicino ad accettare è Wesley Snipes che poi si tira indietro per un conflitto con alcuni precedenti impegni lavorativi. Si fa avanti, quindi, Michael Douglas, che forse aveva sentito cosa è capace di chiedere ai suoi attori Verhoeven, quindi nel contratto fa mettere le postille, il suo personaggio deve essere etero e nessuna scena di nudo frontale, ok? Americani, tzè, Rutger e Jeroen non si facevano tanti problemi.

Douglas, però, era preoccupato, aveva capito di avere per le mani roba che scotta e per il ruolo della protagonista vorrebbe un'attrice famosa, mossa paracula per dividere le colpe in caso di eventuale disastro, il figlio del grande Kirk spinge (scelta infelice di parole lo so…) per Julia Roberts, ma le attrici selezionate per il ruolo di Catherine Tramell sono, praticamente tutte quelle disponibili ad Hollywood, si va da Geena Davis fino a scelte improbabili come Anjelica Huston (!), penso che se escludiamo Shirley Temple e Kathy Bates (ma sulla seconda non ne sono così certo) il ruolo è stato proposto davvero a tutte!

Diciamolo senza girarci troppo intorno: Michael Douglas è perfetto in questo film perché di fatto interpreta la parte di se stesso. Lo ammetto, non mi sta proprio simpaticissimo, così, questione di pelle, poi magari nella vita è uno stinco di santo non lo so, ma mi dà davvero l’impressione di uno dipendente dalla sue dipendenze, che potrebbe arrivare a trattare una donna come fa con Jeanne Tripplehorn in questo film, inoltre mi rifiuto di credere che Verhoeven non abbia pensato al fatto che Douglas era già stato un poliziotto “Sulle strade di San Francisco” (pronunciato come si scrive, come faceva la mia nonna) nell’omonima serie tv.


Il film del doposbronza sullo schermo? "Hellraiser" (1987), Verhoeven non rinuncia a carne e sangue.
Ma se Douglas interpreta se stesso, Sharon Stone va oltre, penso che sia il più clamoroso caso di attrice pronta per la vetta e di un regista che ha un'intera poetica cinematografica che ruota intorno a personaggi come Catherine Tramell. Per certi versi la bionda Verhoeveniana definitiva, che porta il totale scompiglio nella vita di Nick Curran che, non a caso, un minuto dopo averla conosciuta ricomincia a bere e a fumare, ma è anche un caso di mimetismo cinematografico totale. Onestamente, io non so se Sharon Stone sia se stessa, o dal 1992 stia ancora interpretando la parte di Catherine Tramell, un discorso tra realtà e finzione degno di quello che mette su Verhoeven nel film.

"Cosa hai detto Cassidy? Le immagini tendono a distrarmi...".
Sì, perché Sharon Stone con il suo QI di 154, di fatto è Catherine Tramell, la geniale scrittrice che basa tutto il suo alibi sulla sua superiorità intellettuale, anzi, sul fatto che tutti gli altri siano dei deficienti: "Andiamo, ho scritto un libro dove uccido uno con un punteruolo da ghiaccio dopo averlo legato alla testiera del letto con una sciarpa di seta bianca, sarò mica così cretina da farlo davvero, no?". Su questo inganno Verhoeven basa tutto il suo film, un trucco talmente efficace da trascendere il confine dello schermo cinematografico, ancora oggi si parla dello spaventoso QI della Stone e hanno iniziato tutti a farlo in un film dove la scena madre prevede che lei non indossi le mutande, non so come le due cose siano legate, non credo che l’assenza di mutande faccia aumentare l’intelligenza (altrimenti l’umanità sarebbe salva), ma è giusto per ribadire quanto attrice e personaggio siano sovrapposti una all’altra in maniera indelebile.

A differenza di tanti film pruriginosi nati sulla sua scia, “Basic Instinct” non è solo la scusa per mostrare un po’ di scene di sesso tra attori famosi con una trama circostanziale attorno, ma è una sceneggiatura estremamente letteraria, sembra tratta da un libro senza esserlo davvero, materiale che se non sai gestire diventa palloso (vero seconda stagione di True Detective?), ma che Verhoeven da grande uomo di cinema tiene bello vivo e attivo.


"Sto leggendo un bel libro, ci verrebbe fuori un gran film, magari con Michael Douglas".
A proposito di "Libri falsi" e di psicologi, entrambi argomenti che hanno cittadinanza con questo film, beccatevi uno speciale a tema di Non quel Marlowe.

Ma anche il romanzo tratto dal film.

Per finire, i rari titoli italiani del film ("Istinto di base"!), tratti da una VHS d'annata.

I vari libri scritti da Catherine Tramell sono centrali nella trama e, procedendo con i minuti, il discorso tra realtà e finzione già proposto brillantemente da Verhoeven ne Il quarto uomo tiene nuovamente banco.

Anche qui abbiamo una bionda algida che utilizza il suo corpo e il sesso per guadagnarsi una posizione di potere, se Catherine Tramell è la bionda Verhoveniana definitiva, Nick Curran è la quinta essenza del maschietto ridicolizzato, totalmente succube dei suoi (Basic) istinti più bassi, incapace di ragionare se non con il cervello ausiliario, quello che noi maschietti abbiamo dentro le mutande, un'umiliazione che diventa palese anche nella scena invecchiata peggio di tutto il film: quella della discoteca.


Negli anni '90 eravamo decisamente più comodi nel vestire.
Onestamente a rivederla oggi risulta imbarazzante, il maglione con cui Michael Douglas si presenta in discoteca per fare il giovane è impietoso, nel confronto diretto con Catherine e la sua amante Roxy (Leilani Sarelle) sembra uno uscito da un lungo matrimonio, che si atteggia a fare il giovane per far vedere quanto si diverte con la sua ritrovata libertà. Anche i dialoghi non fanno che ridicolizzarlo e allo stesso tempo a prendere a schiaffoni in faccia l’ingenuità della Hollywood dei primi anni ’90 sulla materia sesso, per Nick, Catherine è la “scopata del secolo”, per lei lui è solo “Un buon inizio”, chi sarebbe dei due il sesso forte?

Gli uomini preferiscono le bionde. Verhoeven sicuramente!
Per assurdo, però, la scena più torrida di tutto il film non prevede i due protagonisti, ma è quella tra Nick e la psicologa la dottoressa Beth Garner e qui fatemi fare una menzione speciale per Jeanne Tripplehorn, al suo esordio cinematografico (ennesima conferma del buon gusto di Verhoeven nello scegliere le sue attrici), che al suo primo film deve girare una scena in cui viene violentata da Michael Douglas... Benvenuta ad Hollywood Jeanne! Argomento estremamente serio che oggi è più in voga che mai.

"Ti ho mai parlato del mio amico di nome Harvey? Non il coniglio gigante, il produttore".
Quella scena è Verhoeven al 100%, ha un livello di ambiguità tra i personaggi che è la classica zona grigia in cui il regista olandese non moralizza, mostra e fa cinema lasciando il dubbio e lo shock allo spettatore. Possiamo definirlo uno stupro, oppure è sesso violento consensuale? Una continuità narrativa che arriva dritta da Spetters e che Verhoeven ha portato con sé fino ad Hollywood per prendere ancora a schiaffoni in faccia il pubblico. Grazie Paul! Tante care cose!

Ma a proposito di scene che ti prendono a schiaffoni, dai la conoscete, è talmente famosa che anche chi non ha mai visto il film sa di cosa sto per parlare, la famigerata scena dell’interrogatorio, quella per cui ancora oggi Sharon Pietra e il nostro Paul ogni tanto se le mandano a dire, anche se l’unica cosa certa è che il fantozziano “Togliti le mutande” fu tutta farina del sacco di Verhoeven e lasciatemi dire che su questo avevo pochi dubbi, anche perché secondo Paul l’idea gli è venuta da una sua compagna di università, che per metterlo in imbarazzo fece la stessa cosa (storia vera). Ora però aspettate almeno che io abbia finito prima di correre tutti ad iscrivervi alla stessa università di Verhoeven dai, fate i bravi!


Una fatica trovate questa immagine su Google! Davvero non si riesce a trovare! (seee proprio).
Il bello di quella scena non è tanto la fugace sbirciata gentilmente offerta sa Sharon, ma quanto il fatto che una scena statica come un interrogatorio, nelle mani di Verhoeven diventa una scena d’azione, grazie alla fotografia del fidato Jan de Bont, la regia di Polveròn è frenetica, tutto un repentino zoomare avanti, rimbalzando velocemente tra i volti roba che se per caso sbatti le ciglia nel momento sbagliato, ti perdi proprio quel fotogramma per cui si è parlato così tanto.

A ben pensarci quello che si vede è pochissimo, quasi nulla, ma tutti gli sguardi, dei personaggi nel film e degli spettatori convergono tutti verso uno unico punto di fuga (ho detto FUGA!!) in cui il mostrato è quasi niente, ma le reazioni sono chiarissime, il colpetto di genio è il primo piano sul faccione di Wayne Knight che suda come un porco, suda come fosse uno che non vede una donna da ben prima del 1992, roba che a confronto quando si è trovato faccia a faccia con un Dilophosauro era molto, ma molto più a suo agio!


"Ah-ah-ah! Non hai detto la parola magica!" (cit.)
Trovo brillante anche il fatto che quando poi ad essere interrogato è Nick, Paul Verhoeven utilizzi nuovamente lo stesso registro frenetico come a sottolineare che a quel punto della storia, Nick è totalmente nelle mani di Catherine, ma privo della sua “Smutandata” arma segreta, ennesimo modo per ribadire la superiorità femminile, che si nota anche quando Nick parlando, inizia ad utilizzare le stesse identiche frasi che fino ad un minuto prima erano state pronunciate da Catherine.

Tutto l’andamento dell’indagine è davvero anti-Hollywoodiano, la storia è un continuo procedere per arrestarsi in qualche vicolo cieco e poi ripartire a razzo tra inseguimenti (anche in auto su lungo le scale), fino alla rivelazione finale che, per altro, non è mai mostrata, al contrario delle abitudini di Hollywood che pretendono che tutto sia chiaro e limpido, qui la risoluzione del giallo avviene off-screen, come il sudore sul faccione di Wayne Knight che ci conferma cos'abbiamo visto.


"Restare concentrati, rischiate di perdervi il meglio".
Verhoeven anche nella terra della torta di mele continua a portare avanti un discorso sulla realtà e la finzione proprio come ne Il quarto uomo, che diventa quasi onirico come i ricordi della Recall di Atto di Forza, gli eventi si sono davvero svolti come l’indagine lascerebbe intendere, oppure Catherine ha utilizzato i personaggi come se fossero quelli di un suo libro, per “scrivere” un finale a lei congeniale?

Proprio come nel finale di Atto di forza, Verhoeven non conferma, ma ci lascia con il dubbio, tanto che quello che dovrebbe essere un semplice whodunit non si risolve nemmeno dopo la rivelazione sull’identità dell’assassino, Verhoeven è bravissimo a tenere alta la tensione per farci capire che la scena finale deve ancora arrivare, ce lo fanno capire anche le efficacissime musiche di Jerry Goldsmith che ci impediscono di abbassare la guardia, la soluzione del giallo è nell’ultima pagina e per Verhoeven il climax deve svolgersi per forza a letto.


Ricordavo duelli finali un po' diversi da questo, ma va bene lo stesso.
L’ultima scena di sesso è diretta come il duello finale tra buono e cattivo in un western, come l’ultimo combattimento in un film d’azione, ma con i “Ginger e Fred orizzontali” (soprannome inventato da Sharon Stone per se stessa e il suo partner nel film) impegnati nella loro danza da materasso. L’ultima scena è bellissima, Verhoeven sposta la macchina da presa dai personaggi fino sotto al letto, la loro storia è finita, ormai è una cosa tra il regista e il pubblico, quel rompighiaccio sotto il letto sta davvero lì, oppure è una proiezione delle paure di Nick? Si tratta della pistola fumante che incastra Catherine o magari è la trottola di “Inception” diciotto anni prima di “Inception”? Verhoeven non risponde, come i grandi uomini di cinema non moralizza e ci lascia con il dubbio.

Insomma, “Basic Instinct” resta un grande film, corpi che sbattono e si sbattono come in Crash di Cronenberg, ma in forma di thriller e pronto per il grande pubblico disposto a pagare per assistere, il trionfo di Verhoeven che conquista anche Hollywood con il potere della parola con tre “S”... Tra sette giorni, l’ideale continuazione di questo pepato argomento.

66 commenti:

  1. Sta settimana ho fatto i compiti e il film me lo sono rivisto pure io! Alè!
    Esiste un titolo più parodiato, citato, imitato,... di questo? A naso solo "Taxi Driver" (con DeNiro che parla allo specchio) e il discorso motivazionale di William Wallace in "Braveheart" possono tenere il passo del film di Verhoeven. Giusto per far capire che razza di impatto culturale abbia avuto "Basic Instinct" nel mondo. Un pugno nello stomaco così diretto e cos' forte che ci ha lasciato TUTTI senza fiato. Non eravamo pronti, non ce l'aspettavamo per nulla. Probabilmente neanche a Hollywood hanno capito cosa avevano tra le mani fin quando non l'hanno fatto uscire al cinema. E da lì in poi nulla fu più lo stesso. Una donna, bionda, fatale che tiene le redini, muove i fili di chi la circonda come una marionettista. Uomini, donne, poliziotti, tutti sono giocattoli tra le mani della Tramell, una Sharon Stone al top assoluto. Se si prende come paragone un altro film scandalo con una bionda protagonista, con una scena icononica e con del sesso a fare da contorno, si pensa a "9 settimane e 1/2" con la Basinger. Era il 1986, sono passati solo 6 anni ma sembra un'era geologica precedente. Basta solo vedere come la donna passa da oggetto tra le mani di un uomo (Rourke) che ne fa quello che vuole, alla Stone di bianco vestita che tiene sotto scacco un'intera centrale di polizia.
    Ironico poi che tutti conoscono la scena senza mutande che ha disintegrato le testine di non so quanti videoregistratori a furia di fare RWD-Play-Pause-Play-RWD... Ma pochi ricordano la vera scena dura e brutale del film, quando il buon Douglas prende con la forza la propria ex fidanzata per sfogarsi e mostrare che lui è il maschio alpha. Salvo poi sciogliersi come una candela appena passa tra le mani della Stone. Ancora donne al potere per l'olandese che naturalmente viene accusato di sessismo. Perfetto... Non fa una piega!
    E dopo tutto questo giro di giostra Verhoeven ha un altro asso nella manica da tirarci in faccia e farci capire che siamo solo dei cretini e che tutti siamo come Nick Curran: chi è l'assassino? Si capisce che è la Tramell la colpevole ma non se ne ha la prova concreta che sia stata lei visto che non ci sono arresti o l'omicidio finale che metterebbe tutte le carte sul tavolo.. E mi immagino Paul che se la ride a guardarci discutere sulla fig@ della Stone da un'ora abbondante senza renderci conto che ci ha fatto vedere un thriller, un giallo ma senza mostrarci veramente l'assassino come da tradizione. Geniale e unico anche in questo.

    Ottima recensione come sempre. Bravo Cassidy! Ti aspetto al varco tra una settimana (anche se probabilmente non riesco a commentartelo subito). Ti aspetto perché probabilmente per la prima volta non sarò d'accordo con la tua recensione. Ho questo sentore... Spero di sbagliarmi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sei sempre il più preparato, stima!
      Avevo abbozzato un paragone proprio con “9 settimane e ½” per via delle bionde protagoniste e del contenuto erotico dei due film. Gettato via tutto perché non esiste il paragone, Kim Basinger era l’oggetto del desiderio ma il rapporto tra le e Mickey Rourke era (quasi) alla pari, qui invece la Tramell è in totale controllo, Nick Curran è una pezza che lei utilizza a suo piacimento, anche la risoluzione del giallo non è altro che l’ennesima trama scritta dalla brillante scrittrice, l’ultima inquadratura è geniale, non dovrebbe finire con le note di Jerry Goldsmith ma con le risate di Paul Verhoeven ;-)

      Ti ringrazio e aspetta di vedere cosa ho tirato fuori, non avevo idea di come affrontare il film della prossima settimana finché non mi ci sono messo su a scrivere, aspettati di tutto ;-) Cheers!

      Elimina
  2. Questo film ormai è un cult, uno dei primi che ho visto di Verhoeven, ne devo vedere molti altri, e spero di recensire entro la settimana prossima il quarto uomo...devo recensire persino come eravamo, vediamo di farlo oggi xD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non mi dire niente, più scrivo e più ho cose da scrivere, il che è fantastico!! :-D
      “Il quarto uomo” nell’economia della filmografia di Verhoeven è un film importantissimo, non avremmo mai avuto Basic Instinct senza, non vedo l’ora di leggerti ;-) Cheers!

      Elimina
  3. io lo vidi a 20 anni al cinema con un mio amico coetaneo e sfigato ( a livello di successo con le fanciulle) quanto me e il nostro unico commento all'uscita del cinema fu " ..........ho voglia di scopare un pavimento....."
    all'epoca per un 20 enne medio italiano basic instinct era pecepitop come un film porno.
    rivisto 20 anni dopo in tv l'ho molto ridimensionato.


    domani sera ( se lo danno ancora ) io e moglie andiamo a vedere il film " the broken key( blade runner girato alla reggia di venaria e con attori meravigliosi reclutati direttamente allo spizio mariuccia)

    il regista si chiama luis nero ma in verità si chiama luigi pautasso dalla crocetta

    secondo me sto film ( se lo vedrai ) può diventare un classido.

    grazie. RDM

    rdm

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quando uscì rivoltò come un calzino il pianeta, è ancora un film molto molto sexy, rispetto agli altri di Verhoeven è molto meno esplicito, questo giusto per dire a che livello vola l’olandese.

      Ho visto “The Broken Key” pubblicizzato sul bus che prendo tutte le mattine per andare a lavorare, ma con un volantino tipo foglio A4, ho desiderato subito di vederlo, anche solo per la presenza di Rutger, potenziale “Z” altissimo! :-D Cheers!

      Elimina
    2. LA PRESENZA DI RUTGER MICHAEL MADSEN CHRISTOPHER LAMBERT WILLIAM BALDWIN LA CHAPLIN JOHN WAYNE ( NO LUI NO ) SANDOKAN PROVOLINO ( NO LUI NO ) E FRANCSCO COCCO VINCITORE DEL DEL GRANDE FRATELLO 77 ( LUI PURTROPPO Sì)

      sono molto curioso.

      domani saprò

      Elimina
    3. Più me ne parli più mi viene voglia di vederlo ;-) Cheers!

      Elimina
    4. e finisco: girato a torino grotte di bossea sacra di san michele venaria reale .

      effetti speciali più che dignitosi.

      esoterismo in ogni dove e un mistero da risolvere.

      buon week end

      rdm

      Elimina
    5. Ci mancava solo chiamar Dario Argento alla regia e poi sarebbe stato completo ;-) Stammi bene e buon week end! Cheers

      Elimina
  4. Il paradosso? Che secondo me non è così scandaloso come viene dipinto. E' una storia di sesso e omicidi, ma vista oggi, non dico che sia all'acqua di rose...però come si suol dire, si è visto di peggio.

    Questo per dire che il film è un bel film complessivamente e quindi questa nomea di film iperzozzone lo danneggia.

    Poi c'è una, dico una scena di nudo frontale di Sharon Stone (peraltro inquadrata da lontano) e anche la scena madre dell'interrogatorio non è così sfacciata.

    Ma anche qui la nomea di scena scandalosa ha danneggiato la scena stessa, per i motivi che tu elenchi abilmente.

    Anche io rimasi colpito dal vedere il ciccione di Jurassic Park sudare in quel modo, già mi stava antipatico da quel film :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il cinema è anche questione di tempismo, con “Basic instinct” Verhoeven ha portato il sesso ad Hollywood proprio nel momento giusto, il mostrato in realtà è molto, ma molto meno del percepito, ai tempi però altro che polverone, non si parlava d’altro che di questo film! ;-) Mi ha fatto molto piacere rivederlo oggi, qualche ingenuità, tipo che con un controllo del DNA potevano risolvere l’indagine alla prima scena, ma poco importa, su quell’ingenuità e sul vedo non vedo (è il caso di dirlo) un regista di minor talento avrebbe tirato fuori una robetta, Verhoeven invece ha fatto un filmone. Cheers!

      Elimina
    2. "e quindi questa nomea di film iperzozzone lo danneggia."

      Già! Cioè, non è proprio il film che fa per me e quindi non lo rivedrei, ma effettivamente per un bel pò di anni è stato sminuito per quello.

      Elimina
  5. Altra grande tacca alla colt verhoeniana e grazie per le citazioni multiple.
    Malgrado uscì al cinema sotto casa mia, il film lo vidi solo in TV e temo che fosse sforbiciato: mi sa che la famosa scena dell'interrogatario l'ho vista per intero solo anni dopo.
    E' un peccato che tutti si siano focalizzati sull'aspetto sesso, perché davvero il film ha una trama da applauso e un'esecuzione splendida: anche i difetti sembrano messi lì apposta!
    Da punto di vista pseudobiblico è un gioiellino: un libro che anticipa un omicidio, l'immagine che precede la realtà... pura goduria ^_^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Penso anche io che in tv passasse molto sforbiciato, i difetti ci sono ma chissene, resta un ottimo thriller, film di questo genere ben fatti se ne vedono ormai troppo pochi.
      Se spogliassimo (tanto per stare in tema) il film di tutte le scene di sesso, resta un coerentissimo discorso da parte di Verhoeven sulla finzione e la realtà, l’idea della scrittrice che “scrive” il finale usando i personaggi è brillante. Questa sembra davvero una storia tratta da un romanzo, senza esserla davvero, e le citazioni sono doverose, per questo film era obbligatorio parlare dei libri falsi, ma er forza proprio! ;-) Cheers

      Elimina
    2. "perché davvero il film ha una trama da applauso"

      Si. Fui sorpreso per come la parte poliziesca fosse parecchio intrigante! La fama del film faceva prevedere di vedere solo certa roba. XD

      Elimina
  6. Non è che forse hai elogiato un po' troppo questo film che è un porno più che discreto girato con molti soldi e che fa i salti mortali per convincere tutti che è anche un bel poliziesco, cosa che tutto sommato non è? :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non credo perché se questo è un porno, allora per gli altri film di Verhoeven che termine utilizziamo? Straporno? ;-) L’andamento anti convenzionale (e anti-hollywoodiano) della trama è coerente con il discorso iniziato da Verhoeven (con “Il quarto uomo”) sulla realtà e la finzione. Poi il peso specifico di un film passa anche da come influenza le pellicole uscite dopo, da questo punto di vista “Basic instinct” il suo dovere lo ha fatto. E aspetta di vedere cosa ho combinato per la prossima settimana! :-P Cheers

      Elimina
    2. Per porno non intendo tanto "film con una scena di sesso ogni minuto in cui si vedono anche l'interno delle vulve", ma "film la cui funzione principale è aiutare nel corso della masturbazione" :D. Alla fine della fiera Basic instinct credo sia questo. Con attori famosi, un regista che sa come imbastire uno spettacolo e un budget tale da potersi permettere alcuni dei migliori tecnici e artisti dell'epoca. E devo dire che le atmosfere in diverse scene sono molto carine! Appartamenti chic illuminati in modo figo, tante belle vetrate trasparenti ecc. Però non ci vedo molto altro. La sceneggiatura non fa che rivisitare per l'ennesima volta il tema del detective moralmente ambiguo che si lascia irretire dalla femme fatale, con uno straccio d'intrigo che lo rende solo "abbastanza risaputo" e non "totalmente scontato". Anche la presenza di personaggi bisessuali non è affatto nuova, cambia solo la rappresentazione. Insomma, gli autori hanno fatto di tutto per confezionare un film in modo da poter controbattere ad accuse sul genere "il suo unico scopo è stimolare le fantasie maschili (o femminili)", quando in soldoni quelle accuse IMO sono fondate :D. Il fatto strano è che un noir come appunto La fiammma del peccato ha una sceneggiatura da capogiro, ma non sono molti ad averlo visto, mentre Basic instinct lo hanno visto in tantissimi :D.
      Insomma, se rivalutiamo anche film come Basic instinct quando all'interno dello stesso genere o degli stessi generi c'è di molto molto molto molto meglio, almeno in termini di narrazione, ho la sensazione che raschiamo un po' il fondo XD. Va bene la nostalgia e tutto, va bene lamentarsi della povertà del panorama hollywoodiano contemporaneo, ma rivalutiamo altro piuttosto. Mia opinione personale eh, ci mancherebbe :D.
      P.S.: dimenticavo, non parlerei di whodunit alla Hitchcock, anche perchè Hitchcock non amava gli whodunit per sua stessa ammissione.

      Elimina
    3. Ok chiaro, ma mi sembra un po’ esagerato, per quello esiste un intera industria che per trame e talenti in gioco si sbatte decisamente meno di così, anche se sbatte forse è una scelta di parole infelice ;-)
      Non credo nemmeno sia etichettabile come “Hanno potuto permettersi i migliori tecnici sul mercato”, Verhoeven è uno che con attori, e in particolare con i tecnici lavora sempre con quelli di sua fiducia, Jan de Bont era stato il direttore della fotografia di Verhoeven in altri suoi tre film prima di questo. Sul fatto che i personaggi siano stati pensati per provocare le fantasie, ne sono certo! ;-) Sharon Stone e Verhoeven si sono trovati al momento giusto delle rispettive carriere, e poi si il modello è “La fiamma del peccato” che è tipo cento volte più bello e innovativo di questo film, su questo non ci piove, ma all’interno del noir Verhoeven con il suo stile ha riportato in auge un modello che come dici giustamente tu, non tanti (purtroppo) hanno visto, il tempismo di questo film a mio avviso è stato fondamentale.
      Ho fatto l’esempio della seconda stagione di “True Detective” perché quella storia e quella di “Basic Instinct” sembrano tratte entrambe da romanzi, entrambe hanno molte parti dialogate, e il giallo qui si risolve senza mostrarlo come si farebbe normalmente nel cinema. Per me ci vuole maestria a fare questo, lo dico proprio perché la seconda stagione di “True Detective” da questo punto di vista ha toppato.
      Per il resto non ne farei una questione di nostalgia, Douglas non mi è mai stato simpatico (scusa Mike!) e il film per intero devo averlo visto forse due volte, sono sicuramente più legato ad altri film dell’Olandese, però è innegabile che questa pellicola abbia influenzato gli anni ’90 dando da sola il via a tutti quei film con divi famosi impegnati a fare le cosacce, quasi tutti meno appassionanti e riusciti di questo film. Perché quello che non si dice mai di Verhoeven è che poi i suoi film nessuno riesce ad imitarli, basta guardare i vari seguiti (Basic Instinct 2, Robocop 2, Starship troppers 2, l'uomo senza ombra 2) che non allacciano nemmeno le scarpe agli originali.
      Bisogna dire che tutti i film americani di Verhoeven sono quasi delle parodie del genere di cui fanno parte, compreso questo, ma lo vedo comunque come un punto di arrivo notevole. Poi ho capito perfettamente il tuo concetto e lo comprendo in pieno, però analizzando la filmografia di un regista sento che è più che altro a quella che devo fare riferimento, poi ovviamente è un punto di vista, non pretendo di saperle tutte ;-)
      Hai ragione ti ringrazio, ho sbagliato a scrivere “whodunit alla Hitchcock” in realtà volevo solo scrivere “whodunit” che basta e avanza per il concetto che volevo esprimere, vado a correggerlo, muchas gracias! :-D Cheers!

      Elimina
    4. Oddio, in effetti de Bont era già un collaboratore storico di Veroheven, praticamente la loro ascesa l'hanno fatta a braccetto, ma in generale quello che intendevo è che il film ha un budget grosso e si vede tutto. Secondo me quello e un po' di "buon gusto" (non è l'espressione che cercavo, ma non me ne vengono di migliori) fanno la differenza tra questo e un porno. Ma alla fine lì andiamo a parare. E' chiaro che porno è un termine un po' eccessivo, ma la direzione è quella secondo me, poi è chiaro che Basic instinct è un film furbo, mica si vende come porno. "Nossignori, c'è anche una storia, vedete?". Eh sì, però... :D Poi va bè, il discorso si allarga molto, sarebbe anche interessante fare gli avvocati del Diavolo e (fingere di) capire le ragioni di chi ha accusato il film di maschilismo, omofobia, fascismo (secondo me inteso come "conservatorismo") ecc. e due idee ce le avrei, ma onestamente non c'ho voglia di esporle XD.
      Comunque chiudo il discorso sullo staff tecnico ribadendo: per il lavoro prettamente e meramente tecnico, tanto di cappello, davvero.
      Ah, a proposito di film dei'90 con due divi che fanno gli zozzi, uno dei primi titoli a cui ho pensato è Eyes wide shut, con tutta la distanza che magari il film di Kubrick prende da questo genere, ma secondo me ci può rientrare. Ecco, penso a Basic instinct e poi a Eyes wide shut... no, non voglio nemmeno paragonarli, altrimenti vengo sommerso giustamente da un oceano di "Ma grazie al cazzo!" XD.
      Per l'whodunit figurati, di nulla :).

      Elimina
    5. Penso che le accuse fossero anche un po' esagerate, ma i film di Verhoeven se le sono sempre portate dietro, dai suoi film olandesi fino ai blockbuster americani non un singolo film non si è beccato qualche accusa, a mio avviso tutte più esagerate nel necessario, ma sarà che quell'approccio al cinema lì mi piace. Ho capito la tua posizione sulla trama del film, trovo interessante il paragone con Kubrick.

      I due approcci sono opposti, Verhoeven porta carne, sesso e violenza in tutti i suoi film, un approccio carnale (e carnivoro), Kubrick invece l'esatto opposto, algido solo all'apparenza, ad una prima occhiata, non credo sia un caso che Verhoeven abbia inaugurato il filone nel 1992 e Kubrick lo abbia terminato nel 1999, da allora poi è arrivata la falce moralizzatrice di Hollywood e ciao ;-) Cheers

      Elimina
    6. "Perché quello che non si dice mai di Verhoeven è che poi i suoi film nessuno riesce ad imitarli, basta guardare i vari seguiti (Basic Instinct 2, Robocop 2, Starship troppers 2, l'uomo senza ombra 2) che non allacciano nemmeno le scarpe agli originali."

      Già! Pure "L' uomo senza ombra 2" è uscito!?! °_O XD E pure i remake non sono interessanti quanto i suoi film! XD
      A proposito di BI2, ricordo come nei tg ogni tanto saltasse fuori che forse si faceva e forse no! XD Fatto poi quando la moda di riprendere film o saghe dopo anni stava prendendo piede.

      " e Kubrick lo abbia terminato nel 1999, da allora poi è arrivata la falce moralizzatrice di Hollywood e ciao ;-)"

      Non ci avevo mai fatto caso! Per rivedere qualcosa di simile anche come impatto mediatico abbiamo dovuto aspettare "50 sfumature di grigio"! XD A me ha fatto pure piacere perché ormai dopo "Avatar" era quasi un mortorio "Frozen" a parte. XD

      "con due divi"

      All' epoca però solo Douglas lo era.

      "quasi tutti meno appassionanti e riusciti di questo film"

      Già! Come se bastasse mettere un pò di roba pruriginosa. XD Sic!

      " se rivalutiamo anche film come Basic instinct "

      Al massimo la critica. A molti del pubblico piaceva e piace. XD

      Elimina
    7. " ma non sono molti ad averlo visto, mentre Basic instinct lo hanno visto in tantissimi :D."

      Già! Purtroppo LFDP già che è in bianco e nero parte svantaggiato. Sarà un discorso semplicistico, ma se pure "Via col vento" lo fosse sarebbe meno visto. Poi boh!

      Elimina
    8. Penso che la trama di " "50 sfumature di grigio/verde/blu" non sia salvabile nemmeno se finisse nella mani di uno come Verhoeven o Cronenberg, per quello proprio non c'è speranza ;-) Cheers

      Elimina
  7. Non lo ricordavo così audace questo film, forse son passati troppi anni da quando lo vidi la prima volta ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oppure anche tu come me lo vedevi sempre in tv, dove passava in versione alleggerita ;-) Cheers

      Elimina
  8. È giusto citare Hitchcock difatti viene riproposto il tema del doppio o forse meglio dire del body double quindi del corpo doppi(a)to...beh non ho altro da dire oltre quello che hai scritto te.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si parte da zio Hitch, si passa da un film in particolare di De Palma, che per temi e livello di sesso sta perfettamente in mezzo, e si arriva giù fino a Verhoeven. Ti ringrazio gentilissimo! Cheers

      Elimina
    2. Ora che mi ricordo dopo le riprese non era morto uno deo cast per tumore?...scusami se non mi ricordo il nome ma era quello che girava con il cappello da Cowboy...

      Elimina
    3. Ho fatto una ricerca perché non conoscevo questa storia, l’attore George Dzundza che interpreta Gus nel film (per altro la scena in cui sfoggia il cappello l’ho trovata uno spasso) però mi risulta ancora vivo, magari non era lui quello che ricordi. Cheers!

      Elimina
    4. Dzundza ha lavorato anche ne Il cacciatore di Michael Cimino. Suo collega in quel film era John Cazale. Cazale è morto di tumore dopo le riprese de Il cacciatore.
      Ma anche lo sceneggiatore di Basic instinct Joe Eszterhas si è ammalato di tumore anni dopo aver scritto Basic instinct. Oggi, per fortuna, è ancora vivo.
      Questi gli unici due casi che mi vengono in mente, non so se aiuta a risolvere l'enigma XD.

      Elimina
    5. Grazie, il mistero permane però, sta diventando un giallo ;-) Cheers

      Elimina
    6. Dopo aver pubblicato il mio commento però ho avuto un'intuizione da vero detective: George Dzundza porta sfiga, ormai è chiaro XD (scusate, non ho resistito alla battutaccia).

      Elimina
    7. In effetti non porta proprio benissimo il povero George ;-) Cheers!

      Elimina
    8. Aveva ragione Martino, Eszterhas si prese il tumore mi sono confuso. Comunque ho visto Sliver, la Stone spinge tantisismo ma il film è poca cosa e la regia di Noyce e tutto il bel team tecnico (addirittura Shore alla colonna sonora) non salvano un film modificato in post-produzione. Ma il cast femminile è una goduria anche lì ❤

      Elimina
    9. Ricordo proprio una Stone che si carica sulle spalle (e non solo) il film, ma dovrei ripassarlo, visto una sola volta un'era geologica fa. Cheers!

      Elimina
  9. Penso che sia il simbolo del thriller sessuale hollywoodiano... Ma comunque l'ho sempre trovato molto scialbo. A parte le grazie di Sharon Stone, ho sempre pensato che ci fosse molto poco...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo penso anche io, rivedendolo in fila a tutti gli altri film di Verhoeven è decisamente il meno esplicito, ma quello che ha fatto più parlare di se. Cheers!

      Elimina
  10. Sono di quelli che non l'ha mai visto per intero, bensì a spezzoni (immagina quali)... ma quella dei picchetti spoiler è "storia vera"? Non ci posso credere

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Storia vera sul serio, a San Francisco vive forse la più grande comunità gay d’America, aver ambientato il film proprio lì ha scatenato un putiferio, Verhoeven doveva spostarsi evitando i picchetti con una serie di telefonate prima di mettersi in auto, e i cinema erano presidiati. Mi ha fatto ridere immaginarmi uno con uno spoiler-cartello davanti ad un cinema, rischierebbe la vita! ;-) Cheers

      Elimina
  11. è VERO Sì.

    io sono del 1971 e me li ricordo.

    vero: NEL LUGLIO 1995 ERO IN VACANZA A LONDRA E VIDI UNA PAZZA CON UN CARTELLO CHE INVITAVA ( MA IL MOTIVO NON ME LO RICORDO ) A NON ANDARE A VEDERE WATERWORLD(!!!!!!!!!!!!!!)

    RISULTATO : TORNATO IN ITALIA MI GUARDAI WATERWORLD.

    ANCHE SUSPIRIA SPOILERARONO.

    RDM

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Forse perché era brutto? ;-) Scherzo io voglio bene a “Waterworld” anzi è da un po’ che aspetto la scusa per rivederlo (storia vera). Ah ci sono! È colpa della Tripplehorn, evidentemente i suoi film si attirano le critiche e i cartelli ;-) Probabilmente se ricordo bene era per qualche protesta ecologista, mi pare fosse quello il motivo, mi pare di avere dei flash, il film fu criticato perché utilizzava (nella finzione) una petroliera che nella realtà aveva provocato un disastro in mare, mi pare di ricordare un fatto del genere. Cheers!

      Elimina
  12. L'ho visto a 14 anni insieme ad una considerevole marmaglia di altri miei "amici" allupati al cinema.
    Mio fratello mi pregò quasi per convincere me e i miei amici a non andare, ed in effetti la parte più thriller della pellicola, per noi passò completamente in secondo piano.
    La cosa strana è che per come tutti i film che io vidi in quel periodo, ricordo praticamente tutto il film quasi a memoria, non avrei nemmeno bisogno di rivederlo.
    Non so se mi piacque, ma mi rimase impresso per molto tempo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Complimenti per la memoria fotografica ;-) La parte thriller secondo me funziona proprio perché è di stampo letterario più che cinematografico, e Verhoeven è molto bravo a renderla materia per il cinema, per il resto penso che sia un film che è rimasto impresso a molti ;-) Dai era facile questa come battutaccia, perdonamela! Cheers

      Elimina
  13. Grande film e grande recensione! Quando uscì nei cinema avevo 13 anni, e ricordo benissimo tutti i piani escogitati da me e dai miei amici per riuscire a vederlo malgrado il divieto ai 14. Fallimmo. Anzi, alla fine non provammo nemmeno. Voci incontrollate cominciarono ben presto a circolare sulle acrobazie sessuali che si potevano vedere del film, e soprattutto sulla mitica scena, quella che si fa tanto fatica a trovare su google immagini. Alla fine un paio d'anni dopo sbarcò in casa mia una videocassetta comprata dai miei genitori dal loro spacciatore di (s)fiducia. Piratissima, con copertina fotocopiata a colori, ma era lui: Basic Instinct! Attesi il momento giusto per guardarlo, quando in casa non c'era nessuno. Misi la vhs nel videoregistratore e via, avanti veloce verso le scene più interessanti (w la trama), nonostante la qualità video non fosse trascendentale (eufemismo). Al momento dello scoscio ovviamente fermai tutto più volte. Avanti... pausa.... indietro... pausa... fino a trovare il fotogramma giusto. Quante soddisfazioni in una passera intravista...

    Ah, poi anni dopo ho anche rivisto il film. Bellissimo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie mille specialmente per il racconto di vita vissuta, l'era delle videocassette pirata e del play-Pause selvaggio la può capire solo chi l'ha vissuta. Un giorno scopriremo che Verhoeven prendeva soldi dalla massimi costruttori di videoregistratori e il film era il suo modo per brasarne il più possibile facendo incastrare il tasto pausa ;-) Cheers!

      Elimina
    2. Mi associo anche al racconto di Michele, visto che anch'io a casa avevo una copia piratata del film ( la locandina però era fotocopiata in bianco nero ).
      Probabilmente apparteneva a mio fratello, ma complice il suo partire per il servizio militare divenni un utilizzatore " seriale " di quel film. :-p

      Elimina
    3. Hai "ereditato" il suo patrimonio di cassette, beh dai ci sta mi sembra anche giusto ;-) Cheers

      Elimina
  14. Comunque era un thriller molto intrigante e interessante, al di là delle scene di sesso, niente che ora non si possa vedere in un Game of Thrones qualsiasi :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Rispetto ai primi film di Verhoeven è poca cosa, ma il tempismo non poteva essere migliore, prendendola alla larga, la HBO è diventata a vera HBO negli anni '90, Verhoeven sicuramente ha spostato un po' più in la il limite del mostrabile. In ogni caso anche "Giocotrono" non è più quello di un volta ;-) Cheers

      Elimina
  15. Ecco la civetta che entra in modalità rompipalle (ma non con il rompighiaccio): hai scritto "Silver" anzichè "Sliver" (sempre se intendevi quello con la Stone e Baldwin guardone?)
    E' sempre un piacere leggere le tue recensioni, mi faccio sempre un po' di sane sbaccanate.
    Il povero Wayne Knight lo mettono sempre in situazioni dove deve sudare!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie mille, la mia dislessia galoppante e l'irritazione che a distanza di anni quel film ancora mi provoca mi ha fatto incrociare le dita, ho corretto grazie, si il film era proprio quello ;-)
      Grazie a te di aver la pazienza di leggere tutte le mie caSSate, se riesco a far ridere è sempre un gran piacere per me ;-) Hai ragione Wayne Knight se la deve sudare, ma quello che lo ha fatto sudare più di tutti non è stata la Stone ma Michael Jordan in "Space Jam" ;-) Cheers

      Elimina
  16. Naturalmente io non ho visto né Basic Instinct, né Sliver, né Space Jam (almeno ho visto Jurassic P). Cosa gli combinava Jordan al povero Wayne?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non hai mai visto Space Jam??? ;-) In pratica Wayne faceva la parte del tirapiedi servilissimo di MJ, quindi prima lo seguiva ovunque e poi si ritrovava a giocare a basket in squadra con Jordan e i Looney Tunes. Nel finale Wayne diventata una specie di cartone animato a sua volta... Mi rendo conto che raccontare la trama di Space Jam mi fa sembrare uno di quelli che borbotta da solo frasi sconnesse sulle panchine della stazione ;-) Cheers

      Elimina
    2. Sì lo ammetto, ho delle lacune incolmabili. Comunque ho visto il trailer molte volte, vale lo stesso? No eh? Mi ricordo solo di MJ e Bugs Bunny. Invece Wayne aveva un ruolo di primo piano!

      Elimina
    3. Assolutamente "Basic instinct", "Space Jam" e "Jurassic Park" i tre vertici della trilogia del Wayne ;-) Cheers!

      Elimina
    4. " i tre vertici della trilogia del Wayne ;-) "

      Già! Mitico! I caratteristi dei bei tempi! ^^ Lui, Robert Davi, Al Leong, Victor Wong, Judge Reinhold, Bill Paxton, Joe Pesci...

      Elimina
    5. Ora invece si pagano attoroni per ruoli da caratteristi (si, sto pensando all'ultimo Star Wars) solo perché ci sono i soldi per farlo, l'estinzione del cinema di serie B ha portato anche a questi effetti negativi purtroppo. Cheers

      Elimina
  17. La parola è sasso, vero? ;)

    Il fatto che ricordi l'impatto culturale che ha avuto fa di me un vecchio?

    Bella la tua analisi approfondita di quello, che almeno all'epoca, mi era sembrato un thriller-erotico davvero riuscito e con un casting perfetto.
    Sarebbe divertente rivederlo adesso. Quasi quasi in futuro... :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esatto! Era proprio quella la parola, un omaggio alla protagonista Sharon Sasso ;-)
      Ti ringrazio, è un film a tratti invecchiato ma che dice ancora la sua secondo me. Cheers!

      Elimina
    2. Sarebbe divertente ed interessante anche per me perché all' epoca non capii bene la trama e le scene zozze le trovavo irritanti messe in un poliziesco XD.

      Elimina
  18. Come detto dovrei rivederlo perché all' epoca lo trovai un film strambo e mentre l' indagine la trovavo intrigante ed affascinante la parte "zozza" mi dava fastidio XD.
    Interessante scoprire i vari aneddoti su questi cult dopo anni, usciti in un periodo dove causa età non mi concentravo tanto su quello che girava attorno al film.
    Ah, però sulla protesta della comunità gay! Ne seppi una simile anche per "Il silenzio degli innocenti"! Altro aneddoto curioso che ho letto solo di recente riguarda la sceneggiatura di Eszterhas che venne pagata circa 3 milioni di dollari, una roba tosta per l' epoca!
    La Stone quell' anno con la scena che tutti sappiamo, ma di cui purtroppo non si trovano immagini su google XD, quell' anno riuscì a mettersi dietro pure la Pfeiffer di "Batman - il ritorno" nell' immaginario collettivo! °_O XD Io però, sarà anche per i film, non sono mai stato un gran fan della bella Sharon. Invece solo un fedele di Michelle! XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh beh Michelle è sempre Michelle niente da dire ;-) Gran associazione ruolo/personaggio, tanto che per tutti lei è ancora Catwoman, ma se ci pensi la Stone ha fatto lo stesso ma di più, ancora non ho capito se stesse recitando oppure è davvero come la protagonista di questo film di Verhoeven! Cheers

      Elimina
  19. Gran bel film e gran bella recensione (che ho linkato sotto quella che ho appena pubblicato sul mio blog)! E concordo sulla pallosità della seconda stagione di True Detective, cosa che mi ha portato a non guardare la terza, in effetti...

    E la Stone... boh, è assurda in questo film, fuori scala proprio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho visto che hai pubblicato ma oggi non ho avuto tanto tempo per leggere, ora mi salvo la pagina perché sono curioso di leggerti ;-) La Stone nel ruolo per cui verrà ricordata, anche se tutti ricorderanno di lei una cosa sola ;-) Cheers!

      Elimina