martedì 26 settembre 2017

Johnny Frank Garrett's Last Word (2017): Le ultime parole (spaventose)


Era da parecchio che non vedevo un film diretto da Simon Rumley, ma devo dire che il nostro non ha assolutamente perso il brio che lo caratterizza, quel suo modo di dirigere che grossomodo riassumerei come il comandante della cavalleria che si alza in piedi sulla sella e grida la carica. No, così, giusto per darvi un ordine di idee.

Di sicuro mi sono perso qualche suo film, l’ultima cosa che gli ho visto dirigere era il segmento "P Is for Pressure") nell’antologico “The ABCs of Death” (2012) vero raduno di talenti del cinema horror degli ultimi, ma il film per cui l’ho conosciuto resta il tostissimo “Red White & Blue” del 2010.

Rumley non è certo rimasto con le mani in mano, nel corso dell’anno dovrebbe uscire un altro suo film, che fin dal titolo mi sfizia abbastanza, “Once Upon a Time in London”, ma per ora Rumley che di solito i suoi film se li scrive da solo, decide di limitarsi a dirigere una solida sceneggiatura di Ben Ketai, su un soggetto per nulla semplice: l’esecuzione di Johnny Frank Garrett.

La vera storia di Garrett ha sconvolto la cittadina Texana di Amarillo, la sua accusa? Tremenda, nella notte di Halloween del 1981, l’appena diciassettenne Garrett avrebbe violentato e ucciso una suora di 76 anni, accusato e condannato alla pena di morte, Garret morì nel Febbraio del 1992 con un'iniezione letale.

Spero non vi sfugga l'iconografia presa in prestito dal vecchio JC.
Nel 2004, il documentario di Jesse Quackenbush “The last word”, indagando sui fatti ha sollevato una serie di irregolarità processuali, dovute quasi tutte alla volontà di trovare un colpevole subito, il documentario lascia intendere tra le altre cose che il vero colpevole poteva essere Leoncio Perez Rueda che confessò un crimine del tutto simile, perpetuato ai danni di Narnie Cox Bryson, 77enne uccisa pochi mesi prima.

Ad aggiungere guacamole ad una storia già parecchio pepata di suo, ci ha pensato il fatto che attorno alla morte di Garrett si sia scatenata una “maledizione”, vera o presunta come sempre in questi casi, resta il fatto che molti componenti della giuria che hanno trovato colpevole Garrett sono morti nel giro di pochi mesi, ma il caso più emblematico resta il procuratore distrettuale Danny Hill (Sean Patrick Flanery), che prima ha invocato a gran voce la pena di morte per Garrett e poi si è tolto lui stesso la vita nel 1995 (storia vera).

Ricapitoliamo: abbiamo una suora morta in un modo atroce, un assassino che maledice i suoi accusatori prima di lasciare questa valle di lacrime e una serie ragguardevoli di morti ammazzati, di fatto, sembra la trama di “Sotto shock” di Wes Craven, solo tristemente reale. Secondo voi, quando Simon Rumley si è visto recapitare a casa la sceneggiatura del film, poteva dire di no?

Forse l'unico in galera che potrà dire "Sono innocente".
Il film inizia non forte, fortissimo! Nei primi dieci minuti scarsi, vediamo una folla urlante che invoca la morte per Garrett fuori dal tribunale, mentre dentro Sean Patrick Flanery impegnato nella sua arringa trasforma subito la pellicola in un legal-thriller e ci racconta tutto quello che abbiamo bisogno di sapere su Johnny Frank Garrett, giusto in tempo per vederlo scrivere un'ultima delirante lettera e poi trovare la morte attraverso un ago, non ditemi che avrei dovuto scrivere SPOILER, dai!

Non cercate nella trama di “Johnny Frank Garrett's Last Word” i suoi lati positivi, il film procede con un canonico horror con maledizione fino alla fine, quello che funziona è proprio la mano di Simon Rumley che impone al film un ritmo sincopato ed una serie di momenti di puro thriller che portano avanti l’indagine, quasi tutti rappresentati dal personaggio di Adam Redman (Mike Doyle), l’unico giurato che ha provato a seguire le orme di Henry Fonda mettendo in dubbio la colpevolezza di Garrett, ma è rimasto comunque inascoltato.

Doyle che non ricordo di aver visto in nessun altro film, ma che ho scoperto aver recitato in “Law & Order” (bella forza, TUTTI hanno recitato in quella serie!) è una delle tante facce poco note azzeccate, di un film in cui il più famoso del cast è proprio Sean Patrick Flanery, uno che comunque personalmente io ricordo come giovane Indy in Le avventure del giovane Indiana Jones e poco altro, ma confesso di poter essere rimasto un po’ indietro sulla sua filmografia.

Proprio vero che non sono gli anni, ma sono i chilometri!
La trama, pur non essendo davvero niente di originale, riesce a coinvolgere ed ogni volta che da spettatore ti rilassi, pensando di stare guardando un thriller tratto da una storia vera, Simon Rumley si alza di nuovo sulle staffe e grida “Caricaaaaaaaaa!” piombandoti addosso con tutto quello che ha, in un bombardamento visivo e sonoro che sa tanto di schiaffone a gioco fermo.

Sì, perché Simon Rumley gira con una precisione invidiabile, sfruttando tutto quello che ha a disposizione: primi piani intensissimi, dissolvenze anche acide e un impianto sonoro davvero efficace, “Johnny Frank Garrett's Last Word” non ha una vera e proprio colonna sonora da film (horror, ma non solo) classica, più che altro una serie di rumori di fondo che vi faranno ruotare la testa in cerca dell’origine dei sussurri.

"Ho sentito un rumore, ma ho troppa fifa per voltarmi a guardare".
Quando, poi, di punto in bianco il volume aumenta di brutto, per enfatizzare urla, ma soprattutto suoni volutamente urticanti, non dei banali “Salto paura” (meglio noti come Jump Scare), un utilizzo più subdolo, dico in stile David Lynch solo per darvi un ordine di idee.

In questi giorni ho iniziato a guardare la nuova stagione di “Twin Peaks”, ma prima mi sono divertito a vedere come il pubblico sia passato dalla modalità HYPE a quella “Non si capisce niente” in un tempo ridicolmente breve. Ecco, qui è più o meno la stessa cosa: potete guardare “Johnny Frank Garrett's Last Word” mentre state stirando, mentre giocate con il cane, oppure mentre date da mangiare ai pesci rossi e non perderete nemmeno un passaggio di una trama che procede (e soprattutto termina) come ti aspetteresti da una storia di questo tipo, oppure potete gustarvi il modo con cui Rumley vi lancia dietro tutto quello che ha, potesse attraversare lo schermo lanciandoci addosso qualche oggetto di scena preso sul set per sortire un effetto lo farebbe, non potendo farlo usa il cinema.

"Signora non vorrei dire, ma non credo che quello sia l'utilizzo corretto delle matite da disegno".
Infatti, il film si gioca scene gustosamente cattive (quindi pienamente horror) come quella dell’insegnante che in classe inizia a sentire le vocine e, mettiamola così, raddoppia la mossa segreta di John Wick, in quella che è di sicuro la scena più riuscita di tutto il film, lo sai benissimo come finirà, ma va comunque in un tale crescendo che non puoi smettere di guardare, lo stesso andamento di questa pellicola, insomma.

Se l’idea di 95 minuti titoli di coda compresi da passare in questo modo vi sconfinfera buttatevi, Simon Rumley lavora poco, ma non prende prigionieri, un approccio al cinema da coltello tra i denti che non si trova in giro così spesso.

20 commenti:

  1. Interessante, lo avevo già visto in giro, confido in una comparsa su Netflix che In altro modo ormai non riesco più a vedere nulla

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    1. Ci ho messo un po' anche io a trovare il tempo per vederlo, però si lascia davvero guardare. Netflix è di una comodità suprema vorrei trovare tutto sul loro catalogo ma devo dire che è piuttosto variegato non mi stupirei di veder spuntare anche questo. Cheers!

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  2. Di Rumley ho visto solo il segmento di "The ABCs of Dead" (di cui salvo veramente pochino... Mi ricordo la T e la X il resto poco/nulla) quindi il mio giudizio su di lui lo tengo in sospeso.

    Dalla recensione questo mi pare un mix tra "Sotto Shock" e "L'Esorcismo di Emily Rose" ma se me lo promuovi lo segno per recuperarlo appena possibile.

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    1. La “T” era “Toilet” vero? Corto assolutamente geniale quello, il migliore del gruppo ;-) Esatto la trama sembra “Sotto Shock” con un elemento realistico, almeno finché Rumley non si mette a fare sul serio, non sono i colpi di scena la forza del film, ma il modo in cui il regista ti tira dentro, classico horror da guardarsi a casa da soli, meglio di notte ;-) Cheers

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    2. Si, la T era Toilet:

      https://www.youtube.com/watch?v=gVO3j7KdF3M

      Dai, questo me l'hai venduto. Mo me lo segno visto che "winter is coming". Alè!

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    3. Era l’unico segmento che avevo visto prima di vedere “the ABC’s of Death” ribadisco geniale ;-)
      Esatto, se normalmente si guardano tanti film adesso si esagera. Cheers!

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  3. Niente da dire, film con una trama da episodio di Dylan Dog ma uno stile che mena fortissimo per un'ora e mezza. Non confiderei troppo nella distribuzione su Netflix, ma ho visto che è in arrivo "il gioco di gerald," del buon Flanagan... chissà...

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    1. Esatto, questo film non lo si guarda per la trama ma proprio per il talento del regista nel coinvolgerti. Ecco quello lo voglio vedere, Mike Flanagan è riuscito a trovare uno dei pochi libri di King che non erano ancora stati adattati al cinema, ma poi diciamolo, film che si vende da solo, un’ora e mezza di Carla Gugino ammanettata al letto, dai su, mi hanno già convinto! :-P Cheers

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    2. Come dice il detto, non c'è cosa più divina che scoparsi la Cugino?

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    3. Ahahaah sappi che potrebbe diventare il titolo del commento a “Il gioco di Gerald”, se si verrai citato così già lo sai :-D Cheers!

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  4. Az, tanto per ricordarci quanto sia illuminata la giustizia nel Texas...
    Storia incredibile e a questo punto era impossibile non farci un film: mi stupisce solo non l'abbiano fatto prima!

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    1. Si davvero non si smentiscono mai questi Cowboys. Vorrei recuperare anche il documentario, non sono riuscito a reperirlo prima di scrivere di questo film, ma mi sono documentato sul caso, era già terribile prima che diventasse un film horror a tutti gli effetti. Cheers!

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  5. Conoscevo questa oscura storia legale, molto controversa come spesso capita alle giurie americane ( e anche da noi se è per questo) , quando si vuole trovare un colpevole a tutti i costi sia quel che sia.
    La novità del tutto è come è stato rappresentato questo film che sembra scontato nella trama ma non nella messa in opera del film
    Da vedere assolutamente perchè sei completamente immerso nella vicenda con annessi e connessi , straordinaria colonna sonora, non fatta di solita musica ma di effetti speciali trascinanti.
    Come sempre ottima scelta amico caro.
    Bacionissimi

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    1. Riassunto perfetto e purtroppo hai ragione non è solo il sistema legate Texano ad avere dei buchi. Cheers!

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  6. Questo è il film per me :D (anche perché non richiede molto sforzo intellettivo, ahha). A parte gli scherzi, già la locandina è molto inquietante. Ho visto il trailer e, unito alla tua recensione, mi ha molto incuriosito: peccato che in Italiano non sia stato doppiato. Inquietante la scena delle matite, ma certo devo dire che, viste le premesse, finirò per tifare per l'assassino :D

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    1. La scena delle matita è la più efficace ma non è l'unica in grado di incollarti allo schermo, purtroppo doppiato non si trova ma i sottotitoli si, fammi poi sapere come ti sei trovato ;-) Cheers!

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  7. Un film interessantissimo che penso cercherò di guardare il prima possibile.

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    1. A volte diamo per scontato che gli horror debbano anche fare paura, questo è proprio uno di quei film da vedersi a casa da soli di notte, fammi sapere come ti sei trovato con Johnny ;-) Cheers

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  8. si l'ho visto pure io questo film, devo dire che mi è piaciuto parecchio, ne parlerò anche io a breve ^_^

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    1. Oh benissimo! Non vedo l'ora di leggerti ;-) Cheers

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