Quando ho visto
spuntare “Death Note” sul paginone di Netflix non ci ho pensato su molto
per decidermi a guardarlo, non tanto perché si tratta dell’adattamento
americano di un manga molto amato, quanto, più che altro, del nuovo film diretto
da Adam Wingard.
Faccio una
doverosa premessa: del Manga di Tsugumi Oba illustrato da Takeshi Obata conosco
giusto il soggetto di base e la popolarità acquisita negli anni, il che fa di
me lo spettatore ideale per questo film. Pronti, via! Vediamo cos'ha da propormi!
Quando gli americani provano a rifare una storia che non appartiene alla loro cultura, in rete partono subito le accuse di “Lavaggio bianco”, il solito whitewashing che se aveva poco senso per
Fantasma dal benzinaio (e poco senso in generale) qui trova ancora meno terreno fertile, proprio perché il film nasce con l’intenzione di adattare le tematiche del Manga agli Stati Uniti odierni, qui rappresentati da Seatlle, città che come direbbe Homer Simpson fa ridere se la pronunci, ma è una delle più fighe e meno visitate dal cinema americano.
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Adam ti voglio bene, ma sappi che il tuo nome finirà su parecchi Death Note. |
Se volete un'analisi punto per punto di tutte le differenze tra questo film e la trama originale
del Manga, mi spiace non sono la persona giusta per l’incarico, ma un paio di
faccende mi sono chiarissime, tipo che lo spunto di partenza del film è lo
stesso che conoscevo ed è anche incredibilmente potente.
Light Turner (Nat
Wolff) è un adolescente brillante che un giorno si trova per le mani il “Death
Note” il diario dei morti ammazzati, un libercolo nero pieno di regole e
regolamenti, ma con una peculiarità mica da ridere: se scrivi il nome di
qualcuno sulle pagine del diario pensando alla faccia di quella persona, lei
muore. Vi lascio il tempo per pensare all’uso che ne fareste voi, perché io
saprei davvero come usarlo, oh se lo saprei! Buuahah ah ah ah… Ehm, Scusate, mi
sono fatto prendere.
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No sul serio, dove si compra? Ne voglio uno anche io, ho già le mele pronte! |
Ora, io ho letto
abbastanza storie e visto abbastanza film da sapere che un oggetto del genere
porta con sé sicuramente una fregatura, una roba del tipo: ok, lo puoi usare, ma
poi ti spuntano corna e coda, che ne so, avete capito, no? Qualche effetto
collaterale tipo il classico racconto della zampa di scimmia tanto per capirci.
Dal film, però
pare che il diario non porti con sé effetti speciali, se non quello di dover
convivere con il suo proprietario, il Dio della morte Ryuk, pronunciato “Ri-Uc”
come ci spiega lui stesso nel film utilizzando la vociona satanica di un Willem
Dafoe in grande spolvero. Il bestione è un cristone dalla faccia inquietante, gli
occhi a palla e delle strambe spine tipo riccio che gli spuntano dalle spalle, oltre
a ridacchiarsela e divorare mele di cui va ghiotto non fa davvero molto altro,
vi assicuro che ho colleghi di lavoro per più fastidiosi e spaventosi, quindi
per ora il gioco parrebbe valere la candela.
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Era già Ryuk vent'anni prima di Ryuk (da qualche parte nel mondo, un Maestro si fa una risata). |
Ryuk è come il
coniglio di Donnie Darko: lo vede solo il custode del Death Note ed è pure
abbastanza refrattario alla tante regole di utilizzo, molte delle quali
bellamente ignorate dal film. In buona sostanza, l’unico effetto collaterale
parrebbe l’avidità e l’esaltazione che un tale potere potrebbe portare che,
infatti, è proprio quello che succede a Light.
“Death Note” non
è affatto un brutto film, ha svariati problemi alcuni anche piuttosto grossi,
ma è tutto sommato ben fatto, diretto con mano ferma da Adam Wingard che quando
si tratta di usare luci al neon è davvero fortissimo e qui sfoggia un gusto per gli omicidi splatter notevole.
Ci sono un paio
di ammazzamenti quasi in stile Final Destination, talmente ben realizzati che per un attimo ti dimentichi anche
che il protagonista non fa assolutamente una piega nel vedere qualcuno ucciso per
mano sua, ma lo dico a costo di non farci una bella figura: se avessi un diario
come quello, nemmeno io perderei un solo secondo di sonno per alcuni nomi che
scriverei sopra. Risulto abbastanza spaventoso? Bene!
Il problema di “Death Note” è un altro, ovvero il fatto che i 101 minuti di pellicola siano palesemente troppo pochi per riassumere una storia a cui è chiaro che è stato amputato moltissimo ed in cui non c’è davvero il tempo per soffermarsi su alcune dinamiche. In pratica è la stessa identica situazione già vista con l’adattamento de
La Torre Nera, solo che a differenza della saga di zio Stephen King, qui non so nulla della storia.
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Una faccia che i lettori del manga impareranno ad odiare. |
Bisogna dire che Nat
Wolff è una scelta di casting bizzarra, è uno perfettamente a suo agio con la
commedia, ad un certo punto la trama richiede che lui faccia le boccacce alla
festa di fine anno della scuola, qui davvero Wolff dà il meglio apparendo
naturalissimo, sfiga! Quando deve recitare la paura (tipo di vedere un Dio
della morte alto tre metri) o i momenti più intensi appare davvero fuori luogo
al limite dell’autoparodia. Anche se bisogna dire che l’assoluta freddezza con
cui reagisce ad alcune situazioni, lo fa sembrare il perfetto criminale intento
a nascondere le sue colpe, salvo poi sbracare nuovamente nel finale. Insomma:
non si capisce se ci è o ci fa, ma complice una pettinatura così brutta che
nemmeno
Max Landis sfoggerebbe mai,
il personaggio funziona a corrente alternata, non si patteggia mai per lui, si
sta qui a vedere cosa gli accade, il che non è il massimo per una storia che
dovrebbe farti pensare: "Ed io cosa farei?".
Percorso inverso
per Mia (Margaret Qualley vista in The Nice Guys di Shane Black, che era tra i nomi in lizza
per la regia di questo film. Storia vera) che inizia come il classico
personaggio che esiste solo nelle fantasie maschili, ovvero la Cheerleader darkettona
(sono solo io a vedere le due cose in netto contrasto?) che pare arraparsi per
il protagonista più che altro per il suo potere di far fuori la gente, anche perché
per i capelli mi risulta molto difficile crederlo.
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Personaggi mitologici immaginari: La Cheerleader gotica. |
In compenso, Mia
diventa pian piano un personaggio più attivo nella vicenda un ruolo quasi alla
Jessie Pinkman, in una storia che ha davvero parecchi
punti in comune con Breaking Bad. Peccato che molte delle dinamiche
dei personaggi siano affidate completamente al talento dei singoli attori, Margaret
Qualley se la cava e a tratti fa sembrare Kristen Stewart sua zia anche se tra
le due ballano quattro anni.
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Margaret guadagna altri punti simpatia presso i lettori. |
Ma una menzione
speciale la merita il solito Shea Whigham. Qui gli tocca il ruolo alla Hank
Schrader del papà sceriffo alla caccia di suo figlio, ma Whigham ci mette la
presenza scenica giusta e un carisma che levati, ma levati proprio, non è la
prima volta che lo vedo
illuminare un ruolo da non protagonista, in un film in cui è solo un ingranaggio del
meccanismo, ma sta diventando una piacevole abitudine per l’ex fratellino di
Nucky Thompson in “Boardwalk Empire”.
Per me i problemi
di “Death Note” stanno tutti nella sceneggiatura di Charley Parlapanides e Vlas
Parlapanides (Salute!), che in un paio di momenti scivolano nel gorgo del
MACCOSA più spietato, quello da cui non si esce più, quello che ti tira proprio
fuori dall’illusione del film. Io capisco che dopo i primi omicidi, la storia
voglia andare avanti, molto avanti, portandoci il prima possibile al momento in
cui Light e Mia creano Kira, questo immaginario Dio che uccide i cattivi in
tutto il mondo facendo precipitare a picco il tasso di criminalità mondiale.
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Gli Yankee direbbero: When You See It You'll Sh*t Bricks. |
Mi va benissimo
la spiegazione sul nome Kira (che in giapponese vuol dire assassino e in
Celtico e Russo indica la luce, gioco di parole con il nome del protagonista), ma
com’è possibile che il nome Kira cominci a comparire scritto accanto a tutti i
cadavere dei criminali morti? Ma non a Seattle, in tutto il mondo! Il passaggio
chiave che rende trasforma Light in Kira, un Dio venerato dagli uomini nel film
semplicemente non trova spiegazione alcuna. Sarò cagacazzo io (e lo sono!), ma
certi passaggi a vuoto mi fanno sospendere l’incredulità senza possibilità di
recupero.
Non aiuta nemmeno
l’arrivo del personaggio di Elle (Keith Stanfield visto in Scappa - Get Out), mi va benissimo che vada in giro usando uno
pseudonimo e con la faccia coperta al fine di rendere inutili i poteri di Kira,
ma il suo personaggio è la classica trovata da Manga giapponese (sì, sto
pensando al congegno spegni cuore di “Old Boy” di Park Chan-Wook) che se non la
sai utilizzare più che bene rischia di passare per una frescaccia e basta.
Elle ci viene
presentato come un orfano allevato tutta la vita in una scuola speciale, il cui
unico obbiettivo è quello di sfornare i migliori investigatori del
mondo. Insomma, quando vedi questo tizio con la maschera nera, che ti dice di
essere un orfano, ma anche il più grande detective del mondo io mi sono detto: «Ma
chi è? Batman?».
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"Gotham Seattle ha bisogno di un eroe con un volto...". |
Il duello a
distanza tra Elle e Kira per motivi di tempo diventa incredibilmente
frettoloso, non mi è nemmeno chiaro come mai Elle per tutta la durata del film
non si sieda mai su una sedia come un cristiano qualunque, ma ci stia appollaiato
sopra nemmeno fosse un Gargoyle. Tutto questo è un enorme peccato perché la
storia ha degli spunti anche etici che sarebbe estremamente coinvolgenti,
peccato che si proceda in maniera spesso raffazzonata e con l’avanti veloce. Ribadisco,
sarà che ho visto da poco
La Torre Nera, ma pur senza aver mai letto un sola
pagina del Manga, cari lettori di “Death Note”, sappiate che avete tutta la mia
solidarietà per quel poco che vale.
Provando ad
andare oltre tutti questi difetti, devo dire, però, che mi sono bevuto i 101
minuti di “Death Note” con una facilità irrisoria, proprio perché volevo capire
la svolta successiva e il finale della trama, risulta un film che tutto sommato
si lascia guardare, anche perché Adam Wingard ribadisco, sa il fatto suo.
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"La mamma non ti ha insegnato a stare seduto composto?" , "No, sono orfano". |
Ok, evidentemente
è entrato nella porzione di carriera in cui ha poca voglia di sbattersi per i
soggetti, anche perché non avrebbe accettato di fare
Blair Witch se così non fosse. Se “Death Note” è uscito dalla secce
produttive è stato proprio grazie al suo interessamento (e a quello di
Netflix), peccato che il suo proposito di regalarci la versione adattata all’America
di oggi del Manga che ha tanto amato, vada un po’ a donnine di facilissimi costumi
con una sceneggiatura così, ma quello che resta non è tutto da buttare.
Ad esempio, Ryuk è
davvero fantastico, realizzato sfruttando il talento di Willem Dafoe e i sensori
per il MOCAP, il personaggio funziona davvero alla grande, Adam Wingard è tanto
abile da non riprenderlo mai per intero, ma sempre sullo sfondo o al buio, sono
certo che nel Manga avrà avuto un ruolo diverso, ma qui sembra davvero un
Dio della morte, al di sopra del bene e del male, uno che ha già visto i dubbi
morali di così tanti custodi del “Death Note” a cui non interessa più quella
parte lì e vuole passare subito a quella divertente, quella dove il sangue
scorre e le persone muoiono.
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"Basta burocrazia, sangue! Sangue! Voglio il sangueeeeeeee!". |
Guardando “Death
Note” mi sono ritrovato a pensare al fatto che potrebbe quasi passare per uno
dei film di Wes Craven, oh! Non uno di quelli belli e famosi, uno di quelli
minori, fatti su commissione dal maestro di Cleveland. Anche perché Adam
Wingard ha una mano fermissima e pare quello che si diverte più di tutti, anche
se l’inseguimento per strada tra Elle e Light parte per effetto dell’ennesima
trovata stiracchiata della trama (per non dire un Deus ex machina bello e
buono), poi il nostro dirige un inseguimento a piedi ben fatto con il ritmo
giusto, un tripudio di luci al neon su strade bagnate. Ribadisco: al netto delle
trovate sceme, hai sempre voglia di continuare a vedere “Death Note”, il che
non è un dettaglio da sottovalutare.
Il finale è
davvero smarmellato, le facce sceme di Nat Wolff tornano prepotentemente e Wingard
pare quasi saperlo, infatti mette su undici (come l’amplificatore degli Spinal
Tap) l’effetto storia d’amore tragica, in un tripudio di canzoni che più
sdolcinate non si può, tipo i maledetti Chicago con “I don’t wanna live without
your love” e “The power of love” nella versione degli Air Supply.
Time Out Cassidy! Adam Wingard, Adamo. Le mele che mangia Ryuk, una storia di amore tra adolescenti con canzoncine melense...
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...Non è Death Note! Wingard ha fatto un remake di "Il tempo delle mele"!! |
Il potenziale
(tragicomico) del finale è presente, ma è impossibile non notare dei punti di
contatto tra la storia d’amore al limite tra Light e Mia e quella tra i
protagonisti di
The Guest che era,
comunque, molto più riuscito, ma forse un giorno quando Adam Wingard avrà una
filmografia lunga come quella di Wes Craven (cosa che gli auguro), sarà più
facile notare certe affinità, anche se probabilmente etichetteremmo il film
come minore e su commissione.
Insomma, non è
bello, ma complice la comodità di Netflix alla fine si lascia guardare, prima
che voi scriviate il mio nome sul vostro Death Note, prometto di impegnarmi a
recuperare il fumetto, anche l’adattamento più sghembo non potrà mai intaccare
l’opera originale, al massimo farà venire a qualcuno la voglia di scoprirla. Ma visto l’andazzo ultimamente, fan della Torre Nera e di Death Note, forse è
meglio se certe storie continuiamo solo a leggerle!
Non sono un jappo-talebano, ma da questo mi tengo alla larga, malgrado il grande william dafoe...recupera l'anime, che ha una prima parte in stato di grazia.
RispondiEliminaDopo questo e la torre nera, si richiede un klassido a gran voce!
Sono molto curioso di leggere il manga era un pezzo che volevo farlo, fosse anche solo per i paragoni con “Breaking Bad” (Ho messo il link ad un pezzo non male sull’argomento). Sono al lavoro su un “Classido” molto grosso, questa settimana non credo, ma è in lavorazione ;-) Cheers!
EliminaOnestamente era un film di cui mi fregava assai poco, ma tutte queste recensioni negative mi hanno fatto venire voglia di vederlo!
RispondiEliminaTi dirò che si lascia guardare, è chiaramente azzoppato, affetto da MACCOSA e con buchi logici devoti ad una trama strizzata, eppure ha una suo fascino. Sarà l’ottima storia di fondo, sarà Wingard che ha talento, davvero passami il paragone ardito con i film di Wes Craven su commissione, quando sarà passata l’ondata dei fan (giustamente) incazzati potrebbe diventare un titolo di culto, anche se ci vorranno anni! ;-) Cheers
EliminaNon sono un grande fan del manga originale, né dell'anime, perché al di là dello spunto molto intrigante è in fondo una storia per ragazzi annacquata a dismisura con trucchetti psicologici sempre esagerati e improbabili. Non sono neanche un fan di Wingard, mi sta mediamente sulle balle e l'unico film buono che ha fatto è per me The Guest. Questo Death Note continua a comparirmi nella home di Netflix e finirà prima o poi che ci schiaccio sopra. :-D
RispondiEliminaDavvero la trama è una fantasia adolescenziale resa affascinante dal potere del diario, concordo in pieno sul fatto che “The Guest” è il suo film migliore. Posso dirti che ha un ottimo ritmo e la visione vola via e poi è a portata di click, la pigrizia è un fattore da non sottovalutare ;-) Cheers
EliminaHo visto un riassunto di 6 minuti e mi sono bastati, anzi ringrazio chi ha fatto quel video perché mi ha davvero risparmiato una visione orribile.
RispondiEliminaOk fare L nero, ma il problema è che con quel ridicolo mascheramento, si snatura totalmente il personaggio. Anche perché una delle scene cult dell'anime\manga è quando L si rivela a Light, tanto più che successivamente Light è vicinissimo a ucciderlo grazie a Misa che ha gli occhi dello Shinigami, ma a quel punto c'è il colpo di scena (ricordate la scena del telefono?).
Quella è la parte più bella di Death Note, manga\anime suggestivo anche se pieno di difetti, tanto più che proprio dopo l'arresto di Misa la storia inizia la sua parabola discendente, che si ferma alla morte di L; dopo di essa, Death Note diventa scadentissimo, noioso.
I personaggi non hanno il fascino della loro vera controparte, basti guardare il babbo di Light che nel manga ha un ruolo di altissimo profilo.
Per l'anime nota di merito a Flavio Aquilone: il suo doppiaggio è qualcosa di epico, riesce a rendere benissimo l'evoluzione del carattere di Light, che finisce in pazzia.
Non ho letto il fumetto infatti il tuo commento mi conferma quello che già avevo intuito, molte scene sono la versione in piccole di quella del Manga, lo smascheramento di L è chiaro che dovrebbe essere un momento chiave, invece non ha molta forza. Cheers!
EliminaUn vecchio collega anni fa mi fece vedere alcune scene del film giapponese di "One Note": parlo davvero di quasi dieci anni fa, quindi posso solo immaginare nel frattempo quanto sia cresciuta la mitologia della serie originale. Ah, mi fece vedere quelle scene perché i due protagonisti giocavano a scacchi, il che vuol dire che il mio sito CitaScacchi mostra una scena di "Death Note" da anni, in forte anticipo su questo rinnovato interesse. Questo vuol dire essere sul pezzo! :-D
RispondiEliminaScherzi a parte, non so se lo vedrò in tempi stretti, ma se mi capita ci darò un'occhiata...
Sei sempre più avanti di tutti, l’Hype chiede consigli di stile a te su che direzione prendere ;-)
EliminaTi “vendo” la visione del film? Il diario della morta è un libro… Falso ;-) Altro materiale per i tuoi post! Cheers
QUesto film è una merda, una merda come trasposizione di Death Note e una merda come film in generale. Sconclusionato, senza alcuna logica, si perde tutto il fascino dell'opera originale e si decide di creare una storia incoerente e senza senso!
RispondiEliminaI “MACCOSA” si divorano il film, alcuni sono delle voragine gargantuesche. Hai tutta la mia solidarietà di lettore de “La Torre Nera”, ultimamente prendiamo solo pizze in faccia. Cheers!
EliminaNon conosco il manga direttamente ma, come Cassidy, ne conosco il soggetto e a grandi linee i personaggi e gli sviluppi. Ho letto in giro peste e corna da parte dei fan di DEATH NOTE su questo adattamento di Netflix. E torniamo, tristemente, al discorso di ieri su LA TORRE NERA. Vale la pena spendere un titolo "pesante" per ricavarne un film mediocre che scontenta tutti? Chi è fan si sente preso in giro, io che potrei diventarlo leggerò mai il manga se prima mi sorbisco un filmetto da due soldi?
RispondiEliminaQui Wingard ha provato a dare la sua interpretazione della storia, ma i vuoti di sceneggiatura sono crateri lunari. Anche per questa storia come per la Torre Nera il formato è sbagliato, “Death Note” sarebbe stato un ottima serie tv (magari proprio di Netflix), visti i punti in comune delle due trame, poteva essere una specie di “Breaking Bad” adolescenziale. Cheers!
EliminaA me è proprio l'idea della trasposizione in sé che non mi ha attirato fin dal principio.
RispondiEliminaPer inciso ho anche alcune perplessità sull'anime ( il manga non l'ho letto).
Dopo il grande colpo di teatro della trama che ben sai, doveva finire lì.
Dubbi condivisi è una critica che sento muovere quasi da tutti, quindi non può essere proprio casuale. Cheers!
EliminaIl manga ha segnato la mia adolescenza, ma di una trasposizione non ne sentivo il bisogno. C'era già la serie animata, che era fin troppo fedele...
RispondiEliminaUn giorno mi piacerebbe leggerlo, sono più un lettore di fumetti americani ma ogni tanto mi concedo qualche Manga pescando tra i titoli grossi. Ecco anche l’anime potrebbe essere interessante da vedere. Cheers
EliminaOggi senza volerlo ci siamo coordinati, che emozione! ;)
RispondiEliminaAnche per me a livello registico non è malaccio, però la sceneggiatura è davvero troppo campata per aria.
L'avranno scritta sopra a un Death Note? :)
Woa fantastico! Oggi sono un po’ in dietro con le letture giornaliere ma passo a trovarti per festeggiare la congiunzione astrale ;-) Un Death Note a cui mancava qualche pagina sicuramente, peccato perché anche in un film così si vede il talento di Wingard. Cheers!
EliminaMi è piaciuto molto il manga e moltissimo l'anime (almeno fino alla
RispondiEliminaSPOILER
mrt di L
FINE SPOILER
e mi sono anche visto i tre live action Giapponesi, che - nonostante fossi partito prevenutissimo - si sono invece rivelati godibilissimi e anche qualcosa di più.
Sono abbonato a netflix, ma questo film non lo vedrò (ovviamente, come chiunque, mi sono visto millemila trailer e qualche scena in giro) quindi non posso né mi interessa giudicare.
Però se dici che Ryuk è "venuto bene" in questo film ti consiglio vivamente la visione dell'anime e dei tre (almeno i primi due) live action giappi, dove potrai gustarti un Ryuk come si deve, non questo pupazzone orrendo, anzi peggio: ridicolo (eh, quello l'ho visto, posso dirlo!) :D
Un caro saluto e a presto!
E comunque le tue recensioni le leggo sempre volentierissimo, che sia o meno d'accordo con le tue opinioni ;-)
Devo proprio approfondire la mia conoscenza sia del manga che dell'anima, ti ringrazio molto per la dritta, come mi è successo per "Ghost in the shell" approfitterò di questa versione Yankee per colmare le mie Giappo-Lacune ;-) Sono curioso di vedere la versione di Ryuk che hai descritto, qui malgrado l'effetto pupazzone dato forse più dalle foto che dal film, l'ho trovato efficace in un paio di momenti anche simpatico, ma mi rendo conto di non sapere nulla del personaggio ;-)
EliminaTi ringrazio molto sono contento che ti piacciano, cerco sempre di esporre il mio punto di vista, sono convinto che non si "Litighi" di cinema, almeno io la vedo così ;-) Cheers!
Sai che penso? E' un film tutto sbagliato... Ma perché ha osato imitare l'originale. Ed è uscito un ibrido stupido e decontestualizzato.
RispondiEliminaIo avrei fatto un film diverso. Niente riferimenti e personaggi del manga. Un nuovo tizio che trova un Death Note, con tanto di nuovo Shinigami (o come si scrive). Tanto nulla esclude che nel mondo di "Death Note" altre persone trovino altri quaderni della morte.
Ma ormai, è andate :P
Invece io penso che la tua idea sia splendida, continuare al cinema le storie famose e amate invece che riproporle malamente. “Death Note” poi sarebbe stato il soggetto ideale, un nuovo diario in mano ad un nuovo custode ma con lo stesso Ryuk, sarebbe davvero stato un cambio di prospettiva.
EliminaPeccato che nel panorama del cinema senza idee moderno, avrebbe voluto dire scrivere un film quasi tutto nuovo, hai in programma un viaggio ad Hollywood nei prossimi mesi? No perché avresti delle cose da insegnare a quei ragazzi laggiù ;-) Cheers
Quando parli dei film minori di Wes Craven, quelli fatti su commissione, pensi a "My soul to take", vero?
RispondiEliminaBravo, pensavo proprio a quello. Gli adolescenti protagonisti, la riuscita finale così così, più “My soul to take” che “Il mostro della palude” che condivide con “Death Note” un origine fumettistica, da una parte il manga dall’altra il celebre fumetto “Swamp Thing”. Però hai centrato il punto, bravissimo! Cheers
EliminaCondivido ogni tuo pensiero. Film bello da vedere nonostante la frettolosità dell'adattamento e certe sequenze poco riuscite (il montaggio musicale di QUELLA scena sulla ruota panoramica lo ricorderò come l'abbinamento musicale meno azzeccato di sempre!).
RispondiEliminaNeanch'io ho letto il manga o visto l'anime quindi non mi trovo nella condizione di dovermi strappare i capelli!
Saluti!
Viene voglia di mordersi le dita perché in certi momenti è fatto davvero bene e un attimo dopo sbaglia delle cose clamorose, tutto questo senza conoscere la storia originale! ;-) Cheers
Eliminameno "cacca" del previsto :-)
RispondiEliminaDavvero, almeno a patto di non conoscere la storia originale però. Anche se l'amarezza resta, poteva davvero essere un gran film senza tutti quei MACCOSA. Cheers!
Eliminahttps://lennynero.wordpress.com/2017/09/10/death-note-o-di-quei-cannibali-della-mia-generazione
EliminaGrazie per questa recensione, non so se sei tu l'autore, comunque grazie con la sua lettura mi sono riempito un viaggetto di ritorno in bus ;-) Sono d'accordo quasi su tutto, ad esclusione della selezione musicale, l'autore dimostra di conoscere bene il manga ma forse non ha dimestichezza con i precedenti film di Wingard, poco male comunque un bel post. Cheers!
EliminaA differenza tua ho visto almeno l'anime, che considero sopravvalutato nonostante una buona idea e una buona messa in scena, e il film non l'ho trovato una porcata come dicono tanti, sono più vicino al tuo pensiero. Prende le distanze ma tutto sommato mi sento di chiamarlo film, a differenza de La Torre Nera che proprio è stato una oscenità. Certo ne stravolge il significato e rispetto alla storia originale sbaglia nel voler cambiare la personalità del protagonista.
RispondiEliminaIl film fa un sacco di errori, anche banalotti, ma tutto sommato è una storia che zoppicando sta in piedi sulle sue gambe. Un giorno, passata la buriana verrà valutato solo come parte della filmografia a cui appartiene. Non si può dire lo stesso de “La torre nera” che invece va sotto bevendo dall’idrante come adattamento e non risulta nemmeno un film brutto, ma inutile, il che è anche peggio. Cheers!
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