Qualunque Springsteeniano degno di questo nome sa che il 23 Settembre è un giorno di festa, visto che è il compleanno del Boss, quindi per festeggiarlo casca a fagiolo “Born to run” l’autobiografia di Bruce, scritta dal rocker del New Jersey!
Sappiamo molto bene che Springsteen sa scrivere, lo fa da anni con i testi delle sue canzoni che da sole sono un curriculum notevole, ma spesso il cambio di formato può essere un problema, quindi affrontando un vero e proprio libro, è lecito chiederselo: come scrive Springsteen? Esattamente come suona, tutto avanti, al massimo della potenza con un'efficacia e una freschezza invidiabili. Posso aggiungere che non avevo dubbi?
La storia del
giovane Bruce nel New Jersey operaio dei primi anni ’50 ti esplode
letteralmente sulla faccia come se fosse una “Badlands” qualunque messa lì in
apertura di concerto, nel raccontarci del ramo irlandese (paterno) della sua
famiglia, Bruce carica già il testo di ricordi ed emozioni, roba che ti viene
voglia di gridargli “Cazzo Bruce è il primo capitolo!”, in compenso poi volti
pagine e con il secondo, quello dedicato al ramo italiano della famiglia quello
materno (gli Zirilli direttamente da Napoli) il Bruce scrittore alza
ulteriormente il volume e allora capisci che questo ragazzo classe 1949 è fatto così, se non dà tutto in quello che
fa non è se stesso, parliamoci chiaro: è anche il motivo per cui è degno di
tanta ammirazione.
Certo, non sono
così illuso da non sapere che al mondo esistono una cosetta chiamata “Ghost
Writers”, talenti della penna e della tastiera che pagando il giusto, scrivono
libri come questo, ma non pensiate nemmeno che sono il solito fan illuso, non è
il primo libro su Springsteen che leggo, lo stile di questa autobiografia è
troppo simile a quello di Springsteen ed inoltre collima anche con un certo
modo di raccontare certi aneddoti sulla sua vita, dal palco, prima di una
canzone. Qui ritroverete i racconti del piccolo Bruce che dalla finestra della
camera vede papà Douglas partire all’alba per andare al lavoro (a questo punto
dovreste iniziare a canticchiarvi “Factory” mentre leggete), oppure della
famosa chiacchierata dopo l’arrivo della lettera per la visita di leva, proprio
mentre in Vietnam altri ragazzi “Nati negli U.S.A.” già combattevano.
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Saluti da Asbury park (nel vero senso della parola). |
Già, Douglas
Springsteen l’ingombrante figura paterna che è la vera presenza in tutta l’autobiografia
e di conseguenza nella vita di Bruce, lungo le 500 e qualcosa pagine del libro
Bruce non fa altro che elaborare il suo complicato rapporto con il padre, perché
proprio questo libro, che Springsteen ha iniziato a scrivere sette anni fa,
coincide con il lavoro fatto con il dottor Myers, psicologo da cui il Boss
(soprannome che nel libro non compare mai) è stato in cura fino alla morte del
dottore avvenuta otto anni fa.
Un Boss sul
lettino dello psicologo nel New Jersey non si vedeva probabilmente dai tempi di
Tony Soprano, ma la depressione di cui Springsteen ha sofferto segretamente per
anni forse potrebbe stridere con l’immagine della Rockstar atletica che fa
concerti da tre ore e passa, o magari proprio per niente, quell’ansia di
correre e scappare, quell’impossibilità di stare fermi a lungo in un solo posto
sono sempre state parte della poetica springsteeniana (non credo che sia un
caso se il titolo dell’autobiografia sia proprio Born to Run), qualcosa che Bruce ha sempre curato con la musica,
almeno fino a dove la musica può aiutarti, dopodiché interviene l’aiuto di uno
specialista che poi è quello che Jon Landau ha detto a Bruce, come riportato
anche nel libro con sincerità disarmante.
Sì, perché se da
una parte il percorso artistico della Rockstar è stato unico ed incredibile,
quello umano, invece, è estremamente comune, condivisibile, perfettamente in
linea con le storie dei tanti eroi ordinari delle canzoni di Springsteen, grazie
a quella capacità di restare autentici, con i piedi per terra, che è sempre
stata la marcia in più che ha differenziato Bruce da tutti i suoi colleghi
musicisti.
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Bruce e la sua fedele Fender Telecaster, compagna di mille battaglie musicali. |
La bellezza di
questa autobiografia sta in un fatto semplice, non si tratta del solito libro
dedicato ai fan di un cantante, ma funziona su un piano completamente diverso,
se per un momento non pensassimo al fatto che nella realtà esiste davvero la
grande Rockstar mondiale Bruce Springsteen, queste pagine non sarebbero altro
che la storia del ragazzo Bruce Springsteen, cresciuto nel New Jersey operaio e
di base cattolico che s'innamora del rock vedendo Elvis in televisione in una
ordinaria serata domenicale del 1956 e da allora inizia la sua corsa che lo
porterà a suonare con gli Stones, Bob Dylan e tutti quelli che erano i suoi
miti da ragazzino, una storia che se non fosse vera, sarebbe semplicemente il
grande romanzo americano.
Qui dentro ci
trovate tutto: mamma Springsteen che con sessanta sudati dollari compra la
prima scassata sei corde al giovane Bruce, la British Invasion e l’esplosione
della garage band dal punto di vista del Jersey. Una lunga cavalcava che va dai
Castiles il gruppo con cui Bruce elabora la sua passione per i Beatles e gli Steel
Mill, ovvero il suo passaggio alla fase più rockettara e zazzeruta.
Ci trovate l’origine
della E Street band, il primo provino come corista di Patti Scialfa, ma anche
le prime peregrinazioni a New York, solo per il capitolo con cui Bruce cerca un'ultima moneta, per pagare il casello del ponte per entrare nella Grande Mela,
il giorno in cui John Hammond gli ha organizzato il provino della vita nell’ufficio
della Columbia Records. Ribadisco: roba già pronta per il cinema se non fosse
accaduta davvero.
Bruce racconta il
tutto con una schiettezza tipica del suo personaggio, un modo di scrivere che
sembra la trascrizione di un racconto orale, una prosa che fila via lisca come
uno dei suoi pezzi e sfoggia l’onestà brutale di un tizio incrociato al bar che
ti offre da bere e ti racconta la storia della sua vita, solo che quel tizio che
ogni tanto ti fa ridere come un aneddoto divertente (tipo Little Steven che
scatena l’inferno a Disneyland quando all’ingresso gli chiedono di togliersi la
bandana) per poi confessarti l’inizio del suo calvario con la depressione o di
come ne è uscito, solo che quel tizio si chiama Bruce Springsteen, quindi nel
mezzo capita anche che ti racconti della serata trionfale in cui l’E Street ha
suonato al Superbowl, insomma poteva andarci peggio, al bar sotto casa mia tizi
così non ne girano.
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The devil with the Bruce dress on. |
Devo seriamente trattenermi
dal raccontarvi tutto il libro, già solo i continui viaggi “On the road” tra il
New Jersey e la California basterebbero a giustificare la lettura e regalarci
uno spaccato di vita di ragazzi americani verso la metà degli anni ’60, poi,
ovviamente, da Springsteeniano è quasi impossibile non ritrovarsi con un gilet
di pelle d’oca nei capitoli dedicati a Clarence Clemons (Ciao Big Man!).
Insomma, che voi
siate più o meno appassionati della musica di Bruce Springsteen, “Born to run -
l'autobiografia” è un'ottima lettura, nella versione con CD poi i pezzi della
tracklist sono quelli che dovreste usare per scandire i vari capitoli, ma
quando c’è di mezzo Bruce anche in versione scrittore, alla fine si arriva
sempre come dopo uno dei suoi concerti: sfatti, piacevolmente sconvolti e tutti
esaltati. Mica male per un ragazzino del New Jersey di umili origini. Auguri
Bruce!
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Non è che lo chiamano the Boss così, tanto per dire. |
Vedi che strano il mondo? Al contrario tuo è per questo che volutamente non leggo biografie di personaggi mitici (tipo Springsteen) o dei miei miti musicali (come i Beatles ad esempio). Rispetto al cinema, la musica l'ho sempre vista come qualcosa di "divino" e lontano. Coperta da un'aura di inviolabilità e sacralità che noi mortali non possiamo nemmeno pensare di avvicinarci e sfiorare. Leggere una biografia e scoprire che qualcuno che dovrebbe stare lassù in cima non è molto diverso da mio zio o dal fruttivendolo dietro casa, con le stesse ansie, gli stessi problemi e fragilità mi smonta. So benissimo che sono persone normali con mille problemi e mille paranoie, non sono ingenuo. Ma per quanto riguarda la musica preferisco mantere viva questa illusione.
RispondiEliminaQualche aneddoto divertente che conoscono tutti ci sta e mi piace sentirlo, come quando i Beatles hanno suonato con Mino Reinato o come, sempre seondo Il Mito, venne scritta la canzone Angie degli Stones (giusto per citarne due).
Nel mio caso comunque, biografie lette: una. Freddie Mercury. Secoli fa. E quando sono stato a Zanzibar sono pure andato a Stone Town per vedere la casa dove, secondo la leggenda, nacque Farrokh Bulsara.
Un punto di vista che comprendo, però penso che il vissuto sia importante per chi fa musica, inoltre questa "rivelazione" (che poi non è niente di così traumatico) è molto coerente con l'essere una rockstar si, ma molto alla mano e con i piedi per terra come Springsteen, super eroe con super problemi mi verrebbe da dire ;-)
EliminaI racconti sui Beatles sono bellissimi, qualche tempo fa seguivo una serie di documentari (trasmessi anche dalla Rai) su di loro, su George Martin penso che siano il gruppo con più racconto epici in carriera, su Freddie chapeau artista irripetibile proprio perché frutto di una formazione umana e artistica davvero unica. Cheers!
Lo volevo regalare a mio padre, così avrei avuto la scusa per leggero anche io.
RispondiEliminaNel mio caso adoro le biografie dei grandi cantanti, ma semplicemente perché da fan di De Andrè e Rino Gaetano è imprescindibile leggere le loro vite per capire la loro produzione musicale.
Sono quei regali utili che piacciono a chi li fa e a chi li riceve ;-) Anche io la penso così, poi bisogna distinguere perché alcune sono messe su per spillare soldi ai fan e basta, ma fa parte dello spettacolo anche questo. Cheers
EliminaCioè... Bruce è del '49??? Ha solo un anno meno di mio padre? Ma come fa a sembrare sempre un ragazzetto?? :-P
RispondiEliminaNon so se sai che il "The Graham Norton Show", di cui ormai sono schiavo, dà la parola a qualcuno del pubblico per raccontare una storia di vita eccezionale. Un giorno un tizio racconta questa storia.
Insieme alla fidanzata il tizio va in un ristorante e insieme vedono ad un tavolo Bono degli U2. Possibile sia davvero lui? Approfittando che va in bagno, si avvicinano al suo tavolo e chiedono all'amico con cui sta cenando se sia davvero lui e se, nel caso, possano sperare in un selfie. L'amico accetta divertito e quando Bono torna scatta lui stesso la foto.
Tizio e fidanzata ringraziano e tornano estasiati al tavolo, ma la sorpresa arriva alla fine, quando il cameriere informa che la loro cena è stata già pagata. Tizio è stupito: possibile che Bono degli U2 gli abbia pagato la cena? Il cameriere scuote la testa: non è stato Bono, è stato il suo amico, il signor Bruce Springsteen!
Non so se è una storia vera, ma in ogni caso è perfetta ^_^
Ahi Lucius, mi duole informarti che la storiella non è vera. Purtroppo... E' una sorta di "leggenda metropolitana" irlandese. Loro mettono Bono ovunque!
EliminaLa prima volta che sono stato a Dublino (Estate 1997...) ci prendevano in giro per la nostra fissa per la band irlandese. In qualsiasi pub andassimo i baristi ci dicevano "Ragazzi, che sfiga! Bono (o The Edge, o Larry Mullen,...) era qua fino a pochi minuti fa con gli amici a bersi una birra! Era seduto là in fondo (e indicava un tavolino in un angolo appartato)". All'inizio abbiamo abboccato ma alla terza volta abbiamo capito e siamo stati al gioco. Dal '97 ad oggi la storia è man mano diventata quella del ristorante che hai raccontato.
23 Settembre 1949, non so con che materiale sia stato (Kryptonite credo) ma di sicuro hanno gettato lo stampo dopo averlo fatto ;-)
EliminaDevo assolutamente seguire il tuo consiglio e farmi schiavizzare dal "The Graham Norton Show" questa storia mi manca ma ti ringrazio per avermela raccontata, su due piedi mi sembra credibile, perché Bono è notoriamente un tirchio (eh eh) mentre Bruce è veramente alla mano, sono riuscito a dargli il cinque, dopo averlo incrociato per caso dietro al palazzetto prima del suo show di Torino. Scende dalla sua auto (nera) con addosso pantaloni, giacca e cravatta (nera) sul naso occhiali (neri) era un po' nuvoloso ma nessuno gli ha detto nulla lo stesso, ci vede, quattro "Pejones" con la mascella per terra, le guardie del corpo stanno per partire a fare il loro dovere, lui fa loro cenno, buoni ragà nessun problema e si è avvicinato per salutare e a fare quattro chiacchiere. Riesco a dargli il cinque perché una signora dietro di me (uno e cinquanta per cinquanta chili) parte come una furia e mi spiaccica contro la rete, anni di basket non mi hanno mai menato così, ma ne è valsa la pena ;-) Per questa ragione la storia che mi hai riportato mi sembra molto credibile, grazie ancora! Cheers
Sicuro Zio? No perché il fatto che gli Irlandesi in Irlanda (e fuori) dicano di essere amiconi di bono è davvero una specie di scherzo nazionale che fanno a tutti. Però Bruce Springsteen e Bono si conoscono davvero, per altro nel libro vengono anche citati, magari questa rientra davvero nel grande scherzone Irlandese, ma su Bruce "Uno di noi" ne esistono parecchie quasi tutte confermabili ;-) Cheers
EliminaSì, sono strasicuro. La "leggenda" la conosco bene e ha anche una versione "intermedia". Del tipo:
EliminaDue sere fa mia sorella e un'amica erano a mangiare in un famoso ristorante di Dublino. Una volta sedute prendono un drink e poi ordinano la cena. Ma appena cinque minuti dopo l'ordine arriva il manager e chiede se possono gentilmente spostarsi in un altro tavolo perché sono appena stati avvisati che un cliente molto importante stava arrivando per cenare e loro erano sedute nel suo tavolo preferito. Mia sorella dice che va bene però chiede che i drink presi per aperitivo fossero offerti dal ristorante e il manager accetta. Mia sorella e la sua amica si spostano e mangiano. Appena entra il cliente vip non possono credere ai loro occhi: Bono in carne e ossa!
Attendono un po' e poi appena Bono si allontana dal tavolo, mia sorella corre verso l'amico che lo accompagnava e tutta emozionata gli spiega la situazione "Senti, questo era il nostro tavolo ma il manager ci ha detto che stavate arrivando e ci ha fatto spostare. Ti dispiace chiedere a Bono un autografo per noi? Come indennizzo per il disturbo di esserci dovute spostare...". L'amico di Bono divertito risponde di non preoccuparsi e che a fine serata gli farà avere l'autografo del cantante.
Così mia sorella torna al tavolo e prosegue la cena con l'amica. Passa il tempo e finiscono di mangiare ma l'autografo non arriva. Decidono così di andare direttamente al tavolo a chiederlo al cantante e nel frattempo domandano il conto. Il manager arriva e gli dice che la cena è stata già pagata. Mia sorella dice di no, che gli accordi erano che il ristorante avrebbe pagato loro solo i drink ma il cibo no e insistono per farsi dire il totale. Il manager imbarazzato risponde che la cena è stata pagata dal vip che aveva preso il loro tavolo. E mia sorella e l'amica in coro "Bono?". E il manager: "No, l'altro signore: Bruce Springsteen!"
Ora che sono amiconi è un dato di fatto ma dubito che per ogni cena che fanno a Dublino ci sia sempre qualche irlandese (o qualche sorella di irlandese) che si fa pagare la cena e nessuno riconosce mai il Boss...
Così oppure andiamo tutti nei ristoranti sbagliati mi sa :-D Cheers!
EliminaAmmazza, vuol dire che uno spettatore è andato sulla BBC, in un seguitissimo show televisivo a raccontare una leggenda metropolitana spacciandola per propria? Possibile non avesse altro da raccontare? Lì c'è gente che racconta di quando in campeggio ha fatto la cacca nella tenda a fianco o di quando ha fatto il bagno nudi con partner e relativi genitori: è uno spazio "ruspante", non c'era davvero bisogno di mettere in mezzo queste urban legends...
RispondiEliminaSe fossi un intervistatore alla prima occasione chiederei a Bono o a Bruce di confermare: è mai andato a cena con Bono pagando lui? :-D
Ecco quella sarebbe la domanda definitiva da fare, lo dico sempre che gli intervistatori non fanno mai le domande giuste ;-) Cheers
EliminaAh, e complimenti Cassidy per il cinque a Bruce: 'sta Torino è davvero un gateway internazionale! ^_^
RispondiEliminaGracias! Purtroppo non così tanto, stava andando meglio sia per numero di concerti che quello degli eventi, ma ultimamente con la sindaca che ama vietare cose stiamo tornando al solito livello di piattume purtroppo. Cheers!
EliminaUna biografia che devo segnalare a Nella :)
RispondiEliminaLei va matta per lo Zio Bruce!
Si ho visto che ha fatto un post molto bello il giorno del compleanno del Boss ;-) Cheers
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