Il pianeta delle scimmie (1968): La scimmia è l'evoluzione dell'uomo
No, sul serio,
pensavate che uno scimmiofilo come me non vi avrebbe tediati tutti con uno dei
più grandi “Monkey movie” di tutti i tempi? L’idea sarebbe quella di un bel
ripasso in vista del nuovo capitolo della saga, quindi benvenuti alla nuova
rubrica quadrumane… Blog of the Apes!
Il 1968 è stato
un grande anno per le SIMMIE al cinema, nel giro di pochissimi mesi, con un
paio di film le abbiamo viste diventare intelligenti venendo a contatto con un
misterioso monolite, ma anche diventare la specie dominante sul pianeta, il
film di Stanley Kubrick e quello di Franklin J. Schaffner hanno fatto da
apripista per tutta la fantascienza che avremmo visto nei due decenni
successivi, siete liberi di non credermi, ma lo dico sempre che il cinema
discende dalle scimmie!
Il seme di questa
rivoluzione è stato piantata dallo scrittore francese Pierre Boulle, il suo
romanzo "Viaggio a Soror" pubblicato nel 1963 (rititolato nel 1975
per cavalcare il successo dei film) è un libercolo piccino picciò nato senza
alcuna intenzione di fare fantascienza, le intenzioni di Boulle erano quelle di
utilizzare l’arma del grottesco per parlare dei cambiamenti della sua Francia
e di fare metafora della sua prigionia in un campo di lavoro in Indocina nel
1943, se per caso tutto questo vi ricorda il film con Sir Alec Guinnes “Il
ponte sul fiume Kwai” è solo perché era tratto dal romanzo omonimo dello
stesso Boulle.
Il fiero responsabile di due grandi classici del cinema.
L’americano
sborone, l’astronauta George Taylor (che nel romanzo si chiama Ulysse),
interpretato da un grande Charlton Heston e le sue difficoltà di comunicazione
con le scimmie locali, non sono altro che un riflesso di quanto accaduto al
francese Boulle e, bisogna ricordarlo, quando si parla di superiorità vera o
presenta sugli altri popoli, i Francesi sono i veri Americani del mondo.
Nel libro
troviamo quasi tutti i personaggi e le situazioni che sono diventate mitiche al
cinema, ma anche un paio di differenze sostanziali, il pianeta gemello con le
scimmie al comando, ha quasi lo stesso livello di evoluzione scientifica e
tecnologica della Terra e il colpo di scena finale è molto diverso. Mettiamola
così: il remake di Tim Burton era davvero poca cosa, ma almeno su un punto è
stato più fedele al libro, ne parleremo!
La ragione delle
modifiche ha un nome, un cognome e un curriculum di tutto rispetto, quello di Rod
Serling, il papà della mitica “Ai confini della realtà” (The Twilight Zone). Voi non mi vedete, ma quando parlo di questa serie mi alzo e mi tolgo il
cappello in segno di rispetto. Serling riscrive la prima bozza firmata da Michael
Wilson, premio Oscar proprio per l’adattamento de “Il ponte sul fiume Kwai”,
oltre a trasformare la società scimmiesca in un nuovo medioevo post-apocalisse,
con tanto di echi da Santa Inquisizione, decide di modificare il finale, anche
perché parliamoci chiaro: anno 1968, forte della palestra di tanti bellissimi
episodi di “Ai confini della realtà”, nessuno maneggia il concetto di twist
finale meglio del bipede noto come Rod Serling. Se anche voi come me vi siete
consumati le cornee sugli episodi di quella mitica serie lo sapete benissimo.
"...È una regione che potrebbe trovarsi ai confini della scimmiosità".
Allora, so che può
sembrare assurdo, ma facciamo che ora io vi racconto la trama, facendo finta
che nessuno di voi conosca quello che è uno dei più grandi finali della storia
del cinema da quasi cinquant’anni a questa parte, ok? “Il pianeta delle scimmie”
inizia con l’astronauta più spavaldo della galassia, George Taylor, non potete
mancarlo perché è quello con le spalle e il ghigno irridente di Charlton Heston
che qui recita per la storia.
America... FUCK YEAH!
Taylor è cinico e
disilluso, talmente disgustato dalla razza umana da essere disposto ad
affrontare un viaggio nello spazio in animazione sospesa della durata di 2000
anni pur di trovare qualcosa di migliore dell’uomo tra le stelle. Il cinema ci
ha insegnato che più sono sboroni gli Americani nei loro viaggi spaziali, più forti
sono le scoppole che prenderanno sui loro coppini a stelle e strisce.
Precipitati su un... Ehm.... “Pianeta alieno”, Taylor e i suoi compagni sono gli ultimi della loro
razza, anche perché, a causa di un malfunzionamento, la capsula di animazione
sospesa ha trasformato l’unica donna dell’equipaggio in una mummia rinsecchita
da una ventina di secoli. Tanta solidarietà ai soci di Taylor, perché
sopravvissuto all’ammaraggio, il nostro diventa ancora più disilluso, la scena
in cui se la ride di gusto nel vedere Landon piantare una bandierina americana
sul pianeta “colonizzato” riassume il personaggio meglio di cento parole.
Aspetta che ti mostro il Charlton che me ne frega.
Sul pianeta
l’evoluzione è andata al contrario, con buona pace di Darwin, al comando c’è
una società composta da scimpanzé, oranghi e gorilla umanoidi, organizzati in
un nuovo Medioevo, fatto di leggi imposizioni e dogmi religiosi, dove gli
umani sono bestie selvagge incapaci di parlare e considerate esseri inferiori.
Il film ribalta
il punto di vista, l’alieno invasore è l’uomo e Taylor dovrà usare tutto il
suo ingegno e il suo brutto carattere per non finire castrato, lobotomizzato o
peggio. Ad aiutarlo solo la dottoressa specializzata in veterinaria Zira (Kim
Hunter) e suo marito Cornelius (il grande Roddy McDowall scimmia onoraria di
questa saga), due intellettuali che non credono alle teorie retrograde e
conservatrici dell’esimio professor Zaius (Maurice Evans). Ora, non so voi, ma
ogni volta che sento il nome Zaius, mi viene in mente la scena del musical
ispirato a questo film, in cui recitava Troy Mcclure in un mitico episodio dei
Simpson (dottor Zaius dottor Zaius!).
Voglio essere
chiarissimo: amo alla follia questo film, ma i difetti li vedo anch'io, eppure,
a mio avviso, non fanno altro che rafforzare la potenza di questo film, è chiaro
che ci va un'abbondante dose di classe (chiamiamola così, anche se la parola
giusta sarebbe un’altra che inizia con la stessa lettera) per precipitare
proprio in un lago, avendo un intero pianeta brullo contro cui schiantarsi e
ci va ancora più classe a trovare tra gli umani dei selvaggi che vivono e
vengono cacciati come animali, proprio la bella Nova (la guardabile Linda
Harrison), con le lunghe gambe perfettamente depilate e i capelli in ordine.
Nel romanzo gli umani erano zozzi e nudi, una cosa che la censura non
permetterebbe oggi, figuriamoci nel 1968!
"Prendimi ancora per il culo perché ho messo il canotto nella zaino, dai!"
Ma passando ai
MACCOSA maggiori, la spiegazione dell’evoluzione alla rovescia, è comunque
deboluccia nel giustificare un intero pianeta di scimmie che parlano in
impeccabile Inglese (Italiano se lo guardate doppiato), Ulysse nel libro
imparava da Zira lo “Scimmiese”, proprio come Boulle dovette imparare i
rudimenti linguistici per sopravvivere durante la sua prigionia, ma importa
davvero poco, perché nè Boulle nè soprattutto Franklin J. Schaffner erano
interessati a fare della rigida hard sci-fi e, in virtù del colpo di scena
finale, il film risulta molto più efficace del libro ad utilizzare la
fantascienza per ricordarci quanto l’uomo sia incapace di gestire il progresso
senza distruggere tutto quello su cui mette le sue luride zampacce.
Per essere una scimmia senza peli, non sei niente male.
Potremmo dire che
il finale è un volontario tradimento rispetto al materiale originale, ma mi
sento più a mio agio nello scrivere che ancora oggi, a quasi cinquant’anni
dalla sua uscita, si tratta del più riuscito appropriamento (più o meno
indebito) di una storia da parte di un media. Quel finale lì, è stato pensato,
scritto e diretto per il grande schermo, se Boulle lo avesse scritto, su carta
non sarebbe risultato altrettanto potente, la rivelazione finale deve per forza
ergersi davanti a Taylor (e allo spettatore) così, devi poterlo vedere
affidandoti solo agli occhi, senza nessun'altra descrizione per
risvegliarti dall’illusione. Raramente il cinema si è impossessato in modo così
radicale di una storia, mettendo in chiaro a tutti il suo essere una delle
pochissime (se non addirittura l’unica) forma d’arte, in grado di raccontare al
meglio questa storia che è nata tra le pagine di un libro, ma solo il cinema
poteva raccontare nella sua pienezza. Basterebbe questo a fare di questo film
un Classido!
“Il pianeta delle
scimmie” è un capolavoro in perfetto equilibrio tra intrattenimento e politica,
il messaggio critico contro la razza umana non prende prigionieri, ribaltando
il punto di vista, il film non fa altro che sottolineare gli orrori di cui
l’umanità è capace, quando vedi alcuni gorilla mettersi in posa sui cadaveri
degli umani catturati durante la battuta di caccia, oppure il modo in cui gli
oranghi giocano a fare le tre scimmiette (non vedo, non sento e non parlo),
barricandosi dietro alle loro teorie retrograde, è impossibile non vedere il
peggio della nostra società.
Ditemi che non è ancora un film attuale, cari maniaci delle selfie!
Il film di Franklin
J. Schaffner è sessantottino non solo nell’anno di uscita, ma proprio nello
spirito, è chiaro che i gorilla (neri) con gli idranti per disperdere i
manifestanti, rappresentino il braccio armato del padronato, nella serie tv
nata sull’onda del successo di questo film (che da bambino guardavo senza
soluzione di continuità alternandola ai film) il concetto era estremizzato, i
gorilla erano proprio i cattivi degli episodi, mentre in questo film sono
ancora solo una parte della società della scimmie.
L’elemento politico
diventa sempre più chiaro nel corso del film, mi fa sempre ridere il fatto che
non appena veda un fucile Charlton Heston risponda prontamente “Io ne prendo
uno”, visto che per decenni è stato l’uomo copertina e il più fiero sostenitore
dell’NRA (National Rifle Association of America).
"Ricorda scimmia, dalle mie fredde mani morte".
la sua posizione si accentua quando Taylor si fa la barba dicendo alla scimmia Lucius che da dove viene lui, solo i giovanotti portano la barba lunga e poco dopo invita il ragazzo a sventolare alte le bandiere del malcontento e di non fidarsi di quelli sopra i trent’anni, sottolineando (e facendo beffe) dei motti e dei moti studenteschi sessantottini. Ah! A proposito di Lucius, fate un salto a trovare Lucius Etruscus che su questo film ha già scritto prima e sicuramente meglio di quanto non potrò mai fare io.
... E nemmeno dei terresti, come diceva Bill Murray.
Eppure, “Planet of
the Apes” riesce ad essere così avanti da essere sessantottino e
post-sessantottino allo stesso momento, la società delle scimmie incarna la
disillusione, basta guardare Zira e Cornelius gli intellettuali che sono
costretti a fare buon viso a cattivo gioco di fronte all’oscurantismo degli
oranghi retrogradi. Non manca nemmeno una certa paranoia nucleare che quasi
anticipa il clima da guerra fredda, dei decenni successivi, anzi, il secondo
capitolo (prossimamente su questo schermo) da questo punto di vista è ancora
più nichilista.
Un fotogramma che riassume il genio di questo film? Eccolo!
In tutto questo,
l’atteggiamento spavaldo e cinico di Charlton Heston è perfetto, il suo Taylor
sfoggia un mal celato disgusto per tutto e tutti, umani e scimmie che siano, quando
finalmente riconquista il dono della parola (con grande tempismo scenografico
per altro) secondo voi chiede aiuto? Ma va! Si lancia in un clamoroso “Take
your stinking hands off me, you damn dirty ape!”, che nel doppiaggio sbagliato
risulta ancora più efficace. Sì, perché qui da noi diventa “Toglimi quelle
zampacce di dosso, maledetto sporco gorilla”, solo che lo dice ad uno
scimpanzé, il che a suo modo è un doppio affronto.
Il garbo e la classe con cui risolvere una situazione complicata.
Taylor mostra giusto
un minimo di interesse solo per coloro che non si schierano apertamente con
qualche ideologia e cercano la verità (il modo in cui difende Nova, o il bacio
a Zira), per quello il finale risulta ancora più potente, davanti alla
rivelazione, la verità sul pianeta delle scimmie, persino uno risoluto come lui
crolla, in un finale in cui la critica sociale all’umanità è palese, ma risulta anche emotivamente travolgente, il punto di equilibrio perfetto tra
politica e intrattenimento. Non so voi, ma vedere l’ultimo uomo della Terra,
maledire la razza a cui appartiene con tale forza ("Voi uomini l'avete distrutta maledetti! Maledetti per
l'eternità tutti!") vale da solo il posto che questo film ricopre nella
storia del cinema.
L'ultima grande eredità della razza umana: Il cinema.
Con un budget di
sei milioni di ex presidenti senza il muso da scimmia, il film diventa un successo
commerciale che la Twentieth Century Fox non poteva attendersi nemmeno nei suoi
sogni di gloria più spregiudicati, tanto che viene messo in cantiere un sequel
al volo (ne parleremo!) per cavalcare il clamore. “Il pianeta delle scimmie”
diventa una bomba atomica sganciata sulla cultura popolare, grazie ad una
storia efficacissima, ma anche ad un lavoro visivo impeccabile, i costumi, le
case dove vivono le scimmie, tutto è essenziale, ma azzeccatissimo. Fate una
prova: scegliete a caso dei fotogrammi presi dai cinque film
originali della saga, o dai quattordici episodi della serie tv, mescolateli
come facevo io da bambino, che senza problemi mi guardavo tutto, basta che
dento ci fossero le scimmie (sono malato lo so), dal punto di vista visivo, malgrado il cambio di formato e di
registi, resta tutto estremamente omogeneo, nell’utilizzo dei colori e degli
attori.
Ma che fomento era la sigla della serie tv? Vi ricordate?
Il make up creato
da John Chambers è fantastico, anche dopo cinquant’anni, non vedi un attore
con una maschera da scimmia, ma una creatura del tutto credibile come scimmia
evoluta, un trucco efficacissimo, chiedetelo ai poveri Cristi che fermi al
semaforo, vedevano una scimmia al volante dall’auto accanto a loro, visto che Roddy
McDowall aveva l’abitudine di tornare a casa in auto, senza togliersi il
trucco, giusto per spaventare un po’ gli autisti lungo il tragitto (storia
vera!).
Chi se la toglie più dopo tutto questo lavoro!
La saga nata con
questo film, forma un cerchio chiuso che racconta una storia completa
attraverso cinque capitoli coerenti anche se non successivi temporalmente
parlando, un film nato per terminare con un twist che è ancora uno dei più
grandi della storia del cinema, ha saputo creare una saga che, di fatto, è un
unico grande film in cinque capitoli.
Allora non solo il solito a pensarlo... Join the Monkey army!
Non vorrei
ricordare male, ma mi pare che nel romanzo di Philip K. Dick “Un oscuro
scrutare” (A Scanner Darkly, 1977) il concetto sia molto ben espresso dai
protagonisti che, leggerissimamente strafatti, vanno ad una maratona de “Il
pianeta delle scimmie” e reagiscono ai colpi di scena come se fosse un'unica
grande storia. Ecco, per me è la stessa cosa, questo film è il grande inizio di
una saga invecchiata piuttosto bene, barricata da anni dentro il suo cerchio
magico di cinque film, cinque dita di una mano, ovviamente scimmiesca, di cui
se avrete voglia, parleremo diffusamente da queste parti.
ohhhh era ora che le scimmie invadessero la Bara Volante! ^_^ Sono curiosissimo di leggere la tua versione del ciclo e metterò il tuo banner ai vari episodi già trattati dal Zinefilo, in attesa del nuovo episodio (già rido!) Boulle sarebbe fiero di noi: credo che da vari decenni nessuno l'avesse più citato né avesse parlato del "vero" significato del suo romanzo: sono sicuro che sta sorridendo, mentre ci guarda da lassù... dal pianeta delle scimmie! ^_^ Chiudo ricordando anche i rarissimi titoli italiani dimenticati del film.
Ci ho messo un po’ ma l’uscita del nuovo film è un’occasione troppo ghiotta, spero di arrivare in tempo ;-) Ti ringrazio moltissimo per la pubblicità, ma anche per avermi fatto tornare la voglia di rileggermi il romanzo originale, il tuo ciclo scimmiesco ha avuto anche questo effetto ;-)
Chissà cosa penserebbe dell’umanità che oggi associa il suo nome a un film considerato un classi(d)o della fantascienza, proprio lui che di fantascienza proprio non voleva sentirne parlare, dici bene, con la sua pipa se la starà ridendo della grossa ;-) Grazie per i titoli di testa! Mi ero dimenticati di citarli nel pezzo! Cheers
Mi sono letto due mega-recensioni di fila: quella del poco Amazing Spiderman e questa. Di taglio opposto ma ambedue divertenti e istruttive. Ma di John Chambers, che nelle fonti che ho utilizzato per il mio articolo su Kirby e la CIA, è detto esser stato premiato con l'oscar per il make-up de "Il pianeta delle scimmie" che mi dici?
Ti ringrazio infinitamente, anzi ringraziamenti doppi, perché grazie a te mi sono accorto di un refuso, ho scritto L. B. Abbott (che ha curato gli effetti speciali) invece di John Chambers a cui dobbiamo il make-up giustamente premiato con l'Oscar come hai scritto anche nel tuo gran pezzo, ho corretto grazie ;-) Per me ha fatto un lavoro meraviglioso, guardando i personaggi non vedi mai un attore mascherato, ma una scimmia evoluta del tutto credibile, ne parleremo anche per i seguiti della saga ;-) Cheers!
Un vero talento, la sua assenza si nota già nel secondo film della saga, li gli attori indossano maschere da scimmia, e la differenza è totale. La tua bellissima ricerca mi ha fatto venire voglia di rivedermi anche "Argo", che mi era già piaciuto ai tempi senza sapere nulla della storia. Cheers!
Adoro questo film e, nel bene e nel male, anche tutta la saga tanto che gli dedicai, qualche anno fa e scritto malissimo, uno dei miei primi speciali. Pure la saga nuova mi sta piacendo parecchio devo dire. Capitolo a parte il terribile film di Burton.
Stamattina mentre passavo dalle tue parti per leggere di "Prometheus" ho notato il banner, pian piano ti leggerò sono curioso ;-) La saga nuova ha i suoi momenti, il remake invece è un mezzo disastro, ne parleremo ;-) Cheers!
Ah, però che aneddoti sia nell' articolo che nei commenti! Film ancora oggi affascinante e ben ritmato! Quando uscì il remake vai i tg a citare la scena finale! Io il film non l' avevo ancora visto! -.- Ecco cosa succede quando un colpo di scena diventa iconico! XD
Lotis Batacchi avrebbe la "E" più aperta, va pronunciato chiuso e acuto tipo appunto uno scimmie che caccia un urlo... SIMMIE! Per capirci più alla Natalino Balasso ecco ;-) Cheers
Il primo film della saga è sicuramente una pietra miliare del genere, specie quando lo si vede per la prima volta, non sapendo nulla della trama: in seguito, diventa un film più interessante non tanto nella sua interezza, quanto nelle diverse scene che ti comunicano una certa emozione. Credo che il primo pezzo (intendo, dall'ammaraggio fino alla cattura di Tylor) sia un po' troppo lunghino: capisco la creazione del mistero, ma è il pezzo che faccio sempre fatica a rivedere. Da quando compaiono in scene le scimmie, fila tutto a meraviglia, specie con il personaggio di Zaius: Zaius è uno dei migliori co-protagonisti/antagonisti del cinema. Non ha poteri sovrannaturali (non ha il sangue acido di Alien, nè può usare la Forza), ma ha il potere burocratico e della commistione tra due branche della cultura umana (la scienza e la religione) che, per citare i Simpsons "dovrebbero stare a 100 metri di distanza l'una dall'altra". Compassato e freddo, ma anche terrorizzato all'idea che l'uomo possa riprendersi il comando del pianeta: un cattivo che odi, ma di cui capisci anche le intenzioni. "Lei ha avuto paura di me fin dal principio. Lei mi odia, ma perché?" "Perché sei un uomo. Sì, io ho sempre saputo che pericolo rappresentassi e sono convinto che nell'uomo la sua intelligenza cammini di pari passo con la sua idiozia!" Una frase molto vera...ma emblematica anche per le scimmie, che commettono i medesimi gesti degli umani, come a dire che, quando una specie raggiunge la possibilità di elevarsi, arriverà sempre a devastare l'ambiente e sterminare le altre specie viventi. Poi...il film risente degli anni in cui è stato prodotto (l'unica cavernicola è una bomba sexy.....) però è validissimo ancor oggi. Forse è stato dato poco spazio alla società delle scimmie, quello è vero.
Perfetta analisi, concordo su tutto anche sulla cavernicola sexy, bellissima ma poco credibile. In ogni caso resta un film capace così tanto di solleticare lo spettatore, che sono stati necessari tanti seguiti e una serie tv per esplorare questo pianeta (delle scimmie). Cheers!
ohhhh era ora che le scimmie invadessero la Bara Volante! ^_^
RispondiEliminaSono curiosissimo di leggere la tua versione del ciclo e metterò il tuo banner ai vari episodi già trattati dal Zinefilo, in attesa del nuovo episodio (già rido!)
Boulle sarebbe fiero di noi: credo che da vari decenni nessuno l'avesse più citato né avesse parlato del "vero" significato del suo romanzo: sono sicuro che sta sorridendo, mentre ci guarda da lassù... dal pianeta delle scimmie! ^_^
Chiudo ricordando anche i rarissimi titoli italiani dimenticati del film.
Ci ho messo un po’ ma l’uscita del nuovo film è un’occasione troppo ghiotta, spero di arrivare in tempo ;-) Ti ringrazio moltissimo per la pubblicità, ma anche per avermi fatto tornare la voglia di rileggermi il romanzo originale, il tuo ciclo scimmiesco ha avuto anche questo effetto ;-)
EliminaChissà cosa penserebbe dell’umanità che oggi associa il suo nome a un film considerato un classi(d)o della fantascienza, proprio lui che di fantascienza proprio non voleva sentirne parlare, dici bene, con la sua pipa se la starà ridendo della grossa ;-) Grazie per i titoli di testa! Mi ero dimenticati di citarli nel pezzo! Cheers
Mi sono letto due mega-recensioni di fila: quella del poco Amazing Spiderman e questa. Di taglio opposto ma ambedue divertenti e istruttive. Ma di John Chambers, che nelle fonti che ho utilizzato per il mio articolo su Kirby e la CIA, è detto esser stato premiato con l'oscar per il make-up de "Il pianeta delle scimmie" che mi dici?
RispondiEliminaTi ringrazio infinitamente, anzi ringraziamenti doppi, perché grazie a te mi sono accorto di un refuso, ho scritto L. B. Abbott (che ha curato gli effetti speciali) invece di John Chambers a cui dobbiamo il make-up giustamente premiato con l'Oscar come hai scritto anche nel tuo gran pezzo, ho corretto grazie ;-) Per me ha fatto un lavoro meraviglioso, guardando i personaggi non vedi mai un attore mascherato, ma una scimmia evoluta del tutto credibile, ne parleremo anche per i seguiti della saga ;-) Cheers!
EliminaProprio per questa sua capacità di creare camuffamenti alla "Kriminal" era stato arruolato dalla CIA.
EliminaUn vero talento, la sua assenza si nota già nel secondo film della saga, li gli attori indossano maschere da scimmia, e la differenza è totale. La tua bellissima ricerca mi ha fatto venire voglia di rivedermi anche "Argo", che mi era già piaciuto ai tempi senza sapere nulla della storia. Cheers!
EliminaAdoro questo film e, nel bene e nel male, anche tutta la saga tanto che gli dedicai, qualche anno fa e scritto malissimo, uno dei miei primi speciali. Pure la saga nuova mi sta piacendo parecchio devo dire. Capitolo a parte il terribile film di Burton.
RispondiEliminaStamattina mentre passavo dalle tue parti per leggere di "Prometheus" ho notato il banner, pian piano ti leggerò sono curioso ;-) La saga nuova ha i suoi momenti, il remake invece è un mezzo disastro, ne parleremo ;-) Cheers!
EliminaCult scimmiesco!
RispondiEliminaUno dei film fantascientifici che preferisco in assoluto
Concordo in pieno, ci sono pochi film classici migliori di questo ;-) Cheers!
EliminaAh, però che aneddoti sia nell' articolo che nei commenti! Film ancora oggi affascinante e ben ritmato!
RispondiEliminaQuando uscì il remake vai i tg a citare la scena finale! Io il film non l' avevo ancora visto! -.- Ecco cosa succede quando un colpo di scena diventa iconico! XD
Te lo consiglio é un classico del cinema iconico sul serio ;-) Cheers!
EliminaMa "SIMMIE" è pronunciato tipo Loris Batacchi? «Un tipo di SIMMIA, un tipo! Il tipo più brutto d'Europa!» 😂
RispondiEliminaLotis Batacchi avrebbe la "E" più aperta, va pronunciato chiuso e acuto tipo appunto uno scimmie che caccia un urlo... SIMMIE! Per capirci più alla Natalino Balasso ecco ;-) Cheers
EliminaAhahah ho capito! 😄😄😄
EliminaRoddy McDowall che spaventa i vicini di casa è fantastico!!
Roddy McDowall amministratore di condominio ;-) Cheers
EliminaIl primo film della saga è sicuramente una pietra miliare del genere, specie quando lo si vede per la prima volta, non sapendo nulla della trama: in seguito, diventa un film più interessante non tanto nella sua interezza, quanto nelle diverse scene che ti comunicano una certa emozione.
RispondiEliminaCredo che il primo pezzo (intendo, dall'ammaraggio fino alla cattura di Tylor) sia un po' troppo lunghino: capisco la creazione del mistero, ma è il pezzo che faccio sempre fatica a rivedere.
Da quando compaiono in scene le scimmie, fila tutto a meraviglia, specie con il personaggio di Zaius: Zaius è uno dei migliori co-protagonisti/antagonisti del cinema. Non ha poteri sovrannaturali (non ha il sangue acido di Alien, nè può usare la Forza), ma ha il potere burocratico e della commistione tra due branche della cultura umana (la scienza e la religione) che, per citare i Simpsons "dovrebbero stare a 100 metri di distanza l'una dall'altra". Compassato e freddo, ma anche terrorizzato all'idea che l'uomo possa riprendersi il comando del pianeta: un cattivo che odi, ma di cui capisci anche le intenzioni.
"Lei ha avuto paura di me fin dal principio. Lei mi odia, ma perché?"
"Perché sei un uomo. Sì, io ho sempre saputo che pericolo rappresentassi e sono convinto che nell'uomo la sua intelligenza cammini di pari passo con la sua idiozia!"
Una frase molto vera...ma emblematica anche per le scimmie, che commettono i medesimi gesti degli umani, come a dire che, quando una specie raggiunge la possibilità di elevarsi, arriverà sempre a devastare l'ambiente e sterminare le altre specie viventi.
Poi...il film risente degli anni in cui è stato prodotto (l'unica cavernicola è una bomba sexy.....) però è validissimo ancor oggi.
Forse è stato dato poco spazio alla società delle scimmie, quello è vero.
Perfetta analisi, concordo su tutto anche sulla cavernicola sexy, bellissima ma poco credibile. In ogni caso resta un film capace così tanto di solleticare lo spettatore, che sono stati necessari tanti seguiti e una serie tv per esplorare questo pianeta (delle scimmie). Cheers!
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