domenica 28 maggio 2017

Doctor Who - 10x06 - Extremis: Diamo una svolta alla stagione


Appena pensi di aver capito la struttura di una stagione, quando capisci che avremmo tanta verticalità e che per la trama verticale dovremo aspettare gli ultimi episodi BOOM! Arriva Steve Moffat in scivolata a gamba tesa e con tutte le altre metafore calcistiche (che non so usare, quindi la smetto) e fa saltare tutto per aria con il tritolo! Da qui in poi sempre come direbbe River Song (citata nell’episodio di oggi): SPOOOOOOOILER!

Vi metto anche il diario di River Song, così che il concetto sia chiaro.
Lo scorso episodio iniziava con una specie di citazione in omaggio a Star Trek, questo, invece, mi ha ricordato la frase di Spock nell’episodio in cui perde la vista, ma sente (grazie alle celebri orecchie) cosa dicono i suoi compari, eravamo tutti così preoccupati per gli occhi del Dottore che ci siamo dimenticati tutto il resto.

L’episodio si svolge lungo due linee temporali distinte, la prima è quella “Years ago” in cui vediamo il pianeta dei boia, capaci di porre fine alla vita di ogni razza della galassia, compresa quella dei Signori del tempo, anzi di uno in particolare, Missy (sempre interpretata dalla bravissima Michelle Gomez), una delle tante incarnazioni (anzi, rigenerazioni) del Maestro, l’arci nemico del Dottore fin dai tempi della loro infanzia su Gallifrey.

Era chiaro dopo l’episodio precedente che nella camera blindata a cui il Dottore e Nardole stavano facendo la guardia ci fosse proprio Missy, Steve Moffat spazza via il campo da ogni dubbio sollevando il velo su questa rivelazione in quattro e quattr’occhi (o quattr'otto fate voi), davvero pochi fronzoli tutti molto apprezzati, alla faccia della trama orizzontale ipotizzata.


E' tornata! E' tornata! Finalmente mi era mancata!
Non è chiaro come Missy sia stata catturata, ma qui Moffat si gioca una carta classica: porre l’eroe di fronte ad un dilemma etico da cui può uscire solo attraverso due opzioni, in cui una è molto brutta e l'altra prevede di sporcarsi le mani in prima persona (in fondo, a Sherlock recentemente il Moffa ha fatto fare quasi la stessa cosa). Chiaro che il Dottore, come ogni eroe che si rispetti, dovrà trovare l’opzione numero tre, ovvero l’alternativa ad essere colui che esegue la sentenza e uccide Missy. Quindi, in un attimo Moffat giustifica la camera blindata, anzi, la stanza di piega quantica per essere precisi e modifica il ruolo di Missy all’interno della stagione, non più minaccia, ma (forse) addirittura alleata del Dottore, il che è una gran mossa, perché parliamoci chiaro: Missy sarà pure diabolica, ma a carisma non è seconda a nessuno (anzi!), quindi non è male sapere che per una volta gioca nella squadra dei buoni, anche solo per essere legittimati a tifare per lei.

Per risolvere il dilemma etico del Dottore, Il Moffat recupera il diario di River Song che arriva portato in scena da Nardole nei panni del Deus ex machina (viene proprio presentato così), che ricorda al protagonista qual è il ruolo del Dottore. Il libro blu di River Song, invece, torna di moda dall’ultima volta (o la prima? Con i viaggi nel tempo non si sa mai) in cui lo abbiamo visto, ovvero l’episodio “Silence in the Library” (4x08) dove la riccioluta Song faceva il suo esordio. Tenete a mente il ruolo del Dottore, l’espediente del Deus ex Machina e una biblioteca, tutti elementi che tornano buoni del resto dell’episodio.


Nessuno si aspetta l'inquisizione spagnola, ma nemmeno il Papa!
Balzo in avanti, l’altra linea narrativa (o temporale) della puntata prevede Bill impegnata a portarsi a casa Penny, la ragazza pare avere qualche senso di colpa sulla sua omosessualità, poco serve che Bill cerchi di convincerla che non c’è davvero nulla di male in questo, se poi improvvisamente nell’appartamento spunta il Papa, in una scena davvero esaltante e recitata da Joseph Long nei panni di sua eminenza in un Italiano più che decente, considerando che non è obbligatorio che il Papa sia italiano, come storia (anche attuale) insegna.

Come ci è arrivato il Papa nell’appartamento di Bill? Facile, colpa del Dottore che ancora non vuole rivelare alla ragazza la sua cecità, ma ha bisogno di lei perché il Vaticano ha invocato l’aiuto del Dottore per recuperare il “Veritas”, testo segretissimo ben nascosto al centro dell’Haeriticum, la biblioteca vaticana dove sono nascosti tutti i testi considerati eretici, una roba tipo Il nome della rosa, per capirci.


Solo a me mi prendono per i fondelli quando leggo con gli occhiali da sole, eh?
Lo so che quando si parla di Vaticano e libri eretici si finisce subito in “Zona Dan Brown”, ma la rivelazione finale aiuta a digerire questa scelta di Steve Moffat e l’attore Corrado Invernizzi nei panni del cardinale ci regala almeno un emissario della Santa Chiesa credibile, anche nell’accento. Per altro in questo episodio scopriamo che il TARDIS non traduce l'Italiano, le lingue aliene rendendole comprensibili si, ma non l'Italiano, vuoi vedere che la famosa cabina blu è stata costruita in uno strambo Paese a forma di scarpa?

Ho apprezzato il fatto che gran parte della trama ruoti attorno ad un testo immaginario e anche le svariate battute sparse durante l’episodio, come la sedia da lettura con le cinghie che il Dottore rimpiange di non aver avuto per arrivare alla fine di “Moby Dick” (“Chiudi il becco e insegui quella balena!”), non è nemmeno male la battuta su Nardole che si atteggia a fare il duro ("Are you secretly a badass?", "Nothing secret about it, Babydoll") che, però, non giustifica il fatto che il personaggio s'infili di testa nel pericolo, della libreria Vaticana, salvo poi pagare il prezzo al momento della rivelazione dei vari portali, quelli che conducono al CERN o al Pentagono. Insomma, Nardole non è amatissimo dal pubblico e questo molto probabilmente non sarà l’episodio con cui si conquisterà altri ammiratori.


Nardole stamattina è sceso dal letto pensando di essere Bruce Willis.
Steve Moffat è sempre riconoscibile come autore, nelle trame da lui scritte si nota sempre un abbondante utilizzo della tecnologia e qui la rivelazione è anche piuttosto inquietante, se per metà episodio siamo preoccupati per la cecità del Dottore e gli strani alieni che compaiono nella biblioteca, nella seconda metà l’atmosfera diventa ancora più funebre.

Se tutti i bibliotecai fossero così, tutti i libri verrebbero restituiti in tempo!
Tutta questa linea narrativa, in realtà, non è altro che una simulazione, messa su da una grande entità maligna (il Maestro? Molto probabile) con cui allenarsi ad eliminare gli umani, una realtà virtuale in cui è legittimo uccidere i passanti come si fa giocando a Grand Theft Auto che il Dottore riassume come se Super Mario si eliminasse dal gioco perché stufo di morire.

Quindi, in entrambe le linee narrative, i libri hanno il loro valore, ma anche il deus ex machina e il ruolo del Dottore, come vi dicevo lassù in alto da qualche parte. L’utilizzo degli occhiali sonici può sembrare il secondo Deus ex machina dell’episodio (e probabilmente lo è), ma serve a sottolineare il discorso del Dottore, abituato a vincere sfruttando le debolezze e gli errori dei suoi avversari. La simulazione è tanto perfetta che gli occhiali sonici del Dottore-copia, possono comunicare con quelli del vero Dottore fuori dalla simulazione, la beffa è che per sconfiggere “Matrix” basta mandare un email al Dottore che, per altro, si auto firma con tanto si kiss kiss finali (“Dear Doctor, save them. The Doctor X”).


Il Dottore che chiama il Dottore, praticamente un consulto tra colleghi.
Anche in questa realtà il Dottore-copia è l’eroe che deve reagire ad una situazione senza speranza, trovando una terza opzione, pensando fuori dagli schemi, il Dottore-copia che capisce che per essere “The Doctor” non è necessario essere reali, ma non arrendersi mai e trovare sempre il modo di fregare i propri nemici e siamo sicuri che non fosse un messaggio meta televisivo per gli spettatori a casa?

Insomma, “Extremis” è l’episodio che fa saltare il banco e, al pari di “A good man goes to war” (7x06), si gioca la rivelazione (lì sull’identità di River Song, qui su Missy) e scombina tutte le carte sul tavolo, preparando il campo ad un finale ancora più grande. La minaccia vera non era dentro la camera blindata, ma la fuori ed è ancora più minacciosa.

10 commenti:

  1. A me, direi per come strutturato, questo episodio mi ha lasciata un po' fredda... ma sospendo il giudizio fino al prosieguo che per ora non ho tempo di recuperare. Ci aggiorniamo in quel commento XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Apprezzo che si sfruttino le caratteristiche del personaggio del Dottore, per raccontare storie che con altri personaggi non si potrebbero raccontare, qui il Moffat come suo solito forza la mano, non è stato un brutto episodio, ma ti prende meno di "Heaven sent", ci parliamo dopo l'episodio 10x07, tanto oggi lo vedrò di sicuro ;-) Cheers

      Elimina
  2. Episodio fantastico, mentre lo guardavo mi sembrava di assistere alla proiezione di un vero e proprio filmone tant'è che se fosse terminato a venti minuti mi sarebbe anche bastato per quella serata perchè di contenuti ce n'erano e tanti!
    Alla fine avevi ragione, Missy è la prigioniera della camera blindata. Tuttavia fino a che non vedo aprire quella porta resterò con il dubbio che ci sia veramente lei. Ormai non posso fidarmi di queste serie tv, il plot twist è sempre dietro l'angolo! XD
    Sono l'unico a cui piace Nardole? Già l'attore mi sta simpatico di suo, in queste vesti mi piace ancor di più; per ora è l'episodio in cui la sua presenza è stata più incisiva.
    Bill è stata messa un pò da parte in questo episodio anche se ha recuperato verso il finale. Ok, non era la vera Bill ma una sua simulazione, tuttavia, ho comunque avvertito un minutaggio minore a lei dedicato.

    In attesa della prossima review!

    Saluti!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche a me Nardole non dispiace, bisogna dire che non è mai stato utilizzato al pieno del suo potenziale, ed ora che è arrivata Bill è ormai passato in secondo piano. Non mi è dispiaciuta l'idea della simulazione, e' tutta una preparazione alla minaccia, che però dovrà essere all'altezza, è anche vero che ormai tutto quello che scrive il Moffat viene criticato, ma è anche l'unico che cerca di portare il personaggio ai suoi limiti, usandolo per raccontare storia che con altri personaggi non sarebbero possibili ;-) Cheers

      Elimina
  3. Qui la stagione ha iniziato a volare! Scopro solo ora, a distanza di duecentomila anni, che Nardole non è (era?) amato. Come si fa a non amare Nardole? D:

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nardole era fortissimo e da qui la stagione è salita di colpi, pensa che mi sto guardando "The devil's hour" solo per la presenza di Peter Capaldi, mi manca Twelve. Cheers!

      Elimina
    2. Anche a me manca tantissimo Twelve, durante la prima visione non mi ero resa conto QUANTO mi piacesse... Rivederlo dopo anni (e tutto di fila, senza attese!) me l'ha fatto apprezzare ancora di più. "The devil's hour" è in lista una volta finito il rewatch (ho finito stasera l'undicesima stagione e voglio spararmi XD)

      Elimina
    3. Per me Capaldi è stato l'attore che ci ha messo più tempo a trovare il suo look, ma quello più pronto a calarsi nel ruolo, no dai non ne vale la pena, non ora che sta per tornare RTD ;-) Cheers

      Elimina
  4. Biblioteche dedicate interamente a libri proibiti, antichi grimori che fanno suicidare chi li traduca: come faccio a non impazzire per questo episodio??? ^_^
    Ah, l'ho visto doppiato e quindi il papa parla in latino, tradotto dal cardinale :-D
    Ora devo tornare indietro e catturare millemila schermate dei libri per farci uno speciale sul mio blog: quanto mi fa faticare, il Dottore, ma per lui (e per la rima) solo amore!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sapevo che una volta salito a bordo del Tardis ti saresti divertito, con il Dottore bisogna sempre correre correre correre, ma ne vale la pena ;-) Cheers!

      Elimina