Lo scorso 22 marzo ci ha lasciato il nostro compañeros Tomas Milian, ennesimo colpo al cuore di un 2017 degno sequel del maledetto 2016, mi sembrava doveroso fare un piccolo omaggio ad un attore unico, ma soprattutto ad un uomo con un'idea di cinema che non posso non condividere.
La vita di Tomás
Quintín Rodríguez Milián è stata già di suo materiale da cinema, prima che il
cinema iniziasse a farlo per davvero. Esule Cubano, figlio in un generale dell’isola,
morto suicida, per altro, davanti agli occhi del figlio. Tomas tira avanti
raccattando tra la monnezza per le strade all’Avana, brutti ricordi esorcizzati
creando il suo personaggio più famoso Er Monnezza dei film di Umberto Lenzi.
Arrivato in
Italia, dopo una breve parentesi americana (un saluto a Donald Trump), Milian
impara usi e costume romaneschi nelle strade della capitale, tutta roba che
torna utile per dare forma e parlata a Er Monnezza, anche se poi lo doppiava
Ferruccio Amendola. Il Romano Cubano ha sfornato una serie di personaggi infinita,
certo, i più lo ricordano in coppia con le scoregge di Bombolo, ma Tomas Milian
è stato un attore “Serio” che ha recitato per Luchino Visconti e Pier Paolo
Pasolini, salvo poi dire: "Sapete che c’è? Sta storia dell’attore “Serio” con le
virgolette ha bello che rotto il cazzo", non ha detto proprio così ma il succo era quello.
Il suo punto di
svolta Tomas Milian lo ha espresso molte volte anche nella sua autobiografia ("Monnezza
amore mio"), era stufo della distinzione tra attori seri e attori
popolari, l’unica differenza percepita era che quelli impegnati parlavano,
mentre gli altri sparavano. Motivo per cui ha aperto al cinema più popolare,
che negli anni ’60 e ’70, in uno strambo Paese a forma di scarpa, voleva dire sì
le commedia, ma anche polizieschi (tipo l’ottimo “Milano odia: la polizia non
può sparare” 1974) e, soprattutto, film western.
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"Ah quindi tu reciti solo in film impegnati... Bravo, no no bravo". |
Riassumere tutti
i personaggi a cui Tomas Milian ha prestato corpo e faccia da schiaffi sarebbe
impossibile: Nico Giraldi, il Gobbo, El Vasco, no sul serio sono troppi, basta dire che è stato Rambo, prima di “Rambo”.
Per quanto mi riguarda la cosa più importante da dire su Tomas Milian è che era
un ottimo attore, che aveva capito che il cinema non si distingue tra cinema
alto (quello impegnato dei temi sociali) e cinema basso, quello dove si spara
magari anche le scoregge no, al massimo bisogna distinguere tra buoni e cattivi
film. Tomas Milian è una delle ragioni per cui bisogna essere ben fieri di
amare il cinema di genere.
Non riesco a
pensare ad un film più adatto di “Tepepa” per riassumere questo concetto, una
pellicola che ha davvero unito cinema alto e basso, perché è il film in cui
recitano insieme da una parte l’uomo che ha dato vita a Er Monnezza e Nico
Giraldi e dall’altra, robetta, soltanto Orson Welles, potreste averne sentito
parlare, Stanley permettendo, come del più grande regista della storia del
cinema... Una roba da niente, insomma.
"Sei accusato di amare i film di genere, come ti dichiari?" , "Colpevole senor!". |
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Sembra il professore, pronto ad interrogarti a sorpresa... |
Da Giulio Petroni,
quello di “Labbra di lurido blu” (1975) o lo spesso dimenticato western “Da
uomo a uomo (1967) con Lee Van Cleef, “Tepepa” è un film sessantottino come il
suo regista, la cui posizione politica è appena appena (ma poco eh!) espressa
in quasi tutte le sue pellicole.
La storia parla
del peone Tepepa, anzi scusate Jesus Maria Moran detto Tepepa tierra y libertad
(se questo è il nome pensate al codice fiscale), ovviamente interpretato da Tomas
Milian. Il nostro ha combattuto la rivoluzione per conto del compagno Madero
che una volta salito al governo, diciamo, non ha mantenuto proprio tutte tutte
le promesse, ecco.
Tanto che il
pueblo oppresso era prima e lo è ancora, forse anche peggio, visto che bisogna
fare i conti con i soprusi del temibile colonnello Cascorro (Orson Welles con
baffo che grida Mexico!). Alla riffa aggiungete un dottorino inglese di nome
Henry Price (John Steiner) che vuole vendetta per la sua amata, una ragazza
proveniente da una famiglia benestante che un certo Tepepa avrebbe violentato.
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Il "Compagno" Madero, con i suoi nuovi amichetti. |
Tantissima
solidarietà per il bravo Petroni che si è trovato a dover dirigere da una
parte Tomas Milian, che letteralmente si carica tutto il film sulle spalle,
trasformandolo in un personale sfoggio di bravura e dall’altra Orson Welles
che, ok non era ancora arrivato a fare pubblicità del vino ubriaco fradicio
(storia vera), ma a caratterino è sempre stato ben messo. Malgrado il fatto che
Milian sia cresciuto nel mito di Welles, il grande regista si riferiva comunque
a lui etichettandolo come “Dirty Cuban” che non credo necessiti di traduzioni.
Evidentemente era ancora scottato da quella volta in cui lo hanno costretto a
far interpretare la parte di un Messicano a Charlton Heston.
L’aria di ’68 si
respira fortissima e la trama di “Tepepa” fa leva sullo scontro tra i poveri
peone la cui causa è stata tradita e dal governo che predilige il bastone alla
carota, tutta roba che nell’Italia di allora smuoveva ancora coscienze, oggi al
massimo per ottenere lo stesso effetto, il governo dovrebbe far passare una
tassa sugli Smartphone, ma a parte questo, il film funziona e ti tira pure
dentro.
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"Tu non hai idea, mai digerita quella storiaccia...". |
Giulio Petroni,
anche sceneggiatore, fa un ottimo lavoro, specialmente perché sforna un film
dove non ci sono buoni o cattivi, ma soltanto ideali da portare avanti. Certo,
il maledetto Madero è il viscido traditore della causa e il colonnello
Cascorro il sadico braccio armato del padronato, ma lo stesso Tepepa è un
personaggio con parti uguali di chiari e di scuri.
Il suo odio per
Madero è chiaro e condivisibile, è uno che non esista a lasciare indietro chi
tradisce la causa, Pedro Pereira detto "El Piojo" (José Torres) padre
a cui hanno tagliato le mani per aver rubato pochi spiccioli.
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Il lacciolo del sombrero sotto il naso, ed è subito Mexico! |
Petroni, poi, è
bravissimo a far venire fuori anche il lato oscuro di Tepepa, primo piano sul
faccione “Infernale” di Orson Welles, mentre legge al dottorino le
testimonianze sugli atti criminali del rivoluzionario, la sottotrama che parte
come tale per poi diventare quella principale.
Un’altra scena che dimostra la bontà del Petroni regista, è il breve flashback del Dottore che ricorda la sua amata, un momento onirico che complice anche il riuscito tema musicale del Maestro Ennio Morricone, ricorda molto i flashback di “Giù la testa” di Sergio Leone che, però, è uscito dopo nel 1971.
Il tema di
Morricone già... “Tepepa” è uno di quelli del Maestro che non si cita mai, ma è
un esempio di efficacia, un ritornello ripetuto che va in crescendo e ti si
pianta al centro della testa per giorni, tanto che ad un certo punto, e lo stesso Tepepa nel film, che canticchia il tema musicale di "Tepepa" (Storia vera!). Semplicemente impeccabile quando deve
fare da sottofondo ad un altro momento in crescendo del film, il monologo di
Tepepa.
Un’altra scena che dimostra la bontà del Petroni regista, è il breve flashback del Dottore che ricorda la sua amata, un momento onirico che complice anche il riuscito tema musicale del Maestro Ennio Morricone, ricorda molto i flashback di “Giù la testa” di Sergio Leone che, però, è uscito dopo nel 1971.
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"James Coburn rivuole indietro cappello e occhiali". |
Il discorso
motivazionale del protagonista è un classico del cinema, quello di “Tepepa”, al
pari del tema principale, non viene mai ricordato come meriterebbe:
trascinante, rabbioso, brutto sporco e cattivo come solo i personaggi degli Spaghetti
Western possono essere e con un finale beffardo tipico dell’umorismo tutto italiano dei nostri film, è il momento più alto di tutto il film e, ovviamente, Tomas
Milian se lo divora convertendoci tutti alla sua causa.
La sua prova è fantastica, con davvero pochissimo passa dal contadino ignorante, ma
motivato, al leader carismatico ed incazzato, fino ad un personaggio subdolo,
un anti eroe che è di poco meglio (o meno peggio) dei suoi nemici. Con
materiale del genere un attore può scadere nella macchietta, oppure eccellere, barrate
pure “B” tranquilli.
Tomas Milian ha
capito il valore del nostro cinema di genere, ben prima della grande
rivalutazione, ha scelto la sua posizione e si è schierato come Tepepa in
questo film, il suo lascito oltre a tanti bei film ed un'infilata clamorosa di
personaggi iconici, è proprio questo: si giudica il cinema solo tra quello
buono o quello cattivo, non tra impegnato o di genere.
Hasta luego Tomás,
ci vediamo nei film!
ottima recensione come sempre .
RispondiEliminaavrei preferito il formifabile vamos a matar companeros.
oggi voglio fare il precisino e mi permetto di ricordarti che tomas milian era cittadino USA.
rdm
Si esatto, sono io che sono andato con l'avanti veloce sulla vita di Milian, anche perché per descriverla tutta sarebbe servito almeno un romanzo intero. Oh non è detto che non lo commenterò, anche perchè nella scelta avevo voglia di rivederli tutti e due, magari trovo il tempo di rivedermi anche "Vamos a matar companeros". Ti ringrazio sempre gentilissimo! Cheers
Eliminacondivido con chi dice che vamos a matar companeros rubacchia le idee a tanti film (primo fra tutti il mercenario e anche lo stesso tepepa )ma è talmente energico ben recitato e divertente che è un capolavoro.
RispondiEliminada vedere e rivedere
la canzoncina ti entra in testa e non esce più
vamos a matar vamos a matar companeros
Concordo, sono stato indeciso fino all’ultimo, ma per scrivere di “Vamos a matar companeros” bisogna dividersi dando il giusto spazio sia a Corbucci a Franco Nero e a Jack Palance, invece “Tepepa” era più vicino al discorso sui film di genere che mi interessava, e poi è un “Tomas Milian Show” ;-)
EliminaTi dico solo che in cuffia in questi giorni avevo entrambi i temi musicali dei due film a rotazione ;-) Cheers
Mai visto, ma sono curioso e non tanto per TM - squarciate il mio petto, estraete il mio cuore e non troverete il suo nome tra coloro che abitano il crepascolaverso , sorry - quanto per Orson.
RispondiEliminaDalla sintesi molto efficace della trama ho il sospetto che sia stato visto da Sergio Bonelli - Mister No special # 3 Il Redel Sertao ( 1988 ) - e da Carlo Ambrosini - Napoleone # 17 Il Predone ( 2000) in cui in modi molto diversi al centro del plot è una figura controversa di rivoluzionario che cambia a seconda del testimone. Al tempo naturalmente avevo pensato a Kurosawa. Ciao ciao.
Più che legittimo anzi, anche stare dietro a tutte le parti, particine e comparsate di Orson è un lavoro a tempo pieno. Mi sa che hai beccato da dove proveniva l’ispirazione per i due fumetti Bonelliani. Se il punto di vista su Tepepa fornito nel film, non fosse stato solo quello del personaggio di Orson, anche io avrei pensato ad una “Rashomonata” di Petroni, ma anche con un solo punto di vista, il risultato non è davvero niente male. Cheers!
EliminaFantastico personaggio , comunque io adoro ancora chuchillo.
RispondiEliminaCome si fa a non adorare Cuchillo? Mamma mia "Corri uomo corri" altro titolo che ora mi spacca di rivedere. Cheers!
EliminaSplendido omaggio e grazie per la citazione al "Rambo prima di Rambo" ;-)
RispondiEliminaQuesto film l'ho visto secoli fa ma ricordo che mi è piaciuto. Non certo Orson Welles vestito da messicano, che è pure peggio di quando si vestì da tartaro...
Prego figurati doveroso provare a diffondere il tuo gran post. In effetti in versione tartaro era inguardabile, qui paga lo scotto di quella volta in cui Charlton Heston faceva il messicano diretto da lui. Cheers!
EliminaCon questo, Keoma, Django e Vamos a matar io dico che anche nel western abbiamo dato una lezione a tutti.
RispondiEliminaGrande post (su un grande artista) con un grande significato: il cinema è cinema, Milian lo aveva compreso. Il cinema popolare e di genere, poi, è sempre quello che riesce meglio, almeno in quegli anni^^
Moz-
Verissimo, ne sfornavano tanti fino a saturare il mercato, ma i filmoni non mancavano, per provare ad omaggiare Milian, mi sembrava giusto ribadire quello che lui aveva già capito da tempo e che ancora oggi quanto si parla di cinema, tanti ancora dimenticano. Cheers!
EliminaIn questi giorni sto conoscendo un Tomas Milian che non conoscevo... Come in "Tepepa".
RispondiEliminaPer fortuna ci ha lasciato davvero con tanti ottimi personaggi, mi fa piacere averti fatto scoprire uno dei miei preferiti. Cheers!
EliminaGrandioso, ricordo le scorpacciate di spaghetti western che mi facevo intorno ai venti anni, quando riscoprii il genere...
RispondiEliminaFigata, poi abbiamo avuto la fortuna di beccarci il genere in differita, quindi i titoli da ripercorrere sono tanti. Lo dico sempre che quando avrò messo la testa a posto, scriverò solo più di Western, ma potrebbe volerci del tempo ;-) Cheers
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