mercoledì 8 marzo 2017

The Monster (2016): La mia mamma dice sempre che i mostri non esistono


Guarda un po’ chi si rivede? Bryan Bertino, quanto tempo, il buon Bryan mi aveva mandato a casa contento nel 2008, non appena terminata la visione del suo “The Strangers”, un riuscito filmetto pieno di sinistri omini mascherati, che allora aveva anche il pregio di essere uno dei primi home invasion a vedere il buio della sale cinematografiche di uno strambo Paese a forma di scarpa.

Se dovessi dirvi che me lo ricordo alla perfezione mentirei, perché da allora non mi è più capitato di rivederlo, mi è successo, però, di essere inciampato in “Mockingbird” nel 2014, secondo film del regista e quello, invece, era una cosa davvero brutta, mamma mia che robaccia…

91 minuti di durata, una manciata di attori (due in particolare) e un mostro, tutto quello che serve per mandarmi giù di testa, ma anche per fare un bel film. Mi è piaciuto “The Monster”? Uhm, non è professionale commentare un film dicendo “uhm”, provo ad argomentare che mi viene meglio delle onomatopee.


Oddio Piccettino! Ti hanno abbandonato a bordo strada!
Kathy (Zoe Kazan, nipote di Elia, forse la ricordate in “Ruby Sparks” del 2012) è una mamma giovane e sfattissima, si sveglia la mattina con il dopo sbornia e il massimo che fa, è tornare a dormire, anche perché di sicuro non è in grado di prendersi cura di sua figlia Lizzy (Ella Ballentine), che, di fatto, è molto più responsabile della madre.

Di loro sappiamo poco, ma quel poco è davvero sufficiente, in un flashback Bertino ci mostra una delle poche volte in cui Kathy ha provato a fare la brava mamma e tutto si è risolto in una serie di reciproci lanci di “Fuck you!” tra madre e figlia, ne volano tanti, ma per fortuna ci si ferma prima di scadere nell’overacting involontariamente comico, dietro ad un cespuglio era già pronto a cicciare fuori Nicolas Cage per contribuire.


Hush little baby don't say a word...
Come detto, sappiamo poco, anche quando vediamo Kathy e Lizzy partire in auto, alla volta della casa del padre biologico della bimba, obbiettivo? Mollarla lì per sempre, anche se non sembra poi ‘sto gran piano, visto che tra le righe è piuttosto chiaro che pure papà, non è proprio uno stinco di santo.

Durante il viaggio in auto mamma deve stare (per un po’) lontana dalle sue bottiglie, anche se non è semplicissimo, visto che la scimmia morde, o forse dovrei dire il mostro morde, perché procedendo a colpi di metafore, quando l’auto rimane in panne per strada, madre e figlia sono costrette a sopravvivere all’attacco di un mostro, uscito fuori dal nulla e bello incazzato.

Ora, io non ho problemi con i film in cui la lettura di secondo livello è manifesta, in cui diventa un grosso METAFORONE impossibile da ignorare, alcuni dei miei film preferiti di sempre sono dei metaforoni giganteschi, quindi non è un problema che la creatura arrivi dal nulla e si ostini a continuare ad attaccare madre e figlia senza motivazioni apparenti, è una metafora della dipendenza della madre, quindi, va anche bene così.


"Smetto quando voglio di usare metaforoni, smetto quando voglio!".
Il film si prende il suo tempo a presentarci i personaggi, prima di vedere l’azione vera, tocca aspettare un po’. Bisogna dire che, però, Bryan Bertino dirige delle scene di tensione ben fatte, in particolare quando mostra poco la creatura e tiene le sue protagoniste (e noi spettatori) sul filo. Altri dettagli positivi? Sicuramente il finale che non vi rivelerò nemmeno sotto tortura, ma è diverso da quello che potreste immaginare, anche se porta avanti fiero la sua metaforona bella grande grande.

Difetti? Il fatto che 91 minuti siano il tempo ideale per un horror, ma qui mi sono sembrati molti di più, specialmente nella parte che precede il finale, l’attesa mi è pesata, ma capisco anche perché. Per una ragione semplice: perché in fondo io sono un omino semplice, che da un film che si chiama “The Monster” si aspetta almeno una cosa, un mostro con i controcazzi, come direbbero i francesi.


"Ok, qui sotto niente mostri, solo la coppia dell'olio".
Non che la creatura in sé sia brutta, è realizzata con effetti speciali orgogliosamente vecchia maniera, cosa che mi fa sempre felice, inoltre hanno avuto la bella pensata di ricoprirlo con una mano di vernice lucida, che dà alla creatura la giusta aria viscida che non guasta mai, peccato che il faccione sia una mono espressione (leggi anche mascherone) fissa e inespressiva che toglie molta della poesia, specialmente quando Bertino lo inquadra troppo a lungo e troppo da vicino.

Se vuoi fare un “creature feature” (anglicismo, per compensare il francesismo di prima) e non puoi contare su un budget illimitato, almeno non giocarti i primi piani sul mostrino, quando la minaccia si vede poco, o meglio non si vede affatto, la paura aumenta, è la lezione di tanti maestri, tra i quali Ridley Scott che in Alien ha spiegato al mondo come si fa.


"Ho paura anche ad azionare il tergicristallo".
Voi direte: "Eh sì, arrivi tu bello bello, a spiegare a Bertino come si fa e fai il grosso citando un capolavoro del cinema con cui sei sicuro, non si sbaglia mai". Però non è colpa mia se Bryan Bertino apre il film facendo pronunciare a Lizzy, una frase del tutto simile a quella di Newt, ve la ricordate “La mia mamma diceva sempre che i mostri non esistono”, quella che apriva anche Alien3? Ecco, allora non sono io che faccio il maranzo, è Bertino che si mette i bastoni tra le ruote da solo puntando in alto.

Peccato, perché a tratti questo “The Monster” funzionava, anche nella scelta di casting di far interpretare a Zoe Kazan, la mamma sfattissima, proprio lei che di solito interpreta ruoli da brava ragazza, per il resto, Bertino per ora rimandato, fatti vedere più spesso, però, non facciamo che sparisci senza farti sentire come fai sempre.

12 commenti:

  1. Se il problema di fondo è solo la pochezza scenografica del mostro direi che è una cosa su cui sorvolerei tranquillamente, quindi mi sa che lo recupero. :-)

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    1. In quanto io noto rompicoglioni patentato è un dettaglio che mi sentivo di sottolineare, ma in generale il film un occhiata la merita ;-) Cheers

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  2. Confesso qui protetto da un nickname che per anni ho nutrito il mostro del pregiudizio nei confronti di Zoe perchè durante la lavorazione de Il Boss e la Matricola - ero vice aiuto apprendista sostituto ragazzo che porta i cestini del pranzo - Marlon Brando non faceva che prendere per il lato B Elia Kazan per il suo schierarsi con il famigerato Tailgunner Joe McCarthy. Forse ho esagerato, ma considera che Riflessi in un occhio d'oro ha cambiato la mia vita e la Liz Taylor di quel film è ancora oggi la mia donna ideale, se non consideriamo Welma di Scooby Doo e la Granny Goodness di King Kirby, quindi Marlon era come San Gennaro per i devoti ai miei occhi di burba. Poi ho capito che forse anche the wild one poteva esagerare
    ( " Kaz pretese che nessuno dei piccioni di Fronte del Porto avesse financo un bargiglio rosso " ) e ho cominciato ad usare il mio potere a Cinelandia per promuovere la nipote. Considerato che ami l'invenzione dei Lumiere come pochi altri in rete, ti anticipo che Zoe ed il mio amico ed ex allievo Timothy Spall saranno le stars di Kinski Karaoke Klub - tratto da un mio script e diretto da Steve Buscemi - in cui si racconta di un padre ed una figlia sognatori picchiatelli e fondamentalmente innocui in un Arkham Asylum come potrebbe uscire dalla zucca di Zack Snyder che credono di vivere in una Amazzonia stilizzata in cui devono affrontare la Fratellanza del Rosso ovvero indigeni vampirizzati. Non più di 91 minuti, ma si esce con la sensazione di aver visto un episodio di The Big Bang Theory al netto dei commercials. Ciao.

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    1. In effetti Zoe come figliola di Timothy Spall sarebbe un ottima presa, King Kirby e non solo, ci insegnano che le figlie dei super cattivi (Lombrosianamente brutti forti) sono sempre carucce, mi piace anche il titolo della tua sceneggiatura, spero che quella tripla “K” non crei problemi al reparto Marketing, ma non si può mai dire, nell’era di Trump potrebbe anche spalancare qualche porta chissà

      Granny Goodness è chiaramente senza rivali, nemmeno Welma può competere ;-) Cheers!

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  3. Concordo su ogni parola, la tensione per me ha iniziato a latitare dalla mezz'ora in poi. Il metaforone ci può sempre stare, ma qui mi è sembrato un po' grossolano (il "mostro" della dipendenza o simili... mah). Poi come dici te, "mostrare" troppo il mostro è un errore da principianti, ti abitui dopo due minuti e perdi l'effetto di inquietudine. Peccato perché l'inizio riusciva ad evitare molti dei cliché che mi danno fastidio negli Horror medi che escono di solito.

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    1. Nel pre finale poi, la tensione latita e ho guardato un paio di volte l’orologio, di solito quello è il momento in cui devo patteggiare per i protagonisti, invece niente. Insomma bene ma non benissimo, non me la sento di bocciarlo completamente però. Cheers!

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  4. Zoe l'adoro, proprio da "Ruby Sparks" che è un film geniale troppo poco apprezzato. Vedrei questo film già solo per lei ;-)

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    1. "Ruby Sparks" non mi era dispiaciuto, aveva qualcosa dei film di Woody Allen che mi compra sempre. Qui Zoe funziona proprio perchè è (bravissima) a fare un personaggio opposto a quella per cui la conosciamo, se dovessi vederlo, fammi sapere se la mezza citazione ad "Alien" è palese o me la sono immaginata solo io che vedo "Alien" ovunque ;-) Cheers!

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  5. Io di Bertino avevo visto Mockingbird e basta e dovrei recuperare The Strangers. Per quanto mi pare di capire che tu lo abbia odiato, nel regista ci ho visto delle buone idee a livello tecnico, a volte anche ottime, ma è la sceneggiatura a latitare molto. A quanto pare anche questo film conferma ciò he pensavo dall'unico film che ho visto.

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    1. Viceversa, "The Strangers" mi era piaciuto, e "Mockingbird" invece per nulla, questo si piazza a metà tra i due, non gli ho voluto male, ma ha qualche difettuccio. Cheers!

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  6. Poteva andare meglio... Ma alla fine si guarda. Penso se che abbiamo bisogno dei mostri al cinema...

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    1. Si esatto non si dice mai di no ad un film con un mostro ;-) Cheers

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