mercoledì 22 marzo 2017

Ghost in the shell (1995): Anime software in corpi hardware

La prossima uscita della versione in carne, ossa e Scarlett Johansson del classico “Ghost in the shell”, mi ha spinto ad un bel ripasso, quindi dopo Johnny Mnemonic, perché non andare direttamente alla fonte?

“Ghost in the Shell” è prima di tutto un manga di Masamune Shirow, pubblicato per la prima volta nel 1989, ha dato via ad una fortunata serie di seguiti ed adattamenti, il più famoso è probabilmente questo film uscito nel 1995, per la regia di Mamoru Oshii che, ai tempi, era fresco fresco del successo della serie animata “Patlabor” e proprio da lì arrivavano i suoi più fidati collaboratori: lo sceneggiatore Kazunori Ito e Kawamori Shoji, specializzato del design dei Mecha.

Di fatto, “Ghost in the shell” è un thriller poliziesco di stampo fantascientifico, ambientato nel XXI secolo, in un mondo che sembra uscito dai romanzi di Williams Gibson, infatti ancora oggi è considerato una delle più riuscite opere cyberpunk mai prodotte, una vera pietra miliare che oltre a riuscite scene d’azione, si concentra sulle ramificazioni etiche e filosofiche del rapporto tra umanità e tecnologia, in pratica Black Mirror, ma con 15 anni di anticipo.


Sah! Vediamo di scrivere qualcosina su Ghost in the shell...
La storia gira intorno alle indagini sella sezione 9, un'organizzazione antiterroristica, impegnata a dare la caccia al temibile Burattinaio (“Ah! Burattini!!” cit.), hacker imprendibile, vera e propria primula rossa al centro della storia e della divagazioni filosofiche della trama. La protagonista è la tostissima Motoko Kusanagi detta anche il Maggiore stando al suo grado, cyborg ginoide, pesantemente armata e pronta per la caccia, ma anche alla ricerca di un suo delicato equilibrio interiore.

Perché nel mondo creato da Masamune Shirow, gli umani puri (ovvero senza impianti) sono una rarità, gran parte della popolazione è in parte o totalmente composta da cyborg, ci sono quelli totalmente cibernetici come il Maggiore, ma anche umani potenziati da impianti parziali, il più diffuso il cyber-cervello che consente di connettersi alla rete globale (Internet, prima che diventasse un luogo pieno di Haters), fondamentale per poter processare le informazioni alla stessa velocità di un computer. Comodo, invece di annoiarvi con nomi e descrizioni dovrei fare solo ZIP! Beccatevi tutti gli Input cari i miei Johnny 5.

La differenza vera tra umani e robot, la fa la presenza o meno di un Ghost, che contiene i ricordi, la capacità di elaborarli, i sentimenti ed è a tutti gli effetti una versione digitale dell’anima, senza la quale sarebbero solo gusci vuoti, ghost in the shell, così abbiamo spiegato pure il titolo, spazzando via possibili incomprensioni. No, non ci sono fantasmi che vanno dal benzinaio in questo film.


Conosco un sacco di gente a cui questo innesto farebbe molto comodo.
Non ho mai letto il manga originale, ma la critica mossa al film di Mamoru Oshii che si legge più spesso in giro, è quella di essersi concentrato principalmente sulla trama del Burattinaio, tagliando via come rami secchi tutte le altre sottotrame, anche perché riassumere gli 11 capitoli del manga, in 82 minuti di film non è certo un affare semplice. Parliamo subito del cyber-elefante nella stanza, malgrado lo stringato minutaggio, il ritmo potrebbe risultare letale.

La critica che si sente più spesso parlando del film di Oshii è che sia lento e noioso, parole che non hanno senso per chi, come me, ama “Stalker” di Tarkovskij, ma per la stragrande maggioranza del pubblico possono risultare letali. Sì, vero, in parecchi momenti “Ghost in the shell” non brilla per ritmo, ma il film è costellato di ottime scene d’azione (quella iniziale, l’inseguimento alla coppia di netturbino, lo scontro con il tachikoma e via dicendo…) e nelle parti dialogate più lente, c’è così tanta roba su cui riflettere che il vostro Cyber-cervello non avrà tempo di elaborare la noia.

Bisogna dirlo: il ritmo è solenne e compassato, in certi passaggi i protagonisti animati sono completamente fermi, l’unico movimento arriva dalle porzioni di animazione 3D, visto che questo è uno dei primi anime prodotto in tecnica mista, per altro, invecchiata piuttosto bene. A dirla tutta, “Ghost in the Shell” è stato anche il primo anime proiettato al festival del cinema di Venezia e grazie al suo successo, uno dei primi ponti tra Oriente e Occidente, almeno insieme all’altrettanto ganzo "Akira" (1988) di Katsushiro Otomo.

"Tetsuoooo","Kanedaaaaa" (e avanti così per una mezz'ora).
Questi protagonisti così “impostati”, possono risultare ostici al pubblico occidentale, ma se siete abituati ai film giapponesi non sarà un grosso problema, i nostri amici del Paese del Sol levante, quando recitano sono sempre piuttosto statici, vecchia abitudine del teatro Kabuki probabilmente, che tiene banco anche in versione animata, come in questo caso.

Terminator, ha mostrato lo scontro tra macchine e umani, ma allo stesso tempo i primi accenni di riflessione sul tema, “Blade Runner” ha rivolto la riflessioni sull’umanità vera o presunta quasi ad un auto analisi, “Ghost in the shell” fa un altro passo in avanti.


"Attivata modalità Stregatto".
Se l’anima (e quindi l’umanità) è delegata ad una macchina, il Ghost, come fa Motoko Kusanagi ad essere certa che i suoi ricordi siano reali e non soltanto degli innesti, un po’ come succede nella straziante scena del netturbino, una di quei famosi momenti “lenti” del film che, però, ti costringono a porti delle domande complicante, anche più difficili di sette per nove.

Mamoru Oshii rende il Maggiore la sua versione anni ’90 di Roy Batty, un essere sintetico impegnato a sentirsi viva in qualche modo, concetto che Oshii ribadisce con la passione delle immersioni della protagonista. Il Maggiore Kusanagi con il suo corpo meccanico rischia di finire a fondo se mai i meccanismi di galleggiamento dovessero danneggiarsi, eppure come una sirena cibernetica continua ad immergersi in cerca di se stessa, non ci vuole Freud per capire il riferimento all’immersione nel proprio inconscio, una precisa scelta di Oshii di sostituire le pruriginose orge-virtuali a cui la protagonista si dedicava nel manga (si vede che ho fatto i compiti prima di scrivere il pezzo?) con un'attività che potrebbe anche costarle quella vita a cui tanto ambisce.


Tipo il vecchio Roy, ma senza le porte di Tannhauser.
Il concetto d'identità, il dualismo tra l’uomo e la macchina, tra il ghost e il suo guscio di contenimento, sono al centro di tutto il film, donando al tutto uno stampo quasi religioso, ben sottolineato dal tema musicale di Kawai Kenji, un coro in Giapponese antico che rimanda subito ad un canto di chiesa.

Il bilanciato equilibrio tra animazione classica e quella in 3D ci regala ottime scene, come quella, appena appena spettacolare di apertura: era dai tempi di Arma Letale che non vedevo signorine in caduta libera dai palazzi e basta una battutaccia (“Sono nel periodo mestruale”, per altro censurata per la versione americana del film, soliti yankee!), a caratterizzare la protagonista.


Sul trampolino alto si prepara l'atleta della squadra di tuffo Giapponese...
Vediamo letteralmente nascere (o uscire dalla catena di montaggio, meglio) il maggiore Motoko Kusanagi nei fighissimi titoli di testa del film, il risultato è una bambola dal corpo perfetto che, per precisa scelta di Mamoru Oshii, non sbatte MAI le ciglia, proprio per sottolineare la sua natura artificiale. Eppure, il personaggio non è un banale sfruttamento delle curve femminili, ma anzi è una protagonista fragile e tostissima come solo le donne sanno essere, alla faccia di chi le etichetta ancora come sesso debole. Non credo sia un caso che ad un certo punto nel film, Motoko venga descritta come “Chi? La nostra principessa tutta muscoli?”, malgrado il fatto che Batou (in Italiano con lo stesso doppiatore di Liam Neeson e pure con lo stesso naso a ben guardarlo) sia iper protettivo con lei, il Maggiore si salva da sola.

"Pensavo ti avessero rapita" , "Ok che parli come Liam Neeson, ma grazie lo stesso".
Lo scontro finale con il Tachikoma è una figata unica, il Mecha in questione sembra il risultato di una notte d’amore tra un ragno gigante e un carro armato da combattimento, un ED-209 senza il problema della scale, ennesima dimostrazione che il design di armi e personaggi in questo film sta ad altissimi livelli.

Ci sarebbe moltissimo da dire anche sul finale e sulla presa di posizione del Burattinaio (o Puppetmaster come vi suona meglio) che non è solo il Prometeo digitale che ruba il fuoco dell’informazione, un banale cattivo da stanare per risolvere il poliziesco, ma l’anima (o dovrei dire Ghost?) del film, il suo tentativo di ripetere il ciclo vitale (nascita, sviluppo, procreazione, morte) è un modo per ribadire il suo status di essere vivente a tutti gli effetti. E poi dicono noia... Come fai ad annoiarti in 82 minuti strapieni di tutta questa roba qua?


La nipotina bionda di HAL 9000.
Per una buona fetta degli anni ’90 sembrava che gli Hacker sarebbero stati i prossimi padroni del mondo, all’uscita di questo film nel 1995, il Cyberpunk era ormai radicato nella cultura popolare di massa, c’erano film, ma anche fumetti, ad esempio, io allora andavo giù di testa per la versione 2099 dei classici personaggi Marvel, “Ghost Rider 2099” era il fumetto più cyberpunk mai prodotto dalla Casa delle Idee e, ancora oggi, se mi chiedete qual è il mio Spider-Man non Peter Parker preferito, di getto vi dico Miguel O’Hara lo Spider-Man del 2099 (storia vera).

Il peso specifico di “Ghost in the shell” sulla cultura popolare è stato di diversi gazzilioni di Terabyte, anche per questa ragione è molto strano che gli Americani siano arrivati con un film solo nell’anno 2017 (bah, speriamo bene!), l’apice Cyberpunk nella cultura popolare è arrivato nel 1999. Vi ricordate il martellante video di “King of My Castle” dei Wamdue Project? Era interamente composto da scene prese da questo film e sapete anche chi ha pescato a piene mani dal film di Mamoru Oshii? Quei due celebri non-inventori (ma gran riciclatori) degli allora fratelli Wachowski.


Cioè, tipo una roba come questa, giusto per capirci.
Larry Lana e Andy Lilly Wachowski, hanno utilizzato più di una scena per il loro “Matrix”, le colonne che si disintegrano sotto i proiettili arrivano dalla sparatoria tra Motoko e il Tachikoma e anche lo schermo pieno di numeretti verdi che precipitano, è stato unanimemente associato a “Matrix” e non a “Ghost in the shell”, perché spesso la versione “Per tutti” è più famosa della fonte originale.

"NEO smettila di sparare o ti faccio causa per violazione del copyright!".
Quando Mamoru Oshii nel 2008 ha sfornato la “George Lucassata” intitolata “Ghost in the shell 2.0” ha eliminato i numeretti verdi ormai proprietà dei Wachowski(fo), non ho mai visto questa versione, si tratta di un pesante rimaneggiamento a cui sono state aggiunte svariate parti in computer grafica e, in generale, pare non essere stato apprezzato molto dai fan. Quanto vi capisco ragazzi, che la Forza sia con noi!

Insomma, se avete 82 minuti che vi crescono e volete arrivare abbastanza pronti all’esordio del Maggiore Scarlett Johansson, “Ghost in the shell” è ancora un titolo clamorosamente bello, un tuffo all’indietro in un’Era in cui gli Hacker non erano solo quelli che svuotavano gli spazi cloud delle dive ed ora caro Rupert Sanders, la palla è nel tuo campo.

46 commenti:

  1. Saprò la risposta alla domanda sette per nove la settimana prossima perchè Crepascolino sta studiando in questi giorni le tabelline - e le ripassa con me mentre torniamo a casa da scuola quando non si ricorda di chiedermi le origini di Cable o perchè Tuba Mascherata non sia + popolare di Paperinik - ma ricordo molto bene il Ghost Rider del 2099 e penso ancora che se il mio amico ed ex allievo Ash Wood non avesse esagerato con la semplificazione del suo tratto negli ultimi numeri della serie ( " era già condannata e le deadlines non mi facevano respirare e Jim Daly era un inker con una sketchy attitude e poi le cavallette ..." ) Zero Cochrane sarebbe andato oltre il 25mo numero. Pazienza. Bene anche Mig. Leonardi mai + così bravo. E non era sol merito delle chine di Al Williamson.
    Le Wachowski sisters sono ex sceneggiatori di comics. Hanno preso qui e lì. Immagino ricorderai che Grant Morrison li ha accusati di aver saccheggiato anche il suo Invisibles ( " so che era richiesto agli attori di leggere sul set il fumetto x entrare nel moood " ).
    L'idea di Keanu sulla sua seggiola con i piedi sul cestino del pranzo che legge di King Mob e la sua posse che torna indietro nel tempo ed incontra il Divin Marchese ha un suo fascino
    ( " il tizio pelato sarebbe + cool se facesse surf...Busey farebbe a strisce quel ciccione depravato prima di leggergli i suoi diritti ").
    Masa mi ha detto di aver chiesto che il film durasse 82 minuti perchè il 1981 è l'anno di Ghost in The Machine dei Police ed il mangaka - che ha una cultura pop di Grado Grant Morrison - ricordava che Claudio Villa ( il singer romano, non il disegnatore di Lomazzo ndr ) ad un intervistatore che gli chiedeva cosa ne pensasse del singer del Triangolo No rispose " Se Renato è Zero, io sono almeno Uno " (storico ).
    Tutto è collegato a tutto. Ciao ciao.

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    1. Ecco, quando sai la risposta condividila anche con me, che ogni volta mi mette in crisi.
      Ash Wood ha lavorato con la pistola alla testa negli ultimi numeri, risultato un calcio al secchio del cyber-latte, ma quanto era bella quella serie, e poi dici bene, Leonardi mai così bravo da allora.

      Si ricordo bene anche il Morrison scatenato, “Invisibles” era davvero una gran serie, la mia preferita dello scozzese diversamente capellone, potrebbero farne una serie tv che si mangerebbe “Sense 8” (detto “Sensotto”) a colazione ;-) Cheers!

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  2. Non amo il genere, ma...
    Ma di Ghost in the Shell lessi il fumetto (Squadra Speciale Ghost) con tutte quelle vignette cybercomplicate (a volte era proprio una rottura di cazzo, specie per me che non apprezzo...).
    Il film lo ho in vhs, versione americana (come copioni, ovviamente doppiata in italiano) ma vorrei recuperare quella "originale" della Dynit.
    Matrix ha pescato a piene mani.

    Moz-

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    1. Non ho mai avuto l’occasione di leggere il manga originale, del film esistono vari doppiaggi, e anche la versione “Ghost in the shell 2.0” che da quanto ho capito è una mossa alla George Lucas tipo “Han shot first”. I Wachowski(fo) non hanno mai inventato niente, ma campano ancora di rendita. Cheers!

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  3. Chi parla di lentezza non sa proprio costa sta dicendo: è perfetto e ha un ritmo perfetto per ciò che sta raccontando. Ho scoperto da poco questo film e già lo amo, mentre ho provato a leggere la versione italiana del fumetto ma proprio non fa per me. Ci sono cento vignette con mille parole a pagina, e non ho più né gli occhi né la mente per gestire questo stile :-P
    Rimango in attesa di altri tuoi lavori propedeutici al film di Scarlet ;-)

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    1. Concordo in pieno, il ritmo è quello giusto, ed è anche pieno di azione, non so proprio come ci si possa lamentare. Non pensavo esistessero manga scritti fitti fitti, ne ho letti ma non abbastanza in vita mia. Ormai non manca più molto all’uscita (per fortuna o purtroppo lo diremo dopo), vediamo se riesco ad incastrare ancora qualcosa prima del salto nel vuoto ;-) Cheers!

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  4. Non conosco ma è probabile che veda il film con Scarlett .
    La prima immagine è folgorante :P

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    1. Ti assicuro che merita, e speriamo che meriti anche il film.con Rossella Di Giovanni ;-) Cheers!

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  5. Il fumetto era mega-complicato e mega-dispersivo, a volte leggerne una pagina sembrava dover ripassare un intero capitolo di biologia per l'interrogazione del giorno dopo, ma aveva il suo fascino. I film di Oshii, nonostante mantenessero un po' del lato complicato del fumetto, li ho sempre trovati più compatti e affascinanti, con una forma coerente e più definita. Dal trailer mi sembra che gli ammerigani abbiano banalizzato le complesse questioni scientifico-filosofiche, se non addirittura cancellate, a favore di un action fantascientifico tradizionale, staremo a vedere

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    1. In quel poco che si vede dal trailer, pare che abbiano ricalcato alcune scene pari pari, temo anche io che però passeranno con la pialla sopra le questione filosofiche ed etiche del film, dita incrociate! Cheers

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  6. Fresca fresca la prima clip ;-)
    http://youtu.be/v3OTYdsq2ok

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    1. Sei sempre sul pezzo ;-) Ancora devo abituarmi all'effetto tutina del corpo del Maggiore, la clip è gustosa, ci ho visto dieci cose buone e la metà così così, dai speriamo! ;-) Cheers

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  7. Grande classico! Possiedo ancora la Vhs della prima versione italiana. Mi hai fatto venire voglia di rivederla.

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    1. Grande! Tienitela stretta ;-) Bene se convinco qualcuno a vedere o rivedere un bel film sono sempre contento ;-) Cheers!

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  8. Madonna, da adolescente era uno dei miei film preferiti. Sono anche uno dei pochi che ha amato (quasi di più) il sequel "Innocence".
    Gli hai reso un ottimo servizio, complimenti come al solito! E la versione 2.0 mi sono rifiutato di vederla, mi sono bastati degli spezzoni con quella terribile CG...

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    1. “Innocence” mi manca, vediamo se riesco a vedermelo prima dell’uscita della versione Yankee.
      Ti ringrazio molto, passare il test di un estimatore di questo film vale punti doppi ;-) Cheers!

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  9. Ricordo ancora come ho conosciuto Ghost in the Shell.
    Sul treno c'era un conoscente che lo leggeva... Gli chiedo che cosa fosse. Lui rispose: "Che ne so, m'interessa solo che la tizia è nuda!"
    Poi ho scoperto che esistevano film e tutto quanto :D

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    1. Ahahah in effetti è un ottima pubblicità per il fumetto e il film :-D Cheers!

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  10. Senti, amigo, io l'ho visto stasera per preparami alla versione live con Sexy Scarlatta. :P
    Non mi è dispiaciuto, considerando che io non sono impazzito per la saga Matrix in toto.
    Mi è piaciuto il lato immagini, decisamente meno i pipponi filosofici in cui sapevo di imbattermi…ma lì è scemato l'entusiasmo.
    Se nel film nuovo fanno una cosa simile con meno sofisticatezze mi prendono all'amo, se no dubito che sto fantasma attecchirà nel mio cuore. Mi tengo Samara.

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    1. Da quello che ho visto nella clip fornita qui sopra sa Lucius hombre, mi sembra chiaro che le chiacchiere nella versione USA staranno quasi a zero in favore dell’azione, poi magari non sarà così, ma credo che la filosofia resterà segregata a questa versione. Personalmente mi è piaciuta anche questa parte, sarà il lettore di Philiph K. Dick che è in me che apprezza ;-) Cheers

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  11. Difatti sorry ma Dick e la fantascienza letteraria in generale non mi tira tanto.

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    1. Più che legittimo, credo che la versione con Rossella Di Giovanni, sarà differente da questo punto di vista, spero più simile a "Johnny Mnemonic" ma solo per l'affetto che ho per quel film ;-) Cheers

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  12. Mah ho visto pure il due, Innocence.
    Interessante per certe cose ma ritmo proprio leeeento, con tante chiacchiere filosofo-cibernetiche. Perplesso. Volevo continuare con le serie tv ma mi sa che stoppo qui e spero che il Brand con Scarlett continui.

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    1. Magari faccio ancora in tempo a vedermi “Innocence” prima della versione con Rossella Di Giovanni, ero comunque curioso di vederlo, quello mi manca, intanto tengo a mente il tuo parere che è sempre gradito. Cheers!

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  13. Ho recuperato il 2.0 , non così pessimo come lo si dipinge, anzi Motoko cara acquista più sensualità e non è un male :P

    Poi sarà che non sono fan storico dell'originale e che l'ho conosciuto l'altro ieri. :D
    Ma in ogni caso si possono avere entrambe le versioni, non c'è stata nessuna pretesa di togliere gli originali come in altre saghe a caso. ..
    Io però sto aspettando il tuo commento sul maggiore Scarlett!

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    1. Buono a sapersi, io sono curioso di recuperare “innocence” che mi manca, intanto ti ho organizzato un appuntamento con Rossella domani mattina, quindi barba fatta e metti qualcosa di stirato, e poi non dire che non ti penso ;-) Cheers

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  14. Thanks, thanks!
    Ricorda, Cassidy, tuuu. ..sei il mio numero uuuno. ..uuuno. (semicit. ) :D

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    1. Con le battute del Joker di Jack Nicholson con me vinci sempre ;-) Cheers!

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  15. Sai che ti dico?
    Ho recuperato i tre manga principali di Shirow (GITS 1, 1.5 e 2) e devo dire di esserne uscito "stranito" ma parecchio colpito , tanto che li considero la migliore lettura manga fatta finora.
    Devo sempre leggere "Anamorphosis" di Kago ma dubito cambierà il mio pensiero.
    Shirow racconta in modo magistrale, disegna divinamente e il tutto appare più avvincente e cyberpunk. ;)
    Della Motoko fumettosa mi sono decisamente innamorato , lontana dalla musona triste di Oshii.
    È più simile Rossella alla Motoko del manga!
    Persino il due, manga più ostico dei tre, è un bel delirio appassionante che può stancare. Ma è un bel pezzo...oh sarà il fanservice strabordante! :D

    Gli dedico un prossimo post sul blog, stai accorto. :D

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    1. Oh bene non vedo l'ora di leggerti, ho sentito dire di tutto sul manga, però trovo figo che almeno l'uscita del film abbia provocato questa onda anomala di gente che corre e leggere oppure a vedere i vecchi anime ;-) Cheers

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  16. È vero di base mi ha invogliato la Scarlett ma c'è anche quel poster a inizio post che mi fece nascere tante domande dentro.
    Tipo : "Quanto è perfetto un mondo dove esiste una cyberdonna tanto affascinante e sensuale?" :P

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    1. Ieri sera in tv ho rivisto un pezzetto di "Lei", rivisto adesso sembra un prequel di GITS ;-) Cheers

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  17. Comunque bisogna tenere d'occhio Blade Runner 2049!

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    1. Lo so, lo so, però niente, ancora devo arrendermi all'idea che avremmo davvero un sequel, che mi toglie un po' di poesia lo ammetto. Però almeno è nelle mani di un regista che sa il fatto suo. Cheers!

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  18. La mia relazione col Maggiore funziona ancora alla stragrande, ho visto i primi due OAV di Arise e ne voglio ancora.
    Andrò a ritroso : dopo la parte due e The Rising andrò di serie e Solid State Society. Ormai sono hackerato di brutto.

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    1. Grande, sei l'esempio che con il giusto livello di curiosità, un remake può spingere alla riscoperta ;-) Cheers

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  19. Mi vedo il film The Rising e ho concluso Arise, che è una discreta figata. :D
    Tutto questo approfondimento e voglia di conoscere il Maggiore la devo principalmente a te e a questa bella recensione. ;)

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    1. Ti ringrazio moltissimo, non sai che gioia mi da questa cosa, la curiosità va sempre coltivata, se riesco a farlo qui dalle pagine della Bara non posso che essere contento ;-)
      Ho intenzione di seguirti lungo la via del Maggiore, e recuperare i vari titoli che mi mancano, piano piano ci riuscirò ;-) Cheers!

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  20. Coltivare curiosità nel tuo caso è equivalso al creare un vero e proprio orto nel mio ghost. :lol: ;)

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    1. Faccio il Renato Pozzetto Cyberpunk, contadino mediatico :-D Cheers!

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  21. Oh, comunque ho terminato la prima serie Stand Alone Complex e non posso che consigliarti di darci un occhio. L'ho trovata molto spettacolare e allo stesso tempo coinvolgente nelle trame in modo pauroso, sul finire poi c'è un crescendo che , come dici tu, levati proprio. Ripasso di qui quando ho finito la seconda e Solid State Society, tanto se faccio come oggi (visti oggi gli ultimi 10 episodi del primo SAC :D ) faccio presto. Sono prigioniero di Motoko, mi devo rassegnà :lol:

    P.S Cancellato il messaggio prima per ghost-hack…no, scherzo, errore di ortografia, sorry.

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    1. Ahaha ormai ti ha arruolato completamente! Bene sono contento, devo solo trovare il tempo per vedermi tutto, quello purtroppo mi manca sempre ;-) Cheers

      P.S. Eh eh, no problem sistemato tutto!

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  22. Molti fanno paragoni con Matrix, ma in realtà Mamoru Oshii si conferma essere l'unico, vero e autentico erede di Andrej Tarkowskji, cogliendone lo stile e l'essenza della poetica del cineasta russo, riuscendo inoltre a sfoltire il caos narrativo della fonte originaria di Shirow, concentrandosi giustamente sul caso del burattinaio più un episodio a parte (quello del netturbino), altrimenti avrebbe avuto un film ingestibile dal punto di vista narrativo ed invece con Oshii oltre a mutare radicalmente le caratterizzazioni dei personaggi, l'opera acquisisce una perfetta struttura circolare. Quell'agglomerato urbano che la donna guardava dall'alto in basso senza essere capace di discernere perfettamente il focus del suo vedere (Oshii di solito preferisce una sola fonte di illuminazione sovraesposta fino a diventare innaturale, simbolo di una verità tanto vicina quanto insostenibile alla vista; Abrams dovrebbe imparare da Oshii un bel pò di lezioni sull'illuminazione, perchè con Abrams sono vezzi inutili, con Oshii diventano contenuti) a causa dei dubbi esistenziali sulla sua umanità, nel finale grazie alla fusione con il burattinaio rivedendo quell'agglomerato urbano sempre dall'alto verso il basso, è divenuta capace di discernere la realtà delle cose, perchè ha raggiunto la piena comprensione della verità (o meglio, una sua verità), diventando finalmente libera dal controllo del sistema e diventando un essere immanente nel mare magnum della rete, dando libero sfogo al suo ghost, cioè l'intima essenza del proprio IO che contiene le proprie esperienze personali pregresse su cui fare affidamento, fosse altro perchè un qualcosa di proprio e non percepito tramite l'elaborazione di dati digitali, che in quanto tali potrebbero risultare alterati e quindi darci una falsa percezione della realtà (quante cagate leggiamo su internet? Una marea, cosa è vero? Cosa è falso? Oramai dalla realtà fisica apprendiamo sempre meno, la rete virtuale è la fonte primaria delle nostre informazioni, quindi di bufale e scemenze ne leggiamo a quintalate ogni giorno, con il risultato di avere una percezione della realtà distorta e senza alcuna certezza... e noi a differenza di Motoko, siamo ancora esseri totalmente organici).
    E' un capolavoro, però da 4.5/5 stelle, 5 stelle piene è il seguito, Ghost in the Shell 2 : Innocence, in cui Oshii scrive anche la sceneggiatura, regalandoci il miglior film d'animazione della storia del cinema; un'opera dolente, cupa, neo-noir, disperata nel suo urlo umanista nel finale con Batou che in quel campo e controcampo finale a 180 gradi con Togusa di fronte, tiene in braccio il suo basset hound, un modo alternativo di vedere la realtà per Oshii, ma ance l'ultimo barlume che lo lega ad una parvenza di umanità mentre si sta riducendo sempre più in una grottesca bambola, una resistenza "passiva" ad un'evoluzione alienante imposta dal sistema, perchè batou a differenza di Motoko, non ha un burattinaio in grado di fargli compiere quel salto in grado di renderlo libero; come la sua partner è giunto a comprendere la verità delle cose, ma lui può solo fare una resistenza passiva insieme al suo cane, che pur nei suoi movimenti lenti, goffi ed appesantiti, è l'essere vivente più "vitale" che c'è all'interno del film, a differenza di Togusa e di sua figlia, la quale tiene in mano nel finale una bambola... destino infausto ed inevitabile per tutta l'umanità? Chissà, forse già lo siamo, grotteschi gusci chiusi in noi stessi. Non aggiungo altro perchè di Innocence non vedo una recensione qui sopra, quindi presumo tu non l'abbia visto.
    Oshii insieme a Takahata (che ci ha lasciato da qualche anno), se la gioca per il titolo di miglior regista della storia del cinema d'animazione, ha uno stile ed una poetica infinitamente più interessante di quella di Miyazaki, che gli viene sempre preferito.

    Il film di Sanders è tutto Shell e zero Ghost, Oshii disse che un regista adatto per GITS live action, sarebbe stato Michael Mann.

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    1. Non potrei essere più d’accordo, sia per gli inutili “Lens flare” di GIEI GIEI che per il paragone con Tarkowskji. In effetti Michael Mann ci sarebbe stato bene, se mai avesse voluto aprire ad una storia fantastica, almeno per il suo stile. Prima o poi riuscirò a vedere anche “Innocence” mi hai fatto venire voglia di colmare la lacuna. Mille grazie per la tua ottima analisi ;-) Cheers!

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  23. Per quel che mi riguarda, ho maggiormente apprezzato il film del 1995 che non il fumetto originale: sia chiaro, è un buon fumetto cyberpunk, tratta temi molto interessanti ed il tratto è davvero piacevole, al punto che trovo quello di Shirow fra i più iconici del mondo fumettistico generale.
    Dicevo...il film però ha dalla sua migliorie rispetto al fumetto: innanzitutto, condensa la trama di Motoko nella sola caccia al Burattinaio (sì, ho visto la versione ridoppiata) con un focus maggiore su questa sola tematica, evitando di dispedersi nelle "side-quest" che, per quanto utili a sviscerare il carattere di Motoko, ho trovato comunque distraenti.
    Secondariamente, la Motoko inespressiva è molto più interessante di quella del fumetto, che alla fin fine è una protagonista come tante altre (spaccona, irrispettosa verso il suo capo, ma di cuore buono...insomma, non molto diversa da altri personaggi di carta). La Motoko del film è invece una sorta di bambola, molto matura ma al contempo spaesata, ha una certa intesa con Batou ma il tutto è calato in una dimensione realistica, un'amicizia che potrebbe (e sottolineo, potrebbe) essere qualcosa di più.
    Ho trovato inoltre più interessante due scelte differenti approntate dalla regia del film animato: la sostituzione dell'orgia virtuale con l'immersione (non perché io sia un'educanda, ma semplicemente per la gratuità di quella scena e per il fatto che non aggiunge nulla a Motoko, se non il fatto di essere lesbica...invece l'immersione è legata profondamente al fatto che la Motoko animata voglia recuperare emozioni che ritiene perdute, si sente viva solo quando sta quasi per morire...e questo, in un mondo in cui l'avanzamento tecnologico è così sbalorditivo, vuol dire tutto); secondo, la rinascita finale.
    Decisamente più efocativo il fatto che, dalla fusione fra Motoko e il Burattinaio, sia "nata" una bambina: a parte fare il paio con la frase di Motoko, questo finale getta premesse solleticanti (una bambina è un foglio di carta bianco, possiede rudimenti, ma ha ancora tutta la vita per fare esperienza e maturare) rispetto alla semplice gag di Motoko inserita in un corpo da trans (ennesimo elemento di gratuità per far fare a Batou le faccette).

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    1. Ottima analisi, mi fa un po'pensare al lavoro di adattamento (e snellimento) fatto da "Akira" nel passaggio da carta a cinema. Cheers

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