Devo ammettere che dopo il secondo volume, le aspettative rispetto alla serie “Black Science” si sono un po’ ridimensionate, la lettura è diventata decisamente più intricata, la natura di questa storia tende all’arzigogolo, l’unica cosa che è rimasta costante è il ritmo, indiavolato era ed ora sembra procedere ancora più spedito.
Per chi si
fosse perso qualcosa, la trama è molto semplice, ma di ampissimo respiro: lo
scienziato Grant McKay ha creato il pilastro, una tecnologia che consente salti
dimensionali in tutti i mondi paralleli possibili, un multiverso di possibilità
che vede i protagonisti, familiari e colleghi di McKay, rimbalzare da un mondo
assurdo all'altro, sì, perché il pilastro è danneggiato, bisogna trovare il modo
di aggiustarlo per tornare a casa, ma ad ogni nuovo mondo esplorato, il gruppo
perde un pezzo, lasciando amici a terra morti ammazzati, solitamente molto
male.
L’espediente
tecnologico è un MacGuffin che dà il via alla storia: una famiglia intrappolata
tra le dimensioni parallele, costretta ad affrontare i suoi dissidi interni e
le minacce esterne per poter tornare a casa. In pratica, “Lost in Space” con gli
universi paralleli al posto dello spazio profondo.
La nostra
squadra di viaggiatori ad ogni nuovo viaggio dimostra la sua totale
impreparazione, in un tripudio di personaggi morti ammazzati, crisi di nervi e
conflitti personali risolti scappando da qualche folle creatura (scimmie
albine, mostri anfibi, c’è di tutto in questa serie), il più delle volte
intenzionata a fare la pelle ai protagonisti.
Il gruppo
sembra fatto ad immagine e somiglianza del loro leader, lo scienziato Grant
McKay, tanto geniale nel suo lavoro, quanto disastroso sotto l’aspetto umano. In questo volume, in particolare, Rick Remender sottolinea come McKay sia sempre
stato un padre assente, ossessionato dalla sua creazione, sempre più propenso a
far tardi in laboratorio, anche per via della compagnia della sua bella
assistenza Rebecca, amante dello scienziato finita pure lei in viaggio tra i
mondi, per la gioia dei figli e della moglie di McKay.
![]() |
Il naso a punta di McKay come lo disegna Matteo Scalera mi manda sempre in tilt! |
Ma non
aspettatevi le lunghe riflessioni con cui Robert Kirkman farcisce le pagine
della sua serie a fumetti The Walking Dead, perché l’ordine di scuderia di Rick Remender sembra uno ed uno
soltanto: a tavoletta!
La trama è
diventata decisamente più difficile da seguire, anche perché i personaggi si
separano viaggiando tra questo o quel mondo parallelo, tante volte si sdoppiano
e si scambiano di ruolo con i propri corrispettivi provenienti da un'altra
realtà, basta dire che un personaggio creduto morto nel primo volume, qui fa
agevolmente (si fa per dire) ritorno.
Inoltre, sono
gli stessi protagonisti a rendersi conto di stare seminando un discreto casino
nei mondi visitati ed è proprio in questo volume che rimettono mano a quella
vecchia promessa di lasciare i luoghi visitati, in condizioni migliori di
quelle in cui li hanno trovati.
La serie di Rick
Remender riesce ad omaggiare la fantascienza classica, quella di esplorazione,
ma con un ritmo del tutto nuovo e moderno, leggere Black Science vuol dire
farsi incollare al muro da una narrazione che procede a 200 Km/h, con un ritmo
forsennato degno di un blockbuster d’azione.
Non invidio per nulla il
disegnatore Matteo Scalera per l’impresa, che il ragazzo risponde con un lavoro
incredibile. Non solo deve
inventarsi tutte le creature più matte che popolano gli “Strani e nuovi mondi”,
ma deve imprimere un dinamismo esagerato ad ogni tavola, cosa che riesce a fare
alla grande, i disegni di “Black Science” sono… Se dico fantastici è troppo
banale, visto che si tratta di una serie di fantascienza?
![]() |
Aprite il fumetto alla voce: Ritmo indiavolato. |
Spero solo che
il nuovo volume esca presto, meglio non far passare troppo tempo tra un numero
e l’altro, con tutte questi personaggi e queste realtà parallele, si rischia di
perdersi qualche pezzo!
argh, la storia giusta per me, che soffro di mal di testa da mondi paralleli :-D
RispondiEliminaEh eh, si in effetti in alcuni passaggi bisogna sforzarsi per capire bene, nel quarto volume, le cose si fanno più lineari, ma questo è l'apice del "Pensare quadrimensionalmente" ;-) Cheers
Eliminasegno pure questa, grazie della dritta ;)
RispondiEliminaDe nada figurati, occhio che è già disponibile anche il volume numero quattro. Cheers!
Elimina